domenica 31 maggio 2009

Ventimila in corteo contro il razzismo e il G8. Migranti, studenti, precari e centri sociali: siamo tutti clandestini.

Intervista con Vincenzo Miliucci (confederazione Cobas).
Ventimila i partecipanti alla manifestazione contro il G8 su immigrazione e sicurezza a Roma e per la cittadinanza globale. Tantissimi migranti, comunità e reti sociali assieme ai centri sociali e agli studenti.
Una manifestazione colorata che con forza rifiuta il paradigma razzista fatto di respingimenti, lager di stato quali sono i C.I.E., marginalizzazione, ricatto e precarizzazione della vita dei migranti, pacchetti sicurezza. Una restrizione delle libertà che diventa non solo per questo governo, ma a livello globale, una sperimentazione costituente all’interno della crisi.
Dopo le azioni dirette e comunicative che in tutta Italia, e a Roma in particolare, hanno portato al sanzionamento dal basso dell’OIM e dell’ufficio anagrafe, delle sedi dei razzisti della Lega e all’apparizione di San Papier, protettore dei senza permesso di soggiormo e dei migranti di tutta la terra, oggi in migliaia hanno partecipato alla manifestazione. Momenti di tesnione a piazza Vittorio per un tentativo di provocazione dei neofascisti, il corteo ha poi proseguito invadendo la città e giungendo intorno alle 19 a piazza Navona.

giovedì 28 maggio 2009

Quando i nostri soldi servono a finanziare aziende assassine.

Non c’è solo il danno, ma come sempre più spesso avviene anche la beffa. Il gruppo Saras di Sarroch (CA), dove l’altro ieri sono morti tre lavoratori, incassa i finanziamenti del Cip6, la tassa che tutti noi paghiamo nella bolletta della luce per finanziare inceneritori, centrali a carbone e stabilimenti della morte come quelli della famiglia Moratti. Questo circolo assurdo fa sì che il Massimo pallonaro possa spendere 150 milioni di Euro l’anno per gli ingaggi dei giocatori dell’Inter mentre le sue aziende avvelenano, uccidono e distruggono il futuro delle prossime generazioni, la cognata Letizia impone gli ecopass a Milano, tacendo sulla raffineria di cui è presidente il marito e che sta devastando l’intera Sardegna meridionale.

A Sarroch lo zolfo è presente nei pesci, l’amianto nel corpo delle persone, e l’esposizione al benzene e agli idrocarburi ha prodotto modifiche genetiche rilevanti. I controlli sui lavoratori sono fatti superficialmente e utilizzando metodi scorretti. Le emissioni di benzene, cancerogeno accertato, raggiungono punte duemila volte maggiori (500 ppm) dei limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (0,2 ppm). La percentuale di bambini con asma è il DOPPIO della media regionale.

Il film realizzato da Massimiliano Mazzotta, dal titolo Oil http://www.youtube.com/watch?v=aB5PQR5NgdE ha avuto un'unica proiezione pubblica prima di essere sequestrato dagli avvocati della famiglia Moratti. Anche Sky decide la censura di Oil, ma questo stupisce meno dal momento che l’amministratore delegato di Sky Europe era Letizia Moratti.

domenica 24 maggio 2009

30/05/09 - ROMA- manifestazione nazionale contro la crisi e il razzismo

PULMAN DA EMPOLI
PREZZO 5 EURO
PARTENZA ORE 9, STAZIONE FERROVIARIA.
PER PRENOTAZIONI 3460064288

Intolleranti al razzismo
Per abbattere muri e frontiere.
Per una cittadinanza globale

Nabruka Mimuni, questo è il nome della donna che si è tolta la vita nella notte tra il 6 e il 7 maggio nel lager di Ponte Galeria, alle porte di Roma. 227, le persone delle quali non conosciamo il nome né la sorte respinte verso la Libia nella stessa notte, inaugurando la linea dura del ministro Maroni sui respingimenti in mare. Inutile parlare di diritti umani inviolabili, illusorio appellarsi a una qualche convenzione internazionale, insufficiente erigersi a difesa della Costituzione italiana.

Classi separate, autobus separati, medici spia, presidi spia, reato di clandestinità, sindaci sceriffo, “sicurezza partecipata”, esercito nelle strade, militarismo civico, checkpoint metropolitani: il mondo intorno a noi sembra evolversi rapidamente in un’escalation di razzismo e violenza istituzionale che mirano a stringere tutte e tutti noi nella morsa della paura, dello sfruttamento e del controllo. Il governo blinda il pacchetto sicurezza. Berlusconi non vuole un’Italia multietnica e lo spettro dell’apartheid si fa realtà.

Le politiche razziste e securitarie sono pratiche di governo nella crisi economica. In assenza di politiche anticrisi l’unica risposta è la sicurezza che si traduce nella riduzione di libertà e diritti. Come fermare altrimenti le resistenze se non ingabbiando (preventivamente) la società, producendo separazione e odio razziale? Queste misure colpiscono in particolare i/le migranti ma riguardano tutt* e puntano a dividere e a rompere i rapporti di solidarietà tra le persone, alimentando la paura e rendendo tutt* più ricattabili.

Ma il futuro non è scritto. Le rivolte nei centri di detenzione per migranti (CIE), da Lampedusa a Torino, da Milano a Ponte Galeria, accendono un fuoco di speranza e libertà. Le voci e le mobilitazioni contro il pacchetto sicurezza gridano che sono molt* a sfidare la paura. Le lotte sociali non si fermano, anzi si moltiplicano.

È urgente nelle prossime settimane moltiplicare azioni e manifestazioni per rendere visibile l’indignazione e la rabbia nei confronti di un governo sempre più razzista.

Tra il 28 e il 30 maggio si terrà a Roma il G8 dei ministri della giustizia e degli interni, che discuteranno di sicurezza, crisi e immigrazione. A presiederlo sarà il ministro razzista Roberto Maroni. Saranno in 8, solo in 8. Vorrebbero gestire la crisi sulla nostra pelle, laddove la politica economica non offre soluzioni, laddove il capitalismo traballa, laddove la crisi è globale e non conosce frontiere, la loro risposta è approfondire le differenze, contenere chi si ribella e chi lotta per la propria dignità.

E’ arrivato il momento di far convergere le nostre lotte, le lotte dei migranti, degli studenti, di lavoratori e lavoratrici precar* che si ribellano a un mondo fatto di sbarramenti e frontiere, di muri e razzismo feroce. Queste lotte stanno costruendo una rete di resistenze alla crisi, al pacchetto sicurezza e al G8 di fine maggio, che intende ratificare provvedimenti già operativi da tempo. Sui nostri corpi, sulle nostre vite, contro i nostri diritti.

Per questo facciamo appello a costruire una settimana di mobilitazioni che dal 23 maggio a Milano passi per due giornate di azione decentrata il 28 e 29 maggio e per la manifestazione globale di Roma del 30 maggio.

Per contestare le politiche razziste e liberticide del governo del mondo, laddove il razzismo non guarda solo al colore della pelle, ma vuole colpire trasversalmente tutt* coloro che reclamano diritti, reddito, casa, cittadinanza, libertà di movimento.

Contro il pacchetto sicurezza e le leggi razziste Per la chiusura dei CIE in Italia, in Europa e in tutto il mediterraneo L’unica sicurezza che vogliamo è la libertà Contro frontiere e muri, per la libertà di movimento Siamo tutt* clandestin*, la cittadinanza che vogliamo è globale

Sabato 30, Manifestazione globale contro il G8, Roma
Verso la mobilitazione contro il g8 di luglio. Noi la crisi non la paghiamo!

sabato 23 maggio 2009

CON BRUNETTA È ORA DI DIRE BASTA!

Il decreto legislativo proposto dal ministro Brunetta è un attacco senza precedenti ai servizi pubblici, al potere di acquisto dei salari.
leggi tutto....

giovedì 21 maggio 2009

E se ci ribellassimo?


Sono rientrato a casa dopo un lungo giro in bicicletta. Per terra, all’entrata, una busta, che qualcuno aveva infilato sotto la mia porta. Mi sono chinato col cuore in gola per raccogliere la busta in questi tempi di corvi svolazzanti, l’ho aperta con mani tremanti, ho sfilato il foglio che ci stava dentro e ho letto il messaggio – scritto in centoventisette lingue. Trascrivo qui la versione italiana, naturalmente.

Essa dice così:
«Cari lombardi, emiliani e toscani, bianchi cristiani ed ariani, forse è meglio parlarvi con chiarezza prima che accada l’irreparabile. Noi siamo cinque miliardi.
Yoruba e pashtun, azeri e moldavi, tamoul e roma, banghal e dogon guarani e alawit.
Insomma negri, ma tanti.
E non smettiamo di crescere di numero mentre voi lombardi, emiliani e toscani, bianchi cristiani ed ariani tendete verso l’estinzione, quanto a numero forza e intelligenza.
Abbiamo sentito il viso pallido che avete scelto come dittatore, dichiarare che l’Italia non è un paese multietnico. La stirpe italiana di pura razza ariana non deve contaminarsi? Spiace dovervelo dire, ma le vostre nonne e bisnonne hanno già concepito milioni di figli con saraceni libanesi e turchi. Ma non è questo il punto. In realtà quello che vi spaventa è l’idea di spartire la ricchezza che avete accumulato nei vostri forzieri e nei vostri frigoriferi con noi, che siamo cinque miliardi e abbiamo fame.
Negli ultimi cinquecento anni avete invaso le nostre terre, sequestrato i nostri figli per farli lavorare come schiavi nei campi di cotone o nelle fabbriche, avete bruciato le nostre capanne e violentato le nostre donne. Ci avete sfruttati rapinati e uccisi e sulla nostra miseria e morte avete costruito la vostra civiltà. Ma non vogliamo rinvangare il passato. Facciamo finta di niente. Parliamo di adesso.
Adesso le frontiere sono aperte per i vostri capitali, che vengono nei nostri paesi a farci lavorare duro per salari di fame, e in cambio a noi non resta niente perché il profitto va nelle vostre banche. Noi avevamo capito che le frontiere fossero aperte anche per gli esseri umani, invece ci arrestate appena arriviamo nella vostra terra, ci chiudete in campi di concentramento, addirittura ci respingete in mare, senza rispettare neppure le vostre leggi, e ci mandate a morire in qualche campo di sterminio.
Allora abbiamo deciso di scrivervi questa lettera.
Ci sono due possibilità a questo punto.
La prima è che facciamo uno sforzo di comprensione reciproca. Noi siamo disposti a venire nei vostri paesi per lavorare con le nostre braccia giovani dato che voi non siete più in grado neppure di reggervi in piedi. Siamo disposti a occuparci dei vostri vecchi che perdono la memoria e il senno in numero crescente. Siamo disposti a collaborare per rendere la convivenza più civile, siamo disposti a scambiarci esperienze e conoscenze, a imparare la vostra lingua se ci permettete di frequentare le vostre scuole, siamo disposti a rispettare le vostre regole se tengono conto del fatto che ci siamo noi, e che abbiamo gli stessi diritti che avete voi.
Ma se non riuscite a capirlo rapidamente, se insistete nel volerci sfruttare senza darci in cambio neppure un letto, un permesso di soggiorno, il diritto alla scuola e alle cure mediche, se continuate a comportarvi come dei nazisti, che è esattamente quel che sta facendo il vostro presidente del consiglio e quella banda di razzisti analfabeti che vanno in giro con le camicie verdi, se continuate a diffondere odio razzista ed ammazzare i nostri fratelli, allora le cose andranno a finire molto male. Finora siamo stati pazienti perché sappiamo che gli italiani sono poveracci che fino a qualche anno fa emigravano come noi, ma da qualche tempo vi siete montati la testa e credono tutti di essere diventati divi della TV, mentre non siete che foruncolosi miserabili coglioni terrorizzati perché sapete bene di essere solo i più poveri tra i ricchi, o forse i più ricchi tra noi poveri.
Se volete la guerra l’avrete, ma sappiate che noi siamo abituati a soffrire, a vivere in condizioni difficili, a tollerare il caldo e il freddo, a sopportare cose che nessuno di voi sa neppure immaginare. Se volete la guerra molti di noi moriranno, ma molti di noi stanno già morendo adesso. Voi non siete abituati a quello che potrà capitarvi, e non ci soffermiamo sui particolari.
Ritirate le vostre leggi razziste, aprite le vostre frontiere a chi è costretto a fuggire dai territori che il colonialismo ha devastato. Concedete agli stranieri che lavorano un permesso di soggiorno. E fate presto perché il vostro tempo sta per scadere…»

Sotto questo testo, che mi ha fatto un po’ paura, ci sono cinque miliardi di firme.

Non sto a trascriverle perché il tempo stringe.
e se i clandestini si ribellassero?

E sempre ALLEGRI bisogna stare che il nostro piangere fa male al re

Pil in caduta libera, meno 5,9%; berlusconi: “segni di miglioramento”. Il dato è il peggiore degli ultimi trent’anni, la crisi galoppa, siamo il peggior paese d’Europa: “governo ottimista”.

La richiesta di mobilità per i 34 lavoratori della ditta Allegri è l’ultimo tassello in un territorio ormai devastato dalle crisi. Tra cassa integrazione e mobilità sono ormai migliaia i lavoratori investiti dalla crisi: IRPLAST, Mostardini, Borri, Manifattura di Stabbia, Cartiera Etruria, Rasseno, Bitossi-Colorobbia, Bain Design, Modyva, Baccetti trasporti, Azzurra, Arno, Imer, Pertici, Fratelli Bagnoli….
A loro si si aggiungono quei lavoratori di microimprese mandati a casa senza alcun rumore mediatico o sindacale e le centinaia di precari espulsi per primi senza alcuna tutela.
Lavoratori e precari in un paese che evade per 200 miliardi di euro, dove l'economia sommersa produce per altri 250 miliardi, dove si ammazzano quattro lavoratori al giorno, dove il 20% delle persone è già sotto il livello di povertà, dove si tagliano risorse a scuola, sanità e servizi sociali per salvare speculatori e bancarottieri, dove si allunga l'età pensionabile mentre le casse dell'INPS sono in attivo per 13 miliardi di euro.
La crisi si sta rivelando come la più straordinaria delle opportunità per delocalizzare, per scremare i lavoratori e per cancellare quel poco che ancora rimane del sistema di tutele e diritti (contratto collettivo nazionale, diritto di sciopero…).
Basta con i soldi a padroni e parassiti, basta con il finanziamento di missioni di guerra e nuovi caccia militari. Rivendichiamo il diritto ad un reddito dignitoso per precari e disoccupati, il blocco dei licenziamenti e la revoca di tutte le leggi precarizzanti e razziste. Vogliamo lavorare meno per lavorare tutti a parità di salario.

martedì 19 maggio 2009

Comunicato stampa sulla manifestazione del 16 maggio a Torino

Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa della Confederazione Cobas sulla manifestazione del 16 maggio a Torino contro la chiusura degli stabilimenti FIAT di Pomigliano e Termini Imerese ed il ridimensionamento di quello di Mirafiori:

UNA MANIFESTAZIONE CONSAPEVOLE E PARTECIPATA E UNA CONCLUSIONE CHE EVIDENZIA DRAMMATICAMENTE L’ASSENZA DI RAPPRESENTANZA E DI UN PROGETTO CONTRO L’ARROGANZA E LO STRAPOTERE FIAT.

Sabato 16 maggio a Torino il corteo contro la prospettata chiusura degli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Termini Imerese e l’ulteriore ridimensionamento di Mirafiori è stato molto lungo e vivo, sia per la presenza degli operai torinesi sia per l’arrivo di numerose delegazioni da tutta Italia, Pomigliano in testa. La volontà unitaria di dare una risposta a Marchionne e la consapevolezza della posta in gioco – il tentativo dei padroni di utilizzare la loro crisi per costruire un’altra sconfitta del movimento dei lavoratori – hanno contraddistinto la manifestazione che durante tutto il percorso ha ricevuto il sostegno della popolazione nelle strade, dalle finestre e dai balconi.

I lavoratori sono sfilati a migliaia senza rigide divisioni organizzative tra le sigle sindacali, con una naturale e spontanea ricerca di una risposta solidale e collettiva,ma anche con la preoccupazione di scongiurare un film già visto, ovvero l’ennesimo epilogo fatto di deserto industriale e di accordi di gestione di migliaia di licenziamenti collettivi mentre i profitti della Fiat continuano a essere garantiti soprattutto dal denaro pubblico. Una preoccupazione legittima, visto la sequenza di accordi a perdere cui tutti i sindacati concertativi ci hanno abituato in questi ultimi vent’anni.

Per offuscare questo quadro sociale scandaloso puntualmente i mass-media anziché interrogarsi su come e quanto questa crisi sia stata costruita e venga utilizzata dai padroni, preferiscono invece inventarsi una violenza di piazza – meglio se targata “Cobas” – e a strumentalizzare la conclusione della manifestazione nelcomizio davanti al Lingotto: di fronte ad una contestazione verbale, ma comunque comprensibile, a fronte della richiesta di intervento dal palco dello Slai-Cobas di Pomigliano il servizio d’ordine dei sindacati confederali non ha trovato di meglio che opporre resistenza fisica e la chiusura dell’impianto voce.

Ben più grave e preoccupante della caduta dal palco (in realtà una piattaforma a mezzo metro dal suolo) del segretario Fiom Rinaldini – peraltro trattenuto da un esponente dello Slai-Cobas, come si nota dalle stesse foto dei quotidiani – caduta causata dal parapiglia conseguente al tentativo dei vertici confederali di impedire un intervento già concordato dei lavoratori di Nola, è il prossimo venturo ennesimo scivolamento politico e sociale di un sindacato concertativo le cui sigle si dividono tra chi – come Cisl, Uil e Ugl – è pronto a soddisfare qualsiasi progetto di Confindustria e chi – come la Cgil – si autorappresenta come baluardo democratico, ma paga il peso non indifferente di aver comunque concertato un quindicennio di perdita di diritti e di potere delle lavoratrici e dei lavoratori.

Oggi il problema è quello di ricostruire una rappresentanza dei diritti sociali negati, di ridare voce, peso e dignità a milioni di lavoratori che sono soggetti sociali e politici, e non semplici fruitori di ammortizzatori sociali. La Confederazione Cobas sta cercando – sicuramente con fatica – di costruire questo percorso, senza proclamarsi a solutrice ma ricercando con tutte le forze disponibili un cammino comune e condiviso. Contro tutte le arroganze del potere, e anche contro le sue ricorrenti strumentalizzazioni e invenzioni mediatiche.

Torino, 17 maggio 2009

Confederazione Cobas

venerdì 1 maggio 2009

Pronto? Sei immigrato? Non ci sono case per te

ordaprecaria | 30 Aprile, 2009 12:26

Inchiesta sulla discriminazione razziale all’accesso alle case da parte delle immobiliari ai danni dei migranti.

A Empoli le agenzie immobiliari sono razziste, questo possiamo affermare in seguito ad un'inchiesta che abbiamo fatto e che riguarda otto agenzie immobiliari della nostra città: Ag. Imm. “Mori”, Ag. Imm. “Bruni”, Ag. Imm. “Serena”, Ag. Imm. “Il Drago”, Ag. Imm. “La Tua Casa”, Ag. Imm. “Aree Immobiliari”, Ag. Imm. “Ghizzani”, Ag. Imm. “Tognetti”.

Abbiamo deciso di fare quest'inchiesta quando abbiamo notato comportamenti delle agenzie disuguali con i clienti che chiedono una casa in affitto, in particolare a seconda della loro cittadinanza.

Così abbiamo chiamato sia le agenzie che già sapevamo applicare discriminazioni razziste sia altre, per capire se tali comportamenti fossero diffusi, e quanto.

Ebbene il quadro che ne esce per le agenzie immobiliari della nostra democratica, e apparentemente antirazzista, Empoli è raccapricciante. Sette agenzie su otto danno risposte differenti al cliente migrante rispetto a quello italiano. In particolare per l'italiano c'è la casa, tre, quattro vani, arredata o no, oppure anche se al momento non c'è, l'agente immobiliare dice che richiamerà in seguito dopo una ricerca più approfondita. Tutto ciò se il cliente è italiano.

Le risposte cambiano notevolmente quando a chiamare è invece una voce straniera. Negli audio che pubblichiamo insieme a questa inchiesta ci sono le registrazioni di tutte le telefonate che abbiamo fatto, si può notare che le chiamate dell'italiano sono notevolmente più lunghe di quelle dello straniero, le quali si chiudono spesso subito con risposte lapidarie del tipo: “facciamo solo vendita”, “non facciamo affitti”, “trattiamo solo uffici e fondi magazzino”, “non ho niente in questo momento”. Ciò è strano, visto che per un italiano non è così: non è strano, è razzismo.

Si capisce da questa inchiesta che spesso sono i proprietari a non voler affittare a migranti e, benché non capiamo cosa ci sia da ridere nel dire ad uno straniero che le case in affitto “non le trattiamo” quando invece per un italiano ce ne sono molte, c'è un caso in cui l'agente immobiliare si dice dispiaciuto per tutte le domande che deve fare al migrante.

Insomma c'è un razzismo diffuso tra i proprietari di case e gli agenti immobiliari di Empoli e lo smascheriamo pubblicando le registrazioni audio delle telefonate.

Non ci sembrano pratiche degne di un paese civile e democratico. La casa è un diritto, per tutti e tutte, italiani e migranti. Continueremo a vigilare sul razzismo e sull'accesso ai diritti e come sempre saremo determinati nel denunciare tali atti infami.

Ascolta le registrazioni audio delle telefonate:

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