domenica 23 novembre 2008

I tagli alla scuola uccidono

La Gelmini uccide, il tg2 e l'Ansa depistano. Intanto uno studente morto a Torino.
Ieri, in un liceo di Rivoli (provincia di Torino), uno studente è morto per il crollo di un soffitto. E' uno dei drammi causati dalla scarsa, spesso inesistente, manutenzione degli edifici scolastici. E, allo stesso tempo, bisogna ricordare come proprio i tagli alla scuola producano le carenze e l'inesistenza di manutenzione. Un morto, oltre che straziante come tutte le morti giovanili, anche del tutto politico, frutto di una precisa politica: risparmiare ad ogni costo, anche della sicurezza delle persone, sui beni pubblici per trasferire le risorse ai privati.
Ed ecco che, a questo punto, intervengono le centrali del depistaggio. L'Ansa mette direttamente la notizia in quota maltempo: "un incidente causato molto probabilmente dal forte vento". Visto che si tratta del crollo di un soffitto interno, è come affermare che la frattura di un braccio è avvenuta perchè si stavano prendendo gli spaghetti con la forchetta. Per allontanare ogni sospetto legato ai tagli alla manutenzione nelle scuole, e quindi coinvolgere il ministro, il TG2 inscena un servizio al limite della metafisica. In diretta un vigile del fuoco afferma, ovviamente, che il vento non c'entra nulla in quanto accaduto. Il giornalista, di solito molto ciarliero quando si tratta di chiedere particolari sui delitti che fanno spettacolo, evita di fare domande sulle cause dell'incidente e chiude il servizio.
E poi vai con una lunga panoramica sul maltempo nel nostro paese.

la fonte Ansa

http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_819567860.html

Questa è l'Italia oggi: c'è persino un uso politico del maltempo, coordinato da tg e agenzie di stampa, per salvare l'immagine del governo. E l'opposizione? Lo spettacolo indecoroso della guerra intestina tra dalemiani e veltroniani, in una gara a chi fa per primo l'accordo con Berlusconi, proprio sulla vigilanza Rai si commenta da solo.

martedì 18 novembre 2008

Dopo L’Onda anche i sindacati di base

Non pagheremo noi la vostra crisi

Dopo il grande successo dello sciopero generale e l’enorme numero di manifestanti (500 mila secondo quasi tutti i mezzi d’informazione) in piazza il 17 ottobre scorso, Cobas, Cub e SdL intercategoriale, le tre organizzazioni del sindacalismo di base e alternativo che hanno stipulato il Patto di Consultazione permanente, ritengono indispensabile che si giunga ad una seconda giornata di sciopero generale che esprima lo più ampia protesta dei lavoratori dipendenti pubblici e privati contro la Finanziaria e l’intera politica economica e sociale del governo Berlusconi.

Cobas, Cub e Sdl intercategoriale intendono anche rispondere positivamente alla corale richiesta proveniente dall’intero popolo della scuola pubblica (studenti, docenti, Ata, ricercatori, genitori e cittadini) per uno sciopero generale che sappia raccogliere la spinta del possente movimento in difesa della scuola e dell’Università pubbliche che oramai da settimane è incessantemente mobilitato.

Perciò Cobas, Cub e SdL convocano congiuntamente per il 12 dicembre lo sciopero generale per l’intera giornata di tutte le categorie contro la Finanziaria, i tagli e la privatizzazione di scuola e Università, per la cancellazione della legge 133 e della legge 169 (ex-decreto Gelmini), per usare il denaro pubblico per forti aumenti salariali e pensionistici, per scuola, sanità e servizi sociali e non per salvare banche fraudolente e speculatori, contro la precarietà e per l’abolizione delle leggi Treu e 30, per la sicurezza nei posti di lavoro, per la difesa del diritto di sciopero e il recupero dei diritti sindacali sequestrati dai sindacati concertativi. Nella giornata del 12 dicembre le tre organizzazioni manifesteranno a livello regionale e provinciale, cercando la massima unità con le mobilitazioni degli studenti e del popolo della scuola pubblica che sarà in piazza in tutta Italia.


sabato 15 novembre 2008

L'ignobile sentenza di Genova


Lo temevamo. Ma la sentenza per il massacro alla Diaz, operato da delinquenti in divisa durante l’anti-G8 di Genova del 2001, ha superato le più nere previsioni: miti condanne ad un ristrettissimo gruppo di autori della “macelleria cilena”, assolti tutti gli altri e soprattutto i responsabili delle catene di comando delle “forze del disordine” che si esercitarono, come a Bolzaneto, a massacrare, torturare e terrorizzare i manifestanti per togliere loro la voglia di contestare l’esistente.

Il trittico di processi di Genova si conclude disastrosamente: condanne mostruose di decine di anni a manifestanti accusati di aver rotto alcune vetrine, assoluzioni in massa o condanne lievissime ai torturatori di Bolzaneto e ai massacratori della Diaz.

E’ un terrificante segnale, simile a quelli di dittature latinoamericane del secolo scorso, dall’Argentina al Cile: gli apparati polizieschi restano corpi impermeabili alla democrazia, separati e minacciosi, in grado di punto in bianco, se il conflitto sociale si dovesse fare davvero forte di usare tutti i mezzi (pestaggi di massa, torture, massacri contro inermi, occultamento e falsificazione di prove) per stroncare le proteste.

Ma la responsabilità di tutto ciò è in primo luogo della politica istituzionale che in questi sette anni ha incentivato, coperto e assolto il vero e proprio “stupro” del movimento consumato a Genova. Non solo il centrodestra, che ne fu responsabile diretto, ma anche le forze del centrosinistra non hanno mai voluto far luce su quanto è successo, difendendo e promuovendo i responsabili delle catene di comando di Genova; e persino il partito più presente in quelle mobilitazioni, il PRC, per bocca del suo ex-leader maximo, Fausto Bertinotti, finì per avallare l’idea che ad essere violenti fossero i noglobal (o parte di essi) con la sua assurda, strumentale e ossessiva campagna “contro la violenza” all’interno del movimento più pacifico (al limite del masochismo) mai apparso in Italia.

Il messaggio ci è giunto forte e chiaro: i movimenti sono soli, non possono contare sullo stato di diritto e men che meno su qualsiasi difesa nelle istituzioni. Ne terremo conto, ma al trasversale e corrotto potere oligarchico diciamo, con le parole del grande movimento della scuola: non ci fate paura, non pagheremo noi la vostra crisi, non fermerete i movimenti con le Diaz e i Bolzaneto.

Piero Bernocchi, Confederazione Cobas

sabato 8 novembre 2008

L’onda non si arresta: da Empoli a Palermo, la cronaca delle mobilitazioni


La mobilitazione nazionale delle facoltà ribelli porta in piazza decine di migliaia di studenti. In molte città si mobilitano anche i medi. Manifestazioni, cortei, blocchi e occupazioni in tutta Italia dopo le difensive "aperture" govenative sulla riforma e la frenata sui tagli. Alle 11 molte città risultano già paralizzate, a Roma e Milano i concetramenti maggiori. La giornata di oggi segna una tappa intermedia verso la grande manifestazione nazionale del 14 novembre a Roma. A cui seguiranno due giornate di assemblea nazionale, con tutti i soggetti delle università in lotta riunite.

EMPOLI. Un corteo di circa 2000 persone, aperto dallo striscione "noi la crisi non la paghiamo!", ha attraversato il centro di Empoli, in rappresentanza di dieci istituti superiori del Circondario Empolese-Valdelsa e del Valdarno Inferiore (Empoli, Castelfiorentino, Fucecchio e San Miniato) e dell’università. Gli studenti hanno ribadito il loro no no a qualsiasi ulteriore intervento per decreto legge, rivendicando l’abrogazione totale della 133 e una riforma dell’università che parta dalla rimessa in discussione delle passate riforme e del potere delle baronie: la parola va data a quel movimento di lavoratori, precari e studenti che si vorrebbe mettere da parte.
Il corteo si è concluso con gli interventi di rappresentanti di vari istituti della zona.
E' stato lanciato il prossimo appuntamento della manifestazione nazionale degli studenti e degli universitari in lotta che si terrà a Roma venerdì 14 novembre.
Per raggiungere Roma ci saranno dei treni a prezzo concordato da alcune città toscane.

A
Milano le scuole e le università, assieme ai lavoratori della Funzione Pubblica, hanno riempito in 60.000 piazza Duomo. In testa al corteo uno striscione dedicato ai quattro studenti dell'Agnesi denunciati a inizio settimana per aver tentato di occupare il liceo: "Io non ho paura. Le denunce non fermano l'onda". Due cortei non autorizzati hanno bloccato più punti del traffico. La pratica del corteo selvaggio continua a essere la cifra della mobilitazione milanese.

A
Roma medi e universitari hanno sfilato assieme, ritrovandosi in piazza Venezia, luogo nel quale sono confluiti tre cortei provenienti da altrettanti concentramenti. Il corteo ha cacciato pochi fascistelli da piazza Esedra al grido "siamo tutti antifascisti", un segno importante arrivato dagli studenti e dalle studentesse romani dopo le provocazioni e gli scontri della scorsa settimana. Uno striscione apre il corteo: "Noi la crisi non la paghiamo". Decine di uova marce sono state lanciate contro la banca Carim in via Cavour, al momento del passaggio del corteo. Arrivati all'incrocio di viale Trastevere gli studenti hanno deviato il corteo rispetto al previsto (ministero dell'istruzione), indirizzando fischi e cori contro la polizia e i carabinieri che presidiavano la sede governativa in tenuta antisommossa."Siamo l'onda che autoriforma l'università": questo lo striscione calato dalla balconata di ponte Garibaldi. La nuova metà: piazzale Ostiense. Disordini con la polizia sono scoppiati nel tentativo degli studenti e delle studentesse di penetrare nella stazione di Ostiense, le forze dell'ordine hanno caricato e fatto cordone davanti ai cancelli, i manifestanti hanno gridato slogan e lanciato oggetti contro il cordone in anti-sommossa. Un ragazzo è rimasto ferito, lo stesso per un poliziotto ed un giornalista.

A
Pisa gli studenti hanno festeggiato un mese di occupazione del Polo Carmignani Occupato bloccando i binari della stazione per oltre due ore, ottenendo la promessa di un incontro con le Ferrovie Italiane in vista della mobilitazione del 14 novembre. Alla manifestazione hanno preso parte sia studenti universitari che medi. Sono stati accesi anche numerosi fumogeni.
A Cagliari un corteo di 5000 studenti universitari e delle medie superiori ha attraversato le vie del centro cittadino, concludendosi in piazza San Cosimo. Una buona mobilitazione cittadina, che segue alle diverse occupazioni effettuata la scorsa settimana in università.

A
Torino la contro-inaugurazione dell'anno accademico del Politecnico si è svolta nel piazzale davanti all'ateneo dove è in corso la cerimonia ufficiale che apre il nuovo anno della facoltà. Una bara di cartone nera con la fascia tricolore e la scritta 'Studenti e dipendenti affranti' con davanti due lumini con i santini del premier Silvio Berlusconi e del ministro Giulio Tremonti e l'annuncio mortuario che recita "Si e' spenta in data 6 agosto 2008 l'università causa legge 133. Ne danno il triste annuncio gli studenti tutti e i dipendenti". Un corteo di centinaia di persone è partito dal polo umanistico, da Palazzo Nuovo Occupato, per portare solidarietà ai politecnici, bloccando più punti della città, lasciando alcune note e ricordini all'insegna del motto "Noi la pagheremo noi la vostra crisi!": davanti la banca Antonveneta di via Cernaia il corteo si è fermato per ribadire il concetto, accendendo fumogeni, alternando interventi e attacchinado sui vetri della banca. Tanta la solidarietà e l'appoggio trovato lungo la strada: dalle persone al mercato come dagli studenti affacciati alle finestre delle scuole.

"Se ci bloccano il futuro, noi blocchiamo la città", da questo striscione è stato aperto il grande corteo degli studenti e le studentesse delle scuole e delle università di
Napoli. Da piazza Mancini si è mossa la manifestazione, che ha bloccto corso Umberto causando forti disagi. Diversi gruppi di studenti hanno affisso all'ingresso della sede dell'agenzia di lavoro interinale Adecco e della sede regionale della Corte dei conti dei manifesti con sopra scritto: «Attenzione, generatore di crisi», transennando simbolicamente l'accesso ai due edifici con nastri bianchi e rossi. Successivamente un centinaio di palloncini pieni d'acqua sono stati lanciati contro la sede dell'Unione industriali di Napoli.
Corteo anche a
Cosenza, aperto dallo slogan assunto a livello nazionale dal movimento no Gelmini: "Noi la crisi non la paghiamo". Protesta che ha visto confluire in piazza studenti dell'università e delle scuole superiori cosentine, che ha visto però anche la partecipazione, sotto forma di delegazioni, di studenti di Messina, Potenza, Reggio Calabria, Catanzaro.

A
Palermo è sfilato anche li un corteo studentesco, organizzato dall'Assemblea No Gelmini, che si è spinto fin dentro l'atrio del rettorato dell'università, occupandolo simbolocamente. Ciò segue l'irruzione compiuta dagli studenti e dalle studentesse universitari fatta nella giornata di ieri alla conferenza dei rettori svoltasi nella città siciliana.

L'onda anomala day dell'università ha visto tante altre città scendere in piazza, con lezioni all'aperto e cortei. Anche
Macerata si è mobilitata contro la "controriforma Gelmini": 2000 gli studenti in piazza. A Messina invece è stato occupato il rettorato dell'università.

giovedì 6 novembre 2008

Empoli: occupato l'assessorato alla casa

LA CRISI DEL DIRITTO ALLA CASA
Viviamo negli anni della crisi. Oltre alle notizie che ci parlano di crack finanziari, licenziamenti, salari insufficienti e precari, tagli al sociale, c'è un dato che testimonia l'instabilità e l'insicurezza che scuotono le nostre vite: l’aumento vertiginoso delle famiglie non più in grado di pagare un affitto. In Italia, secondo i dati del Viminale, gli sfratti nel 2007 sono stati 44mila e l'80% di questi per morosità.
Dal 2001 ad oggi in Italia il Fondo Sociale per l’affitto è stato ridotto del 40% a fronte di un aumento della domanda del 10-15%. Il nostro è uno dei paesi europei con la più bassa percentuale di edilizia pubblica sul resto delle costruzioni: solo l'1% a fronte di paesi come Francia, Spagna, Germania e Inghilterra che superano il 20% (CRESME ricerche). Secondo l'Istat solo l'8% degli aventi diritto riesce veramente ad accedere ad una casa popolare nel nostro paese.
La deregolamentazione del mercato immobiliare ha permesso agli affitti di schizzare alle stelle, con un incidenza sui salari e sulle pensioni, insostenibile per troppi nuclei familiari. Se gli sfratti per morosità superano in numero quelli per finita locazione, appare chiaro che sempre più persone non riescono a permettersi un affitto a prezzo di mercato.
La precarietà diffusa e le trasformazioni socio-demografiche delle strutture familiari hanno fatto sì che negli ultimi anni la situazione si aggravasse profondamente e adesso non è più possibile far finta di niente. Occorre mettere le politiche abitative al centro dell'agenda istituzionale.
Allo sportello sociale di Ponte a Elsa, con cui offriamo consulenza e tutela legale contro la precarietà lavorativa e sociale, si presenta un numero sempre maggiore di famiglie sotto sfatto. Le interminabili file dall'assessore alla casa, dagli assistenti sociali e nei tribunali per le udienze di sfratto evidenziano che queste famiglie sono solo una piccola parte e che c'è un emergenza abitativa nella nostra città.
Sono le categorie sociali più deboli quelle che risentono maggiormente del problema: le famiglie migranti e le donne sole con figli. Per i migranti la precarietà abitativa si somma a tante altre problematiche relative ai diritti di cittadinanza: prassi burocratiche che rendono infiniti i tempi di conseguimento del permesso di soggiorno, impossibile il semplice accesso ai servizi... Per questo migranti e italiani hanno deciso di unirsi in un'associazione meticcia per promuovere e tutelare i diritti (di tutti), al fine di favorire il processo di interazione sociale.
Ad Empoli, con la cancellazione dei finanziamenti regionali e nazionali della legge 112, i lavori per la ristrutturazione e il recupero di alcuni appartamenti ed edifici pubblici di proprietà comunale verranno bloccati perché non ci sono più soldi. Inoltre il recente decreto Matteoli esclude il comune di Empoli (insieme ad altre 37 città toscane) dalla proroga degli sfratti fino al 30 giugno 2009, pur essendo una città riconosciuta per legge ad alta tensione abitativa, dunque la situazione sembra destinata ad aggravarsi ulteriormente.
La questione abitativa diventa sempre più un'emergenza strutturale e grave anche per i nostri territori, dove l’affitto di un bilocale ormai sfiora i 600 euro.
Serve una politica abitativa che sappia fare progetti per il futuro ma anche affrontare il presente, bisogna che le amministrazioni riconoscano che il problema esiste.
Oggi con questa pacifica occupazione CHIEDIAMO:
- Il blocco generalizzato degli sfratti;
- Una politica abitativa che tenga in considerazione i bisogni delle persone e non del mercato;
- Che la morosità sia considerata nelle leggi sull'emergenza abitativa: oggi lavorare spesso non basta per pagare un affitto o un mutuo e vivere dignitosamente.
- In vista dell,inverno almeno misure di emergenza per dare un riparo e tutelare la salute di chi non ha una casa a Empoli e nel circondario.
Sportello sociale
COBAS Empoli-valdelsa | OrdaPrecaria
Comunità in Resistenza_Empoli

7 Novembre, mobilitazioni dislocate. Empoli ore 9 P.zza della Vittoria

martedì 4 novembre 2008

Tagli all'istruzione ma La Russa ottiene 3 milioni per festeggiare la giornata delle Forze Armate

Mentre la Gelmini taglia sulla scuola La Russa ottiene 3 milioni di euro per festeggiare la Giornata delle Forze Armate
I costi preventivati, per ora, sono “solo” di 850 mila euro, a cui andranno aggiunti i l’indennità e lo straordinario dei militari. Tanto costerà quest’anno la celebrazione del 4 novembre, Giornata delle Forze Armate ed anche 90° anniversario della fine della I Guerra mondiale. Lo ha annunciato, senza destare alcuno stupore, il ministro Ignazio La Russa, spiegando che: “E’ stato attivato un fondo speciale di massimo 3 milioni di euro, al quale attingeremo soltanto in parte. La manifestazione conclusiva di Roma, che vedrà la partecipazione di Andrea Bocelli, Fabrizio Frizzi e Rita Dalla Chiesa, bande e 150 tra orchestrali e coristi avrà un costo di 300 mila euro. 200 mila andranno per la comunicazione istituzionale. 250 mila per l’occupazione del suolo pubblico”.
Quindi mentre la Gelmini e Tremonti annunciano tagli all’istruzione, il ministro della Difesa vanta un credito di 3 milioni di euro per organizzare una parata militare e ricordare la guerra del 1915-18, pagando pure Fabrizio Frizzi e Rita Dalla Chiesa. E non si tratta di fondi per garantire la difesa del paese dal terrorismo o dagli attacchi dell’Iran (peraltro rischi imminenti e reali…) ma di soldi concessi per una autocelebrazione militaresca che, finita la Guerra fredda, potrebbe anche essere mandata in soffitta.
Ma in fondo si tratta di una questione di priorità e di agenda politica: vengono prima i carri armati suoi Fori imperiali o le scuole di montagna? Ha più senso celebrare retoricamente la Grande guerra con Frizzi e Dalla Chiesa o mettere i docenti nelle condizioni di insegnarla?
Voi che ne dite?
tratto da www.polisblog.it

lunedì 3 novembre 2008

Le scandalose proposte fatte dalla CAI

CAI annuncia i suoi criteri per la riassunzione del personale del Gruppo Alitalia e Airone nella nuova compagnia aerea, al netto delle 10.000 espulsioni già dichiarate.

Incredibili e sconcertanti sono state le dichiarazioni dei rappresentanti della CAI sui criteri che verranno applicati per la scelta dei 12500 dipendenti da assumere nella nuova compagnia.
Nella riunione del 22 ottobre infatti sono state esplicitate alle oo.ss le modalità e i criteri con cui saranno selezionati e riassunti i dipendenti del Gruppo Alitalia e Airone al netto delle espulsioni già dichiarate.

Questa la proposta nel dettaglio:

• il personale sarà scelto con criteri di assoluta discrezionalità gestionale
• non saranno riassunti i part time
• non saranno riassunti genitori affidatari unici di minori
• non saranno riassunti lavoratori invalidi in possesso dei requisiti di legge 104
• non saranno riassunti genitori con figli invalidi a carico (legge 104)
• non saranno riassunti lavoratori con familiari invalidi a carico (legge 104)
• saranno valutate discrezionalmente le percentuali di assenza per malattia dell’ultimo triennio
• sarà valutata l’anzianità aziendale

E’ davvero difficile commentare questa incredibile proposta della CAI che stravolge e straccia ogni tutela legale e normativa esistente in materia.

Gravissimo attacco contro invalidi, portatori di handicap, genitori monoaffidatari di minori, genitori con minori con handicap, part time per necessità, personale con ridotte capacità lavorative (anche a causa di infortuni sul lavoro).

Le volontà della CAI testimoniano inequivocabilmente di quale etica siano portatori questi signori e quali siano i loro veri valori morali.
Ecco chi sono nella realtà questi “capitani coraggiosi” a cui il Governo Berlusconi regala due compagnie aeree, Alitalia e Airone, pulite da debiti ed oneri perchè scaricati tutti sui contribuenti.

Ecco quale è il vero volto della “cordata italiana”: speculatori sui beni pubblici, sfruttatori dei lavoratori tutti, addirittura prepotenti e discriminatori sui deboli e le persone in difficoltà.
………………………..
La CUB Trasporti ribadisce che nessuna discrezionalità gestionale dovrà essere attuata da CAI nella selezione del personale, che dovrà essere tutto riassunto rispettando anzianità, carichi familiari, invalidità, legge 104, ridotte capacità lavorative, ecc...

NO A NUOVE SELEZIONI DISCRIMINATORIE!
CUB TRASPORTI

sabato 1 novembre 2008

Dal maestro unico al gran maestro unico


Da Kossiga a Licio Gelli, sono tempi oscuri per un paese quando riemergono questi fantasmi. E' tempo di vigilanza democratica, quella vera. Licio Gelli presenterà un programma televisivo su Odeon tv, il programma si occuperà degli ultimi decenni della storia italiana, i primi ospiti saranno: Andreotti, Dell'Utri e Veneziani.
«Ho una vecchiaia serena. Tutte le mattine parlo con le voci della mia coscienza, ed è un dialogo che mi quieta. Guardo il Paese, leggo i giornali e penso: ecco qua che tutto si realizza poco a poco, pezzo a pezzo. Forse sì, dovrei avere i diritti d'autore. La giustizia, la tv, l'ordine pubblico. Ho scritto tutto trent'anni fa in 53 punti». ( Licio Gelli. Il governo della P2.)