sabato 31 ottobre 2009

Martedì 3 Novembre: ANCORA UN ALTRO SFRATTO PER MOROSITA’

L'ufficiale giudiziario arriverà probabilmente puntuale come sempre, alle 8 di Martedì 3 novembre, con il consueto corollario di forza pubblica, fabbro etc.. ad eseguire lo sgombero nella casa di S.Miniato in cui vive Zahara. L'ennesima esibizione muscolare nei confronti di un soggetto debole per definizione: migrante, attualmente sola con tre figli minorenni e un lavoro part-time che non le consente il pagamento di un affitto a prezzi di mercato. Da diversi mesi seguiamo il suo caso accompagnandola nei vari incontri con assessori e assistenti sociali del comune di S.Miniato. A pochi giorni dallo sgombero abbiamo soltanto una dichiarata disponibilità dell’amministrazione nel ricercare soluzioni adeguate ma nessuna proposta concreta.. Considerato che l'ultimo possibile tentativo di mediazione è stato fissato lunedì 2 novembre, giorno precedente allo sgombero, siamo costretti a indire comunque il presidio antisfratto, con l'auspicio di poterlo revocare nel caso di un eventuale soluzione. Speriamo che in questo clima di generale indifferenza, alimentato molto spesso da amministratori che preferiscono voltarsi altrove ed affrontare l'emergenza abitativa in forme caritatevoli, assistenziali ed emergenziali l'amministrazione di S.Miniato possa garantire scelte in controtendenza.
Da tempo chiediamo un tavolo del circondario, allargato a tutte le componenti istituzionali, sindacali e associative. Da oltre due anni offriamo consulenza legale gratuita, blocchiamo gli sfratti e denunciamo politiche urbanistiche tanto indifferenti alle questioni sociali quanto colluse (come nel caso di Montespertoli) con la tutela di interessi particolari. Nessuno ci ha mai risposto. Per farci ascoltare abbiamo dovuto a volte alzare la voce, occupando ad esempio simbolicamente l'ufficio casa del comune di Empoli o un edificio di proprietà pubblica.
Da tempo affermiamo come la morosità non sia una libera scelta individuale ma il prodotto di una crisi innescata dalla speculazione finanziaria e da politiche di liberalizzazione da noi sempre contrastate e i cui costi non intendiamo pagare. La casa non è un problema di ordine pubblico ma un diritto universalmente riconosciuto e come tale va strenuamente difeso.
Sportello sociale COBAS – ORDA PRECARIA
Empoli, 31/10/2009

giovedì 29 ottobre 2009

LA LOTTA PAGA- reintegrato Dante De Angelis

Lunedì 26 ottobre il giudice del lavoro del Tribunale di Roma ha reintegrato Dante De Angelis, annullando il licenziamento di Trenitalia del 15 agosto 2008!

Dante, macchinista Fs e delegato alla sicurezza (Rls) era stato licenziato perché aveva lanciato il campanello di allarme sulla sicurezza in ferrovia, dopo gli incidenti ai treni Eurostar.
Dante si è sempre battuto per la sicurezza di tutti: lavoratori, viaggiatori e cittadini. Ha dato un grande contributo sulla questione delle “Porte killer”, il cui mal funzionamento è la prima causa di infortuni, anche mortali, di viaggiatori e lavoratori. Dante è impegnato sulla sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, battendosi, insieme a Rls, delegati e attivisti, perché un giorno non debbano più verificarsi infortuni e morti sul (e da) lavoro.

Al suo reintegro ha contribuito la lotta dei ferrovieri, di tanti lavoratori e dell’Assemblea 29 giugno, organismo di ferrovieri, lavoratori, giovani e cittadini, nato dopo la strage di Viareggio, che si è posto, fra gli altri, l’obiettivo della reintegrazione di Dante al suo posto di lavoro e di lotta.
Come Assemblea abbiamo organizzato un pullman da Viareggio e partecipato al presidio davanti al Tribunale di Roma, insieme a ferrovieri, lavoratori, cittadini e forze politiche e sindacali, con la consapevolezza che “sicurezza e salute” sono parole vuote se si accetta che delegati alla sicurezza siano intimiditi, minacciati, sospesi e licenziati, come nel caso di Dante. Questi lavoratori sono un patrimonio, da proteggere e difendere nell’interesse di tutti: infatti, il disastro di Viareggio è un incidente sul lavoro che ha coinvolto persone che riposavano nelle proprie abitazioni.

Come Assemblea, dopo questo primo, importante, obiettivo, continueremo la battaglia per:
- sostenere i familiari delle vittime e quanti sono stati colpiti dalla strage; - socializzare e sviluppare le lotte sulla sicurezza in ferrovia; - accertare le responsabilità e la verità sulla strage di Viareggio.

L’8 settembre scorso l’Assemblea 29 giugno ha partecipato alla “Conferenza sulla sicurezza ferroviaria” di Bruxelles, istituita dalla Commissione Europea in seguito alla strage di Viareggio, nella quale abbiamo presentato proposte concrete per far sì che quanto avvenuto il 29 giugno non debba ripetersi mai più. Ad oggi, nessuno degli organismi competenti è intervenuto nel merito.
Invece, a giorni avrà inizio lo smantellamento dei binari 9 e 10 della stazione di Viareggio! Intervento che, oltre ad essere ininfluente rispetto alla sicurezza (in quanto sono binari in cui avviene lo stazionamento di alcuni treni), può contribuire, invece, al depotenziamento e al declassamento della stazione, con il rischio della chiusura (almeno notturna) penalizzando appunto la sicurezza (!).

L’Assemblea è impegnata a socializzare, definire e sviluppare le nostre proposte, anche attraverso un seminario che si terrà a fine novembre. Inoltre, oggi, partecipiamo alla manifestazione del 29 ottobre, promossa dai volontari della P.A. Croce Verde di Viareggio anche perché dopo 4 mesi: 31 morti e 0 indagati.

Invitiamo lavoratori e cittadini ad unirsi alla nostra attività per la sicurezza, la verità e la giustizia e a partecipare alla manifestazione
del 29 ottobre (appuntamento alle 21.15 in piazza Mazzini)

Viareggio, 29 ottobre 2009

Assemblea 29 giugno

martedì 27 ottobre 2009

E' ora di farsi sentire ad alto volume ... Quanto Basta

Pubblichiamo l'editoriale di "Quanto Basta", testata a numero unico a cura della cooperativa Liberaroma e di Asia Rdb, distribuito gratuitamente il 23 ottobre a Roma, durante la manifestazione nazionale legata allo sciopero generale

E’ ora di farsi sentire.

E siccome abbiamo davanti dei padroni chiusi a riccio nella difesa dei propri profitti in crisi, e un governo totalmente sordo a qualsiasi problema sociale, è ora di farsi sentire ad alto volume. Con l’avvio della crisi l’Italia è cambiata. In peggio. Il quadro in cui ci eravamo abituati a vivere è decisamente mutato.

Un esempio: persino quella vergogna che chiamavamo «consociativismo» tra imprese e sindacati, tra partiti di governo e di opposizione, tra diavoli veri e acque sante finte è stato cancellato.

Ai sindacati, oggi, non viene più offerta nemmeno la «concertazione». Da loro si pretende, e si ottiene, la complicità. Cisl e Uil, insieme a Ugl e cento sigle corporative, l’hanno già garantita; era nel loro dna. La Cgil è invece spaccata verticalmente tra chi vorrebbe fare altrettanto e chi, come i metalmeccanici, mostra volontà e capacità di resistenza. Le centinaia di scioperi spontanei seguiti alla firma del contratto separato fanno vedere a tutti che i lavoratori non sono pecore da portare al macello; che una reazione adeguata è possibile.

In ogni caso, però, la difesa di condizioni di vita e di reddito decenti da tempo non più garantite è oggi esclusivamente in mano nostra. Trenta anni di sindacalismo di base dimostrano che si può fare. Un patrimonio immenso di strutture, esperienze, militanti, che copre l’intero territorio nazionale.

Ma l’attacco al lavoro oggi è a tutto campo. Non si può pensare di resistere a questa offensiva e rovesciare la tendenza se ognuno si muove da solo, come organizzazione, categoria, posto di lavoro.

E’ il momento di mettere in comune noi stessi , di generalizzare e unificare stabilmente le lotte. Siano esse di fabbrica, di ufficio, per la casa o per il reddito. Ognuno di noi è una persona che nel corso della giornata sembra vestire «abiti» sociali differenti. Siamo lavoratori, utenti, telespettatori, automobilisti, consumatori. Ma anche disoccupati, precari, intermittenti, con casa o in cerca di una casa. Siamo «bianchi» quando c’è da rivendicare un posto più alto in graduatoria o un diritto riservato a pochi; siamo «neri» quando dobbiamo contrattare una retribuzione davanti a un padrone.

Paghiamo il mutuo o l’affitto, e in entrambi i casi lasciamo a qualcun altro una fetta mostruosa del nostro reddito. Un reddito che ormai non basta a chi pure un lavoro (o una pensione) ancora ce l’ha; e che sembra un miraggio ormai a chi l’ha perso o non lo ha mai trovato.

Vorrebbero dividerci tra «garantiti» e «non», «stabili» e «precari», tra nonni, padri, madri e figli. Come se ognuno di noi non facesse ogni giorno i conti con un genitore o con un figlio, per cercare di condividere quel che serve per vivere. O semplicemente per sopravvivere. Come se ognuno di noi non sapesse quanta fatica costa l’incrociare reddito e bisogni, il possibile e l’indispensabile. Nell’ultimo anno quasi un milione di noi ha perso il lavoro, precario o stabile che fosse. E un altro milione attraversa periodi sempre più lunghi di cassa integrazione; ovvero l’anticamera del licenziamento, visto che la «ripresa» proprio non si vede, neppure all’orizzonte.

Questo governo non ha fatto nulla per ridurre o attenuare questo problema. Anzi, lo ha aggravato licenziando 57.000 lavoratori della scuola, con altri 73.000 in uscita nei prossimi due anni. Quel che sta avvenendo è chiaro: imprese, banche e governo stanno scaricando su di noi il costo della crisi. E noi non possiamo accettarlo.

Ci hanno già tolto quasi tutto, non possiamo arretrare ancora. Abbiamo bisogno di lavoro; e, se non c’è, di reddito. Ogni essere umano ha diritto a vivere; come gli altri e insieme agli altri. Per questo siamo scesi oggi in piazza, occupati e non, dipendenti pubblici e «privati», uomini e donne, nativi e migranti, «a tempo indeterminato» e precari, giovani e «anziani».

Perché abbiamo capito che ora siamo precari tutti, sul lavoro e nella vita. E che l’unica «stabilità» è privilegio dei padroni più cattivi degli altri.

Per questo ci mettiamo insieme senza voler più tollerare distinzioni ossia divisioni tra i diversi modi di «stare sotto».

Non siamo impazienti, sappiamo che ci vorrà tempo e saggezza per riannodare i fili di una socialità consapevole di cui si è persa memoria.

Ma siamo come sempre intransigenti: sta con noi solo chi lotta, chi non pietisce, chi non cerca una raccomandazione o, strumentalmente, un voto elettorale.

E’ l’ora di farsi sentire. Col volume alto. Cominciamo oggi un’altra storia.

vai a Liberaroma.org

venerdì 23 ottobre 2009

Patto di base, 150.000 in corteo a Roma. Bloccati i trasporti in tutta Italia


UNIFICARE LE LOTTE PER NON PAGARE LA CRISI. CENTINAIA DI MIGLIAIA IN PIAZZA PER LO SCIOPERO GENERALE DEL PATTO DI BASE.
Sono centinaia di migliaia i lavoratori che questa mattina hanno manifestato in tutto il Paese con il Patto di Base in occasione dello sciopero generale nazionale di 24 ore proclamato RdB, SdL Intercategoriale e Confederazione Cobas.
150.000 a Roma per la manifestazione nazionale, dove hanno sfilato in corteo da Piazza della Repubblica a San Giovanni i tanti protagonisti delle lotte in corso in tutti i settori del mondo del lavoro: dalle fabbriche mobilitate contro la chiusura, ai dipendenti pubblici contro il decreto Brunetta, dai lavoratori della scuola che contrastano la distruzione dell’istruzione pubblica, ai lavoratori dei trasporti ai tanti precari che, nonostante Tremonti ed ormai immunizzati agli annunci, sono scesi in piazza sotto l’ala protettrice della Beata Assunta per rivendicare lavoro vero e reddito per tutti/e.

Il corteo è stato aperto dallo striscione unitario del Patto di Base: UNIFICARE LE LOTTE PER NON PAGARE LA CRISI.
Nonostante con il galoppare della crisi sia sempre più difficile per i lavoratori/trici rinunciare ad un giorno di retribuzione, circa due milioni di salariati hanno scioperato in tutta Italia. Le medie più alte nella scuola (circa il 40% secondo i dati affluiti dalle 30 città più grandi) e nei trasporti urbani, ma buona anche la partecipazione in tante fabbriche, nel pubblico impiego, sanità, commercio, trasporto ferroviario, aereo e marittimo, telecomunicazioni e aziende pubbliche.
...... (continua )

martedì 20 ottobre 2009

Venerdì 23 é SCIOPERO GENERALE

I Cobas Empoli-valdelsa aderiscono allo sciopero generale di otto ore per tutte le categorie private e pubbliche di venerdì 23 ottobre indetto dalle sigle sindacali di base Confederazione Cobas, CUB, SdL intercategoriale. Vista l’alta adesione dei lavoratori della Cooperativa ATI si informano gli utenti che ci saranno ritardi e disservizi per quanto riguarda la raccolta differenziata della carta. Si rende inoltre pubblico che la perdita dell’appalto della raccolta della carta a Montelupo Fiorentino ha comportato l’impossibilità di rinnovare alcuni contratti di lavoro a tempo determinato. Alcuni lavoratori iscritti ai Cobas, per garantire il rinnovo di tali contratti, si sono accordati con il consiglio di amministrazione della cooperativa per una riduzione dell’orario di lavoro, attraverso la trasformazione di contratti full-time, in contratti part-time. La rinuncia ad una quota significativa di salario, seppur per un periodo limitato di tempo, si rende necessaria per difendere il diritto al reddito di altri lavoratori e per riaffermare quei principi di solidarietà dal basso che contraddistinguono il nostro agire.
Cobas Empoli-valdelsa aderente alla Confederazione Cobas del lavoro privato.

lunedì 19 ottobre 2009

Roma antirazzista: 200.000 in piazza

Migliaia in strada contro tutte le forme di intolleranza: razzismo, xenofobia, omofobia. Al centro della protesta anche il pacchetto sicurezza e l'istituzione concentrazionaria dei cie.

Dire no a ogni forma di razzismo e discriminazione e ottenere un radicale cambiamento delle politiche sull'immigrazione, in primis l'abrogazione del pacchetto sicurezza: sono queste le parole d'ordine scandita durante la grande manifestazione nazionale antirazzista di sabato 17 a Roma. L'appuntamento è stato volutamente fissato a vent'anni di distanza da un'altra grande iniziativa contro le discriminazioni, quella organizzata per ricordare Jerry Masslo, il migrante sudafricano ucciso a Villa Literno il 25 agosto del 1989. Il corteo si è mosso in anticiporispetto all'orario previsto per il gran numero di partecipanti provenienti da ogni parte d'Italia, partendo da piazza della Repubblica, per concludersi poi intorno alle 18.30 in piazza Bocca della Verità.

Variegata, trasversale e mista la composizione del corteo. Tantissimi i/le migranti. Molto nutrita la partecipazione delle comunità immigrate giunte a Roma, anche con treni speciali, da tutta Italia. In piazza anche le immagini del 'santino' di "San Papier, protettore degli imigrati" e striscioni contro la camorra. Tra gli striscioni sono comparsi anche piccoli canotti gonfiabili con scritte come "Maroni sui gommoni" e "No ai respingimenti", oltre all'immagine di una grande onda affiancata dalla scritta "Respingiamo il razzismo". Da Roma, ovvimanete ma anche da molte altre località: Bologna, Veneto, Sud Tirolo addirittura. Nel corteo, c'e' un enorme spezzone, tutto di migranti, da Caserta con uno striscione recante la scritta "Contro la camorra e il razzismo" e lo slogan "Papi permesso di soggiorno".
Grossa la partecipazione degli studenti e delel studentesse dell'Onda Anomala della capitale, con lo striscione "Respingiamo il razzismo - studenti e migranti in Onda".
Da segnalare anche la presenza di una delegazione di cittadini de L'Aquila, che pur in una situazione personale difficile hanno deciso di partecipare a una manifestazione giudicata importante. Presenti anche le comunità palestinese e curda.


La lotta dal di dentro
Appena hanno saputo che un grosso corteo antirazzista stava percorrendo le strade della Capitale, i reclusi di Ponte Galeria si sono chiesti cosa fare per poter dare il proprio contributo alla mobilitazione. E una piccola risposta l’hanno trovata subito: hanno preso le lenzuola di carta nelle quali la Croce Rossa li costringe a dormire e ne hanno fatto degli striscioni da appendere sulle gabbie. Quattro striscioni, con due messaggi sopra: «Vogliamo libertà!» e «Non vogliamo i 6 mesi!». Poliziotti e soldati, dopo un primo momento di agitazione, sono tornati al proprio posto, e gli striscioni sono rimasti lì appesi a significare che, per quanto alte, le sbarre dei Centri non sono mai invalicabili - soprattutto quando si lotta.

sabato 10 ottobre 2009

Case senza gente, gente senza casa

Comunicato stampa, Empoli 10 Ottobre 2009 :: Sportello sociale

Occupazione temporanea di un edificio in disuso

Comincia oggi la campagna di censimento dal basso. Comincia con questa occupazione simbolica temporanea di un edificio lasciato chiuso da anni. In circa sessanta tra attivisti e attiviste della Comunità in Resistenza di Empoli, famiglie organizzate nello sportello sociale e cittadini solidali abbiamo occupato l'edificio di Via Barzino 3, in cui fino a qualche anno fa c'erano degli uffici dell'USL 11.
La volontà di effettuare questa occupazione nasce per portare ancora una volta alla luce la grave situazione che il nostro territorio sta attraversando dal punto di vista dell'emergenza abitativa, soprattutto legata alla questione sfratti.
In Francia nel 2005 si sono costruite 300 mila case, di cui 120 mila alloggi sociali. In Italia nello stesso periodo si sono costruite più abitazioni (350 mila) e molti meno alloggi sociali: 1.500! Solo l'8% delle domande di alloggio popolare in Italia è soddisfatto dai comuni. La spesa sociale per la casa è in Italia pressoché inesistente, appena 3,3 euro pro capite contro i 53,3 euro della Germania e i 214 euro della Francia.
Intanto la crisi va avanti, e secondo il Sunia per suo effetto oltre 150 mila famiglie potrebbero restare senza abitazione entro i prossimi due anni.
Questi sono solo alcuni dei dati che denotano un Paese in una grave situazione dal punto di vista sociale, soprattutto riguardo all'accesso all'abitare, e contenuti all'interno di un'inchiesta che come sportello sociale abbiamo prodotto e che oggi rendiamo pubblica.
L'inchiesta è liberamente scaricabile da tutti i nostri siti, inoltre abbiamo preparato una versione cartacea da diffondere nel territorio, in quanto essa si occupa più da vicino anche del circondario.
Più di 100 sfratti eseguiti nel 2008 (108) nel circondario, il 15% in più del 2007, di questi il 40% solo a Empoli, dove ci sono 484 famiglie in attesa di un alloggio popolare in base alla graduatoria del bando del 2006, nell'attesa di quella del 2009. Quasi 200 sfratti convalidati dal tribunale di Empoli nei primi nove mesi del 2009, con un aumento tendenziale rispetto al 2008 di circa il 15%: nel 2008 si sono svolte nel tribunale di Empoli 294 udienze di sfratto; quest'anno, se tutto va bene (cioè se la crisi non aggraverà questa situazione), si arriverà a circa 350, quasi una al giorno. Il 91% degli sfratti sono per morosità, cioè il reddito alle famiglie oggi non basta per poter pagare l'affitto e vivere dignitosamente. Si può osservare anche un aumento di sfratti contro aziende o attività commerciali, insomma nei due anni di crisi piena si passa dal 20% di sfratti verso attvità del 2008 al 26% del 2009. "Ma questa è un'altra storia" come direbbe Lucarelli, anche se non è proprio un'altra storia: la crisi non guarda in faccia a nessuno e colpisce sia il lavoro che la possibilità di vivere una vita dignitosa sotto un tetto, in affitto o con un mutuo.

Con questa occupazione chiediamo:

- Che le istituzioni riconoscano che c'è un'emergenza abitativa nel circondario. A partire da ciò, ribadiamo che c'è l'esigenza di affrontare tale situazione con un tavolo di circondario a cui siano invitate tutte le parti, istituzionali e sociali, come già richiesto da tempo.

- Che il circondario si faccia garante di una richiesta al prefetto (per quanto di sua competenza) di una proroga degli sfratti, a causa della crisi in atto, comprensiva di quelli per morosità incolpevole, che abbia una durata congrua per avviare e completare adeguati piani di realizzazione e ristrutturazione di alloggi destinati alla locazione a canone sociale. In questo senso chiediamo che sia data concreta applicazione a quanto previsto dalla legge n. 9 del Febbraio 2007: la predisposizione di un piano per affrontare in maniera strategica e non più emergenziale il tema del fabbisogno abitativo, a partire dalla garanzia del passaggio da casa a casa per le centinaia di famiglie che oggi vivono sotto il ricatto dello sfratto e di rimanere senza alcun intervento pubblico che garantisca il diritto ad una abitazione adeguata.

- Il blocco della vendita del patrimonio pubblico, e che vengano avviati progetti di recupero di immobili pubblici in disuso per chi è in emergenza abitativa o in graduatoria per l'assegnazione di un alloggio popolare.

- Che publicasa spa renda pubblici tutti gli interventi di manutenzione e recupero di immobili che sta facendo o che ha intenzione di fare, a partire dal proprio sito internet, con tempi, modalità e spese di intervento. Solo in questo modo i cittadini possono controllare chi gestisce un patrimonio pubblico così importante. La stessa carta dei servizi, pubblicata da Publicasa pochi mesi fa, nel capitolo sulla trasparenza della gestione del patrimonio pubblico lo dice chiaramente.

- Che il comune di Montelupo trovi una sistemazione adeguata per la famiglia Louarchani, sfrattata ormai 25 giorni fa e da allora in un albergo a 80€ al giorno, e ancora in attesa che il comune trovi una soluzione. Invece di sperperare denaro pubblico in alberghi per "fronteggiare" le emergenze abitative, crediamo che il comune debba pensare a immobili e case pubbliche per garantire passaggio da casa a casa, o comunque a stipulare accordi con enti che possono aiutare i comuni da questo punto di vista. Gli interventi immediati in materia di politiche abitative dovrebbero evitare proprio questo sperpero di denaro pubblico e garantire allo stesso tempo un tetto a tutti i cittadini.

- All'USL 11 e al comune che cosa hanno intenzione di fare di questo stabile attualmente non in uso: visto che il sociale ne avrebbe tanto bisogno, delle idee ce l'avremmo.

L'inchiesta completa sull'emergenza abitativa nel circondario si può scaricare liberamente dai nostri siti:
www,ordaprecaria.org
www.cobasempoli-valdelsa.blogspot.com

info:
valdelsa_precaria@libero.it
cobasempolivaldelsa@alice.it

SPORTELLO SOCIALE della Comunità in Resistenza di Empoli

giovedì 8 ottobre 2009

MANIFESTAZIONE NAZIONALE ANTIRAZZISTA

ROMA 17 OTTOBRE 2009 – P.za della Repubblica ore 14.30

contro il pacchetto sicurezza ed il reato di clandestinità e per la regolarizzazione per tutte/i gli immigrati/e

Pullman da Empoli- info: cobasempolivaldelsa@alice.it
cittameticcia@gmail.com cell.
tel. 3294536137 - 0571 931021

Da quando è in carica, il governo di centrodestra attua una vergognosa campagna di chiara marca razzista e xenofoba. L’approvazione del pacchetto sicurezza, con l’introduzione del reato di “immigrazione clandestina”, insieme ad un complesso di misure vessatorie che ledono la dignità umana e i diritti fondamentali dei migranti, peggiorano enormemente le loro condizioni di vita ma rendono meno liberi anche tutti noi.

Il governo Berlusconi usa il tema della “sicurezza“ per impaurire ed invelenire la convivenza civile, al fine i nascondere i veri problemi del paese: crisi economico-sociale, caduta produttiva, licenziamenti, disoccupazione, precarietà, lavoro nero, morti del lavoro, carovita, privatizzazioni (perfino dell’acqua), degrado dei servizi pubblici, sanità, istruzione e ricerca, sfratti e carenza di case, degrado ambientale e disastri idrogeologici, ed infine nucleare invece di energie rinnovabili.

Temi al centro anche dello Sciopero Generale del 23 ottobre e della concomitante manifestazione nazionale a Roma indetti dal Patto di Base.

Questa drammatica situazione sta pericolosamente incoraggiando e legittimando nella società la paura e la violenza nei confronti di ogni diversità di razza, genere, religione.
Il razzismo va combattuto giorno per giorno, parlando ai lavoratori e ai settori sociali più colpiti dalla crisi, attraverso lotte capaci di indicare i veri nemici - banchieri, rendita parassitaria e finanziaria, padronato e speculatori - che succhiano risorse allo società sottraendoli a scuola e sanità (dove migliaia di precari vengono licenziati), ai trasporti pubblici, alle pensioni e ai contratti, alle opere pubbliche necessarie al risanamento ambientale e al rilancio dell’occupazione.

E’ il momento di reagire e costruire insieme una grande risposta di lotta.

Il Patto di Base invita tutti e tutte a manifestare sabato 17 ottobre 2009

per dire no a razzismo, xenofobia, pacchetto sicurezza e per garantire a tutti, italiani ed immigrati, il diritto a: lavoro reddito casa salute

COBAS RdB SDL intercategoriale

sabato 3 ottobre 2009

Solidarietà ai lavoratori delle Pubbliche Assistenze di Castelfiorentino.
I Cobas Empoli-valdelsa esprimono la loro solidarietà ai lavoratori delle Pubbliche Assistenze Riunite che hanno visto in questi giorni tagliare pesantemente il loro contratto di lavoro. Lo facciamo al termine del presidio, dopo aver constatato l'insoddisfazione dei lavoratori e lo sconcertante comunicato firmato dalla CGIL-funzione pubblica che esprime “notevole soddisfazione” per i possibili esiti della trattativa, prodigandosi altresì in ringraziamenti per tutti (Presidente regionale dell'ANPAS e Assessorato regionale alla salute). A tal proposito è bene ricordare come oggi (giovedì 1ottobre) sia stato impedito ai lavoratori di prendere regolare servizio. La vicenda sembrerebbe surreale se non fosse che i protagonisti rappresentano al meglio le contraddizioni e le degenerazioni del cosiddetto terzo settore. Basti pensare che a guidare la ONLUS è un esponente del sindacalismo confederale che, a fronte di una incapacità nel gestire i bilanci dell'associazione, decide di fare quello che solitamente fanno i “padroni”: tagliare il personale per contenere i costi. A questo occorre aggiungere che difficilmente il dirigente di una ONLUS, essendo volontario, potrà essere chiamato a rispondere di eventuali danni o soprusi verso i dipendenti.
Sempre più spesso il terzo settore si trasforma nel luogo dello sfruttamento e del precariato con l'aggravante di fare tutto questo con soldi pubblici. Colpire questi lavoratori che svolgono un lavoro qualificato e importante per il territorio significa danneggiare non solo le loro famiglie ma anche i cittadini in condizione di maggiore disagio. Come COBAS abbiamo sempre contestato la necessità di esternalizzare i servizi sociali e sanitari, consapevoli che dietro a questi processi si nasconde molto spesso la precarizzazione dei rapporti di lavoro, condizioni contrattuali e retributive peggiori (un operatore del terzo settore guadagna in media 500 euro circa in meno di un dipendente ASL, molto spesso non ha ferie pagate...).
I Cobas Empoli-valdelsa oltre alla doverosa solidarietà e vicinanza ai lavoratori colpiti, offrono all'occorrenza tutto il supporto legale ove si rendesse necessario.
Cobas Empoli-valdelsa aderente alla Confederazione Cobas del lavoro privato