sabato 24 dicembre 2011

CONSIGLIERI PRIVATIZZATI (100% R.E.N.Z.I.)

Giovedì 22 dicembre 2011, Firenze ha visto una delle pagine politiche più brutte della
sua storia, quando, con il voto di 30 consiglieri su 42, é stata approvata la delibera della Giunta monocolore PD guidata da Matteo Renzi, che prevede lo smembramento di ATAF, un'azienda storica per Firenze ed i fiorentini, e la vendita della parte che gestisce il servizio ad un soggetto privato.
Si priva così la città di un suo patrimonio, tra l'altro a prezzo di saldo, nell'illusione che un gestore privato possa garantire "botte piena e moglie ubriaca", offrendo un servizio migliore a costi più contenuti; per credere a questa favola però, bisogna appunto essere ubriachi, perché ai consiglieri del PD ripetiamo chiaramente, ancora una volta, che è fortemente a rischio la qualità del servizio, e che altrettanto in grave pericolo sono centinaia di posti di lavoro, a cominciare da quelli degli amministrativi, da quelli dei lavoratori inidonei, e per finire, anche a quelli degli autisti, specialmente dopo il taglio di 3 milioni di km che verrà a breve attuato.
Non dimentichiamoci che per fare ciò, Renzi, oltre alla complicità di tutti i consiglieri del PD, ha ottenuto anche l'appoggio ed il voto dei consiglieri di UDC, FLI e Lega Nord, certificando una volta di più la sua indole di destra.
Due anni fa a Firenze è avvenuto "il più grande bluff dopo il Big Bang": pensavamo di assistere alle primarie di un partito che ritenevamo di centrosinistra, mentre invece abbiamo visto un uomo di destra trionfare nella consultazione di un partito a sinistra della destra.
In questo deprimente quadretto della politica fiorentina, non sono mancati lo "Scilipoti di turno" nella persona del consigliere IDV Giuseppe Scola, il “Ponzio Pilato” nelle vesti di Eros Cruccolini che si è astenuto, né la solita dimostrazione di incoerenza dei membri del PD che festeggiavano “a loro insaputa” la vittoria del "sì" al referendum del 13 giugno, per poi votare a favore della privatizzazione di un bene comune fondamentale come il TPL.
I “politici” fiorentini, tanto prodighi di “lacrime di coccodrillo” durante le dichiarazioni di voto in Consiglio Comunale, SAPPIANO CHE I TRAMVIERI CONTINUERANNO LA LORO BATTAGLIA, CON TUTTI I MEZZI LECITI A LORO DISPOSIZIONE, A FAVORE DEL SERVIZIO PUBBLICO E DELLE PROPRIE CONDIZIONI LAVORATIVE.
Se poi verranno messi in discussione anche i livelli occupazionali, i tramvieri non si vergogneranno di bussare alla porta dei vari Bonifazi, Dormentoni, Collesei, Pezza, Pierguidi, o magari anche del segretario metropolitano PD Mecacci, il cui silenzio è imbarazzante.
RSU ATAF

AUGURI PER IL 2012


Ci lasciamo dietro l’indimenticabile 2011 dello strabiliante e vincente risultato referendario su “acqua e nucleare”, suffragato da un plebiscito popolare che non si vedeva da vittorioso referendum antinucleare del 1987 .

Ci aspetta un 2012 irto di difficoltà , stante l’affondo del liberismo , responsabile della crisi e allo stesso tempo determinato a “ non fare prigionieri” tra i lavoratori e i ceti popolari.

L’allineamento tra FMI,BCE, governo Monti , è quanto di più nefasto ci poteva capitare : costoro intendono succhiare fino in fondo la linfa vitale della ricchezza sociale prodotta dal sudore della fronte e delle braccia.

Ci occorre la più vasta alleanza sociale e civile per contrastare questo disegno reazionario : che intende distruggere quel che resta del welfare con la scusa di “dare ai giovani togliendo ai vecchi”; che mercifica privatizzandoli i beni comuni , negando la funzione di servizio alla collettività ; che riduce l’ esistenza a “ vivere per lavorare” , nell’indigenza e la precarietà, senza diritti e a ritmi spietati; che ci condiziona alla subalternità dei sudditi in una democrazia autoritaria.

L’Augurio per il 2012 , sta nel predisporci aperti al contributo di tutte/i per resistere a questa deriva pericolosa , tirando fuori le migliori energie e i proponimenti che fanno da caposaldo per l’avvento dell’alternativa a questo sistema barbaro e fallimentare.

Buon Anno 2012

giovedì 15 dicembre 2011

mercoledì 14 dicembre 2011

Né folle né solitario: semplicemente fascista


Esprimiamo alla comunità senegalese tutta la nostra solidarietà e vicinanza. La vergognosa caccia all'uomo di ieri, che ha visto protagonista un noto neofascista aderente a CasaPound non può essere archiviata semplicemente come il "gesto di un folle" ma il prodotto più evidente di un clima politico e sociale sempre più torbido e in cui queste pulsioni xenofobe trovano l'acqua di coltura ideale. Gianluca Casseri ha alimentato la propria cultura razzista all'interno delle sedi neofasciste pistoiesi e fiorentine, aperte nell'indifferenza dei tanti amministratori locali. Amministratori troppo occupati a cacciare lavavetri e ambulanti per accorgersi che questo progressivo imbarbarimento delle relazioni sociali, regalava spazi e legittimità ai fascisti del terzo millennio. L'esecuzione sommaria di ieri, l'incendio di pochi giorni fa al campo Rom di Torino si aggiungono al lungo elenco di violenze che in questi ultimi anni hanno subito i migranti, vittime non solo della lunga stagione berlusconiana ma del silenzio complice (a volte connivente) del centro sinistra. Un lungo ventennio che attraverso decreti "antiborsoni", caccia all'ambulante, botte ai richiedenti asilo, detenzioni illegali nei CPT, hanno riformulato le regole della convivenza civile unicamente sul modello dell'impresa e dell'efficientismo, relegando i migranti a merce ricattabile a basso costo.
A tutti i professionisti del "cordoglio di rito", consigliamo vivamente la lettura dei commenti che i camerati dei vari gruppi neofascisti scrivono in queste ore sul web. Un invito che estendiamo anche al prefetto, preoccupato dalla solidarietà offerta dai centro sociali alla comunità senegalese, più che dalla pericolosità di chi, solo poco tempo fa, commemorava i cecchini fascisti che sparavano ai passanti fiorentini il 25 aprile.
La follia non è solo in quel gesto omicida, ma in chi continua a ridurla come tale, in chi si ostina a ignorare che la strage di ieri si iscrive pienamente nella storia del neofascismo: la mitologia del "bel gesto" e dell'azione purificatrice.
I Cobas Empoli-Valdelsa invitano tutte/i alla manifestazione di Firenze, che partirà da piazza Dalmazia alle ore 15, per esprimere una concreta solidarietà alla comunità senegalese e per chiedere l'immediata chiusura di tutte le sedi neofasciste.
Cobas Empoli-Valdelsa.

martedì 13 dicembre 2011

Presidio a Firenze Mercoledì 14 Dicembre ore 9.00 all'assemblea dell'ATO 3 per chiedere ai sindaci il rispetto dell'esito referendario


Presidio a Firenze Mercoledì 14 Dicembre ore 9.00
davanti al Grand Hotel Baglioni, piazza Unità d'Italia, all'assemblea dell'ATO 3 per chiedere ai sindaci il rispetto dell'esito referendario.
A meno di un mese dalla scomparsa degli Ambiti Territoriali Ottimali, alla viglia di un ATO unico di 285 comuni per il servizio idrico, come espresso dalla Giunta Regionale Toscana e nella prospettiva di un gestore unico quanto più lontano possibile da quella democrazia partecipata dell’acqua richiesta da 26 milioni di persone, l’Assemblea dei Sindaci dell’ATO 3 Medio Val d'Arno è stata convocata senza prevedere nella discussione nessun argomento a favore del rispetto dell'esito del referendum sull'acqua del 12 e 13 giugno scorsi.
Non solo. Dopo un referendum popolare che ha visto la partecipazione della stragrande maggioranza dei/delle cittadini/e di tutti comuni dell'ATO che hanno votato contro la privatizzazione del servizio idrico, tra i Sindaci esiste ancora la tentazione di prorogare la concessione per la gestione del servizio idrico a Publiacqua S.p.A., per avere ulteriori anni di gestione privatizzata!
Non un solo accenno, nell'ordine del giorno, alla ripubblicizzazione del servizio idrico come richiesto implicitamente nel I° quesito referendario da quasi tutta la popolazione Toscana e Italiana.
Non un solo accenno all’applicazione del II° quesito referendario, per togliere dalla tariffa il 7% di remunerazione garantita al capitale investito, che la Corte costituzionale a sancito come immediatamente applicabile.
I referendum non solo continuano ad essere disattesi ma si prepara un vero e proprio tradimento.
Ricordiamo che è proprio l'ATO, autorità pubblica di controllo dell'operato del gestore, e dunque proprio quei sindaci che lo compongono, a dover intervenire sulla tariffa per rispondere così alla volontà espressa da oltre il 65% dei/delle loro cittadini/e nei referendum.
All’opposto ci si prepara a garantire ulteriori profitti a quella compagine fatta di banche, multinazionali e imprenditori privati che non intendono rinunciare ai guadagni sicuri del “mercato” dei servizi pubblici locali.
Facciamo fatica a credere che Legalità e Democrazia possano essere calpestate impunemente da chi è stato/a eletto/a nei nostri Comuni per prendersi cura del “Bene Comune”.
Saremo presenti a Firenze Mercoledì mattina 14 Dicembre davanti al Grand Hotel Baglioni, in piazza dell'Unità d'Italia, all'assemblea dell'ATO3 perchè la richiesta ai sindaci di rispettare l'esito referendario del 12 e 13 Giugno diventi obbligo civile e rispetto della democrazia.
Nessuno è padrone dell’acqua, neanche i Sindaci, perché l’acqua è di tutti.
Forum Toscano dei movimenti per l'acqua ATO3
Comitato territoriale di Firenze

Quanti morti sul lavoro ancora?

I Cobas Scuola di Trieste e la Confederazione Cobas FVG esprimono la massima indignazione per quanto accaduto in data odierna, 12 dicembre 2011, al Palazzetto dello Sport di Trieste dove Francesco è stato ucciso sul posto di lavoro ed altri compagni di lavoro sono rimasti feriti.

Esprimono la massima vicinanza alla famiglia di Francesco Pinna per questo triste evento.

Evento che è figlio non della fatalità, ma di un modo di concepire il lavoro che è fuorviante.

Era uno studente, che come tanti studenti, per affrontare le spese quotidiane sono costretti a lavorare.

E pensare che qualcuno ha parlato di squadra. Ma quale squadra, quando sono lavoratori assunti per uno o due giorni solo per fare lavori a costo ribassato e dai grandi rischi?

Lavori saltuari e precari, come precarie spesso sono le condizioni di sicurezza sul lavoro.

Quello del montaggio dei ponteggi o dei palchi per i concerti è un settore spesso caratterizzato dal lavoro in nero o in grigio. Si chiamano studenti o persone, che senza alcuna formazione preventiva sulla sicurezza sul lavoro, per quattro soldi, mettono a rischio la propria incolumità psicofisica.

E nessuno può dire di non sapere, perché è fatto più che notorio che le cose funzionano, specialmente in quel settore , in questo modo.

Nessuna giustizia, nessun Tribunale, nessuna eventuale condanna riporterà in vita Francesco.

A quando una seria prevenzione sulla sicurezza sul lavoro?

Per evitare che altri lavoratori, giovani e precari perdano la vita per il lavoro?

I Cobas invitano la cittadinanza, tutta Trieste, ad essere vicini alla famiglia di Francesco nonchè a mobilitarsi per dire basta con gli omicidi sul lavoro e nel lavoro.

Cobas Scuola Ts

Confederazione Cobas FVG


sabato 10 dicembre 2011

I COBAS scioperano e manifestano il 12 dicembre Contro la patrimoniale alla rovescia del governo bipartisan Monti

Quanto fosse ultra-liberista il governo Monti, e la manovraccia che ci avrebbe imposto, era chiaro fin dalla investitura fatta da Re Giorgio (Napolitano). Per questo il 17 novembre abbiamo invitato, con la Cub, a scioperare, portando in piazza insieme agli studenti circa centomila manifestanti per sfiduciarlo immediatamente. Ma la soddisfazione generalizzata per la caduta di Berlusconi, le illusioni, fomentate dai massmedia, sui poteri salvifici di Monti, il sostegno trasversale delle caste politiche, l’acquiescienza di Cgil, Cisl e Uil hanno finora impedito che quella sfiducia di piazza avesse un seguito rilevante.

E così Monti ha potuto agire varando una patrimoniale alla rovescia, applicata ai residui redditi e diritti di milioni di salariati e ceti medi impoveriti: e non ai ricchi, ai grandi patrimoni, alle rendite finanziarie, agli evasori, alla casta politica, ai corrotti. La maggiore violenza il governo bipartisan la esercita contro le pensioni colpendo ancora una volta i più deboli, con lavoratori sfruttati fin da giovanissimi in attività usuranti che dovranno raggiungere i 42 anni di contributi (le donne 41, ma per tutti/e va aggiunto un anno prima di ricevere la pensione); con il passaggio al contributivo per tutti/e, un furto di decine o centinaia di migliaia di euro; con la sparizione dell’adeguamento all’inflazione delle pensioni da 1000 euro in su. Ma anche la nuova ICI colpirà tanti lavoratori/trici a basso reddito, proprietari di una casa che spesso non hanno ancora pagato, mentre l’aumento di 2 punti dell’IVA deruberà ulteriormente settori popolari già spremuti fino all’osso.

La vera “patrimoniale” è invece sparita, insieme all’aumento dell’IRPEF per i redditi alti: e non pagheranno niente le banche, la grande finanza, gli squali redditieri, gli evasori che derubano le casse pubbliche di circa 300 miliardi l’anno, le caste del capitalismo di Stato, la cui corruzione nelle strutture istituzionali dilapida almeno 200 miliardi annui.

Mentre centrodestra e centrosinistra sottoscrivono, Cgil, Cisl e Uil, tagliate fuori malgrado avessero accettato con calore Monti, hanno dato segni di vita, ma evitando di arrivare ad un vero sciopero generale, per il timore di effetti importanti sul quadro politico e non sollecitando una forte mobilitazione popolare. Lo sciopero, assurdamente frammentato, vedrà in campo il 12 dicembre solo la parte del lavoro privato su cui non grava la legge 146 antisciopero, e il 19 il Pubblico Impiego senza la scuola (solo una ora, insignificante nel contesto): e sopratutto la piattaforma degli scioperi non respinge l’intera manovraccia ma chiede alcuni ritocchi che non ne cambierebbero la natura antipopolare.

Pur tuttavia il 12 dicembre può essere comunque una giornata di mobilitazione. che spetta anche a noi potenziare il più possibile. Perciò i COBAS hanno convocato (come anche la Fiom) lo sciopero dell’intera giornata dei metalmeccanici e scioperi articolati a livello locale in altri settori del lavoro privato. Nel pomeriggio del 12, nelle principali città manifesteremo insieme anche a quei lavoratori/trici del Pubblico Impiego e della scuola che non potranno scioperare. Presidi e sit-in poi proseguiranno (a Roma davanti alla Camera e al Senato) nei giorni seguenti in contemporanea con le votazioni in Aula.

NO ALLA MANOVRACCIA, LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA E DA CHI CI SI ARRICCHISCE

venerdì 9 dicembre 2011

“La valle è nelle nostre mani” ORA E SEMPRE NOTAV


Anche questa giornata dell’8 dicembre passerà nella memoria leggendaria della Val di Susa, nel ricordo del dicembre di riconquista di Venaus 2005. Due cortei, partiti da Giaglione e Chiomonte, inerpicatisi attraverso il bosco della Ramats e poi scesi sul torrente della Clarea, accerchiano il cantiere e tagliano pezzi della recinzione in fil di ferro. Un altro corteo di altri mille valligiani parte da Susa e in protesta contro la Sitaf blocca l'autostrada in entrambe le direzioni, mentre da un palco barricadero si canta “bella ciao” e si distribuisce minestra calda.

Da che parte è la violenza ?!! Intossicazione di gas chimici proibiti, il fumo era tale che neppure gli alberi erano visibili. Centinaia di candelotti lanciati a altezza d’uomo: un ragazzo ferito gravemente alla testa, è stato portato via su una barella improvvisata fino all’arrivo dell’autombulanza che i poliziotti hanno tentato di impedire; un altro ferito all’occhio e uno alla mano. I lacrimogeni hanno provocato incendi nei boschi che i valligiani si sono buttati subito a spegnere. Ed ancora rischi seri di polmonite a causa degli abiti ghiacciati dagli idranti. Da parte dei valligiani solo scudi di plastica, per difendersi dagli idranti e caschi per proteggere la testa dai candelotti e da sassi lanciati dagli stessi poliziotti. La violenza vera è la devastazione che le istituzioni e i loro complici stanno perpetrando sulla Valle, sulla sua economia e sulla salute della popolazione.

ED ORA, A FRONTE DELLA “ MANOVRA “ GOVERNATIVA

LA LOTTA DELLA VALLE ASSUME UN VALORE GENERALE

La resistenza della Val Susa contro lo spreco di miliardi pubblici della Tav si identifica ora con la lotta a quella macelleria sociale e rapina economica che fa pagare la crisi, provocata dall’Europa dei banchieri e delle speculazioni padronali, alle famiglie italiane già classificate dagli indici europei sulla “soglia della povertà “, ai giovani precari, ai disoccupati, ai ceti medi.

La denuncia della Val di Susa del comitato trasversale degli affari, potentati economici e partitici in odore di mafia, diventa il simbolo della protesta contro la corruzione dell’amministrazione pubblica

La rivolta della Val di Susa contro gli invasori che hanno militarizzato il territorio con un feroce e assurdo spreco di denaro pubblico è la stessa contro l’assurdità morale ed economica delle spese militari che aggrediscono intere popolazioni per rapinare le loro risorse.
Torino 8 dicembre 20010

mercoledì 7 dicembre 2011

I padroni dell’acqua votano a favore dei predoni dell’acqua

Non è servito nè il voto di 27 milioni d’Italiani, nè la presenza di un centinaio di cittadini/e dell’ATO 2 a far cambiare idea ai/alle nostri/e amministratori locali.
Oggi martedì 6 dicembre si è riunita d’urgenza e a porte chiuse, l’assemblea dei sindaci dell’ATO2 per votare la proroga di 5 anni (dal 2021 al 2026) della concessione già ventennale della gestione del servizio idrico dei 57 comuni della nostra zona, facendo così un regalo ai privati di Acque SpA… e garantendo altri anni di profitti su un bene primordiale come l’acqua. Oltre alla dubbia legalità dell’operazione, che rischiamo di pagare duramente in futuro visto che il capitolato della
gara d’appalto internazionale prevedeva una scadenza di 20 anni per “potere ammortizzare gli investimenti….”, questa votazione va contro il referendum del 12 e 13 giugno nel quale 1.700.000 Toscani/e hanno detto chiaramente che il privato e il profitto devono stare fuori dalla gestione dell’acqua. Questa decisione presa all’unanimità dai sindaci dell’ATO 2 che in teoria ha funzione di “controllo del gestore” ed è a meno di un mese dalla sua scomparsa, ci sembra poco rispettosa della
volontà dei cittadini che hanno partecipato massivamente alla consultazione referendaria.
E’ questo il modello di Democrazia che vogliono fare rispettare i nostri sindaci? E’ questo il modello partecipativo del quale si vanta la Regione Toscana che da parte sua sta per votare una legge per creare un ATO (Ambito Territoriale Ottimo) regionale unico per l’Acqua composto da 285 comuni in vista del gestore unico privatizzato, estromettendo una volta di più i/le cittadini/e dai centri di controllo locali? Acea, Monte dei Paschi di Siena, Suez e Caltagirome comandano e i
sindaci, obbedienti, deliberano. Volevano la proroga della concessione, a dispetto del referendum, e l’hanno ottenuta. In disprezzo alla democrazia e alla volontà di tutti noi.
Forum Toscano dei movimenti per l’acqua ATO 2

martedì 6 dicembre 2011

Presidio COBAS alla FIAT















PAOLO GRISERI: 6dicembre 2011 La Repubblica
Fiat, momenti di tensione davanti all'Unione industriale
Gruppi di lavoratori si fronteggiano, tra scambi di insulti e lancio di uova, davanti alla palazzina dove si svolge l'incontro per estendere a tutto il gruppo il contratto di Pomigliano.
Una cinquantina di lavoratori con le bandiere dei sindacati del sì (FIM, uilm e Fismic) fronteggia altrettanti operai di Cobas e Usb. I due presidi sono divisi dalle transenne e da una zona franca di fronte all'entrata della palazzina di via Vela.
Arrivando all'incontro il leader del Fismic, Roberto di Maulo, ha detto che "è possibile arrivare alla stretta conclusiva entro domani". Nei giorni scorsi FIM e Uilm erano state più prudenti immaginando "una conclusione entro metà mese". All'incontro di oggi partecipa anche la Fiom. Poco prima delle 11 dal gruppo dei Cobas sono partiti insulti all'indirizzo dei lavoratori del sí. Alcuni operai del no hanno tentato di forzare le transenne. Ne è seguito un parapiglia, sono state lanciate uova, poi è intervenuta la polizia a far arretrare il gruppo dei Cobas. I due presidi contrapposti non sono mai entrati in contatto.
All'interno la trattativa è proseguita regolarmente. In apertura il capo delegazione della Fiat, Paolo Rebaudengo, ha chiesto ai sindacati la disponibilità a giungere a una firma. Entrando alla riunione anche il responsabile auto della Fim, Bruno Vitali, ha annunciato per "l'accordo potrebbe arriva domani o dopodomani". Per la Fiom invece "se ci chiedono la pura e semplice
estensione dell'accordo di Pomigliano, è chiaro che non c'è trattativa". Lo sostiene Maurizio Landini, segretario Fiom, secondo il quale Fim e Uilm dovrebbero spiegare come fanno ad accettare di cambiare gli accordi senza nemmeno un referendum tra i lavoratori".
Dopo il no della Fiom, la trattativa è proseguita con gli altri sindacati.

lunedì 5 dicembre 2011

Una patrimoniale alla rovescia


Monti ruba a chi ha sempre pagato e non tocca ricchi, evasori, politicanti e corrotti

Alla fine Monti una “patrimoniale” l’ha fatta, però alla rovescia, applicandola a quel poco di redditi e di diritti restati a milioni di salariati e di ceti medi impoveriti: e non ai ricchi, ai grandi patrimoni, alle rendite finanziarie, agli evasori, alla casta politica, ai corrotti.

La maggiore violenza il governo bipartisan la esercita contro le pensioni. Nonostante l’INPS sia in attivo (se si escludono le spese assistenziali, assurdamente a carico delle pensioni), malgrado ci siano tre milioni di persone che ricevono pensioni da 5000 fino a decine di migliaia di euro mensili e/o cumulino più pensioni a lauti stipendi succhiando oltre 200 miliardi all’anno, ancora una volta vengono colpiti i più deboli. Lavoratori dai miseri salari, sfruttati fin da giovanissimi e in attività usuranti, dovranno raggiungere i 42 anni di contributi (le donne 41), con un furto di almeno 30 mila euro in media. Il passaggio al contributivo per tutti/e è un latrocinio ancor maggiore, da diverse decine a centinaia di migliaia di euro. Ed è un furto anche l’innalzamento di un anno delle pensioni di vecchiaia, mentre sparirà l’adeguamento all’inflazione delle pensioni da 1000 euro in su.

La nuova ICI colpirà (rivalutazione delle rendite catastali del 60%) tanti lavoratori/trici a basso reddito, che con grandi sforzi hanno acquistato una casa che spesso non hanno ancora pagato, mentre l’ulteriore aumento di 2 punti dell’IVA deruberà ulteriormente settori popolari già spremuti fino all’osso.

La vera “patrimoniale” è invece sparita, insieme all’aumento dell’IRPEF per i redditi più alti: eppure sarebbe bastata una tassa dell’1% sui patrimoni di quel 10% di ricchi che posseggono il 55% della ricchezza nazionale, per avere oltre 50 miliardi di euro, il doppio dell’attuale manovraccia. Nè pagheranno alcunchè le banche, la grande finanza, gli squali redditieri che hanno ingigantito la crisi e che ci si arricchiscono tuttora

Gli evasori, quelli/e che derubano le casse pubbliche di circa 300 miliardi l’anno, non verranno manco sfiorati dalla “tracciabilità” oltre i mille euro. Il taglio dei costi della politica politicante è svanito, vitalizi e cumuli di pensione (basterebbe eliminarli per recuperare un centinaio di miliardi annui) compresi. E nulla toccherà la corruzione interna alle strutture istituzionali e amministrative che dilapida almeno 200 miliardi annui.

Centrodestra e centrosinistra mugugnano come Cgil, Cisl e Uil ma accetteranno tutto, sotto diktat di quegli Stati “virtuosi”, Germania in primis, che si sono arricchiti con l’euro e che vogliono far pagare la crisi ai settori popolari dei paesi come l’Italia, che hanno salari, pensioni e garanzie dimezzati rispetto ai paesi “forti”.

Non possiamo sperare nulla dalle caste politiche e sindacali di Stato. Dobbiamo rapidamente costruire la più vasta alleanza sociale tra tutti/e coloro che pagheranno la crisi, usando tutte le forme di protesta, da mettere in campo nelle prossime settimane, che allarghino e potenzino il fronte anti-crisi, in assoluta indipendenza dalle forze politiche e sindacali del capitalismo privato e di Stato.

LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA E DA CHI CI SI ARRICCHISCE

CONFEDERAZIONE COBAS

domenica 4 dicembre 2011

lavorare meno per lavorare tutti

Sulla riduzione generalizzata dell'orario di lavoro. B. Russel, pose il problema già nel 1935 con il famoso esempio della fabbrica degli spilli. Se l'introduzione di nuove macchine consente di raddoppiare ciò che si produce e, nella società non c'è richiesta di questo surplus, tanto che non si riesce a vendere nemmeno ad un prezzo inferiore, in un "mondo organizzato secondo ragione la conseguenza sarebbe che gli addetti alla fabbricazione degli spilli lavoreranno quattro ore e tutto il resto andrà avanti come prima. Ma una soluzione così semplice verrebbe considerata oggi immorale; così in realtà gli uomini continuano a lavorare otto ore, c'è sovraproduzione di spilli, alcune fabbriche sono sostrette a chiudere e metà degli addetti alla produzione sono espulsi dal lavoro. Da un punto di vista globale le ore non lavorate sono le stesse, solo che in tal modo metà delle persone è ancora oppressa da un lavoro eccessivo e l'altra metà è a spasso. Il tempo libero, invece di essere fonte di felicità per tutti, diventa miseria generalizzata. Si può immaginare qualcosa di più insensato?". 76 anni dopo, alla luce della crisi attuale, siamo a porci ancora la stessa domanda.

sabato 3 dicembre 2011

Per il rispetto dell'esito referendario

Presidio a San Miniato (Pi) Martedì 6 Dicembre ore 10.00
davanti alla Casa culturale di San Miniato Basso, via Pizzigoni 10, all'assemblea dell'ATO 2 per chiedere ai sindaci il rispetto dell'esito referendario

ATO 2
provincia di Firenze:
CAPRAIA E LIMITE, CASTELFIORENTINO, CERRETO GUIDI, CERTALDO, EMPOLI, FUCECCHIO, GAMBASSI TERME, MONTELUPO F.NO, MONTESPERTOLI, VINCI
provincia di Lucca: ALTOPASCIO, CAPANNORI, VILLA BASILICA, PORCARI ,MONTECARLO
provincia di Siena: POGGIBONSI, SAN GIMIGNANO
provincia di Pistoia: PESCIA, BUGGIANO CHIESINA UZZANESE, LAMPORECCHIO, LARCIANO, MARLIANA, MASSA E COZZILE, MONSUMMANO TERME, MONTECATINI TERME, PIEVE A NIEVOLE, PONTE BUGGIANESE, UZZANO
provincia di Pisa: TUTTI COMUNI

COMUNICATO STAMPA

L'assemblea dei sindaci dell'ATO2 Basso Val d'Arno contro l'esito referendario

A meno di un mese dalla scomparsa degli Ambiti Territoriali Ottimali e da un indirizzo espresso dalla Regione Toscana di integrazione in un ATO unico di 285 comuni per il servizio idrico, nella prospettiva di un gestore unico quanto più lontano possibile da quella democrazia partecipata dell’acqua richiesta da 26 milioni di persone, l’ordine del giorno di convocazione urgente dell’Assemblea dei Sindaci dell’ATO 2 Basso Val d'Arno, provoca rabbia, sdegno e indignazione in tutti coloro che hanno a cuore la democrazia.

Dopo un referendum popolare che ha visto la partecipazione della stragrande maggioranza dei/delle cittadini/e di tutti comuni dell'ATO che hanno votato contro la privatizzazione del servizio idrico, si propone la revisione del piano d’ambito in vista di nuovi aumenti tariffari e la proroga di ben 5 anni della concessione per la gestione del servizio idrico a Acque S.p.A., passando così dai 20 già concessi a 25 anni di gestione privatizzata!
Non un solo accenno, nell'ordine del giorno, alla ripubblicizzazione del servizio idrico come richiesto implicitamente nel I° quesito referendario da quasi tutta la popolazione Toscana e Italiana.
Non un solo accenno all’applicazione del II° quesito referendario, per togliere dalla tariffa il 7% di remunerazione garantita al capitale investito, che la Corte costituzionale a sancito come immediatamente applicabile.
I referendum non solo continuano ad essere disattesi ma si prepara un vero e proprio tradimento.
Ricordiamo che è proprio l'ATO, autorità pubblica di controllo dell'operato del gestore, e dunque proprio quei 57 sindaci che lo compongono, a dover intervenire sulla tariffa per rispondere così alla volontà espressa da oltre il 65% dei/delle loro cittadini/e nei referendum.
All’opposto ci si prepara a garantire ulteriori profitti a quella compagine fatta di banche, multinazionali e imprenditori privati che non intendono rinunciare ai guadagni sicuri del “mercato” dei servizi pubblici locali.
Facciamo fatica a credere che Legalità e Democrazia possano essere calpestate impunemente da chi è stato/a eletto/a nei nostri Comuni per prendersi cura del “Bene Comune”.
Saremo presenti a San Miniato Martedì mattina 6 Dicembre davanti alla Casa culturale di San Miniato Basso, via Pizzigoni 10, all'assemblea dell'ATO2 perchè la richiesta ai sindaci di rispettare l'esito referendario del 12 e 13 Giugno diventi obbligo civile e rispetto della democrazia.
Nessuno è padrone dell’acqua, neanche i Sindaci, perché l’acqua è di tutti.


Forum Toscano dei movimenti per l'acqua ATO2
Comitato Acqua Bene Comune Pisa
Forum Acqua Valdera
Comitato Empolese Valdelsa - 2Si per l'acqua bene comune
Comitato Pistoiese per l’Acqua Bene Comune
Comitato Senese acqua pubblica
Comitato referendario provincia di Lucca

lunedì 21 novembre 2011

Il “professore” e gli operai


Agli operai, e più in generale ai lavoratori, oltre che al resto della società umiliata e offesa nei 3 anni e mezzo dell’ultimo governo, il governo Monti, entrando in carica, ha riservato questo programma:


1) nessun rimedio sarà portato al massacro provocato dal governo berlusconiano, compresa la cosiddetta riforma Gelmini, di cui sarà ultimata rapidamente l’esecuzione;

2) si allontanerà sempre più nel tempo l’andata in pensione, il cui trattamento economico diventerà ancora più miserevole, perché sarà calcolato con parametri che ne ridurranno di molto l’ammontare;

3) l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori sarà contro-riformato, per permettere i licenziamenti senza “giusta causa”;

4) le aliquote IVA, dopo l’aumento di 2 mesi fa (con l’inflazione saltata al 3,4%!), ne subiranno un altro, insieme alle imposte sui prodotti petroliferi, per continuare a taglieggiare ferocemente le retribuzioni;

5) sarà reintrodotta l’ICI sulla prima casa, che il reuccio di Arcore aveva abolito per fare il pieno di voti e, mantenuti i pesanti tagli ai servizi pubblici e sociali degli enti locali;

6) saranno diminuite le imposte a carico delle aziende e la loro quota di versamenti all’Inps.


Ma viene subito da dire: che bisogno c’era di chiamare il “professore” a fare questo nuovo governo, visto che il suo programma non è che la prosecuzione di quello voluto e benedetto dall’Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea e già passato, tra luglio e ottobre, in tre provvedimenti del governo Berlusconi?

Non è un caso che a sostenerlo in parlamento, con voto di fiducia determinante, sia stato il PdL, per spacciarsi come partito “responsabile e patriottico” e, al tempo stesso, per non passare come direttamente colpevole degli ulteriori assalti ai settori sociali già massacrati dalle sue politiche!!!


A questo stesso gioco si prestano anche i partiti di Bersani e di Di Pietro, oltre a quelli di Fini, Casini e Rutelli, prima impegnati a fare finta di opporsi alle tre scellerate manovre governative (guardandosi bene però dal disturbare il manovratore), e ora scattati sull’attenti a tributare la fiducia all’ “insigne” professore e agli “insigni” ministri del suo governo “tecnico”, cioè tecnicamente all’altezza del lavoro di macelleria sociale, con cui vogliono continuare a gestire la crisi.

In questa partitaccia un ruolo importante lo svolge la grancassa pubblicitaria a cui siamo sottoposti da inizio novembre a favore di Mario Monti, spacciato per il salvatore della patria e dell’economia!

Un modo ingannevole, questo, di presentarci il “professore” e il suo governo, che molti mezzi d’informazione stanno usando per ubriacarci di chiacchiere.

Un modo già usato a favore di personaggi come Berlusconi e i suoi ministri, che hanno sfornato a non finire leggi, decreti, manovre “lacrime e sangue” contro lavoratori, pensionati, studenti, disoccupati, oltre che provvedimenti per impedire condanne penali a carico del cosiddetto “premier” e della sua cricca di governo e sottogoverno: un’autentica associazione a delinquere!

Ma, si sa, i padroni dei mezzi d’informazione sono, in genere, i poteri forti economici e finanziari, quelli che hanno provocato la crisi: ieri rappresentati da Berlusconi, oggi costretti, dopo il suo sputtanamento, a cambiar suonatore, per potersi beare della stessa musica, quella dell’intoccabilità dei loro privilegi.

Chi sperava che dal governo del professor Monti, uomo dei poteri forti, sarebbe uscito qualcosa di buono, resterà deluso. Tutto questo dovrà indurci a intraprendere una lotta determinata e risoluta, per smettere di stare a mani alzate a subire sacrifici su sacrifici e per riprendere fiducia in noi stessi e nelle nostre forze, piuttosto che nei “pierini” governativi.

mercoledì 16 novembre 2011

NE PUBBLICO NE PRIVATO MA COMUNE

In vista della manifestazione nazionale del 26 novembre a Roma
Sabato 19/11 ore 18 c/o il csa Intifada, via XXV aprile 1, Ponte A Elsa, Empoli (FI)
Incontro per approfondire e discutere gli orizzonti oltre la proprietà (privata o pubblica), le politiche di austerity imposte da BCE e Governo e il lancio della campagna di “Obbedienza civile”.

Saranno presenti: Alessandro Nannini (coord. Rsu ATAF Firenze), Alessandro Porcinai (rsu Cobas Publiacqua) e le realtà locali che lottano contro le privatizzazioni e per la difesa dei beni comuni.
12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l'uscita dell'acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un'inversione di rotta rispetto all'idea del mercato come unico regolatore sociale.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali - ad eccezione del Comune di Napoli - proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo. Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato ”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum.
Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
Il risultato referendario deve essere rispettato e per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.
Sabato 26 novembre TUTT@ ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
I Cobas Empoli-Valdelsa
e la Comunità in Resistenza organizza autobus con partenza da Empoli. Info: 3381383792 – 3496198401 - 0571931021

venerdì 11 novembre 2011

Straordinario successo della lista Cobas ATI alle elezioni per L' RSU nella Società cooperativa ATI

Un successo straordinario: 89% di votanti, 62 voti COBAS (su 70 dipendenti), 0 nulle, 0 bianche. Di seguito il comunicato.


Comunicato Cobas del 11/11/11
Straordinario successo della lista Cobas ATI alle elezioni per L' RSU nella Società cooperativa ATI

Mercoledì 9 e giovedì 10 novembre si sono svolte le elezioni per eleggere le Rappresentanze Sindacali Unitarie alla ATI Società cooperativa (settanta dipendenti, CCNL Igiene Urbana) con sede a Castelfiorentino. La costituzione della RSU è stata fortemente voluta dai lavoratori e dalle lavoratrici della cooperativa che hanno firmato per presentare la lista del sindacato di base ben oltre il numero degli iscritti ai Cobas e del numero di firme necessarie ad indire le elezioni. E' stato un voto che cadeva nel pieno della vertenza sul rinnovo contrattuale di settore, caratterizzata da proposte padronali che attaccano fortemente le nostre condizioni di lavoro e di vita: spostamento delle decorrenze di aumento contrattuale, taglio del TFR e delle maggiorazioni notturne, ampliamento della flessibilità oraria, taglio delle quote sulle ore straordinarie diurne, taglio della retribuzione nel caso di malattia e di quelle destinate a salute e sicurezza (in un settore dove gli infortuni sono in costante aumento). A tutto questo si è aggiunta la pretesa di FP CGIL ‐ FIT CISL – UILTRASPORTI e FIADEL di modificare le regole sulle RSU, attraverso un protocollo che blocca gli spazi di democrazia sindacale, innalzando dal 5% al 20% il numero di firme necessarie per poter presentare le liste alle elezioni RSU e la pretesa che tali firme debbano essere raccolte e certificate dagli uffici del personale delle aziende (una illegale schedatura delle opinioni sindacali in violazione ai diritti e principi sanciti dallo statuto dei lavoratori). Norme vessatorie che vanno ad aggiungersi al mantenimento del privilegio feudale del 33% di voti a prescindere dai risultati ottenuti. Con il voto odierno, le lavoratrici e i lavoratori della cooperativa Ati hanno dato innanzitutto una risposta a tutto questo. Il numero dei votanti è stato: 62 lavoratori su 70, per una percentuale degli aventi diritto dell' 89 %.
I voti complessivi della lista Cobas sono stati : 62. Schede nulle: 0. Schede bianche: 0. La cooperativa avrà pertanto una rappresentanza sindacale completamente Cobas con tre delegati.
Ringraziamo tutti/e i lavoratori e le lavoratrici che, conoscendoci (aspetto non secondario rispetto ai distaccati confederali), ci hanno dimostrato fiducia ancora una volta.

Cobas Empoli-valdelsa aderente alla Confederazione Cobas del lavoro privato

lunedì 7 novembre 2011

Un sopruso da respingere e contro cui mobilitarsi Solidarietà a Riccardo Antonini. Riassumiamolo subito!!

Riccardo Antonini è il delegato ferroviere che svolge da mesi un importante ruolo di consulenza di parte civile nell'incidente probatorio per l'inchiesta lucchese sulla strage alla stazione di Viareggio. Riccardo da decenni opera in difesa della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, il suo impegno a fianco delle famiglie viareggine colpite dalla strage di due anni fa è stato sempre avversato dai vertici delle ferrovie spa che poche ore fa hanno deciso di licenziarlo con effetto immediato.
Ferrovie spa e vertici delle stesse, per mesi, hanno cercato di ostacolare la campagna dei familiari di Viareggio, si sono avvalsi di tutti gli strumenti per isolare i comitati che reclamano sia fatta piena luce su questa strage che ha ucciso tanti innocenti. Le hanno provate di tutte, da campagne di stampa sui principali giornali fino ai richiami per impedire ad Antonini di svolgere quell'importante ruolo di consulenza a favore dei familiari delle vittime
In questa veste , Riccardo ha partecipato agli accertamenti , agli incidenti probatori , in questa veste Riccardo ha smontato pezzo per pezzo la versione dei fatti fornita dalle Ferrovie e dai suoi consulenti strapagati
Tra i motivi del licenziamento non c'è solo il suo ruolo di consulente ma anche la partecipazione (fuori dall'orario di lavoro) ad una manifestazione, il 9 settembre a Genova, nel corso della quale venne contestato da lavoratori e familiari l'ad del Gruppo Fs Mauro Moretti.
Il licenziamento di Antonini è un atto arbitrario, un abuso di potere da respingere. Esprimiamo solidarietà e appoggio a Riccardo, ai familiari delle vittime di Viareggio. Chiunque abbia a cuore le sorti della libertà e della democrazia nel nostro paese non può che sostenere la immediata riassunzione di Riccardo

Confederazione Cobas

sabato 5 novembre 2011

Condannato Matteo Renzi

Forse non tutti sanno che è stata emessa la condanna in primo grado da parte della Corte dei conti della Toscana per il danno erariale dovuto all’ inquadramento contrattuale (un livello maggiore del dovuto) di alcuni assunti a tempo determinato. I giudici hanno accertato come in numerosi casi il giovane Renzi, all'epoca dei fatti Presidente della provincia di Firenze, piazzava ai vertici dell'Ente amici e amichette senza alcun titolo e qualifica. I giudici hanno potuto appurare come nei ruoli-chiave dell'Ente non c'erano professionisti e nemmeno neolaureati, ma invece si trovavano ad esempio un'ex-cassiera di un Outlet, una ex barista, una ex addetta al guardaroba di un night club... Ovviamente senza nessuna offesa per queste categorie.
Questa imputazione ha una doppia valenza in quanto, oltre al danno erariale, stando alle accuse della corte dei conti, riportate da Il Giornale del 20.12.10, Renzi avrebbe fatto venti assunzioni con modalità non cristalline. Non importa poi se, in fase di giudizio, la cifra è stata ridotta da 2 milioni a circa 50 mila euro: il fatto sussiste come dimostra la condanna. Riguardo alle assunzioni poco trasparenti si torna al problema della fedeltà al sindaco scambiata per meritocrazia. Dal Fatto Quotidiano del 20.12.10 si legge che anche al comune di Firenze permarrebbero gli stessi problemi: i milioni sperperati sarebbero dieci spalmati in cinque anni per coprire ben quaranta assunzioni, ufficio stampa escluso, Più che sui curriculum e sulle competenze specifiche, la scelta sarebbe stata fatta basandosi sull’’intuito personale’ di Renzi o di chi gli sta vicino. Con i quaranta nuovi assunti esterni per cinque anni, si legge in un’interpellanza al sindaco, si sfiorano i 10 milioni di euro l’anno, cifra che viene altamente superata se consideriamo che in questo conteggio sono esclusi i premi di produzione e gli straordinari”. Naturalmente da quella data le assunzioni “fiduciarie” sono continuate, incrementando di molto la spesa.

La “ripetita” che in questo caso non “iuvant” affatto, dimostra come si configuri un vero e proprio “modello Renzi” che più che “il nuovo che avanza” ricorda metodologie da “prima repubblica”. Alcuni nomi che compaiano nella sentenza della corte dei conti continuano ad essere persone di fiducia del Sindaco, tanto che questi portaborse sono stati trasferiti o assunti in Comune con le medesime modalità già oggetto di condanna.
Ma Renzi, non contento, nella riorganizzazione della “struttura organizzativa del comune di Firenze” avvenuta, come nel suo stile senza nessuna forma di confronto sindacale, ha addirittura provveduto alla promozione di funzionari in ruoli dirigenziali di alcuni di quegli stessi nomi, operazione che certo non sfuggirà né alla Corte dei Conti né alla Magistratura.
Un altro signore ha condizionato la vita politica e giudiziaria di questo paese con una sorta di quasi ventennale delirio di impunità. Sarà stata una pausa dello stesso delirio che ha suggerito a Renzi di inserire tra le “cento sciocchezze” partorite al “Big Bluff” anche una specie di amnistia per i politici corrotti?
Resta il fatto che gli oltre tre milioni di Euro tagliati in due anni al salario accessorio dei dipendenti comunali, onesti vincitori di concorsi, stanno servendo per pagare lo stipendio, più straordinari, a decine di portaborse di cui si è circondato il rottamatore.
Mentre, con largo anticipo rispetto ai dettami della BCE, l’Amministrazione giustifica il taglio dei nostri stipendi con esigenze di bilancio e con l’idea di dare il buon esempio al MEF, che, come è ampiamente noto, sta conducendo un’inchiesta sulla modalità di distribuzione del salario accessorio degli ultimi dieci anni, il “peggiore”, da un lato taglia salari, privatizza servizi, vende aziende pubbliche, e dall’altro ha costruito un sistema clientelare a nostre spese e a spese della collettività per alimentare la macchina del consenso.
Non basteranno cento “Leopolde” per coprire le menzogne di questo personaggio.

Link sentenza corte dei conti:
http://www.respamm.it/giurisprudenza/viewdec_s.php?id=2C%B8%19J%D4%DD%12%86%C3%8E%E6%A6%09t%DF%9A%AA%C7D%2C%C2%10%C5%A6j%F2%C3%B6%DB%B1%2C&srchp=76

sabato 29 ottobre 2011

IL 17 NOVEMBRE 2011 I COBAS CONVOCANO, INSIEME ALLA CUB, LO SCIOPERO GENERALE DELL’INTERA GIORNATA.

I COBAS MANIFESTERANNO NELLE VARIE CITTA’ INSIEME AGLI STUDENTI IN LOTTA

NO ALLA LETTERACCIA E AL DIKTAT FRANCO-TEDESCO

NESSUN PROVVEDIMENTO DELLA LETTERA-VERGOGNA DEVE PASSARE

USCIRE DALLA CRISI E’ POSSIBILE CAMBIANDO SISTEMA

L’agonizzante governo Berlusconi tenta di salvarsi accettando il diktat di Francia e Germania che vogliono far pagare la crisi ai popoli dei paesi più deboli delle UE, e con la “letteraccia” portata servilmente a Bruxelles programma un ulteriore massacro sociale.

Nel documento sono condensati tutti i sogni e i desideri di quel liberismo incontinente che ha provocato in Europa e nel mondo la crisi economica e finanziaria, quella occupazionale, ambientale ed energetica. Vi sono contenuti: la massima libertà di licenziamento nel lavoro privato e in quello pubblico; la deportazione coatta di dipendenti pubblici da un settore all’altro e l’introduzione della Cassa Integrazione; la cancellazione definitiva dei contratti nazionali e di ogni residuo di democrazia sindacale e di diritti del lavoro; l’ulteriore scempio del sistema pensionistico; l’annullamento del risultato referendario su acqua e servizi pubblici, che si vogliono gettare in pasto globalmente al mercato e alla speculazione privata; la svendita del patrimonio e della ricchezza collettiva (demanio, beni culturali e ambientali ecc..); fino alla retribuzione dei docenti e al finanziamento alle scuole basati sui grotteschi quiz Invalsi, di cui nella primavera scorsa ha riso mezza Italia.

La sedicente opposizione parlamentare ha risposto con flebili proteste solo sui licenziamenti facili: ma di fatto non si oppone all’intero impianto anti-sociale, accettando che a pagare siano sempre e soltanto i settori sociali più deboli e indifesi.

FERMIAMOLI!! LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA.

Dopo decenni di liberismo selvaggio il 10% degli italiani/e possiede circa il 55% della ricchezza nazionale. Si calcola che il patrimonio di questa classe di super-ricchi ammonti a circa 5000 miliardi di euro. Una tassa patrimoniale anche solo di un misero 1% metterebbe a disposizione 50 miliardi di euro l’anno.

Autorevoli esperti stimano tra i 300 e i 400 miliardi di euro l’evasione fiscale annua. I mezzi per combatterla si conoscono bene e sono realizzabili in tempi rapidi. Basterebbe recuperarne anche solo il 20% per avere a disposizione circa 70 miliardi annui.

La corruzione all’interno delle istituzionali pubbliche, nazionali e locali, l’assalto alla ricchezza pubblica, portato da migliaia di mafie e clientele politiche dentro gli apparati di potere pubblico, dilapida, secondo addirittura fonti istituzionali, almeno 200 miliardi annui: pure qui un recupero, con mezzi facilmente individuabili, anche solo del 20% metterebbe a disposizione 40 miliardi di euro.

Ponendo limiti alle “pensioni d’oro” si risparmierebbero decine di miliardi l’anno; e lo stesso avverrebbe con la cancellazione delle missioni di guerra (siamo al quinto posto in materia), la chiusura delle basi, la drastica riduzione delle spese militari.

Insomma, basterebbero questi cinque provvedimenti per avere a disposizione oltre 200 miliardi annui in più, non solo per ripianare i buchi del bilancio pubblico senza bisogno di alcun taglio o massacro sociale, ma per garantire salari e pensioni soddisfacenti, un reddito sociale minimo per tutti/e, il diritto alla casa a canone sociale; per investire significativamente nella scuola e nella sanità pubblica, nei servizi sociali, nei beni comuni, nella tutela del patrimonio naturale ed artistico, nel risanamento idro-geologico, nella ricerca; per porre fine alla precarietà ed espandere l’occupazione stabile e il benessere sociale.

IL 17 NOVEMBRE 2011 I COBAS CONVOCANO, INSIEME ALLA CUB, LO SCIOPERO GENERALE DELL’INTERA GIORNATA.

Il 17 è anche la giornata mondiale degli studenti ed in tutta Italia si svolgeranno manifestazioni di centinaia di migliaia di giovani delle scuole e dell’Università.

I COBAS MANIFESTERANNO NELLE VARIE CITTA’ INSIEME AGLI STUDENTI IN LOTTA

Confederazione COBAS

giovedì 27 ottobre 2011

UN IGNOBILE ATTACCO AI COBAS, L’ANALISI DEL 15 OTTOBRE E COME CONTINUARE

Nel sito di Contropiano, giornale della Rete dei Comunisti (questa formazione, che andrebbe definita Rete degli Stalinisti, costituisce da sempre il "braccio politico" della RdB, oggi costituente principale del sindacato USB), che nelle settimane scorse aveva continuamente diffuso resoconti delle riunioni nazionali per il 15 ottobre che accusavano i promotori del corteo a P.S.Giovanni di essere al servizio del centrosinistra per depotenziare la protesta, è comparso un ignobile scritto, una vera dichiarazione di guerra nei confronti di Piero Bernocchi, portavoce nazionale dei COBAS, di Luca Casarini (oltre che di Vendola) e di quelle che vengono definite le “loro rispettive formazioni politiche", e cioè, per quel che ci riguarda, i COBAS.
Miserabili farneticazioni staliniste: Bernocchi e Casarini (e "le loro formazioni politiche") sono dichiarati "nemici di classe... CONTINUA

sabato 22 ottobre 2011

Empoli con la Val di Susa che resiste

Stazione ferroviaria di Empoli.
Le reti del fortino della Maddalena, il filo spinato, gli uomini in armi sono il simbolo dell’arroganza dello Stato. Il simbolo concreto e violento della volontà di imporre con la forza scelte non condivise.
Nella loro materialità eccessiva sono un chiaro monito: di qui non si passa, i più forti siamo noi. La spinta a tagliarle, a riprendersi la terra e la libertà di scegliere il proprio presente è frutto di una spinta più etica che politica.
Quando crollano le dittature la gente non si accontenta della fine di un regime, ma si affretta ad abbatterne i simboli.
Per questo da mesi i No Tav assediano il fortino.

giovedì 13 ottobre 2011

COMUNICATO DELLA CONFEDERAZIONE COBAS SULL’ARRESTO DI BOBO APRILE E ALTRI 17 COMPAGNI A BRINDISI

BOBO

Il compagno Bobo Aprile della Confederazione Cobas di Brindisi , animatore dei movimenti sociali,sindacali,ambientalisti,culturali, di tutela dei diritti dei migranti e degli oppressi, questa mattina è stato privato della libertà personale e posto agli arresti domiciliari, insieme a lui altri 17 arrestati e 11 denunciati del movimento dei disoccupati organizzati.
I capi di imputazione parlano di “ interruzione di pubblico servizio, violenza privata ,…” in riferimento alle lotte promosse dalla Confederazione Cobas per sostenere il diritto al lavoro dei disoccupati, aprendo una vertenza con la ditta Monteco, che svolge in appalto lo smaltimento dei rifiuti urbani. In particolare, si fa riferimento alle giornate di lotta del 1-2 marzo 2011, quando si produsse una forte astensione dal lavoro e dal servizio , il cui clamore dette luogo all’avvio delle trattative con l’allora sindaco Mennitti (poi dimissionario, ora c’è il commissario Prefettizio in attesa di elezioni) che aprì un tavolo con i Cobas per affrontare la situazione.
Sono trascorsi 8 mesi da quella usuale e giusta iniziativa senza che alcuna comunicazione sia stata fatta agli attuali perseguitati: desta sospetto che l’ operazione sia scattata il giorno stesso che nella piazza principale di Brindisi (piazza Vittoria, ore 17) è prevista e confermata la grande manifestazione indetta dai Cobas in sostegno dell’occupazione, dei diritti e della dignità dei disoccupati e dei lavoratori , alla vigilia della mobilitazione nazionale del 15 ottobre a Roma.

La Confederazione Cobas deplora e denuncia il comportamento subdolo e fazioso degli inquirenti , votato a reprimere le lotte sindacali e popolari invece che a proteggere coloro che soffrono l’indigenza e le discriminazioni. Ciò è ancora più grave a Sud, dove endemica è la carenza del lavoro e massiva è l’esclusione sociale e l’emigrazione, dove l’impegno civile e sindacale è visto di malocchio è c’è più disponibilità tra gli inquirenti a fare carriera ai danni del protagonismo sociale.
La Confederazione Cobas mobilitata nel fornire il massimo sostegno ai lavoratori e ai ceti popolari - investiti da questa tremenda e permanente crisi causata dalle banche e dalla speculazione finanziaria - attraverso vertenze e azioni dirette , scioperi e manifestazioni , assume la liberazione di Bobo e degli altri 17 compagni arrestati come impegno incondizionato e teso alla scarcerazione immediata, anche per dare a questi nostri compagni la possibilità di partecipare alla manifestazione nazionale a Roma del 15 ottobre, a cui stavano contribuendo con i bus delle lotte dei disoccupati, dei lavoratori e degli ambientalisti brindisini.
A Bobo , ai compagni arrestati e denunciati , la Confederazione Cobas esprime i più sinceri sentimenti di affetto e solidarietà , l’impegno a riportarli subito tra di noi e nelle lotte.

Roma 12 ottobre 2011
CONFEDERAZIONE COBAS

martedì 11 ottobre 2011

15 OTTOBRE MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA PEOPLES OF EUROPE, RISE UP!

CAMBIAMO L'EUROPA, CAMBIAMO L'ITALIA

Corteo da piazza della Repubblica a Piazza San Giovanni – ore 14.00

Partenza BUS da Empoli ore 8,00 stazione ferroviaria - Costo viaggio A/R Euro 15

INFO e Prenotazioni: 3393708503 - cobasempolivaldelsa@alice.it

Sono già centinaia le organizzazioni nazionali e locali, le reti, i movimenti che stanno preparando la loro partecipazione al grande, plurale, pacifico corteo che nel pomeriggio del 15 attraverserà le vie della Capitale, prima tappa di un percorso di mobilitazione che continuerà anche dopo quella giornata.

La manifestazione partirà alle 14.00 da piazza della Repubblica e, dopo aver attraversato via Cavour, Largo Corrado Ricci, via Dei Fori Imperiali, piazza del Colosseo, via Labicana, via Manzoni, via Emanuele Filiberto, raggiungerà piazza San Giovanni.

210 le mobilitazioni già previste il 15 ottobre in tutta Europa, nel Mediterraneo e in altre regioni del mondo, contro la distruzione dei diritti, dei beni comuni, del lavoro e della democrazia causata dalle politiche anticrisi, che difendono i profitti e la speculazione finanziaria.

In Italia l’appello internazionale è stato raccolto da tanti soggetti organizzati, alleanze sociali, gruppi informali e persone che hanno dato vita al Coordinamento 15 ottobre.

La grande manifestazione nazionale sarà una tappa della ripresa di spazio pubblico di mobilitazione permanente, che è necessario mettere in campo per cambiare l’Italia e il nostro continente.

Partenza BUS da Empoli ore 8,00 stazione ferroviaria - Costo viaggio A/R Euro 10 INFO e Prenotazioni: 3393708503 (Giovanni) - cobasempolivaldelsa@alice.it

sabato 8 ottobre 2011

NO ALLE INTIMIDAZIONI NO ALLA LEGA!!

All’alba di questa mattina i carabinieri della Stazione di San Miniato, su mandato del PM di Pisa, hanno fatto irruzione nelle case di due attivisti della Comunità in Resistenza di Empoli per perquisirle in relazione a presunte ed infondate accuse di danneggiamento e imbrattamento avvenute in concomitanza con la “festa” che la Lega Nord aveva organizzato a Settembre a San Genesio.

Festa di San genesio che vogliamo ripetere ancora una volta, offende le radici del nostro territorio da sempre aperto e accogliente e sinceramente democratico.

Sono i promotori di questo evento razzista che dovrebbero essere incriminati per istigazione al razzismo e per vilipendio alla bandiera italiana, bandiera che durante la festa viene sistematicamente ammainata per essere sostituita da quella "padana".

Chi comanda a San Miniato? Forse la lega nord e le forze dell’ordine? che, al fine di reprimere le voci di dissenso interne alla città e intimidire ogni comportamento che abbia il coraggio di mettere in risalto le vergognose tendenze razziste che certe manifestazioni “istituzionali” si prendono la briga di perpetrare.

La Comunità in Resistenza, oltre ad esprimere totale solidarietà nei confronti dei propri compagni, resta INDIGNATA dall’uso strumentale e repressivo che certi esponenti politici della destra razzista della lega continuano a fare delle forze di polizia, inoltre vogliamo anche sottolineare che la Comunità in Resistenza, da sempre impegnata nella lotta contro il razzismo e l’intolleranza, ha rivendicato ogni sua iniziativa alla luce del sole e non si farà intimidire da questa codarda forma di repressione. Chiediamo a coloro che rappresentano la sinistra a San Miniato di esprimere solidarietà ai due attivisti vittime di un'intimidazione di stampo inquisitorio.


LA PADANIA NON ESISTE !!

SEMPRE CONTRO IL RAZZISMO DELLA LEGA

Comunità in Resistenza Empoli/csaintifada

mercoledì 5 ottobre 2011

Quando il lavoro nero e la speculazione immobiliare vanno a braccetto. Il nero aumenta anche in Toscana

Quattro operaie sono morte per il crollo del maglificio di Barletta . Un'area di capannoni industriali costruiti con la cassa del Mezzogiorno 25 o 30 anni fa, edifici spesso fatiscenti e senza normative antincendio e sicurezza, sottoscala e cantine trasformate in piccole industrie. Secondo Istat sono 50 mila le lavoratrici (per lo più donne) irregolari nel settore accertate, decine e decine di migliaia in meno quelle che operano nel settore senza contratto, con paghe inferiori a 4 euro l’ora, turni massacranti di 12 o 14 ore al giorno, nessun straordinario pagato, nessuna pausa mensa se non un panino portato da casa e consumato in locali angusti, assente un bagno, assenti le vie di fuga.

Questo è il modello seguito da molte aziende italiane e fatto proprio dalle aziende cinesi, basta andare a Prato per toccare con mano una condizione di vita fatta di precariato, di zero diritti, di ricatti e sfruttamento .

La Banca Europea chiede di “sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro”, di adeguare anzi “ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende” e sulla lettera di Trichet si registra il consenso unanime di tutto il Parlamento italiano. La asl vieta l'uso di questi seminterrati ma non ci sono ispettori (perchè il Governo ne ha bloccato le assunzioni) per verificare la idoneità dei locali e ,quando arrivano i controlli , i propretari (o i loro prestanomi) si spostano altrove chiudendo l'azienda (per non pagare le multe)

Non versiamo lacrime di coccodrillo per le lavoratrici morte a Barletta , rendiamo loro dignità e giustizia ponendo fine a quelle condizioni di sfruttamento selvaggio che ci risportano all'ottocento e che rappresentano il modello da seguire per la Banca europea.

Il lavoro nero è anche in toscana, dall'agricolutura al settore conciario fino a quelle industrie artigianali dove la miseria costringe donne e uomini, spesso immigrati\e, a lavorare 12 o 13 ore al giorno per 50 euro, senza contributi previdenziali, senza mangiare e senza copertura infortunistica

confederazione cobas pisa

venerdì 30 settembre 2011

mercoledì 14 settembre 2011

APPELLO UNITARIO DEL COORDINAMENTO 15 OTTOBRE PER LAMOBILITAZIONE NAZIONALE A ROMA

APPELLO
IL 15 OTTOBRE SARÀ UNA GIORNATA EUROPEA E INTERNAZIONALE DI MOBILITAZIONE

“gli esseri umani prima dei profitti, non siamo merce nelle mani di politici e banchieri,

chi pretende di governarci non ci rappresenta,

l’alternativa c’è ed è nelle nostre mani, democrazia reale ora!”


Commissione Europea, governi europei, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale, multinazionali e poteri forti ci presentano come dogmi intoccabili il pagamento del debito, il pareggio del bilancio pubblico, gli interessi dei mercati finanziari, le privatizzazioni, i tagli alla spesa, la precarizzazione del lavoro e della vita.

Sono ricette inique e sbagliate, utili a difendere rendite e privilegi, e renderci tutti più schiavi.

Distruggono il lavoro e i suoi diritti, i sindacati, il contratto nazionale, le pensioni, l’istruzione, la cultura, i beni comuni, il territorio, la società e le comunità, tutti i diritti garantiti dalla nostra Costituzione. Opprimono il presente di una popolazione sempre più impoverita, negano il futuro ai giovani.

Non è vero che siano scelte obbligate. Noi le rifiutiamo. Qualunque schieramento politico le voglia imporre, avrà come unico effetto un’ulteriore devastazione sociale, ambientale, democratica. Ci sono altre strade, e quelle vogliamo percorrere, riprendendoci pienamente il nostro potere di cittadinanza che è fondamento di qualunque democrazia reale.

Non vogliamo fare un passo di più verso il baratro in cui l’Europa e l’Italia si stanno dirigendo e che la manovra del Governo, così come le politiche economiche europee, continuano ad avvicinare.

Vogliamo una vera alternativa di sistema. Si deve uscire dalla crisi con il cambiamento e l’innovazione. Le risorse ci sono.

Si deve investire sulla riconversione ecologica, la giustizia sociale, l’altra economia, sui saperi, la cultura, il territorio, la partecipazione. Si deve redistribuire radicalmente la ricchezza. Vogliamo ripartire dal risultato dei referendum del 12 e 13 giugno, per restituire alle comunità i beni comuni ed il loro diritto alla partecipazione. Si devono recuperare risorse dal taglio delle spese militari. Si deve smettere di fare le guerre e bisogna accogliere i migranti.

Le alternative vanno conquistate, insieme. In Europa, in Italia, nel Mediterraneo, nel mondo. In tanti e tante, diversi e diverse, uniti. E’ il solo modo per vincere.

Il Coordinamento 15 ottobre, luogo di convergenza organizzativa dei soggetti sociali impegnati, invita tutti e tutte a preparare la mobilitazione e a essere in piazza a Roma, riempiendo la manifestazione con i propri appelli, con i propri contenuti, con le proprie lotte e proposte

PER LA NOSTRA DIGNITÀ E PER CAMBIARE DAVVERO



COORDINAMENTO 15 OTTOBRE

Si è costituito il Coordinamento 15 ottobre, luogo aperto di tanti e plurali attori sociali impegnati a costruire la partecipazione italiana alla giornata europea e internazionale di mobilitazione.

La giornata del 15 vedrà mobilitazioni in tutta Europa, nel Mediterraneo e in altre regioni del mondo. Anche in Italia è già stata raccolta da tanti soggetti organizzati, alleanze sociali, gruppi informali e persone.

Il Coordinamento si mette al servizio della riuscita della mobilitazione. Curerà unitariamente le caratteristiche, la logistica e l’organizzazione della manifestazione nazionale di Roma e ne definirà le sue parti comuni.

Il suo obiettivo è favorire la massima inclusione, convergenza, convivenza e cooperazione delle molteplici e plurali forze sociali, reti, energie individuali e collettive che stanno preparando e prepareranno la mobilitazione con i propri appelli, le proprie alleanze, i propri contenuti.

La prossima riunione del Coordinamento 15 ottobre è convocata a Roma, mercoledì 21 settembre, alle ore 10, in via dei Monti di Pietralata 16

martedì 13 settembre 2011

LIBERTÀ PER NINA E MARIANNA

LIBERTÀ PER NINA E MARIANNA

LIBERTÀ PER LA VALSUSA DALLA OCCUPAZIONE MILITARE

LIBERTÀ DA TUTTE LE MAFIE

DA TUTTI GLI AGENTI DELLA DEVASTAZIONE SOCIALE E AMBIENTALE

Nina e Marianna sono tutt’ora detenute e rischiano di dove continuare a subire il carcere per il solo fatto di aver opposto - insieme a migliaia di altre donne e uomini - una resistenza pacifica ma determinata alla imposizione con la forza di un opera devastante come il Tav, per avere espresso il rifiuto della occupazione militare del territorio, per aver accettato il rischio di esporsi continuamente alla furia dei gas CS sparati a migliaia e ad altezza d’uomo ormai quasi ogni giorno da quando la Maddalena è stata occupata, spianata, circondata di reti e di filo spinato: un fortino di guerra travestito da cantiere.

Un fortino al quale da quasi tre mesi il popolo della valle sta opponendo un assedio tenace e crescente, un assedio fatto di rabbia e indignazione ma anche di rifiuto e opposizione alla guerra che lo Stato vuole dichiarare e intensificare contro un territorio ed una intera popolazione.

Nina e Marianna, cui va tutta la nostra solidarietà, vicinanza e condivisione, sono tra le prime vittime di una repressione spietata portata avanti da una compagine trasversale e vergognosa che accomuna ministri del governo ed esponenti della falsa opposizione, funzionari sindacali concertativi e esternazioni del sindacato “autonomo” delle forze dell’“ordine”: tutti a invocare nuove regole d’ingaggio, arresti e processi sommari di massa per trasformare la Val Susa in un luogo di prevaricazione costante.

Una prevaricazione che il popolo valsusino è determinato a continuare a respinge, così come respinge tutte le costanti e programmate falsificazioni mediatiche che fanno anch’esse parte di questa offensiva, come i predisposti ritrovamenti di armi, o la contrapposizione tra il popolo della valle e quei pochi operai tenuti negli appalti del cantiere in condizioni di lavoro sottopagato, precario e schiavizzato.

Casella di testo: La libertà di Nina e Marianna è la libertà di tutti noi, la loro lotta è la nostraOggi, mentre governo e finta opposizione stanno per votare una ennesima copertura e garanzia di continuità ad affaristi, speculatori e poteri forti, scaricando i costi della loro crisi e dei privilegi di casta sui lavoratori , sui pensionati, sui giovani e sulle fasce più deboli, è interesse comune unire gli sforzi, le lotte, le iniziative per respingere ed opporsi a tutti questi progetti . Ma è anche doveroso e urgente contrastare ed opporsi alla criminalizzazione di chi resiste, di chi non può e non vuole accettare un futuro di rassegnazione e miseria umana e sociale, di vuole continuare a camminare insieme per una liberazione che sia vera e di tutti.

Coordinamento provinciale Confederazione Cobas Torino

domenica 11 settembre 2011

MOZIONE CONCLUSIVA ASSEMBLEA NAZIONALE 10 settembre 2011


Centinaia di persone hanno affollato l'incontro nazionale di Roma su "Indipendenza e conflitto sociale". Un dibattito con 64 interventi e senza retorica. Emerge una composizione sociale e politica che non intende fare sconti a nessuno. I primi appuntamenti per un autunno "caldo" cominciato già in estate (di seguito il comunicato finale dell'assemblea).
L'immenso capannone del deposito dell'Atac occupato da mesi dai movimenti sociali della capitale, ha cominciato ad affollarsi sin dalla prima mattinata. I dialetti che si incrociano lasciano capire che la gente è arrivata qua da tutta Italia per confrontare esperienze di lotta e vertenze in corso sia sul territorio che nei posti di lavoro.

I lavori sono stati aperti da Luca Fagiano di Roma Bene Comune che ha sottolineato come l'esperienza di RBC stia cercando di sperimentare unità e pratiche di lotta nuove con risultati apprezzabili sia sul piano dell'opposizione alle scelte di Comune e Regione sia sul piano nazionale come l'assemblea di oggi sta a dimostrare. Lo snodo della discussione e della mobilitazione resta indubbiamente la crisi e la sua gestione. "Non solo a livello locale, anzi anche a livello globale la governance fa fatica a gestire le contraddizioni della crisi" sostiene Luca.

L'introduzione e il comunicato finale hanno poi cercato anche di indicare una prima agenda per un autunno di conflitto iniziato a estate ancora non finita. C'è l'appuntamento di lunedi e martedi prossimi a Montecitorio in occasione del voto della Camera sulla manovra economica, con l'obiettivo di rendere piene le piazze dell'"indignazione". C'è la giornata internazionale contro le borse il 17 settembre (che vedrà iniziative nuovamente a Piazza Affari a Milano come a Wall Street o Londra e Madrid) e il 15 ottobre, la giornata di mobilitazione europea che "non può che essere di tutti", una giornata che sta già marciando anche senza gli appelli di questo o quello.

Subito dopo è intervenuto Alberto Perino del Movimento No Tav, che ha letteralmente "tirato giù gli applausi" dell'assemblea raccontando la resistenza della Val di Susa. "Dobbiamo imparare a resistere tutti insieme, come in Val di Susa". Giorgio della rete Atenei in Rivolta ha segnalato come la prossima apertura delle scuole e dell'università porterà a incrociare i primi momenti di lotta (lo sciopero del 6 etc.) tra lavoratori, precari e studenti. Una disoccupata del movimento Banchi Nuovi di Napoli ha rivendicato il sovversivismo delle lotte dei disoccupati e la rivendicazione di una salario anche quando il lavoro non c'è. Un passaggio polemico non è mancato verso chi fa il "pompiere" nei movimenti. Fulvio Vescia del Forum dei comitati per l'acqua pubblica ha ricordato l'esperienza del referendum e il tentativo del governo e della manovra economica di eliminarne i risultati con la privatizzazione dei servizi pubblici locali. E' intervenuto poi Giorgio Cremaschi che ha fissato cinque punti di programma (tra cui il non pagamento del debito) sui quali dare battaglia a tutto campo nei prossimi mesi contro "il governo unico delle banche". Cacciamo Berlusconi ma attenti, perchè molti di quelli che si candidano a sostituirlo faranno le stesse cose.

Il Centro sociale Askatasuna di Torino ha preso spunto della lotta in Val di Susa per indicare un modello di conflitto che non fa sconti a nessuno, neanche alla Cgil. Sono poi intervenuti Firenze Bene Comune (Alessandro Nannini), il Centro sociale il cantiere di Milano, Omar a nome degli immigrati della piana del Sele. Gli altri interventi si sono via via sussuguiti fino alle 17 del pomeriggio e - miracolo - poca gente è andata via mentre la maggioranza rimane ad ascoltare tutti gli interventi: da Daniela del Corodinamento Rifiuti Zero del lazio che per la prima volta in vita sua parla in pubblico al Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli, da Giulia del centro sociale Acrobax al precario siciliano, e così via fino alle 17.00 quando Paolo Di Vetta tira le prime conclusioni valutando positivamente l'assemblea e lanciando anche una "diffida sulla giornata di manifestazione europea del 15 ottobre", il malumore cresce infatti quando si viene a sapere che la Cgil ha convocato proprio in quella data una manifestazione dei settori scuola e pubblico impiego, un modo neanche troppo velato per ipotecare sia la mobilitazione del 15 ottobre sia l'idea che possano determinarsi movimenti sociali e sindacali che non intendono subordinarsi ai governi amici o tecnici che si apprestano a sostituire Berlusconi. Viene data lettura del comunicato finale che prova a riassumere l'agenda delle prossime settimane e una discussione che ha visto ben 64 interventi in cui - altro miracolo - c'è stata poca o niente retorica ma molta molta concretezza.

Il comunicato finale dell'assemblea
L’assemblea nazionale realizzata a partire dall’appello proposto da Roma Bene Comune, che si è tenuta oggi 10 settembre 2011, ha raccolto nella struttura dell’ex deposito Atac di San Paolo a Roma una partecipazione che non si vedeva da tempo di collettivi, associazioni, movimenti, realtà del sindacalismo conflittuale e di base; una partecipazione ampia ed attiva soprattutto di moltissimi attivisti e persone che hanno deciso di prendere parte ad un momento di confronto realmente orizzontale e partecipativo, offrendo la propria disponibilità a mettersi in gioco dentro una nuova stagione di conflitto e trasformazione dal basso.

Innanzitutto le tante soggettività intervenute hanno condiviso la necessità di alimentare e costruire un processo indipendente, che rifiutando deleghe e scelte di rappresentanza istituzionale, respinge qualunque ipotesi di alternanza di Governance della crisi del capitalismo e affermi la necessità di costruire l’alternativa dentro il conflitto. Un processo indipendente che valorizzi ed amplifichi il peso delle tante lotte che crescono nel nostro paese e che faccia di esse processo costituente e trasformativo.

Un processo aperto e plurale, che cresca come luogo pubblico di confronto ed iniziativa, dentro il quale le soggettività consolidate si rendono disponibili a fare un passo indietro ricercando nuovi spazi di protagonismo sociale e politico, di sperimentazione di linguaggi e di pratiche. Un processo, quindi, al quale intendiamo dare continuità senza scorciatoie o accelerazioni politiciste.

Un processo che guarda lontano e si alimenta da subito delle tante iniziative di contestazione alla nuova manovra dettata dalla BCE che il governo Berlusconi ci sta imponendo con la complicità delle false opposizioni politiche e sindacali, che si nutre delle tante lotte sociali, da chi nei territori si batte per la difesa dei beni comuni, per l’accesso ai saperi, per i diritti dei lavoratori e lavoratrici, contro la precarietà e contro il razzismo e le discriminazioni.

In questo quadro la data della mobilitazione internazionale del 15 ottobre prossimo convocata dai movimenti europei e del mediterraneo è una occasione fondamentale che non potrà essere rinchiusa nei recinti angusti di nessuna rappresentanza .

Il terreno comune su cui sperimentarsi proprio a partire dai prossimi giorni e settimane, prima e dopo la giornata del 15 ottobre è una campagna di iniziativa e mobilitazione che metta al centro una parola d’ordine ed un concetto chiaro: il debito attraverso il quale ci vogliono far pagare il prezzo della loro crisi, non è il nostro, non lo abbiamo contratto, noi non lo paghiamo. Questo vuol dire smascherare e agire contro i responsabili della crisi e i loro simboli, riconquistando la sovranità ed esercitando nuove forme di riappropriazione di reddito e di vita.

L’assemblea individua come tappe condivise di questo percorso i seguenti passaggi:
- Dare vita a partire dalla giornata di Lunedì prossimo a manifestazioni in tutta Italia contro la manovra finanziaria in occasione della ripresa delle discussioni parlamentari; per Roma riprendere e rilanciare la piazza dell’indignazione a Montecitorio.

- Una settimana di lotta da costruire nei territori, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle città a partire dalla composizione delle lotte esistenti , dal 10 fino al 15 ottobre, con al centro appunto la parola d’ordine: IL DEBITO NON E’ IL NOSTRO, NOI NON LO PAGHIAMO.

- Costruire e Amplificare la mobilitazione del 15 ottobre, a partire dalle parole d’ordine e dai contenuti proposti dalle reti europee, che hanno promosso la mobilitazione Internazionale, definendo le modalità e le pratiche di una nostra partecipazione collettiva. A TAL FINE PROPONIAMO LA COSTRUZIONE DI UNA RIUNIONE NAZIONALE APERTA PER DEFINIRE LE MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE e IL PERCORSO DI AVVICINAMENTO alla MANIFESTAZIONE.

- Ampliare e Garantire la partecipazione dei movimenti italiani alle mobilitazioni che si terranno in Occasione del G20 a CANNES-NIZZA dal 1 al 4 Novembre

- Costruire alla metà di NOVEMBRE un Forum Nazionale dei movimenti sociali indipendenti.


L’assemblea coglie come occasione di confronto le iniziative indette per il 17 settembre contro la finanza internazionale e le borse europee, l’assemblea del 1 ottobre dell’appello “Dobbiamo fermarli” e la costruzione dello sciopero precario.


L’assemblea esprime inoltre la sua incondizionata solidarietà alle persone arrestate in VAL di SUSA ( 9 settembre) e a Napoli ( 6 settembre)

Roma 10 Settembre 2011

Tentato sgombero ass. melograno

Comunicato stampa - appello

Come risulta dal comunicato dell’Associazione Culturale Melograno allegato a questo appello,

il sei settembre, giorno dello sciopero generale, il sindaco Renzi ordinava provocatoriamente alla sua Giunta e ai dirigenti del Comune di rimanere chiusi nel bunker del palazzo, in spregio di una città che come tutto il paese è scesa in piazza contro manovre denominate finanziarie, ma che in realtà sono una vera e propria espropriazione di diritti, di dignità e di democrazia, oltre a costituire un drammatico impoverimento per i ceti popolari.

Ma è giusto che tutti sappiano che la provocazione non è finita qui: in quello stesso giorno, funzionari della Direzione Patrimonio Immobiliare e agenti dalla P.M. accompagnati persino da dei muratori, irrompevano nella sede dell’associazione culturale di volontariato Melograno, informando i presenti circa l’intento, non riuscito, di dare immediata esecuzione allo sfratto, sgomberando i locali di proprietà del Comune dati regolarmente in concessione all’associazione da oltre due anni.

Una città in cui gli abusi edilizi compiuti da speculatori di ogni risma sono una norma, una città le cui amministrazioni vecchie e nuove sono consociate con imprese immobiliari delinquenziali già condannate, vedi le vicende Quadra, Sottopasso della Fortezza o tante altre tuttora sui tavoli della Magistratura.

Un’Amministrazione che non soltanto tollera la diffusa illegalità dei poteri forti nell’ambito dell’urbanistica e dell’edilizia, ma che svende il proprio patrimonio immobiliare pubblico ai privati incrementando la speculazione, gli affitti in nero, il sistema di rapina degli immobiliaristi. Un’Amministrazione che autorizza lo sventramento della città con la TAV, ma la cui unica risposta alle emergenze sociali a partire da quella abitativa, sono l’esecuzione degli sfratti e gli sgomberi.

Quest’Amministrazione votata al mantra della “tolleranza zero”, conferma una volta di più di saper essere “debole con i forti e forte con i deboli”.

Tolleranza zero per presunti abusi edilizi (si parla di un soppalco) ai danni di un’associazione culturale di volontariato che si occupa del sostegno alla parte più debole della società afflitta dalle più diverse forme di emarginazione sociale e culturale.

Tolleranza zero nei confronti di un’associazione indipendente che aveva ricevuto in concessione locali fatiscenti e degradati e che li ha resi agibili a proprie spese, attuandovi numerose iniziative sociali e culturali.

Lo sgombero che, secondo i funzionari del comune sarà eseguito a breve dalla forza pubblica, oltre ad azzerare i progetti dell’associazione, lascerebbe in mezzo alla strada diverse persone socialmente deboli e per le quali l’AC non ha proposto nessuna alternativa.

Un altro pezzo di cultura solidale, un esempio di integrazione sociale e accoglienza autogestita, un altro “bene comune” spazzato via dalla cultura del profitto, della forza e della repressione.

Ci rivolgiamo a tutti coloro che non sono più disponibili al silenzio davanti alle ingiustizie piccole e grandi ad unirsi a quest’appello: istituzioni, associazioni, movimenti, comitati, singoli cittadini indignati, affinché l’Amministrazione desista da questa ulteriore prova d’insensibilità sociale e indirizzi efficienza e zelo amministrativo verso la vera grande illegalità civile e sociale, quella del profitto che genera povertà, ingiustizia, e discriminazione.

Cobas Comune di Firenze

Info per contattare l’associazione ed unirsi all’appello: www.melograno513.altervista.org