Davvero un grande successo il No Monti Day. Molte decine di migliaia
di persone, assai di più delle migliori previsioni, hanno manifestato a
Roma per la cacciata del governo Monti, contro la legge di
“in-stabilità” ammazza-Italia e le politiche disastrose del governo e
dei partiti che lo appoggiano: e i COBAS hanno dato un contributo
rilevante a questo successo.
Persino il tempo ci è stato favorevole – malgrado le previsioni di
piogge torrenziali – e così lavoratori/trici del pubblico e del privato,
operai e insegnanti, studenti medi e universitari, ambientalisti e
pensionati, precari e disoccupati hanno potuto esprimere senza intralci
la loro protesta contro politiche fallimentari che ci precipitano nella
“spirale greca”, con i tagli che provocano recessione a cui si risponde
con altri tagli fino alla catastrofe. Monti se ne deve andare – hanno
detto i manifestanti – perché ha provocato un massacro sociale per
abbattere il debito pubblico, che invece è aumentato in un anno dal 117%
del PIL al 126%; perché ha colpito salariati, pensionati, precari,
disoccupati, settori popolari, piccolo lavoro "autonomo", mentre nulla
stanno pagando gli evasori fiscali, i grandi patrimoni, banche, gruppi
finanziari e industriali, e la corruzione e le ruberie delle caste
politiche e manageriali raggiungono il parossismo. Il governo Monti se
ne deve andare perché vuole distruggere definitivamente la scuola
pubblica, aumentando l’orario lavorativo di un terzo ai docenti e
espellendo altre decine di migliaia di precari e deportando i docenti
“inidonei”; perché tiene bordone alla parassitaria dirigenza Fiat che,
dopo aver succhiato fondi pubblici in continuazione, ora vorrebbe
scappare con la cassa lasciando decine di migliaia di lavoratori/trici
in mezzo alla strada; perché chiama “sfigati” o “schizzinosi” quei
milioni di giovani precari che accettano qualsiasi lavoro a paghe da
Terzo mondo. I manifestanti hanno detto anche NO all'Europa dei patti di
stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità, dell’attacco alla
democrazia: e lo hanno fatto in modo assolutamente pacifico, grazie alla
consapevolezza collettiva e al lavoro unitario di tutela del corteo.Ora ci aspetta quel passo successivo invocato ripetutamente dagli interventi finali e dalla piazza: lo sciopero generale del 14 novembre. In tale data non ci sarà lo sciopero della CES, che ha provato ad appropriarsene con un appello inaccettabile nel contenuto e nella forma: tant’è che i sindacati italiani della CES (Cgil, Cisl e Uil) non sciopereranno per non disturbare il governo. Lo sciopero è partito da tutti i sindacati e movimenti sociali spagnoli, che il 14 porteranno nelle piazze milioni di cittadini: e si è poi esteso al Portogallo e alla Grecia con analoga partecipazione di popolo. La sconfitta delle politiche liberiste non può avvenire in un solo paese: dunque va raccolto l’appello dei tre popoli che il 14 protesteranno all’unisono contro tali politiche e che finalmente ci offrono l’occasione di una vera e grande mobilitazione popolare europea. Perciòi COBAS hanno indetto per il 14 novembre lo sciopero generale dell’intera giornata per tutte le categorie, e si augurano che tutto lo schieramento unitario del No Monti Day (e anche le forze che non vi hanno partecipato ma che vogliono cacciare il governo) facciano lo stesso per avere il 14 anche in tutte le piazze italiane il mare montante della protesta.