lunedì 26 gennaio 2009

Respingiamo l'accordo sul nuovo modello contrattuale

La crisi dilaga, cassintegrazione a tutto spiano, licenziamenti dei precari, salari e pensioni che perdono sempre più potere d'acquisto, una finanziaria lacrime e sangue che taglia nel triennio 8 miliardi di euro alla scuola e 7 alla sanità pubbliche.

In tale pessimo clima politico-sociale, subito dopo che Veltroni dichiara la sua piena disponibilità ad un'ulteriore controriforma delle pensioni ed il PD si astiene sul federalismo leghista, arriva inesorabile, come una cambiale in scadenza, l'accordo a perdere del 22 gennaio sul nuovo modello contrattuale per i settori del lavoro dipendente privato e pubblico, accordo peggiorativo rispetto a quello già famigerato del 23 luglio 1993, che inaugurò la nefasta stagione della concertazione. Cisl, Uil, Ugl accolgono in toto la ricetta tanto cara alla Confindustria e al governo: liquidazione del contratto collettivo nazionale e salari agganciati alla produttività.

Altro che affrontare l'emergenza salariale! Il contratto collettivo nazionale di lavoro (unica difesa per l'80% dei lavoratori) viene nettamente ridimensionato, gli unici scarsissimi aumenti si potranno avere con la contrattazione di secondo livello (di cui gode il 20% dei lavoratori), favorita con misure aggiuntive di decontribuzione (opera del precedente governo Prodi) e di detassazione (opera del governo Berlusconi); per accedere a tali miserabili aumenti bisognerà comunque raggiungere in azienda determinati parametri di "produttività, redditività, qualità, efficienza, efficacia", agevolando così il supersfruttamento e la reintroduzione del cottimo.

In più i nuovi contratti nazionali non avranno durata biennale, bensì triennale (sia a livello economico che normativo), erodendo un'altra quota dei nostri magri salari.

Di scala mobile neanche a parlarne, anzi viene anche modificato in peggio il meccanismo dell'indennità di vacanza contrattuale, che non sarà più automatico per tutti i comparti del lavoro dipendente, ma sarà stabilito in sede di contrattazione settoriale.

I risibili aumenti salariali nei futuri rinnovi contrattuali non saranno più legati all'inflazione programmata, ma ad un indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo (IPCA), depurato dall'aumento dei prodotti energetici e che non comprende i tickets sanitari.

Lo hanno decantato come un accordo di svolta; le relazioni tra sindacati, padroni e governo sono state definite non più conflittuali, ma collaborative.

Infatti Cisl e Uil e Ugl hanno scelto da un pezzo la strada del collaborazionismo corporativo, perciò naturalmente sottoscrivono senza pudore il loro aumentato peso negli enti bilaterali, che non solo subordinano gli interessi dei lavoratori a quelli dei padroni, ma, tramite tali strumenti, sindacati concertativi e padroni controllano il collocamento ed in parte divengono diretti erogatori degli ammortizzatori sociali (come l'indennità di disoccupazione).

La Cgil non ha firmato, ma come fidarsi del maggior sindacato concertativo, che, in maggio, insieme a Cisl e Uil, aveva elaborato il documento da cui è partita questa trattativa fallimentare? Non è un caso che governo, Confindustria, Cisl e Uil, sottolineando che l'accordo è sperimentale e dura 4 anni, dichiarino che la porta per la Cgil è sempre aperta.

Intanto si ipotizzano altre regole vessatorie su rappresentanza e rappresentatività sindacale, si fissano nuove moratorie degli scioperi durante le trattative per i rinnovi contrattuali.

Ed addirittura, nel terrificante punto 18 dell'accordo, si stabilisce di impedire l'esercizio del diritto di sciopero al sindacalismo di base nelle aziende del servizio pubblico locale.

Tutto ciò è intollerabile. Respingiamo al mittente, rispondiamo con la lotta a questo frutto marcio della concertazione e del corporativismo sindacalpadronale.

La Confederazione Cobas, insieme a Cub/RdB e SdL Intercategoriale, nell'assemblea nazionale del Patto di Base del prossimo 7 febbraio a Roma, in cui si metterà a punto una piattaforma anticrisi, varerà le necessarie iniziative di lotta territoriali e nazionali per contrastare efficacemente il micidiale attacco ai salari e ai diritti dei lavoratori innescato dall'accordo truffa del 22 gennaio.

domenica 25 gennaio 2009

Il nuovo regime dei rapporti sindacali

CISL,UIL,UGL,CONFINDUSTRIA,CONFAPI,CONFCOMMERCIO,CONFESERCENTI

INSIEME AL GOVERNO SI SONO ACCORDATI AI DANNI DEI LAVORATORI


Dopo l’accordo concertativo del Luglio 1993, un altro marchio/data di
infamia , quello del 22 gennaio 2009, si aggiunge sui sindacati venduti,
che alla faccia della crisi che falcidia occupazione e redditi,
rinunciano alla tutela degli interessi della classe lavoratrice e dei
ceti popolari.

Al momento – da questa mercanzia – si è sottratta la Cgil, ma la
tentazione di stare nella partita è grande. Il partito di riferimento ,
il PD, brigherà per una soluzione alla firma, una volta risolto il
conflitto interno alla Cgil nei confronti delle compagini conflittuali.

Certo è , che senza l’avallo del PD l’accordo del 22 gennaio non ci
sarebbe stato . Dapprima l’astensione concordata sul voto al “
federalismo fiscale” , a seguire l’OK a Cisl-Uil a sottoscrivere quanto
suggellato da padroni e centrodestra.

Difatto il PD è entrato nella maggioranza ! Sostiene il governo
Berlusconi !!

Una antica abitudine , che ci riporta al governo Andreotti del 1978, li
l’inciucio si chiamava “ compromesso storico” , un accordo più
impegnativo per significare la stessa operazione : la svendita e
l’abbandono del patrimonio ideale-culturale-materiale dei lavoratori.

ORA TUTTO E’ ANCORA PIU’ CHIARO . Rimane l’incognita Cgil, di cui
proveremo a stanarne i comportamenti chiamando a configgere contro
l’accordo e le ridicole misure anticrisi poste in campo dal governo.

Intanto, da subito, come funzione democratica a cui non verremo mai
meno, chiamiamo i lavoratori a rigettare – con le assemblee e con la
lotta – questo infame regresso , che ci riporta alla sconfitta storica
subita dai lavoratori negli anni ’50 , quella che comportò “ gli aumenti
salariali aziendali legati al cottimo e l’insediamento sindacale delle
complici Commissioni Interne “.

NON SIAMO ARRESI ! Non ci arrenderemo al declassamento del Contratto
Collettivo Nazionale – la cui valenza è stata ridotta a 3
anni(praticamente 1 anno di aumenti in meno) - per la misera prevalenza
della “ contrattazione aziendale(di 2° livello) “ , che peraltro
riguarda meno del 18% dell’intero mondo del lavoro privato.

Né a farci turlupinare dal cambio di parole : l’introduzione dell’IPCA (
“ indice prezzi al consumo armonizzato in ambito UE”) al posto della
vigente “ inflazione programmata” ( su cui si aggancia l’aumento
salariale) comporta un ulteriore contrazione dei minimi stipendiali,
altra fregatura!

PREPARIAMOCI A COMBATTERLI; A SCONFIGGERE QUESTO DISASTROSO IMPIANTO
LIBERISTA .

All’insegna di “ noi la vostra crisi non la paghiamo”.

Attraverso : il blocco dei licenziamenti; la riduzione d’orario a parità
di salario,; la CIG per tutti, anche per chi non ce l’ha,; il
salario-reddito garantiti; casa,trasporti,bollette,……

Ovvero la PIATTAFORMA ANTICRISI con la quale Cobas-Cub-Sdl chiameranno
alla mobilitazione , dopo averla discussa e approvata nell’assemblea
generale del PATTO di BASE , che si terrà a Roma il 7 febbraio , ore 10
teatro Ambra Jovinelli ( limitrofo stazione FS):
Roma 23/1/09 Cobas Lavoro Privato -Confederazione Cobas



venerdì 23 gennaio 2009

Cisl, Uil e Ugl sottoscrivono la cancellazione del contratto nazionale

Il 22 gennaio, a Palazzo Chigi, è stato raggiunto un accordo quadro sulla riforma del modello contrattuale (in allegato il testo sottoscritto). La Cgil non ha firmato. Via libera, invece, da Cisl, Uil e Ugl, insieme a Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali. Nei prossimi giorni scioglieranno la riserva Abi e assicurazioni. Il no della Cgil è stato confermato dal segretario generale Guglielmo Epifani, presente all’incontro.

Secondo il segretario della Cgil, "Il livello nazionale non recupererà mai l'inflazione reale", "non vi è davvero un allargamento del secondo livello contrattuale" e "la derogabilità diventa un principio generale, la bilateralità si allarga a compiti impropri e crea una casta". Una dichiarazione impegnativa, fatta da uno che di “caste” se ne intende!

L’accordo, si legge nel documento diffuso dal governo al termine dell’incontro, ha "carattere sperimentale e per la durata di quattro anni", in sostituzione di quello vigente che risale al '93, che ha l'obiettivo "della crescita fondata sull'aumento della produttività e l'incremento delle retribuzioni".

L’intesa prevede che i contratti abbiano una durata triennale sia per la parte economica che per quella normativa, due livelli contrattuali (teoricamente) e il calcolo degli incrementi salariali basato su un indice di inflazione “previsionale costruito sulla base dell’IPCA (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati”.

Un indice "ipotetico" vago in sostituzione del già assai vago “tasso di inflazione programmata" precedentemente in vigore.

Per il secondo livello di contrattazione – si legge nel documento - è necessario "che vengano incrementate, rese strutturali, certe e facilmente accessibili tutte le misure volte ad incentivare in termini di riduzione di tasse e contributi, la contrattazione di secondo livello che collega incentivi economici al raggiungimento di obiettivi di produttività ".

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, nella conferenza stampa tenuta con quello della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ha detto che l’intesa "ha una portata storica, non solo perché sostituisce le intese sottoscritte il 23 luglio 1993, dopo una lunga e defatigante negoziazione, ma soprattutto perché sostituisce per la prima volta il tradizionale approccio conflittuale nel sistema di relazioni industriali con quello cooperativo".

Più chiaro di così!! Non pago, Sacconi sottolinea come l'accordo quadro "promuova lo spostamento del cuore della contrattazione dal livello nazionale alla dimensione aziendale e territoriale ove - anche grazie alla detassazione del salario di produttività' - le parti sono naturalmente portate a condividere obiettivi e risultati".

Risultati ovviamente basati sulle “aspettative” di aziende e padroni mai sazi di profitti e che difficilmente daranno disponibilità a “cooperare” per incrementare i salari dei propri dipendenti (a danno dei propri utili) in mancanza di quella conflittualità messa al bando dall’accordo stesso!

Un vero capolavoro di falsità che verrà venduto nei prossimi giorni come il toccasana di fronte alla innegabile e progressiva erosione del potere d’acquisto di salari e stipendi! La realtà ovviamente è ben diversa.

Il nuovo modello contrattuale sottoscritto da Cisl, Uil e Ugl, insieme a Confindustria e alle altre associazioni imprenditoriali, è l’ultima frontiera del nuovo che avanza nella parte più “oltranzista” del sindacalismo concertativo: è l’accettazione supina dell’idea, tanto semplice quanto subalterna, che il ruolo del sindacato oggi non possa che essere quello di “collaborare” con il padrone.

Siamo ben oltre la tradizionale politica della mediazione al ribasso tanto cara ai sindacati firmatari e anche alla Cgil! Il piano inclinato che tante volte abbiamo denunciato non poteva che portare a questa situazione.

Le responsabilità della Cgil rispetto alla situazione con cui oggi ci troviamo a fare i conti sono enormi e sconcerta un po’ il risveglio “sorpreso” della Confederazione di Epifani. La giusta decisione di non firmare quella che è a tutti gli effetti una resa incondizionata viene dipinta dai firmatari come una posizione oltranzista, da duri e puri, mentre non è altro che un languido sussulto di un corpo burocratizzato che ha tentato di far valere in extremis un diverso equilibrio che tenesse in giusta considerazione il peso dei propri iscritti.

Ma la partita è ormai andata oltre e la Cgil paga, o per meglio dire, fa pagare ai lavoratori, il prezzo di una politica sindacale confederale (cgilcisluilugl) che del volere dei lavoratori, della democrazia, della partecipazione si è fatta beffe per decenni!

Non resta che .... rimboccarci le maniche per tentare di far saltare nei fatti questo accordo disastroso

tratto da www.sdlintercategoriale.it
leggi l'accordo quadro

giovedì 22 gennaio 2009

Maroni: proibire i cortei

Tra una discussione sul pacchetto giustizia, e una sul vestito della moglie di Obama, è sfuggito a molti il senso delle dichiarazioni del ministro dell'interno Maroni alla camera. Ricordiamo che il ministro alla camera dei deputati ha detto, in materia di concessione dei permessi alle manifestazioni politiche, di voler tutelare "anche il diritto dei cittadini a fruire pacificamente degli spazi della propria citta". Questa affermazione, se interpretata alla lettera, significa la proibizione ai cortei di attraversare i centri cittadini. Infatti, sulla stampa di oggi questa ipotesi circola ampiamente nei commenti alle parole del ministro come se si trattasse di una misura di regolazione del traffico dei piccioni. Visto che la Cgil ha deciso che la prossima ferma protesta contro la più grave crisi del dopoguerra ci sarà, forse, ad aprile (!) bisognerà probabilmente aspettare la primavera per capire la sostanza dei nuovi provvedimenti in materia di ordine pubblico. Anche se, già da adesso, si comprende come la sterilizzazione dei cortei in atto somigli sempre di più ad un divieto di manifestare.
(red) - www.senza soste.

Nessuna sicurezza senza diritti

COMUNICATO STAMPA sul Picchetto sicurezza indetto per stamattina in
piazza del popolo

Il "Picchetto Sicurezza", come lo avevamo chiamato per contrapporlo al
pacchetto sicurezza della vergogna in discussione in parlamento, si è
svolto con esito positivo questa mattina in Piazza del Popolo. Eravamo
una ventina di persone, facenti parte del collettivo Orda Precaria, dei
COBAS Empoli-valdelsa, e singole soggettività resistenti che sono venute
a portare la loro solidarietà a Bennis e famiglia. Subito alle 8.00 è
venuta una ragazza dell'ufficio casa del comune di Empoli, che a nome
dell'amministrazione e dell'assessorato alla casa ha portato un
documento in cui il comune si è impegnato a rinviare lo sfratto ed a
trovare una soluzione stabile per la famiglia entro la data di rinvio
dello sfratto, il 24 febbraio 2009. A conferma degli impegni presi
dall'amministrazione, l'ufficiale giudiziario è passata per notificare
la non esecuzione dello sfratto.
Ringraziamo comunque i fratelli e le sorelle del movimento di lotta per
la casa di Firenze, che stavano per arrivare a dare solidarietà ad una
famiglia che neanche conoscevano, li abbiamo chiamati e ringraziati di
cuore per il grande insegnamento su cosa è la solidarietà che ci danno
continuamente, sono tornati indietro contenti per il buon esito
dell'iniziativa.
Sciolto il picchetto sicurezza abbiamo deciso insieme di andare al
tribunale per stare vicino e portare li la solidarietà alle famiglie che
avevano l'udienza di sfratto, alcune delle quali, parallelamente al
picchetto, stavamo seguendo dal punto di vista legale come sportello
sociale.
La casa è un diritto. Non c'è sicurezza senza diritti!
Lo abbiamo detto, continueremo a dirlo.

COBAS Empoli-valdelsa
ORDA PRECARIA
COMUNITA' N RESISTENZA_Empoli

venerdì 16 gennaio 2009

Empoli, 20/01/09 PICCHETTO ANTISFRATTO


Comunicato stampa _ 16/1/2009

PICCHETTO SICUREZZA

Finite le vacanze per il tribunale di Empoli, martedì 13 gennaio sono state ben 36 le udienze di sfratto, che sono da aggiungere ad altrettante che si svolgeranno la prossima settimana, martedì 20 gennaio.
Continuiamo a denunciare la grave situazione di crisi che sta vivendo la nostra città riguardo la questione abitativa. Martedì eravamo in tribunale come sportello sociale per assistere ad alcune di una lunghissima lista di udienze, le quali si svolgono in 5 minuti, in un caos totale e l'intimato spesso non è neanche presente cosicché il giudice non può far altro che convalidare gli sfratti. Consigliamo quindi a tutte le famiglie in attesa di udienza, di presentarsi sempre in tribunale, o di venire allo sportello per avere assistenza legale, di organizzarsi per difendere il diritto di ogni essere umano ad avere una casa.
Ma alle udienze si aggiungono gli sfratti esecutivi. Con questo comunicato stampa convochiamo per martedì 20 gennaio un picchetto anti-sfratto, alle 8.00 in piazza del popolo a Empoli, per difendere il diritto alla casa di Bennis Abdelfattah e delle sue due figlie. Con lo sportello sociale seguiamo la situazione di Bennis da diverso tempo. Anche i servizi sociali e il comune la conoscono, tanto che, in una riunione sull'emergenza abitativa (16 dicembre 2008) avevano espresso “parere favorevole per l'assegnazione di un alloggio non appena reperito nel mercato privato”, riconoscendo la situazione di estrema precarietà in cui versa la famiglia. Ma la scorsa settimana l'ufficio casa ci ha detto che “non essendo riusciti a reperire un'alternativa” al momento non possono bloccare lo sfratto.
Ci appare evidente come le politiche abitative non rappresentino per i nostri amministratori un'importanza rilevante, in quanto per una situazione che l'amministrazione stessa riconosce come emergenziale e meritevole di sostegno si deve rivolgere ai privati e non al patrimonio pubblico.
Quanti casi simili arriveranno nel prossimo futuro? Come intende l'amministrazione fronteggiare questa situazione di grave crisi? Sono domande che ci facciamo e da cui vorremmo un'attenta risposta da parte delle amministrazioni, e di tutte le organizzazioni che si apprestano a preparare la campagna elettorale. Non sono risposte che devono a noi, non siamo così presuntuosi, ma sono risposte che devono a chi ha perso il posto di lavoro, a chi lo perderà, a chi non riesce più a pagare la rata del mutuo o l'affitto, a chi non ci riuscirà. Sono risposte dovute a tutta una cittadinanza sperduta in una crisi economica sociale e politica profonda che non permette di pensare un futuro, che disorienta e crea rabbia, che toglie anche la speranza e il sogno di un futuro sereno.
O forse qualcuno pensa di costruire la campagna elettorale sulla sicurezza?
Non c'è sicurezza senza diritti! Questo diciamo! In un periodo in cui il governo delle destre sta discutendo un vergognoso pacchetto sicurezza, che toglie diritti ai nuovi cittadini e agli italiani, ai senza fissa dimora, che impone costi su permesso di soggiorno, introduce il reato di clandestinità e la detenzione fino a 18 mesi nei centri di espulsione, insomma che tutto fa tranne che garantire sicurezza, noi ci apprestiamo a preparare un picchetto sicurezza, perché sia garantito a Bennis e famiglia il diritto alla casa.
Gli studenti insegnano che non dobbiamo essere noi a pagare la crisi. Perché non è giusto. Perché se si trovano i fondi per salvare banche e speculatori finanziari, ancora prima vanno trovati per l'istruzione, la sanità, il sociale e la cultura. Anche noi non vogliamo pagare la crisi!
Nella certezza che la sinistra al governo dei nostri territori non voglia trasformare un problema sociale in una questione di ordine pubblico, speriamo che essa si adoperi per bloccare questo e tutti gli sfratti per il 2009, come misura necessaria anti-crisi, e intanto confermiamo l'appuntamento per Martedì prossimo, 20 gennaio, in piazza del popolo alle ore 8.00.

PICCHETTO SICUREZZA!
LA CASA E' UN DIRITTO!

COBAS Empoli-valdelsa, ORDA PRECARIA,
MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA - Firenze
COMUNITA' IN RESISTENZA - Empoli


domenica 11 gennaio 2009

In 300 ad Empoli in corteo non autorizzato per fermare il massacro del popolo palestinese.

Comunicato stampa 10/01/09
Oggi, 10 gennaio, si è svolto ad Empoli un presidio per manifestare la solidarietà al popolo palestinese e per chiedere la fine del massacro che sta attuando l’esercito israeliano.
Al presidio, al quale hanno partecipato Cobas empoli-valdelsa, Coordinamento studentesco empolese, Associazione Città Meticcia, CS Intifada, collettivo Orda Precaria, Cooridnamento toscano in sostegno alla lotta zapatista, , hanno partecipato più di 300 persone, tra cui molti cittadini migranti.
Dopo un’ora di slogan ed interventi al megafono i manifestanti hanno deciso di improvvisare un corteo non autorizzato per le vie del centro cittadino. Il corteo si è mosso al grido “Palestina Libera” ed ha visto un gran protagonismo dei cittadini migranti che hanno gridato la loro indignazione di fronte al massacro del popolo palestinese.

venerdì 9 gennaio 2009

Empoli per la palestina. Presidio sabato 10/01


CESSARE IL FUOCO NON BASTA

Agire, agire subito. Un presidio per non dimenticare, per far emergere la verità, per dire basta al genocidio che si sta perpetrando da 60 anni portato avanti dallo Stato di Israele.

Abbiamo scelto di organizzare un presidio Sabato 10 Gennaio ad Empoli, dalle ore 17 in Piazza della Vittoria per ribadire la nostra presenza sul territorio, per rilanciare la lotta e la voglia di reagire, in una città che per troppo tempo è stata nel silenzio e nell’ipocrisia, devastata dal cancro consumista e dall’omologazione voluta dai governanti.

La nostra mobilitazione pertanto non va in contrapposizione a quella regionale di Firenze, della quale appoggiamo piattaforma ed idee.

C’era una volta uno stato sionista di Israele che minacciò il popolo palestinese con il proprio olocausto.

C’era una volta un’organizzazione delle nazioni unite a servizio di un genocidio impunito.

Immaginate che i più potenti governi del mondo promettano ad Israele appoggio incondizionato.

Svegliatevi, gridate ai vostri governanti che non ci rappresentano, che non li rispetterete fin quando non dimostrino che i loro gesti e tutte le bugie servono per qualcos’altro che non sia perpetuare la morte di innocenti; se quando ci salutano sorridenti noi vediamo solo le loro mani pulite è perché, oltre ad assassinare loro, a noi stanno rubando l’anima.

Condanniamo lo stato criminale di Israele, condanniamo la Nato, colpevoli di aggredire i popoli del mondo, condanniamo i mostri multinazionali che usano la guerra, perché i loro successi commerciali sono sporchi di sangue innocente.

Non vogliamo guerra tra popoli e pace tra le classi.

Siamo solidali con la resistenza del popolo palestinese, vogliamo giustizia!

Viva la Palestina libera.

Coordinamento studentesco empoli

Associazione Città Meticcia

Csa Intifada

Cobas Empoli-Valdelsa

Collettivo Orda Precaria

Coordinamento Toscano di sostegno alla Lotta Zapatista

domenica 4 gennaio 2009

Massacrare un popolo, bruciare due bandiere

Tutto il mondo grida - a ragione - fermate il massacro. Quasi tutto il
mondo, è vero. Il governo Italiano no, perché nel governo italiano c´è
anche capezzone, che si dichiara sgomento per la barbarie di chi ha
incendiato in piazza le bandiere di Israele. Se la guerra fosse un
grande falò di drappi, ci metteremo la firma, e se incendiare le
bandiere è una barbarie terroristica, allora capezzone dovrebbe spiegarci come definisce l' ennesimo massacro palestinese. Dicono
che bruciare la bandiera è come bruciare una nazione, perché è un
simbolo. Bruciare una nazione evidentemente è meno ripugnante.