giovedì 7 giugno 2007

Allegri: 33 licenziamenti da festeggiare

La vicenda della ditta Allegri, chiusa con il licenziamento di 33 lavoratori, evidenzia ancora una volta il fallimento del modello concertativo adottato da cgil-cisl-uil che ha finito ancora una volta per premiare quasi unicamente gli interessi padronali. Lascia sconcertati vedere rivendicata quasi come una vittoria (“i licenziamenti saranno solo 33 e non 39” )una vicenda chiusa in modo così triste e fallimentare.

Poco più di un anno fa padronato e sindacato avevano sottoscritto un accordo in cui Allegri si impegnava a investire nove milioni di euro in tre anni e a garantire gli attuali livelli occupazionali.

Un anno dopo quello stesso accordo diventava carta straccia, evidenziando ancora una volta che la dignità e i diritti di chi lavora non hanno più cittadinanza in questo paese. L'espulsione precoce costringerà tanti lavoratori (nella quasi totalità donne) di quaranta e cinquanta anni a riprogettare la propria vita ripartendo da condizioni senza dubbio più precarie ed alienanti rispetto a 10 o 20 anni fa. La favola della “competitività internazionale” è stata in questi anni il pretesto per imporre un mercato del lavoro sempre più flessibile e precario e che ha prodotto unicamente salari più bassi e minori tutele e sicurezza del posto di lavoro.

Le crisi che si sono succedute nella nostra zona : dal settore moda dell'empolese valdelsa (migliaia di posti di lavoro in meno), a quello calzaturiero della zona di Fucecchio (più che dimezzato negli ultimi anni), a quello delle cornici della zona Castelfiorentino-Certaldo (250 posti di lavoro in meno su un totale di 1000 addetti) dimostrano che a pagare sono esclusivamente i lavoratori. I profitti padronali accumulati in anni di vacche grasse, vengono adesso impiegati o per delocalizzare le produzioni (Armani principale fornitore della Allegri va in Cina, tanti altri in Romania) o per riciclarsi in immobiliaristi perché il mattone rende molto di più.

I tavoli concertativi (su moda, cornici, etc.) che sindaci, imprenditori e sindacati hanno avviato negli ultimi anni sono serviti unicamente a garantire tali profitti, trasferendo sulla collettività i costi economici e sociali di tali trasformazioni.

COBAS EMPOLESE-VALDELSA