mercoledì 23 settembre 2009

venerdì 18 settembre 2009

Forti con i deboli, deboli con palazzinari e speculatori

Lo sportello sociale della comunità in resistenza di Empoli oggi pomeriggio aiuterà la famiglia Louarcani a traslocare in una struttura provvisoria ad Empoli.

Abbiamo voluto evitare la spettacolarizzazione dello sgombero forzato e violento previsto per domani, in accordo con la famiglia, per non aggravare ulteriormente le condizioni di chi è già stato ampiamente provato dalle vicende di questi mesi. La tutela e la salvaguardia dei diritti vengono prima delle prove muscolari a cui anche una parte del mondo istituzionale locale sembrava puntare.

Abbiamo accettato questo trasferimento solo in via provvisoria, evitando i tentativi di deportazione in località “con affitti più bassi” e mantenendo perciò tutti i legami con il territorio (residenza, scuola per i figli, graduatorie erp). Consideriamo molto grave sia che vicende umane drammatiche, come quelle degli sfratti, siano ridotte a semplici pratiche burocratiche da evadere, sia l'assordante silenzio dell'associazionismo e dei partiti della sinistra del territorio rispetto a queste tragedie: ciò è sintomo di una deriva culturale che evidentemente investe anche i nostri territori e contro cui tutta la cittadinanza democratica dovrebbe battersi. La questione dei diritti non basta enunciarla, occorre praticarla. La totale assenza di una politica sulla casa non è addebitabile unicamente a patti di stabilità o a leggi regionali datate, ma anche alla complicità con il quale si è svenduto il patrimonio pubblico, alla deregolamentazione del mercato immobiliare e all'assenza di qualsiasi programmazione sulla questione del diritto all'abitare.

Le nostre battaglie non riguardano noi, investono tutti, sono battaglie di dignità, di indipendenza, di libertà.
La città che vogliamo è a misura di cittadini, non di clienti.
Ovviamente continueremo ad assistere la famiglia in questi giorni di transizione, aiutandola con tutti i canali possibili a trovare un'altra casa, a montelupo.

SPORTELLO SOCIALE della COMUNITA' IN RESISTENZA _ Empoli

SEI MORTI DELL’ESERCITO ITALIANO DI INVASIONE A KABUL. RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE.

Comunicato stampa.

Era assolutamente prevedibile. Tutta la odiosa demagogia di questo governo (e del precedente di centrosinistra) sulla “pacificità” del contingente italiano di invasione dell’Afghanistan, sulla “sicurezza” della presenza a Kabul, dove i guerriglieri afgani non sarebbero mai arrivati, sul “contingente di pace”, viene brutalmente spazzata via dall’uccisione, da parte dei combattenti afgani, di sei militari della Folgore e dal ferimento di altri quattro nel pieno centro di Kabul.

L’ipocrito “cordoglio” che il governo insieme a tutto l’arco politico istituzionale manifesta ora è tanto più disgustoso quanto evidente è la piena consapevolezza di tutti coloro, ex-governo Prodi compreso, che hanno mandato in questi anni i militari italiani a rischiare la pelle in Afghanistan e in Iraq, che l’invasione dei due paesi nulla ha a che fare con la “lotta al terrorismo” o con “missioni di pace” o di “esportazione della democrazia”, ma con la volontà imperialistica statunitense e dei suoi fedeli alleati, l’Italia tra questi, di dominare territori cruciali per materie prime fondamentali per l’economia dei paesi più potenti, stroncando ogni volontà di quei popoli di conservare o recuperare il controllo sulle proprie ricchezze nazionali, liberandosi dal dominio USA.

I governi italiani in questi anni hanno consapevolmente messo in campo le vite e il sangue di decine di migliaia di militari, ingigantendo la spesa (sesta al mondo) per l’esercito e per le armi e tagliando servizi sociali, salari e pensioni, per guadagnare un posto di rilievo nella spartizione delle ricchezze mondiali: e dunque il sangue degli uccisi e dei feriti ricade su chi, scientemente, li ha mandati a morire in spregio anche alla Costituzione, che vieta di partecipare a missioni di guerra e a invasioni di paesi, a cui i popoli, in base ad ogni diritto, internazionale, politico e umano, si oppongono con ogni strumento a disposizione.

Contro le richieste che vengono anche dalla presidenza Obama di un ulteriore impegno italiano in Afghanistan, ribadiamo con ancora maggior forza, insieme alle condoglianze che esprimiamo alle famiglie delle vittime, ma che rinnoviamo ogni giorno a quelle delle incalcolabili vittime afgane della guerra imperialista, che c’è un’unica soluzione per evitare che si versi altro sangue:

IL RITIRO DELLE TRUPPE DI INVASIONE DALL’AFGHANISTAN A PARTIRE DA QUELLE ITALIANE.

Invitiamo dunque il movimento no-war e tutti i cittadini/e amanti della pace a riprendere la mobilitazione in tutta Italia per chiedere con la massima forza tale ritiro.

Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS

giovedì 10 settembre 2009

Il 14 settembre giornata nazionale in difesa dei precari e della scuola pubblica No ai contratti "ammazza-precari"

Mentre si avvicina il giorno di inizio delle lezioni scolastiche, si estende e si approfondisce in tutta Italia la mobilitazione dei precari della scuola. Ieri l'ultima occupazione in ordine di tempo, quella dell'USP di Pisa, mentre a Roma prosegue l'"assedio" del Ministero P.I. L'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri di ieri del cosidetto provvedimento "salva-precari" (quei "contratti di disponibilità" che in realtà sono dei veri "ammazza-precari") - finalizzato a dividere la categoria con una mancia supplementare
nell'indennità di disoccupazione in cambio della totale disponibilità a fare lavori ultra-flessibili, sottopagati, e da "tappabuchi universali" - non solo non ha fermato la mobilitazione ma ha suscitato ulteriore rabbia e indignazione.
I precari in lotta hanno respinto il decreto "ammazza-precari" e in tutta Italia stanno intimando ai sindacati concertativi di "non firmare alcuna intesa sulla testa dei precari e del mondo della scuola": in caso contrario, dice il Coordinamento Nazionale Precari Scuola, "apriremo una campagna di massa di disdette delle iscrizioni nei confronti di quei sindacati che firmeranno l'accordo-bidone".
In questo crescente quadro di lotte, i Cobas indicono per il 14 settembre, primo giorno di scuola per milioni di studenti, una giornata di lotta con sit-in e manifestazioni nelle principali città italiane davanti a luoghi legati
al conflitto in atto (a Roma la manifestazione si svolgerà davanti al Ministero P.I. di Viale Trastevere a partire dalle 16) per ribadire la ferma richiesta propria e del movimento dei precari di annullamento dei tagli,
di assunzione stabile di tutti i precari e di rifiuto dei "contratti ammazza-precari" e delle cattedre superiori alle 18 ore, che contribuiscono non poco all'espulsione dei precari. Durante la giornata invitiamo docenti
ed Ata, come forma lampante di sostegno alla lotta dei precari, ad andare a scuola con capi di abbigliamento stagliuzzati ed adesivi con le scritte "No ai Tagli. Difendiamo la scuola pubblica".

venerdì 4 settembre 2009

La rivolta dei precari della scuola



















Contro la falcidia dei precari della scuola, il farsesco progetto della Gelmini dei "contratti di disponibilità", un gruppo di Lavoratori Precari Scuola di Roma è sul tetto dell' Ufficio Scolastico Provinciale di Roma ( Via Pianciani ), occupandolo e megafonando la loro protesta.

Le forze dell'ordine sono accorse sul posto, chiuso il provveditorato e stanno salendo con l'intenzione di sgomberare .

I Cobas, tra i principali promotori della battaglia in corso contro i tagli e sostenitori di tutte le lotte che i precari stanno portando avanti, dopo il sit-in di ieri al ministero della P.I., solidarizzano ed appoggiano i lavoratori impegnati in questo ulteriore momento di mobilitazione ed invitano tutti/e a portare la propria solidarietà agli occupanti

LA RIVOLTA DEI PRECARI DELLA SCUOLA

giovedì 3 settembre 2009

E' cominiciata da Benevento la mobilitazione dei professori precari della scuola, lasciati senza cattedra dalla riforma del maestro unico del ministro

Le mobilitazioni dei professori precari lasciati senza incarico dalla Gelmini si espande in tutta Italia.

E' cominiciata da Benevento la mobilitazione dei professori precari della scuola, lasciati senza cattedra dalla riforma del maestro unico del ministro Gelimini. Da alcuni giorni infatti i docenti precari si sono barricati sul tetto dell'ufficio scolastico regionale per difendere il proprio posto di lavoro, seguendo la scia delle mobilitazioni operaie del mese di agosto come quelle della Innse e della Lasme. Per Sabato a Benevento è previsto un corteo convocato dal Comitato Insegnanti Precari.

Proprio in Campania è esplosa la rabbia dei precari con i tafferugli a Salerno nel tentativo di occupazione dell'Ufficio Scolastico Regionale, e poi a Napoli dove si sono registrati momenti di tensione per due giorni consecutivi proprio per la determinazione dei precari di barricarsi nel ex provveditorato agli studi, per mercoledi' è convocato un incontro in prefettura.
In tutta Italia si sta estendendo la mobilitazione dal Sud al Nord.
In Campania si registra una delle situazioni più difficili con oltre 8.000 esuberi, e con una percentuale altissima di docenti costretti a fare domanda presso gli istituti scolastici del Nord, alimentando il flusso di emigrazione interna del paese.
Molti insegnanti del Sud, che registra il più alto numero di tagli anche a causa del mancato calcolo della dispersione scolastica come fattore di valutazione nella formazione delle classi, riescono a prendere incarico solo nei comuni del Nord, dove gli insegnanti del territorio restano senza cattedra.

Oltre 57.000 in tutta Italia i docenti che rischiano il posto, e le mobilitazioni da Milano a Roma si alimentano giorno per giorno.
A Roma i docenti si sono messi in mutande, a Milano si sono incatenati al provveditorato agli studi, sit-in davanti all'ufficio scolastico regionale a Torino, sit-in anche a Venezia ed a Palermo i precari hanno attrezzato un presidio permanente.

Intanto per il 23 ottobre è stato proclamato dai sindacati di base il primo sciopero di categoria, ma fino a quella data le mobilitazioni spontanee dei precari rappresentano l'asse portante della lotta.
Il ministero da parte sua invita inoltre ad ignorare la sentenza dal Tar che distribuisce diversamente le nomine. Se il Consiglio di Stato dovesse confermare però questa sentenza si rischierebbe il collasso amministrativo, con tutte le nomine da rifare ad anno scolastico abbondantemente iniziato.

Una mobilitazione che si annuncia dunque determinata e radicata sui territorio, dove, in alcuni casi, gli effetti della riforma Gelimini rappresentano una vera e propria emergenza sociale.

RINVIATO ANCORA LO SFRATTO A MONTELUPO

Questa mattina in una trentina tra attivisti e attiviste dello sportello sociale, famiglie, studenti e cittadini solidali, abbiamo effettuato il picchetto sicurezza annunciato, portando la nostra solidarietà davanti la casa dei Louarcani.
Lo sfratto è stato rinviato di quindici giorni, al 17 Settembre. La trattativa che si è aperta in questa settimana ha permesso insieme al picchetto di oggi di rinviare lo sfratto e avere un altro po' di tempo per trovare una soluzione per la famiglia. Ci adopereremo dunque in questi giorni e settimane per trovare insieme all'amministrazione di Montelupo una soluzione.
Rinnoviamo l'invito alle amministrazioni locali di pensare al disagio abitativo in zona, compresa l'esigenza di gestire le emergenze sfratti che sono numerose e tendenzialmente, vista la crisi che c'è, in crescita. Visto che anche a Montelupo non è l'unico caso, crediamo che sia doveroso pensare e cercare meccanismi per ammortizzare questo tipo di problemi sociali.

SPORTELLO SOCIALE della Comunità in Resistenza _ Empoli

martedì 1 settembre 2009

Nuovo Picchetto Sicurezza, giovedì 3 settembre, Montelupo

Confermato picchetto sicurezza

In attesa di capire gli sviluppi della trattativa in corso con l'amministrazione comunale di Montelupo Fiorentino riguardo la situazione della famiglia Louarcani sotto imminente sfratto esecutivo, confermiamo l'appuntamento per Giovedì 3 Settembre davanti l'ingresso dell'abitazione.
Già dalla prima mattina dunque saremo al fianco della famiglia per impedire con i nostri corpi un atto di violenza che condannerebbe una famiglia con quattro minori alla strada.
Siamo fiduciosi che una situazione si debba e si possa trovare, visto anche che l'amministrazione comunale non ha dichiarato di avere grandi quantità di casi emergenziali come questo. Ribadiamo l'esigenza di un rinvio dello sfratto, nell'attesa di riuscire a garantire un passaggio da casa a casa, e la non accettabile condizione di divisione della famiglia.
Invitiamo tutte le persone solidali, i movimenti e le organizzazioni per i diritti a partecipare in forza Giovedì 3 settembre sin dalla prima mattina, per un determinato picchetto sicurezza: non c'è sicurezza senza diritti!


SPORTELLO SOCIALE COBAS/ORDA PRECARIA _ Empoli