giovedì 13 novembre 2014

Anacronistica la proposta di senso civico di ritorno al cassonetto

Ci sorprende la raccolta firme proposta da Senso Civico a Fucecchio per il ritorno al cassonetto come metodo per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la giudichiamo del tutto anacronistica. E’evidente che sul porta a porta siano stati fatti notevoli investimenti; La dotazione dei contenitori per tutti gli utenti (domestici e non), i tag ai bidoncini, i mezzi per effettuare la raccolta (è stato sostituito totalmente il parco macchine), smantellate le postazioni dei cassonetti, istituite numerose isole ecologiche ecc. Soprattutto sono stati assunti decine di operatori, si pensa di rottamarli come i vecchi cassonetti? Il porta a porta, oltre ad avere il pregio di aver fatto crescere l’occupazione, probabilmente di questi tempi unico settore in tutto il comprensorio, ha anche portato, grazie soprattutto all’impegno e al senso civico dei cittadini, le percentuali di raccolta differenziata oltre il 90%. Questo ha permesso di abbassare i costi di smaltimento, si perché portare indifferenziato in discarica costa, ha allungato la vita alla discarica di Montespertoli e scongiurato un impianto di incenerimento dannoso per la salute pubblica. Il ritorno al cassonetto comporterebbe anche quello a percentuali di differenziato al di sotto del 50% e quindi i promotori dell’iniziativa farebbero bene ad indicarci anche dove ritengono sia opportuno installare il nuovo impianto, nulla vieta sia proprio nel comune di Fucecchio! Siamo sicuri della relazione tra porta a porta e abbandoni? Facciamo notare che è cambiata la tariffazione, non è più puntuale, non si pagano più i singoli svuotamenti come era previsto quando il servizio è partito in molti comuni, siamo tornati a vecchi parametri come la metratura dell’immobile. In molti casi è previsto uno sconto se si resta in un certo numero di svuotamenti di indifferenziato, proprio per incentivare la differenziata. Se si supera quel numero di svuotamenti possiamo esporre anche tutte le settimane, il costo resta invariato, il servizio degli ingombranti è gratuito. Dove non c’è il porta a porta non c’è il fenomeno degli abbandoni? Forse si dimentica la condizione in cui erano le vecchie postazioni dei cassonetti, erano necessari servizi appositi per la pulizia nei loro pressi, di decoroso c’era veramente poco. Forse i promotori avevano la fortuna di abitare lontano, ma allora dove sta il vantaggio di portarsi in giro i rifiuti rispetto al depositarli comodamente davanti casa?! Con il porta a porta c’è un esercito di operatori che ispeziona gli abbandoni e che ha portato all’individuazione di molti responsabili, quasi sessanta nel solo comune di Fucecchio dall’inizio dell’anno, centinaia in tutto il comprensorio dall’inizio del nuovo sistema di raccolta. Con un metodo così capillare sono emerse anche molte altre situazioni di illegalità. Infine non capiamo che valenza possano avere alcune centinaia di firme rispetto a scelte, perché di questo stiamo parlando, che competono l’Unione dei Comuni con un bacino di utenza di decine di migliaia di persone. Più serio e utile sarebbe sicuramente segnalare abbandoni e/o responsabili, magari disservizi e anche occuparsi di chi il servizio lo svolge: esternalizzazioni con gare aggiudicate al ribasso, deroghe al CCNL per i soliti noti, il non riconoscimento di lavoro usurante nonostante l’operatore unico, il servizio si svolga anche a meno 10 o più 40 gradi ecc. ecc”. Cobas Empoli-valdelsa aderenti alla Confederazione Cobas del lavoro privato

sciopero 14N: comunicato Cobas Ati

Il Cobas ATI, aderente alla Confederazione Cobas del lavoro privato, aderisce allo sciopero generale per l’ intera giornata e di tutte le categorie pubbliche e private indetto per venerdì 14 novembre. Esordisce così la nota di Cobas ATi – Cobas Empoli-valdelsa. Nel comparto dell’ Igiene Ambientale si sciopera contro la riforma del lavoro del governo Renzi che con i licenziamenti facili, conseguenti lo smantellamento dell’ art. 18 ed i demansionamenti rende ricattabile il lavoratore. Per l’ abolizione della riforma Fornero. Perchè sia concretizzata la realizzazione di un CCNL unico di settore. Per chiedere, a salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori ed anche a garanzia della qualità del servizio, sia posto un limite alle troppe esternalizzazioni, siano avviati processi di re-internalizzazione dei servizi e del personale mantenendo e rispettando le garanzie previste dai CCNL pubblico e privato in materia. Basta appalti al maggior ribasso, sia valutata la congruità delle offerte tenendo conto dei valori di costo del lavoro. In difesa della natura pubblica dell’ Igiene Ambientale non sia più permesso andare in deroga al CCNL. Sia riconosciuta la natura usurante della categoria. Per la salvaguardia dell’ ambiente attraverso una filiera del riciclo capace di creare posti di lavoro, contro la costruzione di impianti di incenerimento dannosi per la salute pubblica. Per un porta a porta capace di garantire la salute e la sicurezza di chi il servizio lo svolge con investimenti al riguardo e non attraverso una organizzazione dei ritmi e dei tempi insostenibile, non è più tollerabile vedere operatori soli scendere centinaia di volte da mezzi inadeguatamente alti e magari pensare che lo si faccia oltre i sessanta anni nel rispetto della salute dell’ operatore e della sicurezza del cittadino. Si avverte la cittadinanza che potranno verificarsi ritardi e disservizi sia per quanto riguarda il porta a porta che per il servizio dello spazzamento in tutto il comprensorio servito dalla Società cooperativa ATI. Il Cobas Empoli-valdelsa partecipa al corteo fiorentino (P.za Puccini alle 9,30) dando appuntamento davanti la stazione ferroviaria di Empoli alle 8,15. Cobas ATi – Cobas Empoli-valdelsa

domenica 2 novembre 2014

venerdì 10 ottobre 2014

UNA SETTIMANA DI LOTTA PIENA …VERSO LO SCIOPERO GENERALE del 14 NOVEMBRE


sciopero-nazionaleUn LUNGHISSIMO W.E. di iniziative contro la crisi, le politiche economiche del governo, la precarietà, gli accordi internazionali, lo sfruttamento e i megaprogetti. E’ quello che si annuncia VENERDI – SABATO – DOMENICA. Un fine settimana lunghissimo per il quale è veramente difficile tenere il conto delle iniziative sparse in tutta Italia e arricchito dalle manifestazioni in solidarietà con la resistenza dei combattenti di KOBANE e anticipato dalle manifestazioni di Milano contro il VERTICE EUROPEO ( degradato a SOTTOVERTICE ) dei MINISTRI EUROPEI sull’occupazione.
Iniziative che ci traghetteranno immediatamente alla settimana successiva, quella che va dal 12 al 18 OTTOBRE, con una nuova importante agenda politica.
In mezzo, iniziative locali, vertenze in atto, presidi, manifestazioni delle quali è veramente difficile tenere il conto e per le quali rimandiamo alle pagine web di movimento e ai social network…Un cammino lungo verso lo SCIOPERO DEL 14 NOVEMBRE 2014.
Le elenchiamo così :
10 OTTOBRE 2014 – SCIOPERO GENERALE DELLA SCUOLA con manifestazioni in decine di città italiane che vedrà affiancati INSEGNANTI, PRECARI, STUDENTI per smascherare la Burla della Riforma RENZI e “l’annuncite” delle assunzioni.
11 – 12 OTTOBRE 2014 – MILANO – INIZIANO LE MOBILITAZIONI CONTRO EXPO 2015 – EXPO FAMALE Sabato 11/10 ore 15,00 MANIFESTAZIONE CORTEO – Piazza Duca D’Aosta e poi Domenica 12/10 ore 11,30 Assemblea Pubblica di lancio delle contestazioni ad EXPO 2015, Parco Pertini. Alle ore 15,00 INCONTRO NAZIONALE sulla sovranità alimentare e sovranità dei territori. Presso la RI-MAFLOW
Il 10 OTTOBRE – I MOVIMENTI DI LOTTA PER LA CASA – scendono in Piazza dopo le assemblee nazionali di ABITARE NELLA CRISI con DIVERSI APPUNTAMENTI nelle città italiane e nell’ambito della settimana europea per il diritto alla casa. SEGNALIAMO in particolare le mobilitazioni di Roma in contemporanea al processo che si terrà a PIAZZALE CLODIO in cui sono imputati PAOLO E LUCA compagni rappresentativi del movimento di lotta per la casa romano e da mesi agli arresti domiciliari. Due gli appuntamenti : alle 8,30 A Piazzale Clodio per un presidio di solidarietà con gli imputati e poi in corteo fin sotto la RAI.
11 OTTOBRE – 14 OTTOBRE INIZIATIVE PER FERMARE IL TRATTATO TRANSATLANTICO TTIP - Con più di 100 eventi in tutta Europa e decine di iniziative piccole e grandi in tutta Italia. Gli appuntamenti più importanti sono a Milano e Roma. A Milano l’iniziativa confluirà nel corteo pomeridiano contro l’EXPO (ore 13.00 – Flash mob/Conferenza stampa al Forum dei Popoli Europa/Asia di Milano ) e poi a Roma in contemporanea al convegno presieduto da Renzi il 14/10 a Piazza SS Apostoli.
15 – 16 OTTOBRE BLOCCA LO SBLOCCA ITALIA : Delegazioni di decine di Comitati che in Italia si battono per la difesa del territorio e dell’ambiente si mobiliteranno in occasione della discussione parlamentare ( in fase di approvazione ) ci sarà un presidio sul decreto legge n. 133/2014, chiamato anche ‪‎Sbloccaitalia‬…una serie cioè di nefandezze per destinare soldi pubblici ad aziende legate con il malaffare, per sbloccare megaprogetti dannosi ed inutili, per salvare le imprese che hanno devastato e inquinato e liberarle dall’obbligo del risanamento e dei risarcimenti. Dalle ore 9,00 appuntamento a Piazza Montecitorio.
16 OTTOBRE – IN TUTTA ITALIA – SCIOPERO NAZIONALE DEL SETTORE LOGISTICO. I cosiddetti facchini, operai ( quasi tutti uomini e immigrati ) delle imprese della logistica e della gande distribuzione, da anni ormai in lotta per il riconoscimento di diritti e salario. Uno sciopero deciso nell’assemblea nazionale svoltasi a metà settembre
AVANTI ! VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 14 NOVEMBRE.
COBAS LAVORO PRIVATO

mercoledì 8 ottobre 2014

SOLIDARIETA' E IMPEGNO A FIANCO DEI VALOROSI COMBATTENTI KURDI DI KOBANE


Rispondendo al drammatico appello della popolazione assediata nella cittadina kurdo-siriana di Kobane, strenuamente difesa fino alla morte dagli eroici combattenti delle forze della difesa popolare kurda, tra cui le giovani compagne Arin Mirkan e Ceylan Ozalp immolatesi in armi contro l'Isis, la Confederazione Cobas impegnata da tempo a sostegno del popolo kurdo in diverse attività nei vari territori del Kurdistan, rilancia l'appello affinchè si faccia il possibile per evitare a Kobane l'ennesima tragedia umanitaria, mobilitandosi subito in tutta Italia come già si sta facendo nel mondo, a partire da Istambul, Ankara e Kurdistan turco ( Dyarbakir,Van, Batman, Marvin, Firnak), a Londra, Parigi, Berlino, Francoforte, Amburgo, L'Aia, Stoccolma, Bruxelles, New York e Toronto.
Nell'appello viene detto esplicitamente che saranno ritenuti responsabili della caduta di Kobane e del massacri dei suoi abitanti, gli Stati della "coalizione capeggiata dagli Usa" in quanto prima hanno armato l'Isis e ora poco fanno per contrastarlo, visto il disimpegno proprio su Kobane, voluto in particolare dal regime turco che traffica con l'Isis ed è sopratutto preoccupato dall'insorgenza kurda, che rafforza agli occhi del mondo l'abnegazione di quel popolo a difendere valori universali contro la barbarie dell'Isis e tagliagole vari.
Di quella "coalizione capeggiata dagli Usa" fanno parte anche alcuni Stati UE, tra cui l'Italia, che non hanno mosso un dito a sostegno dei difensori di Kobane, nè hanno protestato contro il regime turco pur potendolo fare attraverso vari strumenti di condizionamento.
Ma "tra cani non si mozzicano", anzi convergono in vario modo nel tentare di affossare l'anelito di "libertà e giustizia" del popolo senza stato-kurdo, perchè potrebbe rivoluzionare l'assetto geopolitico sconvolto da guerre di aggressione e rapina.
Tanto che preoccupa molto di più l'audeterminazione del popolo kurdo che l'Isis : i kurdi non sono addomesticabili (Ocalan dal carcere di Imrali ha disegnato attraverso il "Confederalismo Democratico" la soluzione alla diaspora kurda), mentre dell'Isis se ne può fare " l'usa e getta", dopo essere servita ai piani egemonici dei padrini.
Il capo del governo italiano Renzi, scimiottando i più altolocati partner guerrafondai, si era anche precitato a Erbil (sotto attacco Isis e difesa anche dai combattenti Pkk) promettendo aiuti che ancora mancano. Ma ben si è guardato dallo spendere parole (magari seguiti dai fatti ) tese a fernare l'Isis. Inoltre in Parlamento nessuna forza politica ha proposto mozioni- voto sulla tragedia del popolo kurdo, tantomeno ha proposto di "escludere dalla lista nera dei terroristi " le forze combattenti kurde del Pkk.
Il governo Renzi e le forze che lo sostengono, sono piuttosto risucchiati nel vortice della guerra, che attraverso la Nato impone il riarmo (anche atomico) e il tremendo aumento delle spese militari a scapito di quelle sociali e solidali.
Da queste sponde, il popolo kurdo e i combattenti di Kobane non possono aspettarsi nessun aiuto, mentre invece la solidarietà internazionalista farà il possibile per sostenere gli autoderminati territori kurdo-siriani del Rojawa e il disegno rivoluzionario in quella parte del medio oriente che già vede protagonista il popolo kurdo.
VITA, TERRA, LIBERTA', PER IL POPOLO KURDO, PALESTINESE...PER I TUTTI I POPOLI OPPRESSI
Roma 7 ottobre 2014 Confederazione Cobas

domenica 5 ottobre 2014

La truffa del tfr in busta paga

Gli 80 euro in busta paga non sono stati un regalo, ce lo stiamo pagando con i contratti bloccati e non rinnovati, con l'aumento delle tasse, con la sicura restituzione a fine anno, quando arriverà il conguaglio per i tanti che avranno superato di poche decine di euro la soglia prevista per il bonus e saranno obbligati alla restiituzione.
Molti sono poi gli esclusi dal bonus di 80 euro e pensiamo alle migliaia di precari  e non che non arrivano a 8 mila euro annui, alle partite iva di chi è costretto a trasformarsi in lavoratore autonomo anche se è un dipendente a tutti gli effetti, ai pensionati molti dei quali hanno assegni previdenziali al di sotto della soglia di povertà.
Ora arriva l'ennesima menzogna, quella del tfr in busta paga. Un guadagno per i lavoratori e le lavoratrici? Una rimessa, a guadagnarci saranno sempre e solo le imprese e le banche
Infatti..
  • il tfr è del lavoratore, presto o tardi sarà pagato, quindi il Governo anticipa soldi nostri, soldi che sarebbero comunque arrivati al lavoratore, per altro sottoposti a una tassazione più favorevole.
  • Per anni ci hanno raccontato che investire il Tfr nei fondi previdenziali era conveniente ma i fatti dimostrano l'esatto contrario perchè il tfr è una forma previdenziale a costi di gestione zero, un accantonamento che garantisce il potere d’acquisto.  ogni mese la quota accantonata è rivalutata all’1,5 per cento, più il 75 per cento dell’inflazione. Questo valore viene tassato all’11 per cento, meno dei titoli di stato  tassati al 12,5%.
  • Il tfr in busta paga non è una soluzione, non aiuta le imprese perchè toglie loro liquidità (e quindi anche un leit motive liberista verrebbe a cadere), rischia di creare il deficit dell'Inps (e a guadagnarci sarebbe solo la previdenza integrativa)
  • Ci guadagna lo stato che riscuoterebbe di anno in anno le imposte sul tfr
  • Ci guadagnano le banche chiamate a finanziare le imprese anticipando loro, con elevati tassi di interesse, i soldi necessari per il pur parziale pagamento del tfr ai lavoratori e alle lavoratrici
Renzi è il solito incantatore di serpenti, gioca con i nostri soldi e sulla nostra pelle, fa gli interessi del grande capitale (fiat) e delle banche
Il Governo Renzi e il Pd danneggiano i lavoratori e le lavoratrici. Non farti ingannare!

confederazione cobas

Milano,8 ottobre contro le politiche UE - h 9 p.le Lotto. Dopo Napoli, un'altra giornata di lotta contro le politiche UE

RENZI, MERKEL, HOLLANDE E GLI ALTRI MAIALI CHE GOVERNANO L‘UNIONE EUROPEA SARANNO A MILANO PER DECIDERE  COME RENDERCI SEMPRE PIU’ POVERI MENTRE BANCHIERI E POLITICI SI ARRICCHISCONO.L'8 ottobre i presidenti del consiglio dei paesi europei si incontreranno a Milano per discutere di occupazione e disoccupazione giovanile.
Chissà cosa si diranno? Forse si diranno che nel sud Europa la disoccupazione tra gli under 30 raggiunge il 46 %... O che le politiche di austerità imposte dall'Europa hanno l'effetto (e l'obbiettivo) di impoverire progressivamente larghe fasce della  popolazione.
Probabilmente si racconteranno che una popolazione impoverita e indebitata è il prezzo da pagare per garantire la stabilità dei mercati, l'arricchimento progressivo di poche potentissime lobby e il mantenimento dei privilegi loro e dei loro clienti.
Chissà cosa risponderà Renzi quando gli chiederanno che intende fare per risolvere la raccapricciante situazione economica e sociale italiana?
Probabilmente dirà che la soluzione è il JOBS ACT, la spremitura indistinta di giovani, precari, anziani,donne, migranti, sacrificati per la sopravvivenza del sistema capitalista. E se non basta, si puo' tranquillamente cominciare a spremere i lavoratori che hanno ancora qualche esigua sparuta garanzia, eredità sempre più sfumata delle conquiste delle lotte precedenti. Dunque, assalto all'articolo 18, lavoro volontario, modello Expo2015. E poi naturalmente grandi opere: TAV, EXPO,TRIVELLAZIONI.
Non ci importa quali balle si racconteranno i dirigenti dell’Unione Europea tra una cena di gala e una degustazione di champagne. Possiamo tranquillamente affermare che noi, i giovani, gli sfruttati, i precari, gli studenti, i disoccupati, le donne, i migranti, i pensionati e tutti quelli che pagano la crisi non abbiamo niente da dire alla Merkel, a Renzi, a Barroso, a Hollande. Non ci interessa dirgli cosa sbagliano e cosa dovrebbero fare per governarci meglio.. Sono i nostri nemici. Sognamo di disarcionarli, di destituirli, di gettarli in massa in una discarica, di sbarazzarci di loro. Oggi non siamo in grado di saccheggiare le loro proprietà, occupare le loro ville di lusso, incendiare i loro inutilissimi parlamenti, sventrare i loro forzieri ma sappiamo che è in questa direzione che ci stiamo organizzando.
Il 2 ottobre, a Napoli la città ha risposto con determinazione alla provocazione del vertici dei banchieri della BCE. L’8 ottobre tocca a Milano, nonostante il poco tempo a disposizione,  trovare il coraggio e la forza per accogliere questi ingombranti parassiti come si deve.
Una cosa invece la vogliamo dire alla FIOM che quel giorno sarà in piazza. Sopratutto alla base, che sta ogni giorno in fabbrica e si confronta con la triste realtà della classe operaia italiana, con la sua disillusione e con il suo cinismo. Non ci gireremo intorno: il sindacato di cui fate parte, la CGIL, è a tutti gli effetti uno sindacato padronale. Uno strumento di mantenimento dello status quo. Di conseguenza un nostro nemico di classe, là dove nostro sta a indicare tutti e tutte quelli che si organizzano per una trasformazione rivoluzionaria dello stato di cose presenti.  Uno dei problemi contemporanei è che la lotta di classe ha una sola direzione. La fanno i padroni contro i lavoratori, i ricchi contro i poveri. La CGIL ha una responsabilità ben precisa in tutto ciò. Vorremmo invece che i lavoratori e gli sfruttati tutti ricominciassero ad essere offensivi. Ma sappiamo anche che in molti tra gli operai vivono lo stesso nostro malumore, lo stesso odio per i padroni e loro sgherri. E naturalmente per i responsabili dell’austerity. Forse la giornata dell'8 ottobre può servire ad incontrarsi, a riconoscerci come parte della stessa barricata. Partendo da nemici comuni: la confindustria, la troika, i governanti corrotti, i sindacalisti venduti.
Un’altra occasione sarà sicuramente il 16 ottobre. Sarà una giornata di sciopero, ma un po’ particolare. A scioperare saranno tutti quelli e quelle che non hanno diritto di sciopero o che non hanno nemmeno un lavoro da cui potersi astenere. Vi invitiamo a partecipare, a sperimentare forme altre di sciopero sociale e transitivo. Bloccheremo, picchetteremo, metteremo in sciopero tutto quello che riusciremo. Lo faremo con gli operai migranti della logistica , con gli studenti e con tutti quelli che riusciremo a coinvolgere.  Sarà una giornata di lotta dura.

giovedì 25 settembre 2014

Incentivi alle Fusioni fra le partecipate pubbliche: un' altra grande abbuffata!


Con la consueta "annunciazione" mediatica, il governo ha anticipato l’ intenzione di inserire nella legge di stabilità incentivi alle società partecipate al fine di favorire aggregazioni e fusioni fra di loro.

Come al solito questo puntuale e mirato decisionismo della politica non è casuale. D’altronde sono ormai più di venti anni che i processi di aziendalizzazione e privatizzazione delle ex municipalizzate sono stati fortemente voluti dai poteri economico finanziari interessati ad appropriarsi, a prezzo d’occasione, di società pubbliche che gestivano alcuni servizi degli enti locali.

I Comuni, avendo accettato passivamente i vincoli di bilancio, hanno rinunciato a difendere la propria autonomia finanziaria divenendo così “ostaggio” dei governi centrali e di fatto della troika europea attraverso i patti di stabilità, per cui al fine per mitigare gli effetti hanno utilizzato ampiamente il sistema di costituire “società partecipate”.

Questo metodo infatti ha permesso di aggirare i tetti imposti sulla spesa del personale costituendo società in house, ma anche di rispondere ai veri interessi di certi amministratori locali, molto attenti ai posti nei C.d.A. e a garantirsi “risorse fresche”, attraverso le cessioni di quote, per finanziare i programmi di mandato dei Sindaci.

Purtroppo queste società, strumentali e non, in molti casi sono servite anche per alimentare e costruire un variegato sistema di subappalto con l’ intreccio di partecipazioni pubblico private, che ha dato luogo ad una voluta precarizzazione del lavoro creando un diffuso precariato, accompagnata dall’ applicazione di contratti sostanzialmente al ribasso in termini di diritti e salari.

Eppure queste società, in house o partecipate, che hanno spesso “sottratto” cospicue risorse dai bilanci dei Comuni, seppur gestiste con criteri nominalmente privatistici aziendali, non sono state spesso in grado di assicurare ( neppure quando ci sono stati gli utili) il loro impiego in forma di equità e di utilità sociale come servizi resi agli utenti in termini di qualità e costi del servizio.

E’ in questo quadro che il Governo Monti prima e quello Renzi dopo, adeguandosi ai voleri di Confindustria e Bce, hanno dato nuovo impulso ai processi di liberalizzazione e privatizzazione, che hanno già fallito negli ultimi 20 anni.

Anche se il consiglio di stato ha ridisegnato i confini e le finalità del servizio pubblico, per il governo Renzi, pubblico è ormai sinonimo solo di attività imprenditoriale, per cui il controllo a fini sociali perderà ogni significato, e per servizio pubblico erogato dagli enti locali si intenderanno anche servizi interamente gestiti in assenza di controlli da soggetti privati, peraltro con contratti di lavoro sempre più sfavorevoli per le lavoratrici e i lavoratori.

Attorno alle partecipate si gioca così una partita importante! Ecco perché sono forti le pressioni delle lobbies delle privatizzazioni e degli interessi legati al capitalismo italiano, che con i soldi della collettività andranno a costruire grandi società che faranno profitti e speculazioni azionarie, e che non porteranno beneficio alcuno ai cittadini, ai lavoratori e alle comunità.

Quello che appare oltremodo paradossale è l’ incentivo alle fusioni fra società partecipate pubbliche attraverso bonus e agevolazioni fiscali, che sarà inserito nella prossima legge di Stabilità, quale soluzione della maggioranza politica al governo per rispondere (o occultare?!) a inefficienze e conflitti d’ interesse nelle società partecipate che la stessa politica, attraverso amministratori da lei stessa nominati, ha prodotto.
Una cosa è certa: ogni qualvolta i governi centrali e gli interessi dei poteri economici finanziari coincidono, si innescano processi di contrazione degli spazi di democrazia che di norma si concretizzano in processi di “fusioni”, che sia nel caso dei riordini istituzionale incentivati di comuni e province che nei processi di riorganizzazione delle aziende pubbliche si connotano sempre con la stessa caratteristica: allontanare cittadine e cittadini dal “centro decisionale”.

Siamo oltremodo convinti di un perverso intendimento governativo, mascherato dagli studi della spending review, per regolare al contempo interessi interni di potere attraverso l’ operazione di sfoltimento delle partecipate pubbliche, senza che da ciò gli utenti ne traggano benefici sia termini tariffari che operativi, costretti come saranno ad interfacciarsi con un servizio di servizio pubblico garantito da un call center.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti:tariffe piu' care, minore occupazione.
Sotto il profilo tariffario sarà infatti sempre più difficile, da parte dell’ autorità preposta ad esempio nel ciclo delle acque, controllare in maniera precisa l’ entita degli investimenti realmente effettuati da questa “aggregazione” di macroaziende, che continuano nonostante tutto a pesare sulle bollette.
Mentre per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti è evidente che il processo di fusione renderà più difficile lo sviluppo della raccolta differenziata, perché le aziende pubbliche più grandi hanno continuato ad effettuare investimenti sugli impianti di incenerimento e non hanno certo interesse a farsi mancare “lucrosa” materia prima per alimentare gli impianti. E anche quando ci sarà raccolta differenziata la organizzeranno con carichi di lavoro insostenibili che mettono già oggi a rischio la salute e sicurezza dei lavoratori

Sotto l’ aspetto occupazionale anche il personale di numerose aziende partecipate anche a livello locale è a rischio.

La mobilità prevista tra aziende è un segnale preoccupante che fa presagire una politica fatta di esuberi, di prepensionamenti (sempre con soldi pubblici), di esternalizzazioni con cessioni di rami di azienda comprensivi del personale, che non trarrà alcun beneficio , anzi non potrà neppure portarsi dietro i trattamenti di miglior favore, a dimostrazione che l’ obiettivo primario dei “padroni pubblici” è la contrazione dei salari e dei diritti.

Già in numerose aziende ci sono stati tagli occupazionali, o mancate stabilizzazioni, , avvenuto con il silenzio assenso delle organizzazioni sindacali presenti in questa azienda.

Ci sono poi aziende di scopo che in questi anni sono state volutamente fuori da ogni controllo, perché utilizzate come “cimitero degli elefanti” di amministratori che avevano perso una poltrona e secondo le ferree regole della spartizione lottizzatoria della maggioranza, e che oggi stanno per essere cancellate senza prima preoccuparsi del personale, di come sarà utilizzato, o di chi gestirà un complesso immobiliare che ospita numerose aziende.

Anche la figura dell'amministratore unico nelle società partecipate è stata presentata come risparmio e taglio di poltrone e ruoli burocratici, in realtà cela anche soprattutto l'accentramento del potere decisionale nelle mani dei soliti noti, ovvero ruoli tecnici ricoperti da soggetti riciclicati e divenuti tali dopo decenni di ruoli politici.

Le parole degli amministratori locali che si ergono a moralizzatori della cosa pubblica sono dettate da ipocrisia, dimenticano di dirci quanti soldi sono stati spesi e con quali risultati, si prepararano a tagliare posti di lavoro o a precarizzarli, a una grande mobilità che aumenterà la insicurezza e rende ricattabili i lavoratori e le lavoratrici. Il tutto dopo 20 anni e passa di privatizzazioni che hanno saccheggiato il pubblico aumentando le disparità sociali tra chi accumula ricchezze e profitti e quanti non arrivano a metà mese

cobas pubblico impiego

domenica 14 settembre 2014

CONTRO LA GUERRA E IL RIARMO, CHIUDERE LE BASI NATO-USA

Oltre 10000 persone hanno manifestato sabato 13/9 al poligono di Capo Frasca (OR) chiedendo la dismissione di tutte le basi, rispondendo all'appello delle organizzazioni antimilitariste-antimperialiste sarde.
Una partecipazione popolare che non si vedeva dal 1969, quando gli isolani impedirono le esercitazioni militari a Pratobello di Orgosolo. Segno che la misura è colma, che la gente sarda non ne può più di servitù militari che occupano buona parte dell'isola , ricevendone in cambio morte,disoccupazione, isolamento.
A Capo Frasca, le esercitazioni "aereo-terrestri", con sganciamento di bombe di vario tipo su obiettivi fissi-mobili vanno avanti da 35 anni, a volte "sbagliando mira" finendo per colpire anche a morte i pescatori dello stagno di Marceddì, o bruciando 35 ettari di macchia mediterranea come accaduto la scorsa settimana.
A Perdas de Fogu (altro poligono di morte nell'Ogliastra-costa orientale) è da tempo noto l'uso di bombe "all'uranio impoverito" che comportano leucemie e altre patologie tra la popolazione e gli stessi militari . Tanto da far scattare inchieste, che vedono a breve processati ( 23/9 a Lanusei, la Regione è parte civile) i conduttori del poligono e i vertici di Forze Armate e Ministero Difesa. Con l'aggravante dell'uso del poligono da parte delle forze armate israeliane, che poi utilizzano quell'addestramento contro i palestinesi,
come le recenti distruzioni e morte su Gaza dimostrano.
A Teulada(sud ovest di Cagliari), dove il 21/9 riprendono le esercitazioni " terra-terra", nonostante le numerose proteste tra cui anche quella della Regione, che invitano le F.A a soprassedere.

DECISAMENTE IMPORTANTE LA STRAORDINARIA MOBILITAZIONE POPOLARE DEL 13/9 A CAPO FRASCA.
Nello tempo in cui soffiano forti venti di guerra nel Mediterraneo-Medio Oriente e altrove, con il governo Renzi e le " "ex pacifiste" ministre Pinotti-Mogherini imbarcate in avventure militari a sostegno dell'industria bellica, a partire da Finmeccanica.
Il rifiuto delle basi Usa-Nato in Sardegna - la rottura dei reticolati con l'invasione a Capo Frasca - si aggiunge a quanto già in corso in Sicila, a Niscemi-base Usa, da parte del Comitato Regionale NO Muos.
La Sicilia al pari della Sardegna è occupata dalle basi direttamente operative, come quelle di Augusta e Sigonella, quest'ultima divenuta la base per eccellenza delle " neo armi da guerra Usa", costituite dal dispositivo strategico che fa capo al " sistema Muos-Droni".
Per non parlare del " fronte Nord Italia" , assicurato in particolare  dalle grandi basi di Aviano e Ghedi fornite di bombe atomiche e dalla base Comando Usa "Dal Molin" di Vicenza.
Ce n'è quanto basta per ritessere le fila di un movimento antimilitarista-antimperialista, che dichiari apertamente le ostilità all'uso del territorio italiano per la guerra e tale da sollecitare identico impegno in Europa.

Crisi economica e ripresa della guerra vanno a braccetto. Le ulteriori spese militari, le missioni e il riarmo,sono a scapito dei servizi sociali e dei beni comuni, che il governo Renzi si appresta a tagliare. Quando invece eliminando la partita degli F35 + il disarmo di basi-armi da guerra, l'Italia respirerebbe  avviando un'alternativa concreta alla disoccupazione giovanile e strutturale, alle milioni di famiglie che vivono dentro e oltre la soglia di povertà.

Roma 14.9.14                                  CONFEDERAZIONE   COBAS

domenica 20 luglio 2014

La vergognosa sentenza Antonini

Comunicato stampa

La sentenza della Corte di Appello di Firenze che ha  confermato il licenziamento di Riccardo Antonini è semplicemente vergognosa. È un segnale inquietante quello che viene lanciato a tutti  i lavoratori, e in particolare a chi è impegnato nella tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro: chi “osa” lottare e far valere i propri diritti, può essere fatto fuori. Tragicamente la sentenza è avvenuta lo stesso giorno che nei pressi di Gela 3 operai di Rfi morivano sui binari durante lavori di manutenzione. Insomma ancora una volta la legge si schiera dalla parte dei poteri forti e a farne le spese sono sempre i lavoratori che non piegano la testa. Questa decisione infine è l’ennesimo schiaffo delle istituzioni alla città di Viareggio e soprattutto ai familiari delle 32 vittime della strage ferroviaria che da più di 5 anni lottano per la verità, la giustizia e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Confederazione Cobas Pisa e Versilia

Empoli – In 150 manifestano in solidarietà col popolo palestinese e per fermare il massacro a Gaza

Empoli -#StopBombingGaza (18)Oggi pomeriggio si è svolta ad Empoli un’iniziativa di solidarietà col popolo palestinese e per fermare i bombardamenti a Gaza.
Hanno partecipato gli attivisti e le attiviste della Comunità in Resistenza/Csa Intifada
e cittadini migranti della comunità araba.Circa 150 persone che in corteo hanno attraversato le vie del centro della città.
Centro Sociale Intifada-Comunità in Resistenza
COBAS EMPOLI-VALDELSA


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giovedì 17 luglio 2014

venerdì 18 luglio ore 18 piazza della Vittoria, Empoli: FERMIAMO L' AGGRESSIONE ISRAELIANA STOP AL GENOCIDIO A GAZA

FERMIAMO L' AGGRESSIONE ISRAELIANA

STOP AL GENOCIDIO A GAZA

Continua il feroce attacco da parte delle forze militari israeliane  nei confronti del popolo palestinese e, ora dopo ora, non si ferma
l'escalation dei morti e dei feriti. Non si può parlare di guerra, ma quello che avviene in questi giorni è una vera e propria aggressione,
un' infame aggressione, quando ad attaccare è uno dei più potenti eserciti del mondo contro una popolazione inerme, quando il saldo
delle vittime è di oltre 200 palestinesi uccisi come rappresaglia per 3 israeliani assassinati.

"Protective edge" è la nuova operazione criminale scatenata da Israele a seguito del rapimento di tre coloni, centinaia i bombardamenti sulla striscia. La punizione è collettiva, disumana e illegale, la popolazione intrappolata nella propria terra senza un posto dove rifugiarsi se non sotto le macerie delle proprie case. Come sempre Israele, anche in questa occasione, agisce con il favore degli USA e il silenzio della Comunità Europea. I media capovolgono i fatti e dipingono i palestinesi come pericolosi terroristi.

Diciamo basta al bombardamento su Gaza, chiediamo una informazione corretta. Scendiamo in piazza per chiedere un cessate il fuoco immediato. Israele si sta macchiando ancora una volta di crimini di guerra e dobbiamo fermare il genocidio in corso nella più affollata prigione a cielo aperto del mondo.

Appuntamento per venerdì 18 luglio alle 18 in piazza della Vittoria ad Empoli per il presidio in solidarietà con il popolo palestinese.

 RESTIAMO UMANI

FREE PALESTINE STOP OCCUPATION

giovedì 10 luglio 2014

Sostieni il csa Intifada


Dopo il furto della notte del 3 di luglio, il Centro Sociale Intifada ha una necessità e un'urgenza: ricomprare l'impianto audio. Tra le differenti cose che sono state rubate, la maggior parte erano apparecchiature audio con le quali si realizzano gli eventi culturali e musicali presso il centro sociale e le proiezioni cinematografiche estive nel quartiere di Ponte a Elsa.

Per questi motivi sentiamo oggi la necessità di fare appello a tutte e tutti coloro che si sentono vicini, complici e solidali con la nostra esperienza venticinquennale di socialità e di lotte, di sostenere economicamente l'Intifada, così da permetterci di ricomprare al più presto le strumentazioni tecniche necessarie per i concerti e le iniziative.

-Come prima iniziativa, invitiamo a partecipare ad una cena sociale all'Intifada, venerdì 25 luglio, dalle ore 21, al prezzo di 15 euro (prenota entro il 23 luglio al 3460064288).

-Un altro modo per inviare il proprio sostegno è con un versamento al CCP N°15926504 da intestare ad Ass. culturale ora basta, con causale “campagna per ricomprare impianto audio”.

Il Centro Sociale Intifada è uno spazio di socialità e di alternativa che non si regge su contributi pubblici né di privati, ma esiste e funziona grazie alla cooperazione di tanti e tante che lo rendono uno spazio vivo per la città e grazie a tutti colo che danno il loro contributo partecipando alle attività e alle iniziative che vi si realizzano. Per questo è importante in questo momento il sostegno di tutti e tutte.

Ringraziamo in anticipo gli amici, amiche, compagni e compagne che parteciperanno a questa campagna di raccolta fondi.

Centro Sociale Intifada-Comunità in Resistenza

martedì 8 luglio 2014

Cassazione: rappresentatività sindacale – convocazione dell’assemblea in azienda da parte delle Rsu

Con sentenza n. 15437 del 7 luglio 2014, la Corte di Cassazione ha affermato che anche un singolo componente della rappresentanza sindacale unitaria ha la facoltà d’indire l’assemblea in azienda, qualora non ci sia l’unanimità nell’organismo.
I giudici della Suprema Corte hanno precisato che tale diritto non è una prerogativa esclusiva della Rsu intesa collegialmente (vedasi artt. 4 e 5 dell’accordo interconfederale del 1993, istitutivo delle Rsu).

lunedì 7 luglio 2014

Infarto da superlavoro, sentenza Cassazione

Corte di Cassazione - Sezione Lavoro - sentenza n. 9945/2014
Infarto da superlavoro
Lavorava senza tregua, portandosi anche il lavoro a casa, pur di raggiungere gli obiettivi che il suo datore, una grossa societa' di telecomunicazioni, gli aveva assegnato. Ma un carico di undici ore di lavoro al giorno alla fine lo ha portato all'infarto. Ora la Cassazione ha stabilito che una morte del genere deve essere risarcita dal datore che non può ignorare «le modalita' attraverso le quali ciascun dipendente svolge il proprio lavoro».

sabato 5 luglio 2014

Furto al CSA Intifada, rubato l’impianto di amplificazione ed altre apparecchiature

furto ampli (1)Nei prossimi giorni lanceremo una campagna di finanziamento per ricomprare gli oggetti rubati
La scorsa notte abbiamo subito un furto al Centro Sociale Intifada. 
Dopo aver spaccato una finestra e poi segato un lucchetto all’interno, qualcuno ha sottratto oggetti ed attrezzature varie, soprattutto componenti dell’impianto di amplificazione audio, lasciando i locali danneggiati e con cose sparse ovunque. Ancora stiamo conteggiando i danni e gli oggetti che mancano, ma per adesso abbiamo stimato il valore delle apparecchiature audio rubate intorno ad alcune migliaia di euro.
Non abbiamo idea di chi sia stato a commettere questo atto infame contro il nostro spazio sociale: se sia stata un’intimidazione –osservando i danni ai locali e al furto di qualsiasi strumento di amplificazione audio, dalle casse al megafono– oppure un normale furto di apparecchiature tecniche da rivendere. Quel che è certo è che questo furto ci ha procurato un danno importante, prima di tutto economico, e poi perché in questo momento ci impedisce materialmente di realizzare le nostre differenti attività culturali e musicali.
Nello specifico, informiamo che non garantiamo la realizzazione della proiezione cinematografica odierna della rassegna Elsa Cinema che si svolge presso le scuole elementari di Ponte a Elsa, mentre ci impegniamo a ripristinare regolarmente le proiezioni a partire dalla prossima settimana.
Detto tutto questo, non sarà certo un atto del genere –aldilà di quale sia la sua reale motivazione– a mettere in difficoltà le attività dei differenti gruppi e collettivi che partecipano nei locali del Centro Sociale. Innanzitutto diventa urgente raccogliere dei fondi economici che permettano di ricomprare al più presto le attrezzature audio, così da non rendere difficoltosa la realizzazione delle prossime iniziative.
Nei giorni seguenti lanceremo una campagna di sostegno economico al CSA Intifada e renderemo note alcune iniziative che servano a riparare al più presto i danni provocati dal furto.
Comunità in Resistenza-CSA Intifada

Il Ghetto di Rignano Garganico e la regione progressista


mini-IMG_2810Riceviamo e pubblichiamo un contributo del collettivo foggiano Jacob sul Ghetto di Rignano Garganico, tema affrontato la settimana scorsa in un precedente articolo. Un contributo che ha il merito di problematizzare il ruolo di interventi pubblici come quello promosso dalla Regione Puglia che, seppur animati dalle ragioni strumentali ben descritte dal precedente articolo (in primis ripulire l’immagine di una regione che in questi anni ha puntato a confezionarsi un volto progressista, ‘tollerante’ e sostenibile meno per salvaguardare le esportazioni che per incrementare il turismo internazionale e colto), non vanno incasellati in forme di rifiuto ideologico o di principio. Constatare la strumentalità con cui tali interventi sottostimano il problema delle condizioni lavorative (dunque delle forme di estrazione a monte) a vantaggio esclusivo di un approccio umanitario “a valle” non deve indurre a sminuire a nostra volta il ruolo disciplinante e il potere di frammentazione che hanno condizioni di vita e lavoro schiavistiche e subumane, la violenza di forme di controllo capillari ed etnicizzate (il caporalato), le forme di gerarchia interne e funzionali che proliferano nei ghetti delle nostre campagne. Ciò non toglie che mettere a tema gli interessi economici, le forme di estrazione di profitto e di rinnovato sfruttamento incardinate negli interventi emergenziali ed umanitari non è una posa intellettualistica, quanto un metodo di lettura e posizionamento: quello che ci rende capaci di individuare la divergenza dei nostri fini da quelli del riformismo del capitale. E se conflittualità e organizzazione non sono un indice determinato dal grado di sottosviluppo e disperazione, altrettanto a distanza vorremmo tenerci dal determinismo inverso: quello di dare frazioni di proletariato per perse sulla base della loro collocazione di classe.

Il Ghetto di Rignano. Basta nominarlo. E stormi di pensieri “sinistri” si librano nell’estiva aria tersa di un Mezzogiorno immaginato, tra luci acute che sanno di Africa e sentori muschiati di fatica e dignità. L’evocazione del conflitto, il riscatto dei dannati della Terra. Dei dannati tra i dannati. I compagni idealisti, le suore laiche, gli analisti d’ogni dove, fanno la fila – tra fine maggio e i primi di settembre – per visitare il Ghetto. Per filmarlo in presuntuosi docufilm dalle colonne sonore strazianti, per estrapolarne la teoria in scritti degni del Codice di Hammurabi. Noi siamo di Foggia. La nostra città dista una ventina di chilometri dal Ghetto suddetto. E l’estate, per i compagni, è la stagione del contatto. Come se noialtri non esistessimo nei mesi senza caldo. E senza immigrati. Un compagno intellettuale, uno “in vista”, in un pomeriggio assolato ci chiese di accompagnarlo in una ricognizione tra le campagne dello sfruttamento. Le uniche in Italia, sembrerebbe. Gatti si era già fatto passare per un bracciante e aveva smosso l’interesse della compagneria organizzata. Anche quello dell’ambasciata polacca, se è per questo. Si favoleggiava, in un misto d’orrore e morboso languore, di oltre cento polacchi “spariti” in Capitanata. Il che equivaleva a dire: uccisi brutalmente e sommariamente sepolti nel contado da caporali senza scrupoli. Così, l’armata della salvezza calava sul Tavoliere. Che non si capiva bene come avrebbero potuto – fossero state vere le voci – affrontare con il solo scudo delle loro analisi, un caporalato tanto feroce. Ma tant’è. Il compagno intellettuale fu portato a zonzo. Nei suoi occhi brillava l’estasi. La stessa che può impossessarsi di un giornalista di guerra traghettato nella terra di nessuno. Ci fermammo in una casupola di mattoni. Un rudere nel quale era stato ricavato un bar. Lo gestiva una donna nigeriana. Il compagno intellettuale, in brodo di giuggiole, prese a fare domande. La donna rispondeva. Toni bruschi ed asciutti. Suo marito e i suoi figli erano giù, in Africa, gli disse. Lei lavorava per loro. Completamente invaghito, l’analista di sinistra prendeva appunti. E si riempiva gli occhi di quello spettacolo. Ogni tanto ci scoccava uno sguardo talmente innamorato da non rendersi conto di quanto il nostro non condividesse affatto quell’afflato. Un tizio dell’Est, visibilmente ubriaco, fece rotolare una bottiglia a terra e si produsse in una rumorosa imprecazione. La donna nigeriana, dal suo bancone, lasciò perdere le chiacchiere e alzò il tono della voce. Una reprimenda. L’uomo rimproverato si zittì di botto e porse le sue scuse. La donna ricominciò a parlare
con l’intellettuale. Che, dopo quello che aveva visto, era più rapito che affascinato. Solo a sera, dinanzi ad un pezzo di focaccia, a casa, dopo aver ascoltato una vagonata di idiozie sul coraggio delle donne, sul sacrificio degli ultimi, sulla dignità, sull’autorevolezza che deriva dal ruolo di guida, sul fatto che bisognasse ripartire da quei bisogni, rivelammo al compagno quel che anche un ragazzino avrebbe capito. Se non avesse avuto gli occhi occlusi dalla filantropia compagnesca di ultima generazione. Quel che a noi era parso evidente sin dai saluti. Che quella donna era il caporale. Lui provò a mettere in fila i grani del rosario. Poi rifiutò con forza la nostra argomentazione. E, una volta tornato nel profondo Nord, fu libero di scrivere di coraggio, dignità e bisogni. Inventandosi una speranza inesistente da una storia travisata. Incoscienza, innocenza. Ma anche presunzione, arroganza. Oltre che confusione. A monte, andrebbe ripristinato un dualismo elementare. Saldare il senso delle cose alla natura stessa del nostro antagonismo di classe, immerso in un contesto che, piaccia o non piaccia, andrebbe conosciuto. Il Tavoliere delle Puglie, tanto nel versante settentrionale (San Severo), quanto in quello meridionale (Cerignola), è stato da sempre laboratorio. Dello sfruttamento padronale applicato all’ambito rurale e, di converso, dell’organizzazione rivendicativa bracciantile. Il primo sciopero “organizzato” risale al 1905. I lavoratori, prima ancora di affrontare la controparte e dipanare la propria forza, furono costretti a formare picchetti e presidi contro i cosiddetti “forestieri”, gente che, spinta dalla fame e dalla disperazione, saliva dal Nord barese e dalle zone limitrofe per sopperire alla momentanea assenza di manodopera nei latifondi. Vi ricorda niente? I braccianti di Cerignola vedevano nel “forestiero” quel che in fondo era: un crumiro. E lo combattevano con ogni mezzo. Gli analisti dalla pancia piena possono ghignare disprezzo per tanta superficialità, ma la realtà era quella. Lo stesso Di Vittorio, che si accollò sul campo l’onere di diffondere pedagogia rivoluzionaria tra le plebi, non poté fare a meno di individuare come “molto serio” il conflitto tra scioperanti e crumiri “forestieri”. Questi ultimi giungevano a migliaia e nei momenti più “fertili” per le rivendicazioni degli stanziali, quando cioè questi potevano imporre una maggiorazione ai propri miserabili salari. I “forestieri” accettavano paghe più basse e venivano assunti, scatenando la reazione violenta degli altri braccianti. Duelli, zuffe, morti e feriti. Come a Colapatella nel 1914. I “forestieri” erano, senza dubbio alcuno, vittime dello stesso sistema criminale. Ma, altresì, oggettivamente un ostacolo alla lotta dei più determinati. Di Vittorio incentrò il suo delicato, complicatissimo lavoro sindacale e politico, sulle forme organizzative degli “stranieri”. Perché la causa della mortale frizione era proprio da individuarsi in questo aspetto: la disorganizzazione degli occasionali, mossi come pedine. La ruota gira, il mondo cambia, ma certe cose, quando ritornano, si farebbe bene a guardarle in faccia. Dov’è l’organizzazione sindacale itinerante, nomade, capace di organizzare in loco frotte di lavoratori stagionali provenienti dall’Africa, dall’Asia, dall’Europa dell’Est, disposte a mandare a monte l’intero sistema retributivo nel nome di un “quanto più possibile, il prima possibile” che non lascia scampo alle acute osservazioni dei dotti? Dov’è la forza politica antagonista capace di diffondere capillarmente la disciplina del lavoratore salariato a gente che attraversa la penisola italiana seguendo il ritmo delle stagioni e dei raccolti e quindi, per ruolo, indifferente alle filippiche dei maestri del conflitto di carta? Ad entrambe le domande, non possiamo che rispondere con una desolata scrollata di spalle. No, non ci sono forze di quel tipo. E per quanto si voglia slittare semanticamente dal nucleo dell’organizzazione sociale a quello della filosofia culturale, il problema che permane è lo stesso del 1905: gli immigrati sono dei crumiri. Immaginiamo le facce! Orrore, svenimenti, gente sconvolta pronta, ad andar bene, a ricapitolarci da casa le forme della ristrutturazione capitalista delle campagne. Ma il problema non cambia, neppure spiegandone premesse e ripercussioni. La guerra fra poveri, unica allettante prospettiva delle destre xenofobe, fa leva su dati di fatto, ahinoi incontrovertibili. E la mancanza è nostra. Nostra e del nostro cristianesimo di ritorno, del nostro vuoto di prospettive, della nostra mancanza di punti di riferimento vincenti. L’organizzazione delle disperse, frazionate, ricattabili plebi immigrate, non è freccia al nostro arco. Inutile girarci attorno. Ed in più, da almeno quindici anni, dal riflusso delle istanze collettive e di classe (quanto siamo vetero!) a supplire a questa mancanza, abbiamo
destinato un inutilissimo arsenale dialettico pronto ad incidere (poco) sulla sovrastruttura. Siamo diventati gli alfieri della differenza, della diversità elevata a valore, della comprensione a tutti i costi, laddove un tempo tendevamo all’integrazione nella lotta, all’unificazione di una massa di manovra e all’intolleranza verso atteggiamenti filo-padronali. Così snaturati, non ci rendiamo conto che il nostro ruolo nei “ghetti” non va oltre quello dei filantropi, quando non degli esploratori dinanzi ai “selvaggi” dell’Oceania. Con l’aggravante che contiamo assai meno dei preti. Nel ghetto ci sono case di lamiere e tavole di legno recuperate alla meglio. D’estate sono delle fornaci, tanto che gli ospiti dormono all’aperto. D’inverno, dei frigoriferi. E qualcuno c’è morto, negli anni, di freddo. Nel ghetto comanda il caponero. Lui è vita per i migranti del ghetto, tutti centroafricani, in larga parte irregolari. O meglio: in larga parte ex regolari, spesso con un lavoro nelle fabbriche del Nord, poi in cassa, poi senza alcuna tutela, finiti nella tenaglia assurda della Bossi-Fini. Il caponero organizza le squadre (rigorosamente per etnia, ogni etnia o nazionalità un caponero). Lui è il tramite tra l’agrario senza scrupoli e la forza lavoro. Lui assicura reddito. Ma è nello stesso tempo il vampiro che succhia gran parte dei soldi che finiscono ai braccianti, pagati a cottimo, 3 euro per cassone di pomodoro. Un centesimo a chilo di pomodoro raccolto. Lucra. Dalla ricarica del telefonino (da 50 centesimi a 1 euro) al panino più acqua per le 12 ore di lavoro, fino al trasporto nei campi. Poi c’è da pagare il “fitto” (sì, il fitto del terreno al proprietario del suolo), poi c’è il bar (fiorente attività messa su da un sanseverese). E poi c’è il giro di prostituzione, di spaccio di cocaina. I cessi a cielo aperto, niente acqua calda, 1 milione speso ogni anno dalla Regione per portare acqua potabile in cisterne e piazzare bagni chimici. Tutto questo i “compagni” sembrano conoscerlo. Descrivono bene anche le dinamiche di sfruttamento, che sale lungo tutta la filiera e ingrassa mediatori e grande distribuzione commerciale. Ma se la Regione – alla quale non dobbiamo nulla, sia chiaro – decide di smantellare il ghetto e allestire delle tendopoli, alzano le barricate del principio. Eppure: cosa cambierebbe con le tendopoli? Nulla. Chi è irregolare dovrà sempre rivolgersi al caponero per un lavoro. Chi è regolare potrà sperare in un ingaggio come da norma, tramite le liste di prenotazione e i contributi che vanno alle imprese che rispettano i contatti. Resta la Bossi-Fini, restano le dinamiche di frammentazione sociale, resta il lavoro agricolo salariato, povero per sua natura, precario e stagionale, modello al quale si sono ispirate tutte le riforme involutive della legislazione del lavoro dagli anni Ottanta in poi. Cambia che questi lavoratori recuperano un minimo di dignità. Un campo con assistenza sanitaria e legale continua, con bagni e mense. Con il trasporto garantito verso i campi di lavoro. Nessuno afferma che sia la panacea di tutti i mali, che hanno origini e nature diverse. Ma allora lo dicessero fino in fondo: “noi vogliamo che i migranti vivano nella merda, che vengano a noi come selvaggi in gabbia, in maniera tale da farci agitare la bandiera della lotta al sistema delle multinazionali”. E poi, in fondo, ci sarà sfuggito, ma non capiamo quale sia la proposta di questi compagni. Temiamo la risposta: “la rivoluzione”. E fintanto che ci attrezziamo, lasciamo i migranti a vivere sotto lamiere nelle estati a 50 gradi della campagna foggiana? Decidiamo per loro, per il solo gusto di inseguire le nostre battaglie da dotti, alla faccia del referente strumentale? Fortuna che, nei ghetti come altrove, non contiamo niente.

Laboratorio politico Jacob - Foggia

sabato 21 giugno 2014

I governanti UE temono la protesta: annullato il vertice a Torino sulla disoccupazione. Respinta la provocazione UE, revocato lo sciopero generale Cobas dell’11 luglio

L'11 luglio i governanti dell’Unione Europea, con Renzi in prima fila, volevano incontrarsi a Torino per un vertice sulla disoccupazione giovanile: una vera provocazione e una beffa per i giovani italiani, per una città e per un Paese che in questi sei anni di crisi, a causa delle folli politiche liberiste della UE seguite supinamente da tutti i governi italiani, hanno subito a livelli altissimi i disastri della disoccupazione e della precarietà.
L’enorme, ed unitaria come non mai, protesta che la convocazione del vertice a Torino stava provocando, ha impressionato non solo i governanti UE ma soprattutto Renzi, così attento alla propria immagine mediatica, che ha preferito una ingloriosa ritirata piuttosto che una clamorosa contestazione, proprio all’inizio del “suo” semestre di presidenza UE, da parte di una marea di giovani, di lavoratori e di cittadini che si oppongono alla disastrosa politica di “austerità”.
Ma lo scontro politico di massa è solo rinviato all’autunno quando il governo Renzi riproporrà quel liberismo “austero” e a senso unico che ha massacrato il lavoro, i redditi e le pensioni, aggredito con le privatizzazioni i Beni comuni, ridotto drasticamente la qualità e i finanziamenti per l’istruzione, la salute, i trasporti e gli altri servizi pubblici, peggiorato la qualità dell’ambiente in gran parte del territorio nazionale e aumentato vistosamente quel debito pubblico che l’austerità, secondo le fallimentari ricette liberiste, doveva ridurre. Per l’autunno, Renzi ha confermato di voler proseguire sulla nefasta strada del decreto Poletti e del Jobs Act (che intende far approvare entro dicembre), con un’altra valanga di privatizzazioni per i servizi pubblici locali, con vaste dismissioni di beni e ricchezze pubbliche e comuni, con una “revisione di spesa”, che invece di colpire la mostruosa corruzione e gli intollerabili privilegi della borghesia di Stato, finirà per bastonare, come sempre, i più deboli ed indifesi.
Ottenuto il ritiro del provocatorio vertice, i COBAS revocano lo sciopero generale dell’11 luglio, lavorando fin d’ora affinché esso, basandosi innanzitutto sulla grande alleanza sociale costruita in queste settimane intorno alla mobilitazione contro il vertice, si svolga in autunno e sia davvero generale e generalizzato, nei posti di lavoro e nella società tutta, coinvolgendo tutte le forme, stabili o precarie, del lavoro dipendente ma anche del piccolo e indifeso lavoro autonomo. E affinché sia una tappa cruciale per il potenziamento del conflitto sociale durante il semestre di presidenza europea da parte di Renzi, contro le politiche liberiste di austerità della UE e del governo italiano; contro il Patto di stabilità, la “revisione di spesa” e il TTIP (il trattato di "libero scambio" tra Usa ed Europa); contro le privatizzazioni, il decreto Poletti, il Jobs Act e la precarizzazione del lavoro; per la cancellazione del fiscal compact, per la difesa dei Beni comuni, del lavoro, del reddito, dei servizi pubblici, dei diritti sociali, democratici e sindacali.
Nella costruzione di questo percorso, sarà fondamentale che si rafforzi e si estenda la più vasta alleanza tra tutti i settori sociali che vogliono invertire le politiche di austerità, con le modalità che si sono diffuse negli ultimi mesi e in particolare nella preparazione della protesta vittoriosa contro il vertice, consolidando una coalizione paritaria, senza gerarchie, plurale e solidale, che durante l’autunno e il “semestre Renzi” si proponga di sconfiggere l’”austerità” e i provvedimenti anti-sociali che verranno presentati dalla UE e dal governo.

mercoledì 18 giugno 2014

11 luglio, sciopero generale contro le politiche liberiste della UE e del governo Renzi

Contro il vertice UE sulla disoccupazione giovanile ci vediamo tutti/e a Torino

L'11 luglio i governanti dell’Unione Europea si incontreranno a Torino per un vertice sulla disoccupazione giovanile, proprio loro che in questi sei anni di crisi l’hanno ingigantita a dismisura in mezza Europa e in particolare in Italia, ove oramai quasi un giovane su due è senza lavoro, e la netta maggioranza di chi non è disoccupato svolge lavori massimamente precari e con salari da fame. Le politiche liberiste e di austerità, imposte all’Europa dai governi degli Stati più forti, e in particolare dalla Germania, e dai potentati economici e finanziari, sono state accettate e applicate da tutti i governi italiani degli ultimi anni, malgrado abbiano massacrato il lavoro, i redditi e le pensioni della maggioranza della popolazione, aggredito con le privatizzazioni i Beni comuni, ridotto drasticamente la qualità e i finanziamenti per l’istruzione, la salute, i trasporti e gli altri servizi pubblici, peggiorato la qualità dell’ambiente e della vita in gran parte del territorio nazionale e aumentato vistosamente quel debito pubblico che l’austerità, secondo le fallimentari ricette liberiste, doveva ridurre. E il governo Renzi ha già confermato di voler proseguire su questa nefasta strada, con il decreto Poletti e il Jobs Act, con un’altra valanga di privatizzazioni annunciate per i servizi pubblici locali, con vaste dismissioni di beni e ricchezze pubbliche e comuni, con una “revisione di spesa”, che invece di colpire la mostruosa corruzione e gli intollerabili privilegi della borghesia di Stato, finirà per bastonare, come sempre, i più deboli ed indifesi. Particolarmente insopportabile è dunque che, in coincidenza con l’inizio del semestre a guida italiana della UE, Renzi si esibisca nella prima grande vetrina mediatica della “sua” presidenza UE sbeffeggiando, insieme agli altri governanti europei, proprio quei giovani martoriati dalla disoccupazione e dalla precarietà dilaganti.
Con la manifestazione a Roma del 17 maggio scorso in difesa dei Beni comuni il contro semestre di opposizione alle politiche liberiste della UE e del governo Renzi è già iniziato. Ma il passaggio fondamentale per potenziarlo ed affrontare al meglio il conflitto sociale che si annuncia per l’autunno, è la massima riuscita delle iniziative di protesta dell’11 luglio a Torino, nelle quali sperimentare la più vasta alleanza tra tutti i settori sociali che vogliono invertire le politiche di austerità, creando una coalizione paritaria, senza gerarchie, plurale e solidale. I COBAS, per consentire la massima partecipazione dei lavoratori/trici alle iniziative contro il vertice, indicono lo sciopero generale per l''intera giornata dell'11 luglio di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato. Lo sciopero è indetto contro le politiche liberiste di austerità della UE e del governo Renzi; contro il Patto di stabilità, la “revisione di spesa” e il TTIP (il trattato di "libero scambio" tra Usa ed Europa); contro le privatizzazioni, il decreto Poletti, il Jobs Act e la precarizzazione del lavoro; per la cancellazione del fiscal compact, per la difesa dei Beni comuni, del lavoro, del reddito, dei servizi pubblici, dei diritti sociali, democratici e sindacali.

sabato 14 giugno 2014

I fascisti non passano a Castefranco

L'amministrazione comunale ha revocato la concessione della sala dell'Orto a San Matteo dopo la protesta di antifascisti, associazioni, sindacati di base. Che il libro non fosse
scelto a casa si è capito subito guardando la biografia di uno degli autori, ora si capisce che la iniziativa ha uno sponsor politico: Fratelli d' Italia e casaggi il cosiddetto centro sociale di destra che da anni organizza la giornata sulle foibe occultando le responsabilità dei nazifascisti rei di stragi di civili nella ex Jugoslavia. Una iniziativa nostalgica che non a caso esalta la Repubblica sociale italiana, i fascisti di Salo' alleati dei nazisti autori di stragi di civili e partigiani
Ma se la scelta del libro non è casuale, puntuale arriva il repertorio di offese e di luoghi comuni che traspare dai siti degli organizzatori

Questo pomeriggio, sotto la pioggia, in piazza a Castefranco, per ribadire la opposizione al raduno c'erano numerosi giovani locali, italiani e migranti a ribadire che non c'è spazio per gli esaltatori della Le Pen e di una società senza migranti e solidarietà

Quanto poi alle accuse di Ronin secondo cui i contestatori sarebbero asserviti al capitale, ricordiamo che il fascismo è andato al potere con i soldi degli agrari e degli industriali e sempre i fascisti negli anni sessanta e settanta aggredivano i picchetti operai e le università occupate dagli studenti come oggi se la prendono con centri sociali e comunità migranti
E come allora, oggi, nessuna tregua per la xenofobia e il razzismo, per gli esaltatori di Salo'



Gli antifascisti

martedì 27 maggio 2014

arrestato Clini ....un altro attinto dalla patologia italica delle bustarelle !

C'era da apettarselo da chi :
1) ha operato a sostegno di patron Ilva contro la salute dei lavoratori e tarantini;
2) ha fatto la legge sulle bonifiche, che esime i padroni dalle responsabilità e dal risanamento;
3)ha legittimato l'uso del CSS da bruciare nei cementifici e centrali termoelettriche;
4) ha tentato fino all'ultimo di lasciare la porta aperta alla privatizzazione dell'acqua;
5) è stato sempre a favore del nucleare e degli OGM.
INSOMMA, l'usuale servo dei padroni&devastatori !

- Ambiente, arrestato l'ex ministro Corrado Clini: peculato sui fondi per risanamento acque in Iraq
Inchiesta della Guardia di finanza e della procura di Ferrara in collaborazione con Roma e Lugano. L'ex titolare del dicastero ambientale sospettato di aver distratto 3,4 milioni di euro da un finanziamento di 54 milioni destinati a impianti idrici in Iraq

ROMA - L'ex ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, è stato arrestato dalla Guardia di finanza. Nei suoi confronti, e di un imprenditore, sono stati disposti gli arresti domiciliari. Il reato ipotizzato è peculato. L'operazione, condotta dal nucleo di polizia tributaria di Ferrara, è stata coordinata dalla procura della città emiliana.

L'accusa è di "peculato in concorso ai danni del ministero dell'Ambiente" e nasce dall'ipotesi della distrazione di una somma di 3,4 milioni di euro, su un finanziamento di complessivi 54 milioni destinato dallo stesso ministero a un "progetto volto alla protezione e preservazione dell'ambiente e delle risorse idriche, da realizzarsi in Iraq".

L'indagine è stata condotta in collaborazione con la procura di Roma, unitamente al Nucleo speciale tutela spesa pubblica della guardia di finanza della Capitale, e con la procura federale di Lugano, unitamente alla polizia giudiziaria federale elvetica. I dettagli dell'operazione saranno illustrati in una conferenza stampa in programma in mattinata alla procura di Ferrara.

Clini, medico di formazione, divenne ministro dell'ambiente il 16 novembre 2011 nel governo di Mario Monti, dopo essere stato per vent'anni direttore generale del ministero. Attualmente, dopo la guida del dicastero, è tornato a ricoprire l'incarico di direttore generale per lo Sviluppo sostenibile, il clima e l'energia sempre al dicastero di via Cristoforo Colombo.

Supertecnico, per venti anni sempre in prima linea ai vertici internazionali, si è occupato di ambiente e di cambiamenti climatici, è stato anche chairman dell'European Environment and Health Committee, composto dall'Organizzazione mondiale della sanità e dai ministeri della Salute e dell'Ambiente di 51 paesi europei e centro asiatici.

Come ministro ha affrontato alcune questioni spinose come il caso Ilva, il naufragio della Costa Concordia e l'emergenza rifiuti a Roma. Di lui si ricordano le posizioni a favore del nucleare e pro ogm, due temi caldi, che ha sostenuto in vari ambiti anche appena nominato ministro, a ridosso dell'incidente di Fukushima in Giappone. Ad aprile 2012 ha presentato al Cipe il Piano nazionale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e, insieme con i ministri Corrado Passera e Mario Catania (Politiche Agricole), la riforma degli incentivi alle energie rinnovabili (Quinto Conto Energia).

mercoledì 21 maggio 2014

LA LOTTA PER LA CASA NON SI ARRESTA: PAOLO e LUCA LIBERI SUBITO!


Il reiterato arresto di Paolo Di Vetta e Luca Fagiano del " movimento per il diritto all'abitare", è un gravissimo atto di distorsione della funzione inquirente, utilizzata a fini esclusivamente politici. Ad una settimana dal voto europeo il sequestro di Paolo e Luca risponde alle esigenze elettorali del governo Renzi-Alfano, che tenta di mantenersi a galla attraverso il pluri sbandierato neo pacchetto securitario contro " violenti,diversi e ultras".
Quando l'economia va male( il PIL è tutt'ora sotto zero) e la disoccupazione reale è sopra il 20%( 7 milioni di poveri) , anche gli 80 euro elettorali non bastano più, così che vanno pescati anche voti ultramoderati , attirati  con straordinarie misure liberticide.
Il "pacchetto Roma sicura", comporta una serie di divieti alla " libertà di movimento" in netto contrasto con la Costituzione. L'ennesimo " protocolo di regolamentazione dei cortei",  è stato sottoscritto in Prefettura da sindacati e forze politiche goverrnativi : proprio da coloro che sono tra i maggiori responsabili del tracollo del Bel Paese.
Per i Cobas e il sindacalismo di base, per i movimenti dei beni comuni, del diritto all'abitare e degli studenti , quel protocollo-come per quelli che lo hanno preceduto-non va rispettato!
Va rigettato in quanto illegale ed anticostituzionale !!
Proprio questo stava dicendo Paolo quando è stato arrestato,durante la conferenza stampa a Montecitorio, susseguente l'ulteriore voto di fiducia sull'inadempiente e forcaiolo "decreto casa", predisposto dal governo Renzi-Lupi.
Un arresto plateale, in diretta TV davanti al popolo della casa, che mentre contestava l'odiosa legge -  che penalizza i senza casa che occupano, punendoli con : rifiuto di allaccio utenze; esclusione da graduatorie case popolari; revoca residenza(perdita diritto sanità,scuola,asilo nido,....) - si stringeva intorno a Paolo e la Luca , colpito in serata dallo stesso provvedimento.
Agli inqurenti , già non era andata giù la decisione del Tribunale della Libertà che a marzo aveva rimesso in libertà (con firma) Paolo e Luca , figuriamoci continuare vederli agitare la soluzione dell'emergenza abitativa ! In una Roma in default amministrativo, per le montagne di debiti, sperperi, corruzione e clientelismo , poco o nulla perseguiti dagli inquirenti.
Detto e fatto ! Gli inquirenti hanno spiccato nuovi mandati di arresto per tutte le iniziative sulla casa " da aprile al 14 maggio" , con l'intenzione di tenerli lontano dalle lotte per lungo tempo, a meno di sconfessione dei mandati da parte del Tribunale della Libertà , e sopratutto della tenuta del movimento per il diritto all'abitare .
Paolo e Luca sono " fratelli a noi" ! Contribuiscono , insieme a centinaia di attivisti sociali, ad alleviare le sofferenze dei senza tetto soddisfacendo il diritto all'abitare ,  " ineludibile e universale" per chi come noi si batte per il rispetto dei diritti umani , per l'emancipazione e il benessere sociale.
" Paolo e Luca liberi subito - LIBERI TUTTI " : a questo grido fatto preoprio da tutte le realtà conflittuali contribuisce la Confederazione  Cobas  , non separato dalla stringente necessità di fornire risposte adeguate all'emergenza abitativa,reddituale,ambientale.

Roma 21 maggio 2014                        Confederazione  Cobas

domenica 27 aprile 2014

#RENZISTAISERENO SAREMO IL TUO INCUBO!!!


Chiudono le fabbriche e le aziende, aumentano i disoccupati e i precari, gli sfratti, i cittadini che ricorrono alle mense sociali e quelli che rinunciano a farsi curare perché i servizi sono a pagamento, crollano i consumi, vengono calpestati i diritti dei lavoratori, facilmente ricattabili con lo spettro del licenziamento, le proteste vengono represse brutalmente, viene smantellato lo stato sociale.
Viene piazzato al Governo, senza elezioni, l'amico dei banchieri: Matteo Renzi. Da Sindaco ha svenduto il servizio di trasporto pubblico ai privati, fatto assumere gli amici nella pubblica amministrazione, sdoganato il 1° maggio lavorativo.
Per affossare definitivamente i diritti dei lavoratori, il Governo Renzi emana il Jobs Act, che, in italiano, può essere tradotto come “precari per sempre”. Nessun incentivo alle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato, nessuna istituzione di reddito sociale garantito, ma la rivisitazione del contratto a tempo determinato che potrà essere stipulato senza nessuna motivazione plausibile e potrà essere rinnovato fino ad 8 volte.
Il Governo Renzi si accanisce anche contro chi non è più in grado di pagare un affitto: con il Piano casa nessun blocco degli sfratti, tassazione o recupero degli appartamenti sfitti che potrebbero essere destinati all'edilizia pubblica ma sgravi fiscali alle imprese e sgomberi delle case occupate, spesso l'unica soluzione per intere famiglie, con massiccio impiego delle forze dell'ordine.
Continua lo smantellamento dei servizi pubblici destinati ai cittadini. Privatizzazione di interi settori, Fondazioni con dentro le banche che mettono le mani ovunque, aumento dei servizi a pagamento, patti di stabilità, tagli alle attività considerate “anti economiche” come se lo stato fosse un'azienda e ci dovesse essere un guadagno in soldi invece che in benessere della popolazione. Per i lavoratori, considerati una massa di inutili fannulloni, blocco degli stipendi e delle assunzioni, ricorso quotidiano agli appalti al ribasso perché i dipendenti delle cooperative prendono meno salario ed hanno ben pochi diritti, contratti “meglio di niente” come tirocini formativi e stage, uso di volontari al posto dei lavoratori. Ma i soldi pubblici ci sono per le spese militari, le indennità ai politici, per gli stipendi dei Dirigenti (il tetto massimo di 240.000,00 euro l'anno è un insulto, al posto di 1 Dirigente potrebbero essere assunti 10 dipendenti e sono escluse le società quotate in borsa come Eni, Enel etc.), le grandi opere, le missioni umanitarie, le auto blu (con una mano vengono vendute, con l'altra vengono acquistate), i contributi e gli sgravi agli enti privati e religiosi. Finisce anche definitivamente la partecipazione dei cittadini: Unioni di comuni, fusioni e città metropolitane, nate per cancellare servizi e tagliare posti di lavoro, scippano alla collettività il potere decisionale che verrà esercitato sempre più dai singoli Sindaci.
Un bell'aiuto al Governo Renzi lo danno CGIL-CISL-UIL che tappano la bocca ai lavoratori del settore privato firmando con Confindustria un accordo sulla rappresentanza sindacale: fuori dai tavoli di contrattazione i sindacati che non firmano i contratti nazionali, cioè quelli di base. E, una volta firmati gli accordi, tutti zitti, senza diritto di sciopero anche se le aziende andranno a sottoscrivere condizioni peggiorative.

MANDIAMO A CASA RENZI E IL SUO GOVERNO
Per il rilancio del servizio pubblico, la reinternalizzazione dei servizi appaltati e l'assunzione dei lavoratori delle cooperative nelle pubbliche amministrazioni , la stabilizzazione dei precari e il ritiro del Jobs Act, il diritto di rappresentatività per i sindacati di base, il diritto alla casa, il reddito sociale garantito, i diritti dei migranti

Verso la manifestazione nazionaleBasta austerità! Basta privatizzazioni!del 17 maggio a Roma

GIOVEDI' 1° MAGGIO 2014
corteo
A EMPOLI
concentramento ore 9.00 davanti alla stazione ferroviaria

ORE 12,30 PRANZO SOCIALE AL CSA INTIFADA
Cobas Empoli Valdelsa – Comunità in Resistenza/Csa Intifada

martedì 22 aprile 2014

La Confederazione Cobas contro lo sgombero del Distretto 42

 
Non si sono ancora spenti gli echi del tragico assassinio di ZakirHossain, il lavoratore bengalese barbaramente aggredito e ucciso in Corso Italia una settimana fa, che le forze dell’ordine al servizio dei poteri forti cittadini e nazionali sono all’opera per “normalizzare” un’esperienza di liberazione di spazi e di socialità nel centro della nostra città, quella del Distretto 42 restituito alla collettività dal Municipio dei beni Comuni.
Abbiamo già denunciato come le politiche di desertificazione e mercificazione degli spazi urbani stiano creando le condizioni per la degenerazione del tessuto sociale, che provocano la distruzione delle relazioni di solidarietà e condivisione e l’affermarsi di logiche individualistiche e fondate sul profitto.
In un contesto come quello che abbiamo descritto, in cui di notte le strade sono in mano allo squadrismo spontaneo ispirato da ideologie e sentimenti xenofobi, le Autorità scelgono di troncare una delle poche esperienze di socialità e di collettività solidale della città aggravando la perdita di ogni presidio sociale a Pisa.
E’ l’ennesima prova di forza che francamente pensavamo sarebbe stata quantomeno rinviata, proprio riflettendo sulle situazioni di violenza e aggressione che stanno verificandosi sempre più spesso in città.
Lo sgombero del Distretto, oltre ad uno nuovo schiaffo in faccia all’esperienza originale e feconda del Municipio dei Beni Comuni, rappresenta un altro passo verso la restrizione degli spazi sociali e si collega direttamente agli episodi di sgombero avvenuti in altre città, dove ad essere colpiti sono i più deboli, famiglie precarie, famiglie di migranti,, sfrattati, morosi, tutte persone stritolate da una crisi infinita e irrisolta.
I Cobas di Pisa esprimono la piena solidarietà al Municipio dei Beni Comuni e si schierano al fianco di tutti coloro che lottano, assieme ai lavoratori, per difendere diritti e libertà nella nostra città e nel Paese.
CONFEDERAZIONE COBAS PISA