lunedì 31 dicembre 2007

La morte sul lavoro non conosce festività

Solidarietà ai familiari e ai compagni di lavoro di Silvano Malatesti dai Cobas dell' Empolese-valdelsa. Silvano è morto tra il natale e l' ultimo dell' anno 2007 sul lavoro, l' ennesima morte sul lavoro nell' empolese. La sorte non guarda se è il tuo primo giorno di lavoro come per Jilali Salamate morto schiacciato dal muletto che stava guidando alla Sammontana il tre maggio 2004 o se ti manca un solo giorno per andare in pensione come per Silvano. Non guarda se sei un migrante come Jiali e hai due figli o se la tua famiglia è composta da una madre novantenne e una badante per darti una mano ad accudirla. Quello che è certo è che non si può continuare ad alzarsi la mattina, per sopravvivere, senza avere la certezza di far ritorno a casa vivo alla sera. Come Cobas abbiamo presentato un libro bianco sugli infortuni e le malattie professionali nell ' empolese da poco più di una settimana e già dovremmo, pultroppo, aggiornarlo. Non entriamo nel merito di quello che è successo sabato pomeriggio tra gli scaffali del Market di via Giuntini perchè lo faranno le inchieste dell' ASL e della magistratura. Vogliamo però ricordare un passaggio del nostro libro "La morte operaia non costituisce reato": Un tempo li chiamavano omicidi bianchi per evidenziare che quando si muore sul lavoro non c'è fatalità o casualità che tenga. Si muore perchè il lavoro è ridotto a pura variabile d' impresa, perchè il profitto, il culto del mercato e del successo economico sono assunti come principi cardine della società.

venerdì 21 dicembre 2007

LA MORTE OPERAIA NON COSTITUISCE REATO

E' disponibile presso il csa intifada (via XXV aprile – Ponte A Elsa- Empoli) e la libreria Il Barbagianni di S. Miniato il libro bianco: "LA MORTE OPERAIA NON COSTITUISCE REATO" un lavoro di ricerca e analisi su infortuni e malattie professionali nell'empolese valdelsa.
Comunicato stampa di presentazione
Le situazioni di lavoro disumane emerse dall'incendio alla thissenKrupp, sono purtroppo analoghe a quelle che tanti di noi vivono quotidianamente. Nel nostro territorio, caratterizzato da un numero elevato di piccole imprese, il tema della sicurezza è, se possibile, ancora più rilevante perché oltre il 90% degli incidenti avvengono in questi contesti e, i controlli sono minimi o inesistenti.

Nel libro bianco che abbiamo presentato oggi su “infortuni e malattie professionali nell’empolese valdelsa” partiamo dalle troppe commozioni ipocrite di questi giorni, dai tanti funzionari sindacali che lamentavano l’assurdità di turni che arrivavano a 12 ore, dimenticando di aver accettato, nei contratti di questi anni, di eliminare qualsiasi limite all'orario giornaliero e incentivato il ricorso al lavoro straordinario, azzerando i contributi introdotti dalla legge 28/12/95. Quegli straordinari fuori controllo sono il prodotto di salari troppo bassi, frutto di quasi 15 anni di contrattazione con richieste inconsistenti di aumenti e privati di ogni strumento di protezione come la scala mobile.

Contratti dove ogni volta ci viene sottratto qualcosa, sempre più flessibili e precari perché ciò che conta è quella competitività al ribasso che accentua sempre di più le differenze: i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri.

Anche chi si era illuso che con questo governo si avviasse una ridistribuzione della ricchezza ha potuto constatare che ai tagli di ben 5 punti del cuneo fiscale per le aziende, non si è accompagnato nessuna politica a sostegno dei nostri redditi.

Il numero sempre più crescente di omicidi bianchi non sono ancora sufficienti per capire che la difesa della salute passa attraverso salari dignitosi, lavori più stabili, orari e tempi di lavoro meno bestiali.

Nel libro bianco evidenziamo i tanti paradossi legislativi, le contraddizioni fra la volontà di potenziare l’apparato ispettivo mentre si agisce per il suo smantellamento, fra i lamenti per una precarietà sempre più devastante e la legittimazione, con il protocollo di luglio, di tutte le tipologie possibili di precariato introdotte dalla legge 30 e che negli ultimi due anni hanno portato a raddoppiare il numero di infortuni che hanno colpito i precari.

La vergognosa accettazione di un sistema di appalti al massimo ribasso pur sapendo che tutto ciò si traduceva nel tagliare salari, sicurezza e nell’incentivare le assunzioni a nero.

Nella rossa toscana un operaio edile su due lavora a nero e, nei cantieri pubblici questa condizione investe il 40% dei lavoratori (dati fillea-cgil), tutto ciò a dispetto di tanti protocolli d’intesa firmati tra enti pubblici e sindacati confederali.

Qualcuno crede davvero a dati che indicano una riduzione complessiva nel numero di infortuni a fronte di un sommerso così evidente. Non è più verosimile ipotizzare che molte denunce non particolarmente gravi non vengano presentate a causa proprio di questo aumento di situazioni irregolari? La stessa Inail stima in oltre 200mila gli infortuni che si verificano nel sommerso in Italia.

Il libro bianco prova anche ad ipotizzare le mortalità causate da cancerogeni occupazionali, fenomeno ancora poco studiato.

COBAS EMPOLESE-VALDELSA

venerdì 14 dicembre 2007

Dichiarati antisindacali UNICOOP e CGIL CISL UIL

'' Finalmente dopo una causa che sembrava non finire mai il Giudice del lavoro Dott. Dario Conte con sentenza n° 51000/07 ha finalmente affermato il diritto di qualunque sindacato con i requisiti previsti,nello specifico della scrivente flaica-Cub , ad indire i rinnovi RSU.
Le RSU ( Rappresentanze Sindacali Unitarie) , sono la manifestazione più diretta della democrazia in quanto elette direttamente dai lavoratori e si differenziano dalle RSA (Rappresentanze Sindacali Aziendali) che invece sono designate su scelta delle burocrazie dei sindacati esterni.
Contro questo diritto dei lavoratori, ossia quello di scegliersi i propri rappresentanti si sono scagliati con feroce veemenza sia la cooperativa che i sindacati filo aziendali opponendosi di fatto all' effettuazione delle votazioni e arrivando fino al punto di siglare in gran segreto, senza consultare i lavoratori, un accordo con la lega cooperative per impedire a tutti gli ''altri'' sindacati che non fossero loro di poter indire rinnovi RSU.

Capite che esempio di democrazia hanno dato ai lavoratori ???

Allora adesso il punto da capire è uno solo.....Che cosa è un sindacato ?
E' una libera associazione di lavoratori che tutela i propri iscritti attraverso passaggi democraticamente condivisi...

Ma se un sindacato è dichiarato antisindacale perchè bloocca la democrazia delle scelte dei lavoratori.....che cosa è veramente ?

E' semplicemente un' altra azienda che però invece di vivere con i frutti del proprio lavoro preferisce guadagnare sul lavoro degli altri...

Mandiamo a casa questi parassiti che vivono sulle spalle dei lavoratori fingendosi loro tutori, partecipiamo al percorso di rinnovamento sindacale promosso dal sindacalismo di base.

Datti una possibilità di ricominciare a vedere migliore il tuo futuro, insieme possiamo farlo...

Flaica Uniti Cub

info: tel. 06 76968408 - 328 8385923

sabato 8 dicembre 2007

indignazione e commozione non bastano più

L' incidente nell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, dove hanno perso la vita quattro operai, ci ricordano ancora una volta che quando si muore sul lavoro non c'è fatalità o casualità che tenga. Si muore perché il lavoro è ridotto a pura variabile d'impresa, perché il profitto, il culto del mercato e del successo economico sono assunti come principi cardine della società.

Antonio, Roberto, Angelo e Bruno sono morti in uno stabilimento in via di smantellamento, con mezzi di sicurezza non solo inadeguati ma criminalmente distruttivi: estintori e lancia ad acqua hanno favorito la fiammata esplosiva invece di spegnere l'incendio. Lavoravano in situazioni disumane con flessibilità e orari sempre più fuori controllo, con turni di dodici ore diventati ormai una norma dopo l'ultima crisi aziendale, che stava portando alla chiusura dello stabilimento.

Una situazione di cui erano perfettamente a conoscenza i responsabili dell'azienda ma evidentemente interessati, come sempre più spesso avviene, al tema della sicurezza solo come ulteriore costo da ridurre per incrementare i profitti sulla pelle dei lavoratori. La commozione di governi, imprenditori e cgil-cisl- uil che accompagna in genere solo i casi più gravi come questo è pura ipocrisia, perchè in questi anni si è lavorato per un'organizzazione del lavoro che ha cancellato ogni diritto e tutela dei lavoratori.

Lamentano il massiccio ricorso al lavoro straordinario dopo averlo prima incentivato, azzerando i contributi introdotti dalla legge 28/12/95, che le aziende pagavano al superamento delle quaranta ore di lavoro. Affermano la priorità del tema della sicurezza mentre attuano, con il protocollo di luglio, politiche che vanno nella direzione opposta, quella cioè della deregolamentazione e della completa liberalizzazione del lavoro. Concordano sulla necessità di potenziare l'apparato ispettivo ma agiscono per il suo smantellamento: il 29 maggio di quest'anno gli ispettori hanno manifestato a Roma lamentando la mancanza di telefoni e soldi per la benzina. Nel nostro territorio (asl 11) il numero di aziende visitate (escluso edilizia) passa dai 685 del 2005 ai 609 del 2006; quelli nelle imprese edili da 341 a 238.

Si afferma di voler ridurre un precariato sempre più diffuso dopo aver ufficializzato di fatto il caporalato, autorizzando le agenzie private a svolgere compiti di intermediazione e lasciando mano libera alle aziende di reiterare a vita i contratti a termine.

Quella della sicurezza è per i Cobas una questione centrale, perchè preminenti sono la salute-sicurezza sul lavoro, la formazione permanente dei lavoratori e un ruolo antagonista degli RLS.

Come cobas empolese-valdelsa abbiamo lavorato ad un libro bianco di denuncia che presenteremo il prossimo gennaio su precarietà e infortuni nel nostro territorio e ci impegnamo a sviluppare campagne di denuncia su questi temi.

Cobas empolese-valdelsa.

sabato 1 dicembre 2007

Empoli: verso Vicenza, sabato 15 dic. manifestazione europea contro la guerra.


Il 14/15/16 dicembre ci sarà una tre giorni molto importante per tutto il movimento contro la guerra. Sarà una tre giorni europea, sarà a Vicenza. Non permettere la costruzione della nuova base militare al dal Molin è infatti molto importante per il movimento contro la guerra e per la difesa dei beni comuni. E' li che nell'ultimo anno e mezzo sempre più cittadine e cittadini hanno sollevato la testa di fronte a un potere autoritario e sordo. Sia quello locale, di destra, che quello nazionale, di sinistra. Esso è autoritario quando dall'estero, da Bucarest, dopo la manifestazione del 2 dicembre contro le servitù militari e prima del grande corteo da 200mila persone del 17 febbraio 2007 contro il progetto dal Molin, il presidente del consiglio comunica che "il governo italiano non si opporrà alla costruzione della nuova base militare di Vicenza". E' sordo quando non ascolta la voce di chi non vuole la base, che porterà guerra, devastazione dei territori, inutili colate di cemento, inquinamento, via vai di aerei e mezzi da guerra, dannose spese gravanti sulle spalle dei cittadini (il 41% delle spese per le basi americane in Italia infatti le pagano i contribuenti).
Il 14,15,16 dicembre sarà dunque importante convergere a Vicenza, riempire le strade e le piazze per dire a voce alta che le basi militari, le spese di guerra (11% in più nella finanziaria 2008, battuto il record di 21 miliardi di euro del 2007) non le vogliamo, che ciò che esigiamo è pace, reddito e servizi gratuiti.
Come COBAS empolese-valdelsa, CSA Intifada e Orda Precaria abbiamo organizzato una serie di appuntamenti di avvicinamento a Vicenza: un incontro con attiviste del presidio permanente NO dal Molin (mercoledì 5 dalle 21:15) e serate video-musical-culinarie in cui poter informarsi, discutere e capire il movimento contro il dal Molin.
COBAS empolese-valdelsa -CSA Intifada-Orda Precaria

domenica 25 novembre 2007

solidarietà al presidio di Montale contro la riapertura dell'inceneritore

Una delle leggi fondamentali della fisica è il principio di conservazione della massa, dice che nulla si crea e nulla si distrugge. Bruciare i rifiuti non equivale a distruggerli, cambiamo solo il loro aspetto e li sottraiamo alla nostra vista, ma disperdiamo la materia di cui sono costituiti in fumi e ceneri ben più pericolosi del prodotto di partenza. Non dimentichiamo che la combustione rende tossico e nocivo ciò che di per sè sarebbe inerte e che per le sostanze con effetto cancerogeno non esistono soglie limite, cioè qualsiasi quantità rappresenta un rischio per la salute. La cooperativa in cui sono nati i Cobas dell' Empolese-valdelsa si occupa da più di un decennio di raccolta differenziata della carta con sistema "porta a porta". Nel corso degli anni i comuni che serviamo, molti del comprensorio Publiambiente (ma non solo) sono andati aumentando, come il parco macchine, il conseguente indotto, come il numero dei lavoratori, dei soci-lavoratori e come i chili di carta raccolti. Ad oggi più di cinquanta famiglie vivono grazie a questo lavoro. I chili di carta scaricati in cartiera, altrimenti indirizzati alle discariche o all' incenerimento sfiorano i quindici milioni di chili l' anno. Siamo l' esempio vivente di quale sia la ricaduta occupazionale del sistema porta a porta e di quanto si possa reciclare e quindi diciamo no a discariche ed inceneritori. Si alla riduzione alla fonte, al trattamento a freddo e ad una seria politica del riciclaggio.
La salute è un diritto, non una merce. cobasempolivaldelsa@alice.it

venerdì 9 novembre 2007


La giornata di oggi ha rappresentato un importante successo per il sindacalismo di base. Lo sciopero di 24 ore indetto per protestare contro la finanziaria e la precarietà del lavoro, ha visto la presenza in piazza di oltre 400.000 persone e una adesione complessiva di circa 2 milioni di lavoratori. Questa massiccia partecipazione ha bloccato il trasporto aereo, lo stretto di Messina, il trasporto pubblico locale delle principali città e creato forti disagi nelle ferrovie. Forte adesione in tutto il pubblico impiego, nella scuola, e nell'industria (con punte di oltre il 70% in luoghi-simbolo come la Fiat di Pomigliano) e nei servizi dove fortissima è la presenza di giovani e lavoratori precari.

giovedì 25 ottobre 2007

9 novembre: sciopero generale e generalizzato

Il 9 novembre prossimo è stato indetto uno sciopero generale e generalizzato contro la precarietà e il “pacchetto welfare” imposto da governo sindacati confederali e confindustria. Appare ormai quasi superfluo ricordare come la precarietà sia fino in fondo una questione sociale. Gli esempi concreti di precarietà, affiorano sempre più da ciò che in senso capitalistatico si definisce “organizzazione del lavoro”, con moltissime tipologie di lavoratori e lavoratrici sfruttati in base a contratti che rendono la flessibilità molto utile ai padroni, terribile per chi deve portare a casa uno stipendio per vivere. Il governo di centrosinistra, in tutte le sue componenti, è responsabile non solo della conferma dei cardini della legge 30, ma anche di un evidente generale peggioramento delle condizioni di vita e lavoro per milioni di persone. Ma la precarietà, è divenuta una condizione generale imposta a tutti. A chi lavora in fabbrica, con contratti a tempo determinato, ma con salari da fame, turni massacranti e con la prospettiva di pensioni ridicole. A chi è anziano e non riesce ad arrivare a fine mese con la minima sociale che somiglia più alla carità che a un diritto. A chi studia, e per pagarsi l’università deve lavorare in nero, a intermittenza, a chiamata. Se un tempo si diceva che la fabbrica modellava il ritmo della vita, l’aspetto delle città, la conformazione dei diritti e le modalità con cui si poteva accedervi, oggi è la precarietà a costruire la nuova fabbrica, che è diventata sociale e diffusa. Essa si estende territorialmente in città e metropoli, e tenta di piegare alle logiche del neoliberismo ogni attimo della nostra vita. Comparti di questa fabbrica sono anche i territori devastati dalle grandi opere, o sequestrati dalle servitù militari. Oppure trasformati in grandi discariche dannose alla salute. Isole produttive della fabbrica della precarietà sono i Centri di detenzione per migranti, dove la gente è anche costretta ad uccidersi.

Il 9 novembre è una giornata che riteniamo fondamentale per organizzare, a partire da questa condizione comune, un movimento di conflitto che sappia riprendere ciò che ogni giorno è rubato da chi comanda: reddito, tempo, qualità della vita, possibilità di scegliere, dignità, libertà. Ma ci sembra altrettanto importante che a lanciare questo sciopero sia stato il “Patto contro la precarietà e per i diritti sociali”, superando per moltiplicarle, le singole forze del sindacalismo di base. Un patto che come scopo ha quello, innanzitutto, di far riuscire lo sciopero del 9 novembre, e che si è impegnato a verificare, passo dopo passo, il suo cammino. Noi ci riconosciamo e abbiamo contribuito a questo percorso, ma siamo anche convinti che esso vada rafforzato e reso concreto a partire dalla creazione di reti di realtà sociali che possano dare sostanza, forza, radicamento ai percorsi di lotta.

mercoledì 17 ottobre 2007

Domenica 21 assemblea e cena sociale

Il Protocollo del 23 luglio, concordato tra il governo Prodi e i sindacati amici Cgil-Cisl-Uil e riguardante precarietà, pensioni e stato sociale, porta un micidiale attacco alle condizioni di vita e di lavoro di salariati/e, pensionati, precari, giovani, disoccupati, massacra definitivamente le pensioni e vuole rendere eterna la precarietà del lavoro e di vita per milioni di persone. Per questo i Cobas e tutto il sindacalismo di base, le strutture studentesche e del precariato, i centri sociali, reti e movimenti sociali, hanno proclamato il 9 Novembre uno sciopero generale.
Domenica 21 alle ore 18, al csa Intifada (via XXV aprile - Ponte a Elsa - Empoli), Assemblea pubblica per costruire la più ampia mobilitazione attorno allo sciopero del 9 Novembre.
Cobas empolese-valdelsa e orda precaria.

sabato 13 ottobre 2007

*LA CONSULTAZIONE CGIL-CISL-UIL: UNA PARTITA TRUCCATA*


...*MA NON SONO RIUSCITI A TRUCCARE LA RESISTENZA OPERAIA*

La consultazione, promossa da Cgil-Cisl-Uil sul Protocollo del 23 luglio, risoltasi in uno scontato "trionfo" del sì viene esaltata come una grande prova di democrazia, ma in realtà è una partita truccata, come tutta la "democrazia sindacale", requisita dai tre sindacati concertativi che ne hanno fatto un loro monopolio, da sindacato di Stato, negando ogni spazio ai Cobas e a tutte le strutture che non sono colluse con il padronato e i governi.

Niente regole certe e verificabili, nessun controllo sulla certificazione per la stragrande maggioranza di questa consultazione, gestita in proprio nelle sedi territoriali di Cgil-Cisl-Uil, diventate luoghi di ammucchiate di scatole di cartone con le schede sottratte a scuole e altri posti di lavoro subito dopo la votazione.

Non a caso in tutta la categoria dei metalmeccanici dove si è potuto stabilizzare un minimo di regolamentazione e trasparenza procedurale lì è esploso il NO: il risultato nelle fabbriche Fiat è clamoroso, dall'80% al 90% di voti per il No. Ma le punte dell'iceberg emergono anche in tantissime altre realtà produttive e in altre categorie, dove il concentramento dei/delle lavoratori/trici e l'intervento mirato della contro- informazione hanno smontato facilmente la propaganda fraudolenta di Cgil-Cisl-Uil, spalleggiata dalle forze della maggioranza governativa.

In quanto ai dati forniti sui votanti, se per il Pubblico Impiego dicono essere circa il 7% dell'intera categoria e se per la scuola non si supera il 3%; se in totale tutti insieme i comparti avrebbero visto il voto di circa 800 mila lavoratori e lavoratrici (solo i metalmeccanici hanno votato al 50%), legittima è la domanda; ma come diavolo si arriva a 5 milioni di votanti?

Se questi sono i dati sui luoghi di lavoro, è plausibile pensare che una fiumana di milioni di pensionati/e e precari/e, ingannata da grottesche menzogne, abbia votato in massa nelle sedi territoriali di Cgil-Cisl e Uil?

Ma questa gigantesca sceneggiata non arresterà l'opposizione frontale al Protocollo, alla Finanziaria, alla politica del governo Prodi, alle leggi-precarietà (30 e Treu) che si manifesterà il 9 novembre con lo sciopero generale e generalizzato convocato dai Cobas e da vari sindacati alternativi, da moltissimi centri sociali, strutture del precariato, studentesche e sociali, per chiedere anche la garanzia del lavoro e del reddito e l'estensione dei diritti sociali a tutti/e.

Portando in piazza, nei capoluoghi di regione, centinaia di migliaia di persone, chiederemo anche la fine del monopolio Cgil-Cisl-Uil e la restituzione dei diritti sindacali a tutti i/le lavoratori/trici e organizzazioni.

/*Confederazione Cobas*/

domenica 7 ottobre 2007

NOn siamo d'ACCORDO

I cobas empolese-valdelsa, orda precaria e il csa intifada hanno organizzato oggi, 5 ottobre 2007 un presidio con volantinaggio in PIAZZA DON MINZONI a Empoli per riaffermare con forza il NO all'accordo del 23 luglio fra governo e sindacati confederali. Un accordo che:
- allunga a rate l'età pensionabile fino a 62 anni;
- prende in giro i lavoratori usuranti, escludendo importanti categorie come gli edili e, contingentandoli in soli 5.000 all'anno;
- riduce le pensioni future dei più giovani a partire dal 2010 dal 6,4 all'8,4% ;
- rende eterna la precarietà con la possibilità di estendere i contratti a termine oltre i 36 mesi;
- incentiva il lavoro straordinario riducendone i costi per le aziende e diminuendo la sicurezza sul lavoro ;
Il presidio informativo si è concluso davanti alla camera del lavoro per contestare le modalità truffaldine con le quali si è costruita la consultazione fra i lavoratori. Ai sostenitori del No non solo è stato sottratto qualsiasi spazio nelle assemblee ma non viene nemmeno garantita la possibilità di controllare i risultati delle votazioni che si terranno quasi unicamente nelle camere del lavoro, nelle sedi di Auser o dello SPI cgil.

COBAS orda precaria

domenica 22 luglio 2007

Pensioni: la vittoria dei banchieri e confindustria

Comunicato stampa del 22/07/2007

Ci risiamo. Come nei lugli 92-93, quando governo, sindacati confederali e padroni cancellarono la scala mobile, tagliarono le pensioni e introdussero i rinnovi contrattuali a inflazione programmata anzichè reale si è scelto questo mese, nonostante non facesse parte del programma di governo, per riformare le pensioni pubbliche. CGIL-CISL-UIL daranno un giudizio finale congiunto e rimetteranno il lodo al giudizio dei lavoratori, andandoli a cercare sotto l' ombrellone? Sarebbe questo il superamento dello scalone Maroni? Questo governo, che in molti abbiamo votato ma che in molti non rivoteremo, non ha fatto altro che anticipare lo scippo del TFR, ha trasformato lo scalone in tanti scalini rendendo soltanto più soft l' allungamento dell' età pensionabile. La controriforma Dini del 95 è stata completata e con la riduzione dei coefficenti, che sono alla base del calcolo del valore della pensione, del 2010 può considerarsi concluso lo smantellamento del sistema pensionistico pubblico. Mentre l' Italia è il paese in cui un euro su quattro è in nero, dove i parlamentari hanno gli stipendi più alti: 13.679 euro contro i 9.977 degli inglesi, 7.000 dei tedeschi, i 6.892 dei francesi e i 4.731 degli spagnoli. Dove i salari, in media, sono i più bassi:16.242 euri contro i 28.007 dei britannici, 21.111 dei tedeschi e 19.731 dei francesi (datiOCSE). Dove i parlamentari, da una recente inchiesta di un noto settimanale, vanno in pensione con delle cifre astronomiche dopo pochi anni di attività, si è colpito ancora chi produce e paga fino all' ultimo centesimo. Nonostante l' operazione TFR si stia rivelando come un fallimento, i dati definitivi si conosceranno solo in ottobre, ma le proiezioni di questi giorni sono decifrabili in questo senso, si decide sulla testa dei lavoratori senza consultarli. Molti, troppi lavoratori cadranno nella trappola del silenzio-assenso, il 33% aderisce a fondi integrativi (dato molto inferiore al 40% che i sindacati auspicavano) ed il 60 % preferisce lasciarlo in ditta. Aumenti dal 27 al 30% nel primo caso contro un aumento dal 47% al 55% per il secondo (dati ANSA). La soglia dei 50 dipendenti ha fatto si che al di sotto si sceglie di lasciarlo in ditta, sopra la soglia si sceglie il fondo integrativo anche perchè direzionarlo all' INPS non significa finanziare un sistema pensionistico pubblico ma le grandi opere in Italia. E' emblematico il 76% di Fonchim contro il 17% di Previmoda, 7% di Fondapi ed il 4% di Prevedi. E' ormai chiaro che la nostra pensione non si salva con il TFR ma attraverso la lotta, che come dall' appello della confederazione Cobas allegato, abbia come primo atto uno sciopero generale. *Cobas ATI*. /cobasempolivaldelsa@alice.it/

giovedì 7 giugno 2007

Allegri: 33 licenziamenti da festeggiare

La vicenda della ditta Allegri, chiusa con il licenziamento di 33 lavoratori, evidenzia ancora una volta il fallimento del modello concertativo adottato da cgil-cisl-uil che ha finito ancora una volta per premiare quasi unicamente gli interessi padronali. Lascia sconcertati vedere rivendicata quasi come una vittoria (“i licenziamenti saranno solo 33 e non 39” )una vicenda chiusa in modo così triste e fallimentare.

Poco più di un anno fa padronato e sindacato avevano sottoscritto un accordo in cui Allegri si impegnava a investire nove milioni di euro in tre anni e a garantire gli attuali livelli occupazionali.

Un anno dopo quello stesso accordo diventava carta straccia, evidenziando ancora una volta che la dignità e i diritti di chi lavora non hanno più cittadinanza in questo paese. L'espulsione precoce costringerà tanti lavoratori (nella quasi totalità donne) di quaranta e cinquanta anni a riprogettare la propria vita ripartendo da condizioni senza dubbio più precarie ed alienanti rispetto a 10 o 20 anni fa. La favola della “competitività internazionale” è stata in questi anni il pretesto per imporre un mercato del lavoro sempre più flessibile e precario e che ha prodotto unicamente salari più bassi e minori tutele e sicurezza del posto di lavoro.

Le crisi che si sono succedute nella nostra zona : dal settore moda dell'empolese valdelsa (migliaia di posti di lavoro in meno), a quello calzaturiero della zona di Fucecchio (più che dimezzato negli ultimi anni), a quello delle cornici della zona Castelfiorentino-Certaldo (250 posti di lavoro in meno su un totale di 1000 addetti) dimostrano che a pagare sono esclusivamente i lavoratori. I profitti padronali accumulati in anni di vacche grasse, vengono adesso impiegati o per delocalizzare le produzioni (Armani principale fornitore della Allegri va in Cina, tanti altri in Romania) o per riciclarsi in immobiliaristi perché il mattone rende molto di più.

I tavoli concertativi (su moda, cornici, etc.) che sindaci, imprenditori e sindacati hanno avviato negli ultimi anni sono serviti unicamente a garantire tali profitti, trasferendo sulla collettività i costi economici e sociali di tali trasformazioni.

COBAS EMPOLESE-VALDELSA

domenica 27 maggio 2007

IL SILENZIO E' DOLO

comunicato stampa del 27/05/07

Entro il prossimo 30 giugno siamo chiamati a decidere la destinazione del nostro TFR; non scegliere significa affidare per sempre una parte del nostro salario ai fondi pensione grazie al meccanismo truffa del silenzio/assenso.

La campagna acquisti che governo, padroni e sindacato hanno avviato è stata finora fallimentare (solo 170.000 lavoratori hanno aderito ai fondi) e questo rende ancora più evidente lo scopo reale del silenzio-assenso. Esprimere una scelta è perciò indispensabile e per farlo occorre compilare l'apposito modulo ministeriale entro il 30 giugno; solo così eviteremo che la nostra liquidazione finisca in un fondo gestito dalla speculazione finanziaria.

Per fornire a tutti i lavoratori una completa informazione su questa tema ed un aiuto nella compilazione dei moduli, i cobas empolese valdelsa apriranno uno sportello informativo tutti i mercoledì dalle ore 21,30 presso il centro sociale Intifada di Ponte a Elsa. L'iniziativa verrà proposta anche durante la rassegna Di vino in frasca che si terrà dal 1 al 3 giugno, con l'allestimento di un apposito banchino.


domenica 29 aprile 2007

Risposta all'appello dell'ANPI per un corteo unitario il 1 maggio

Chi, come noi, dell' anti-fascismo ne fa pratica quotidiana non resta certo indifferente alle parole dell' ANPI, a cui guardiamo sempre con molto rispetto. Il primo maggio a Empoli non stiamo organizzando una "contromanifestazione" ma, in una fase in cui molti compagni Cobas stanno attuando lo sciopero della fame per vedersi riconoscere il diritto di rappresentanza, di trattativa e per una reale democrazia sindacale chiudere insieme a CGIL-CISL-UIL diventa utopistico. Rivendichiamo il diritto di assemblea in orario di lavoro di ogni sindacato e gruppo significativo di lavoratori, il diritto di libera iscrizione, mediante trattenuta in busta paga a qualsiasi sindacato, diritto non garantito nè ai lavoratori del settore privato nè ai pensionati dei settori pubblico e privato. I Cobas sono evidentemente scomodi perchè non hanno funzionari da mantenere e quindi non hanno bisogno di compromessi con le imprese. I Cobas dell' Empolese-valdelsa, il CSA Intifada ed il collettivo precari partciperanno al corteo empolese del primo maggio con uno spezzone pittoresco, non di rottura ma di aggregazione, in opposizione alle politiche guerrafondaie e neoliberiste del governo Prodi, per la costruzione di una esistenza senza precarietà, senza guerre nè basi militari, senza grandi opere calate dall' alto che devastano i territori. Troppe morti ed infortuni sul lavoro sono da addebitarsi alla crescente precarietà, allo sfruttamento del lavoro nero e alla flessibilità che costringe ad accettare condizioni di lavoro ignobili e insicure. Alla crescente precarizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici dovuta a questa ondata liberista dei governi di destra o di centrosinistra quest' anno si aggiunge lo scippo del TFR. CGIL-CISL-UIL, dopo aver sostenuto la riforma Dini (che con l' istituzione del metodo contributivo tagliava le pensioni per i neoassunti a circa il 50% dei salari attuali) sponsorizzando i fondi pensione e trasformandosi di fatto in gestori finanziari hanno, di fatto snaturato il ruolo del sindacato. Contro la precarietà, per non consegnare il propio TFR alla speculazione finanziaria, per estendere i diritti sindacali a tutti rilanciamo l'appello a partecipare al corteo del primo maggio nello spezzone dei Cobas, del CSA Intifada e del collettivo precari che partirà da piazza Don Minzoni alle 9 e si concluderà in piazza della Vittoria.
*Cobas Empoli-valdelsa*


martedì 17 aprile 2007

Appello per la partecipazione al 1Maggio

I Cobas dell' Empolese-Valdelsa e il C.S.A. Intifada, partecipano al corteo del primo maggio, scegliendo però di chiudere in una piazza alternativa a quella di CGIL-CISL-UIL e manifestando in questo modo la netta contrarietà sia sulla riforma del TFR sia sulla crescente precarizzazione del lavoro. Il tfr è una torta da 19 miliardi di euro annui che Governo, CGIL-CISL-UIL e confindustria vogliono dirottare nei fondi pensione. Entro il prossimo 30 giugno siamo chiamati a deciderne la destinazione e, grazie al meccanismo truffa del silenzio/assenso non scegliere significherà trovarsi automaticamente iscritti ad un fondo pensione. Si ribaltano in questo modo anche le più elementari norme di diritto perchè: da che mondo è mondo, quando interviene una nuova norma facoltativa che può modificare lo status precedente del lavoratore, se questi non si esprime, resta nella condizione precedente. Le anomalie però non si fermano qui perchè: chi seglie di mantenere il TFR in azienda potrà in qualsiasi momento revocare tale opzione ed indirizzarlo verso i fondi, la scelta di un fondo è invece irreversibile. Si tratta perciò a memoria d'uomo del primo contratto di tipo privatistico in cui non è prevista la possibilità di recesso. Cgil-Cisl-Uil, dopo aver sostenuto la riforma Dini (che con l'istituzione del metodo contributivo tagliava le pensioni per i neoassunti a circa il 50% dei salari attuali) sponsorizzano i Fondi pensione trasformandosi di fatto in gestori finanziari e snaturando in questo modo il ruolo stesso del sindacato. Destinare il nostro TFR ai fondi pensione significa: sottrarre risorse alle pensioni pubbliche, alimentare l'egoismo e la concorrenza tra i lavoratori, minando il carattere universalistico e di solidarietà intergenerazionale su cui si basa la previdenza pubblica; penalizzare le donne che avranno pensioni più basse perchè calcolate su una aspettativa di vita più lunga; penalizzare i precari perchè non potranno garantire versamenti costanti; aprire la strada alla definitiva privatizzazione della previdenza; Attraverso la difesa del TFR (che è salario differito dei lavoratori) e il conseguente boicottaggio dei fondi pensione si potrà rilanciare una grande mobilitazione che porti al ripristino del sistema retributivo per tutti e ad un sistema pensionistico pubblico, universale e solidale che garantisca a tutti un'anzianità dignitosa. Il Primo Maggio è la festa dei lavoratori e delle lavoratrici, che producendo, cooperando, mettendo a frutto le proprie facoltà cognitive, danno forma al tessuto di relazioni sociali che permette al nostro territorio di essere quello che è. Partecipiamo dunque tutte e tutti, precari e non precari, migranti, indigeni, disoccupati, a nero, per far sentire la voce di chi non ha voce, rendere visibili gli invisibili, reclamare reddito e dignità, per dire no alla precarietà e allo scippo del TFR! -NON CONSEGNIAMO ILTFR NELLE MANI DELLA SPECULAZIONE FINANZIARIA -MANTENIAMO IL TFR IN AZIENDA, BARRANDO SULL’APPOSITO MODULO LA VOCE PER CUI IL TFR DEVE CONTINUARE “AD ESSERE REGOLATO SECONDO LE PREVISIONI DELL’ART.2120 DEL CODICE CIVILE”. COBAS EMPOLESE-VALDELSA info: cobasempolivaldelsa@alice.it Appuntamento ore 9 in piazza Don Minzoni (davanti la stazione).
Alle ore 13 pranzo sociale al C.S.A. Intifada di Ponte a Elsa con la consueta baccellata.

Il 5 per mille ad Azimut

Perché il 5 per mille ad Azimut,

Codice Fiscale: 97342300585


Da anni abbiamo sperimentato la possibilità di proporre ed attuare progetti di solidarietà internazionale e di attività sociali in Italia attraverso le organizzazioni “non a fini di lucro” (Onlus).

Nel febbraio del 2000 è stata costituita la onlus Azimut. Questa ci ha permesso di condividere la nostra azione politica, sindacale e culturale con settori popolari di altri paesi che, per le loro iniziative di miglioramento sociale, avevano bisogno di aiuto pratico e finanziario.

Abbiamo avviato progetti in appoggio dei popoli del Nicaragua, di Cuba, dell’Argentina e della Colombia.

Precedentemente, in Italia, abbiamo organizzato corsi di formazione su “La povertà della globalizzazione” e “Per un approccio interculturale alla salute”.

Nel 2005, con il sostegno dell’8 per mille dalla Tavola Valdese, è stato realizzato un progetto di sostegno al popolo palestinese dal titolo: “Coscienza sociale e attività per i giovani lavoratori palestinesi in Israele”, in collaborazione con l’organizzazione locale WAC (Workers Advice Center).

Abbiamo operato anche a livello nazionale, con un’altro finanziamento della Tavola Valdese, per la realizzazione di una sala prove, con relativi strumenti musicali, a favore dell’associazione di volontariato “Il grande Cocomero” che opera nel quartiere di San Lorenzo a Roma e che si rivolge ad adolescenti del quartiere ed a quelli/e ricoverati/e in regime ordinario e diurno alla Neuro Psichiatria Infantile del Policlinico di Roma. Grazie al 5 per mille ricevuto lo scorso anno, e da altri auspicabili sostegni, proseguiremo questo progetto dotando il “Grande Cocomero” anche di una sala di registrazione.


Stiamo promuovendo, insieme all’Ufficio Stranieri del Policlinico Umberto I di Roma, un progetto di assistenza, formazione e sostegno a strutture sanitarie in Tanzania.

Sempre con il 5 per mille, stiamo sostenendo un progetto in appoggio a insegnanti e scuole palestinesi, con la partecipazione attiva e visite reciproche di insegnanti italiani.

Tra le iniziative di quest’anno, se avremo i fondi, contiamo di realizzare un progetto per la promozione del “Diritto Umanitario Internazionale” nei Territori palestinesi occupati dallo Stato d’Israele.

Sono solo alcuni esempi concreti di come una Onlus possa essere utilizzata come strumento che da un lato consente di dare prospettiva progettuale, nell’ambito della solidarietà, all’impegno politico, sindacale e culturale, rafforzando le relazioni a livello nazionale e internazionale già esistenti e aprendone di nuove, dall’altro permette di aiutare concretamente settori popolari che nel mondo si battono per maggiore eguaglianza, giustizia e fraternità tra nazioni, popoli, etnie e culture, ma che sovente non hanno i mezzi materiali per intraprendere progetti che rendano concrete e le loro speranze e aspettative.

Anche quest’anno la Finanziaria prevede che ogni contribuente possa assegnare il 5 per mille alle Onlus, decidendo, con una specifica dichiarazione nella propria denuncia dei redditi, di diminuire il proprio contributo di tasse allo Stato e di rivolgerlo a enti e strutture che lavorano nel sociale, come la Onlus Azimut.


Cosa è la contribuzione del 5 per mille?


La contribuzione del 5 per mille è la possibilità di ogni singolo lavoratore di destinare il 5 per mille delle tasse già pagate (detratte in busta paga) ad Azimut. Non si tratta quindi di alcun versamento aggiuntivo ma di destinare dei soldi già pagati, anziché allo Stato, ad una associazione Onlus.

Per destinare questa quota, ogni singolo lavoratore/trice deve compilare l'apposita casella, contenuta nel modulo 730 o UNICO, relativa alla contribuzione del 5 per mille firmandola e apponendovi il codice fiscale di Azimut: 97342300585.

L'attribuzione del "5 per mille" non è sostitutiva dell'"8 per mille" ma aggiuntiva. Sono tasse che si pagherebbero comunque..



Codice Fiscale AZIMUT: 97342300585


domenica 25 marzo 2007

Assemblea pubblica per la costruzione di uno spezzone Stop Precarietà al corteo del 1 Maggio a Empoli

L'osservatorio sulla precarietà costituitosi da qualche tempo sta portando avanti il lavoro di indagine sul lavoro precario nella Val d'Elsa. Quello che ad un primo approccio emerge è l'impressionante diffusione dei contratti cosiddetti atipici, soprattutto fra le/i più giovani. Il proliferare delle agenzie di lavoro interinale, in affitto, o come le vogliamo chiamare non è casuale, infatti il loro volume d'affari in Italia ha avuto un aumento nel 2006 tra il 20 ed il 25%. Tuttavia la precarizzazione del lavoro, della vita, non è dovuta solo a queste beffarde agenzie. Anche le amministrazioni pubbliche fanno direttamente largo uso di lavoratrici e lavoratori precari, le industrie, i call center, le cooperative ecc...
L'essenza dell'odierno rapporto di lavoro, soprattutto in tempi in cui la contrattazione individuale la fa da padrona, è la crudezza e la violenza (più psichica e culturale che fisica) del rapporto tra datore di lavoro e prestatore di lavoro. E' un rapporto che si manifesta come ricatto economico, paura, incertezza del domani. E ciò vale soprattutto oggi, dove sono le facoltà cognitive (un mix fra capacità relazionali, corporee e cerebrali) ad essere messe a lavoro (e a profitto).
La prestazione lavorativa oggi è la messa a lavoro delle soggettività, che per definizione sono sfuggevoli, molteplici e variegate. Non è più possibile, ne desiderabile, individuare una figura del lavoro che le contempli tutte come poteva essere l'operaio massa della grande industria, non è più possibile sindacalizzare le nuove figure del lavoro precario, non nei termini del vecchio sindacato. Di conseguenza quasi nulle sono le iscrizioni dei precari al sindacato e molto bassa è la conoscenza dei diritti tutelati dal proprio contratto di lavoro, né si può dire che cgil-cisl-uil si sforzino di guardare che sta succedendo.
La stessa condizione di precarietà è, appunto, una condizione non un soggetto unico con un'unica percezione. E' qualcosa che accomuna diverse condizioni lavorative e sociali, che dunque vivono desideri e bisogni differenziati.
L'intento è quello di cercare di organizzare tale moltitudine in modo che mantenga le differenze, orgogliosa, per farsene forza, per reclamare reddito, casa, dignità, diritti, servizi, maternità... Intanto con la presenza in piazza il 1 Maggio a Empoli, una presenza visibile, colorata e variegata.
Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare all'assemblea che avrà luogo MARTEDI' 17 APRILE dalle 21:30 presso lo spazio sociale del CSA Intifada (Via 25 Aprile – Ponte a Elsa – Empoli) per discutere insieme il da farsi e il come.


Osservatorio Precario - Valdelsa