mercoledì 3 febbraio 2016

Per un nuovo PROTOCOLLO di INTESA sugli APPALTI nei SERVIZI PUBBLICI

Oggi abbiamo incontrato la commissione lavoro dell'Unione dei comuni dell'empolese Valdelsa. Abbiamo illustrato la proposta di un nuovo protocollo di intesa sugli APPALTI nei SERVIZI PUBBLICI, fermo restando che la nostra posizione è sempre stata quella di porre fine ai processi di esternalizzazione con una analisi reale dei costi e benefici avviando al contempo percorsi di re-internalizzazione dei servizi e del relativo personale.
Non ci aiuta l'assenza di regole in materia di contratti di lavoro, anzi la possibilità di applicare contratti di peggiore favore per i\le dipendenti, contratti di riferimento per alcune aziende\cooperative operanti in un determinato settore che vanno ad annullare alcune conquiste storiche del movimento operaio.
Emblematico è il caso dei contratti delle cooperative sociali e del multiservizi applicati nell'ambito dell'igiene ambientale al posto di quelli tradizionalmente utilizzati per l'igiene pubblica e privata, ossia il Federambiente e il Fise.
L'applicazione dei contratti piu' sfavorevoli rappresenta un danno economico per la forza lavoro e una delle cause degli appalti al ribasso alimentando circoli viziosi nell'affidamento di lavori, servizi e forniture. Alcuni contratti nazionali sono stati appositamente ideati per favorire i processi di esternalizzazione a basso costo con l'inevitabile consenso dei sindacati firmatari.
Alla luce di queste considerazioni, fermo restando l' assenza di una normativa di riferimento a tutela del potere di acquisto e di contrattazione, in presenza di continue deroghe ai contratti nazionali, in assenza di una contrattazione di secondo livello in gran parte delle aziende vincitrici di appalti pubblici, avanziamo le proposte di seguito elencate, a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici.
Garantire chiarezza e trasparenza nei procedimenti di affidamento di lavori, servizi e forniture per tutelare anche la qualità dei servizi erogati.
• Non basarsi nella aggiudicazione di un appalto sulla cosiddetta offerta economicamente più vantaggiosa. L'offerta tecnica, da valutare con elevato punteggio, deve includere una adeguata percentuale di contratti a tempo indeterminato e full time, le qualifiche del personale impiegato, i costi e gli impegni relativi alla salute e sicurezza sul lavoro, la tutela ambientale, la disponibilità all’inserimento di personale in condizioni di svantaggio (qualora compatibile con il lavoro e/o il servizio oggetto dell’appalto), l’impiego di strumenti volti a contrastare il lavoro irregolare; l’organizzazione del lavoro e del servizio, le tecnologie impiegate e il tempo di esecuzione del lavoro e/o del servizio.
Iscrizione nella White list (elenchi in Prefettura dove sono inserite, divise per settore, le imprese escluse da tentativi di infiltrazione mafiosa); da richiedere per tutti i settori e non solo per quelli più a rischio. Non ci facciamo troppe illusione su questo strumento come del resto sullo stesso «rating di legalità», una sorta di “bollino” introdotto dal Parlamento alla fine del 2012 per certificare l’affidabilità operativa di un’impresa sulla base di precisi parametri giuridici . La legalità sbandierata non è sempre sinonimo della legalità stessa come dimostra la presenza di alcune cooperative protagoniste di Mafia Capitale nelle stesse liste ministeriali. I requisiti giuridici alla base del rating sono inadeguati sia per affermare principi e pratiche di trasparenza e legalità sia per rappresentare una pratica reale di sviluppo. Di ben altro avrebbe bisogno il terzo settore e il mondo cooperativo che ormai si poggiano sempre piu' sul lavoro volontario e sulla precarietà assoluta.
Rating di legalità (rilasciato dall’ AGCM alle imprese con fatturato superiore ai 2 milioni di euro) per principi etici nei comportamenti aziendali (richiedere estensione a tutte le aziende) come premiante nell'offerta tecnica; elenco di imprese che operano nel rispetto della legalità quale correttezza retributiva-contributiva-fiscale, rispetto delle norme che tutelano la sicurezza dei lavoratori, tutela dell'ambiente. Sia motivo di esclusione dalle gare o recessione dall'appalto il mancato rispetto della legalità intesa come tutela e salvaguardia dell'ambiente, dei lavoratori e della loro equa retribuzione.
In tal senso:
- Impegno da parte dell’Amministrazione ad acquisire informazioni attraverso le banche dati dell’Autorità nazionale anticorruzione e del Ministero degli Interni sulle imprese partecipanti ai bandi circa la verifica dell’affidabilità economica, il rispetto di tutte le norme sull'ambiente e sulle tutele relative alla sicurezza sul lavoro, sui comportamenti e la reputazione delle stesse aziende e dei loro dirigenti anche sul piano professionale ed etico.
Inasprire la lotta alla corruzione a salvaguardia dei principi di legalità e di concorrenza inserendo nei documenti di gara - quale fattore premiante nei confronti dell’impresa- il possesso del Rating di Legalità.
Detto ciò ricordiamo che il possesso del rating è condizione essenziale per accedere al credito bancario e al finanziamento della pubblica amministrazione come sancito dal decreto interministeriale n.57 del 2014, un decreto che con lo scandalo di Mafia capitale ha dimostrato limiti e inadeguatezze che il Governo ad oggi non ha minimamente affrontato e men che mai rimosso. Lo stesso sistema di premialità delle imprese esclude le questioni dirimenti come il rispetto dei diritti della forza lavoro.
Clausola sociale di salvaguardia
La clausola sociale rinvia al contratto nazionale di riferimento e spesso non rappresenta una adeguata tutela atta alla riassunzione senza perdita di ore e di salario.
Le clausole sociali presenti in numerosi contratti non consentono ai lavoratori e alle lavoratrici - nei cambi di appalto- di sfuggire dalla applicazione del contratto a tutele crescenti previsto dai decreti attuativi del Jobs Act . Non esistono tutele reali a salvaguardia dei contratti di riferimento, a tutela delle ore contrattuali (spesso i contratti dominanti sono part time) e degli stessi posti di lavoro. La stessa natura dell’appalto può essere suscettibile di qualche modifica e l’organizzazione di impresa della azienda o cooperativa subentrante potrebbe essere tale da rivedere non solo la natura degli appalti ma anche gli stessi contratti in essere.
Il contratto di appalto dovrà essere scritto in modo tale da evitare interpretazioni univoche e restrittive da parte del vincitore, vincolarlo il più possibile al rispetto di procedure, servizi per i quali personale qualificato e già operante diventi in qualche modo indispensabile.
Quanto poi alle cooperative, tenute ad assumere una certa quota (almeno il 30% ) di personale tra le figure svantaggiate, si chiede alla stazione appaltante, privata o pubblica che sia, di inserire nel bando la clausola sociale a salvaguardia di queste figure svantaggiate
Ciò non mette al riparo da eventuali cambiamenti organizzativi che possano anche determinare un appalto al ribasso con perdita di ore ma sicuramente non ci sono gli estremi per giudicare turbativa o illegale una clausola sociale più ampia che preveda la conservazione del posto fin dalla scrittura del bando. Detto ciò non esiste alcun obbligo di assunzione di tutto il personale, l'aggiudicatario dell'appalto può accampare la motivazione della diversa organizzazione del lavoro risparmiando su qualche assunzione o diminuendo il monte ore di alcuni\e lavoratori\trici.
Spetti quindi all'appaltante il compito di verificare se sussistono le condizioni per non riassorbire la totalità del personale, insomma l'ente pubblico dovrà verificare in cosa consista l'effettivo mutamento tecnico ed organizzativo e eventualmente disconoscerlo, il che lo impegna ad un ruolo attivo e non solo di mero spettatore.
In tutti i casi esista l'obbligo a convocare la RSU o le RSA (firmatarie o non del contratto nazionale) durante il cambio di appalto e avviare una trattativa.
Chiediamo l’ inserimento nei bandi di gara, tra le condizioni di esecuzione dell’appalto, di una clausola sociale che, ai sensi dell’art. 69 D.lgs 163/2006, imponga all'affidatario di assorbire ed utilizzare, prioritariamente, gli stessi addetti che operavano alle dipendenze del precedente appaltatore. Una simile clausola all’interno del bando non è in contrasto con i principi di cui all’art. 2 Codice appalti, primi tra tutti quello di libera concorrenza e di libera iniziativa economica dato che l'utilizzo della formula "prioritariamente", appare implicitamente contemperare tale obbligo a condizione che il numero dei lavoratori e la loro qualifica siano armonizzabili con l'organizzazione d'impresa dell’impresa aggiudicataria e con le esigenze tecnico-organizzative e di manodopera previste. In tal caso, laddove poi l’impresa subentrante non mantenga il livello occupazionale, la stazione appaltante dovrà verificare l'effettivo comportamento della azienda e la impossibilità di confermare alle medesime condizioni tutto il personale. Chiediamo che la stazione appaltante si attivi per verificare l'effettivo mutamento tecnico ed organizzativo invocato dall’appaltatore al fine di non riassorbire l’intero personale.
- Riconoscimento di fattori premianti per le imprese che garantiscono ai lavoratori presenti sull’appalto:
. il mantenimento dell’occupazione anche in mancanza della clausola di salvaguardia nel CCNL applicato
. un trattamento economico non inferiore a quello percepito in precedenza, compatibilmente con le condizioni economiche della gara di appalto, ivi compresi gli eventuali scatti di anzianità maturati e gli eventuali trattamenti integrativi salariali comunque denominati; la presenza di contratti di secondo livello
- Riconoscimento di fattori premianti per le imprese con CCNL che preveda espressamente la clausola di salvaguardia in ipotesi di cambio di appalto e, a parità di presenza della clausola di salvaguardia, che preveda delle tabelle retributive più favorevoli per i lavoratori.
- Riconoscimento di fattori premianti per le imprese che si impegnano a convocare le RSA o le RSU al momento del passaggio al nuovo appaltatore, dando vita a procedure a salvaguardia dei livelli occupazionali anche attraverso specifiche intese.
- Inserimento nei bandi di gara di clausole che favoriscano l'inserimento lavorativo delle categorie protette e dei soggetti svantaggiati, tranne nei casi ove sia chiaramente incompatibile con la natura del lavoro o del servizio.
Tempi medi durata appalto: stabilire una durata di almeno 4 anni.
Incentivare la partecipazione delle piccole e medie imprese e loro consorzi alle gare di appalto, attraverso l’adozione della politica dei lotti funzionali autonomi in quanto compatibili con l’obiettivo della gara; In tal senso:
- Favorire, in coerenza con le direttive europee e salvaguardando il principio della libera concorrenza, le imprese di piccole e medie dimensioni ed i loro consorzi residenti nel territorio mediante la suddivisione, ove possibile, degli appalti in lotti funzionali. Le stesse imprese locali debbono comunque offrire garanzie ben precise a tutela della loro forza lavoro. In numerose province è proprio l'impresa locale a violare i principi basilari della correttezza, buona fede, legalità e trasparenza, quindi il rispetto (certificato e appurato da organismi di controllo) delle normative in materia di appalti, ambiente, lavoro rappresenti una condizione imprescindibile.
Aumentare le verifiche da parte dell'Ente sugli appalti in corso: i dipendenti siano realmente formati in materia di sicurezza, nel rispetto del contratto nazionale e per scongiurare il ricorso ai demansionamenti, siano pagati gli stipendi con regolarità e non si faccia sistematico ricorso al lavoro supplementare a tutela di un organico stabile.
Prevedere un sistema sanzionatorio efficace finalizzato alla effettiva previsione di clausole risolutive e penali da applicarsi durante lo svolgimento dell’appalto, nonché la penalizzazione delle imprese che abbiano eseguito con negligenza precedenti appalti commissionati dall’Amministrazione o che non abbiano rispettato la normativa in materia di sicurezza sul lavoro.
Garantire tempi certi e velocizzare tempi delle procedure delle gare. In tal senso:
- da parte dell’impresa appaltatrice, impegno a rispettare i tempi previsti nella fase di esecuzione del contratto, rispetto garantito altresì da elementi penalizzanti;
- da parte della stazione appaltante, impegno a garantire il rispetto dei tempi di pagamento previsti dalle disposizioni legislative.

giovedì 11 giugno 2015

25 anni di lotte non si cancellano. Sabato 13, ore 9, a Empoli presidio di solidarietà con i lavoratori ATI davanti alla sede di Publiambiente

I Cobas Empoli-valdelsa, in relazione a quanto sta accadendo rispetto alla gara di appalto per l’ affidamento di una parte del  servizio porta a porta nei comuni di Castelfiorentino, Certaldo, Montaione e Gambassi Terme, convocano per sabato 13 giugno ore 9 davanti la sede di Publiambiente in via Garigliano a Empoli un presidio/conferenza stampa di tutti/e i lavoratori e le lavoratrici che stanno e che hanno svolto il servizio in questi anni. La novità è che dopo riammissione,  di una delle concorrenti, precedentemente esclusa ( http://www.gonews.it/2015/05/15/stop-alla-gara-per-la-cooperativa-ati-i-cobas-non-ci-si-puo-basare-solo-sul-criterio-del-massimo-ribasso/ ), mercoledì 3 giugno Publiambiente ha aperto la parte economica constatando che il ribasso maggiore (di poco più di un solo punto percentuale) non è quello dell’ Associazione Temporanea d’Impresa composta da Società cooperativa ATI e cooperativa sociale OROZZONTI. Come Cobas diciamo da anni che il sistema delle gare d’ appalto deve essere rivisto, come le cronache di questi giorni stanno ampiamente dimostrando. Il risultato referendario del 2011 (di cui in questi giorni ricorre l’ anniversario) è tradito e calpestato. Il dato di fatto è che anche nei nostri territori si distruggono realtà sane mettendo nell’ incertezza per il proprio futuro decine di lavoratori e lavoratrici nella totale apatia e indifferenza della politica.
Per esplicitare tutto ciò l’ invito è per sabato mattina,

Cobas ATI, Cobas Empoli-valdelsa aderenti alla Confederazione Cobas del lavoro privato

giovedì 28 maggio 2015

Basta gare al ribasso

I lavoratori della cooperativa ATI si sono riuniti in assemblea mercoledì 13 maggio nella sede di Castelfiorentino preoccupati per lo stop, deciso dal Tar della Toscana, alla gara per la raccolta dei rifiuti in quattro comuni (Castelfiorentino, Certaldo, Montaione e Gambassi Terme). La sospensione della gara arriva dopo il ricorso di una delle ditte concorrenti, con sede legale a Salerno, esclusa per mancanza delle credenziali minime, nello specifico i requisiti di capacità tecnica e finanziaria, come riportano alcuni organi di stampa locali. La gara era stata affidata alla Società cooperativa ATI in associazione temporanea di impresa con la cooperativa sociale Orizzonti che, grazie ad un ribasso maggiore, l’ hanno spuntata su una terza concorrente. Ovviamente nessuno mette in discussione la legittimità del ricorso e tutti siamo fiduciosi sulla sentenza emessa dal Tar regionale il 23 settembre dopo l’ udienza di merito. Certo è che le lavoratrici ed i lavoratori delle cooperative di servizi in appalto non hanno un attimo di pace, grave sarebbe se, sulla loro pelle, l’intento non fosse altro che quello di mirare ad un improbabile risarcimento danni. Non è neanche difficile ipotizzare che chi ne farà le spese saranno l’ utenza del territorio ed i lavoratori stessi. La cooperativa ATI applica ai propri operatori il CCNL dell’ Igiene Ambientale privata FISE in cui l’ art. 6 e 8 garantiscono la clausola sociale che impone, in caso di cambio appalto, l’ assunzione del personale che veniva impiegato per lo stesso servizio dalla ditta uscente. Il problema è che con l’ entrata in vigore a marzo della riforma del lavoro denominata Jobs Act è ancora tutto da decifrare il diritto all’inquadramento, pur riconoscendo l’ anzianità di servizio, prevederebbe l’ applicazione del famigerato contratto a tutele crescenti come fossero nuove assunzioni con una perdita sostanziale dei diritti. Riteniamo quindi legittime e fondate le preoccupazioni che tolgono il sonno a chi il servizio lo svolge da anni. Diciamo da tempo che l’ affidamento di una gara non può basarsi solo sul massimo ribasso, deve essere selezionata l’ offerta economicamente più vantaggiosa tenendo conto dei valori di costo del lavoro e considerando anche fattori quali la conoscenza del territorio e l’ esperienza nello svolgere lo specifico, non essendo di fronte a servizi affidati per la prima volta, se si vuole garantire la continuità della qualità del servizio dimostrata dalla professionalità maturata in tutti questi anni.
Cobas ATI
I lavoratori della cooperativa ATI si sono riuniti in assemblea mercoledì 13 maggio nella sede di Castelfiorentino preoccupati per lo stop, deciso dal Tar della Toscana, alla gara per la raccolta dei rifiuti in quattro comuni (Castelfiorentino, Certaldo, Montaione e Gambassi Terme). La sospensione della gara arriva dopo il ricorso di una delle ditte concorrenti, con sede legale a Salerno, esclusa per mancanza delle credenziali minime, nello specifico i requisiti di capacità tecnica e finanziaria, come riportano alcuni organi di stampa locali. La gara era stata affidata alla Società cooperativa ATI in associazione temporanea di impresa con la cooperativa sociale Orizzonti che, grazie ad un ribasso maggiore, l’ hanno spuntata su una terza concorrente. Ovviamente nessuno mette in discussione la legittimità del ricorso e tutti siamo fiduciosi sulla sentenza emessa dal Tar regionale il 23 settembre dopo l’ udienza di merito. Certo è che le lavoratrici ed i lavoratori delle cooperative di servizi in appalto non hanno un attimo di pace, grave sarebbe se, sulla loro pelle, l’intento non fosse altro che quello di mirare ad un improbabile risarcimento danni. Non è neanche difficile ipotizzare che chi ne farà le spese saranno l’ utenza del territorio ed i lavoratori stessi. La cooperativa ATI applica ai propri operatori il CCNL dell’ Igiene Ambientale privata FISE in cui l’ art. 6 e 8 garantiscono la clausola sociale che impone, in caso di cambio appalto, l’ assunzione del personale che veniva impiegato per lo stesso servizio dalla ditta uscente. Il problema è che con l’ entrata in vigore a marzo della riforma del lavoro denominata Jobs Act è ancora tutto da decifrare il diritto all’inquadramento, pur riconoscendo l’ anzianità di servizio, prevederebbe l’ applicazione del famigerato contratto a tutele crescenti come fossero nuove assunzioni con una perdita sostanziale dei diritti. Riteniamo quindi legittime e fondate le preoccupazioni che tolgono il sonno a chi il servizio lo svolge da anni. Diciamo da tempo che l’ affidamento di una gara non può basarsi solo sul massimo ribasso, deve essere selezionata l’ offerta economicamente più vantaggiosa tenendo conto dei valori di costo del lavoro e considerando anche fattori quali la conoscenza del territorio e l’ esperienza nello svolgere lo specifico, non essendo di fronte a servizi affidati per la prima volta, se si vuole garantire la continuità della qualità del servizio dimostrata dalla professionalità maturata in tutti questi anni. Cobas ATI

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I lavoratori della cooperativa ATI si sono riuniti in assemblea mercoledì 13 maggio nella sede di Castelfiorentino preoccupati per lo stop, deciso dal Tar della Toscana, alla gara per la raccolta dei rifiuti in quattro comuni (Castelfiorentino, Certaldo, Montaione e Gambassi Terme). La sospensione della gara arriva dopo il ricorso di una delle ditte concorrenti, con sede legale a Salerno, esclusa per mancanza delle credenziali minime, nello specifico i requisiti di capacità tecnica e finanziaria, come riportano alcuni organi di stampa locali. La gara era stata affidata alla Società cooperativa ATI in associazione temporanea di impresa con la cooperativa sociale Orizzonti che, grazie ad un ribasso maggiore, l’ hanno spuntata su una terza concorrente. Ovviamente nessuno mette in discussione la legittimità del ricorso e tutti siamo fiduciosi sulla sentenza emessa dal Tar regionale il 23 settembre dopo l’ udienza di merito. Certo è che le lavoratrici ed i lavoratori delle cooperative di servizi in appalto non hanno un attimo di pace, grave sarebbe se, sulla loro pelle, l’intento non fosse altro che quello di mirare ad un improbabile risarcimento danni. Non è neanche difficile ipotizzare che chi ne farà le spese saranno l’ utenza del territorio ed i lavoratori stessi. La cooperativa ATI applica ai propri operatori il CCNL dell’ Igiene Ambientale privata FISE in cui l’ art. 6 e 8 garantiscono la clausola sociale che impone, in caso di cambio appalto, l’ assunzione del personale che veniva impiegato per lo stesso servizio dalla ditta uscente. Il problema è che con l’ entrata in vigore a marzo della riforma del lavoro denominata Jobs Act è ancora tutto da decifrare il diritto all’inquadramento, pur riconoscendo l’ anzianità di servizio, prevederebbe l’ applicazione del famigerato contratto a tutele crescenti come fossero nuove assunzioni con una perdita sostanziale dei diritti. Riteniamo quindi legittime e fondate le preoccupazioni che tolgono il sonno a chi il servizio lo svolge da anni. Diciamo da tempo che l’ affidamento di una gara non può basarsi solo sul massimo ribasso, deve essere selezionata l’ offerta economicamente più vantaggiosa tenendo conto dei valori di costo del lavoro e considerando anche fattori quali la conoscenza del territorio e l’ esperienza nello svolgere lo specifico, non essendo di fronte a servizi affidati per la prima volta, se si vuole garantire la continuità della qualità del servizio dimostrata dalla professionalità maturata in tutti questi anni. Cobas ATI aderente alla Confederazione Cobas del lavoro privato

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giovedì 26 marzo 2015

PIATTAFORMA RIVENDICATIVA CCNL SERVIZI AMBIENTALI.


PREMESSA:
Il rinnovo del CCNL dell'Igiene Ambientale Pubblica e Privata, avviene in momento storico dove il potere di acquisto e normativo dei diritti dei lavoratori è molto compromesso ed arretrato. La concertazione dei sindacati confederali ha contribuito alla perdita progressiva dei nostri diritti, basti pensare all'innalzamento dell'età pensionabile e alle leggi sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro.
Con l'approvazione del Jobs Act in vigore dal 7 marzo, la nostra categoria subirà degli arretramenti come la questione del demansionamento, dove il cambio di appalto o affidamento diretto per gara avviene su tutto il territorio nazionale.
La controparte vorrebbe liberarsi da un contratto nazionale che regola da nord a sud del nostro Paese, la vita lavorativa di tutti/e gli/le addetti/e dell'igiene ambientale: il grande sogno che si cela, è quello di avere aziende sotto forma di “holding pubbliche” che gestiscono servizi e poi li affidano a questa o quella cooperativa, arrivando così a smantellare la figura dell'operatore ecologico ormai molto compromessa.
E' nostra intenzione, dove siamo presenti, proporre a tutti gli addetti dell'igiene ambientale una piattaforma rivendicativa contrattuale minima, da discutere e decidere nelle assemblee.

PIATTAFORMA RIVENDICATIVA CCNL SERVIZI AMBIENTALI.
Il Cobas Igiene Ambientale sia del settore pubblico (FEDERAMBIENTE) che privato (FISE) chiede che, come da dichiarazione programmatica per lo sviluppo del settore dei servizi ambientali dei firmatari del CCNL FISE (marzo 2012), sia concretizzato il loro impegno nella realizzazione di un CCNL unico di settore.
Si chiede inoltre che, a salvaguardia della sicurezza e della salute delle lavoratrici e dei lavoratori del settore ma anche della qualità del servizio stesso sia posto un limite alle troppe esternalizzazioni, siano avviati processi di re-internalizzazione dei servizi e del personale mantenendo e rispettando le garanzie dell’ ART. 6 e 8 (clausola sociale) dell’ Igiene Ambientale sia FISE che FEDERAMBIENTE.
Laddove il servizio sia esternalizzato si chiede che:
Nell’ affidamento o nel bando di gara stesso sia specificata l’ applicazione del CCNL dei servizi ambientali di settore con l’ obbligo di assicurare ai propri dipendenti il trattamento economico e normativo previsto. Non è più tollerabile il ricorso a CCNL come quello del commercio o multiservizi per mansioni specifiche dell’ igiene ambientale e vedere, anche negli stessi territori, applicare più contratti a seconda della spartizione dello stesso servizio in più ditte.
Sia garantito, in relazione alla scadenza del contratto di appalto, il passaggio dello specifico personale addetto dell’ impresa cessante a quella subentrante sempre e comunque.
Punto questo vincolante per aggiudicarsi la gara stessa.
Sia selezionata l’ offerta economicamente più vantaggiosa e non al massimo ribasso considerando anche fattori quali conoscenza del territorio, esperienza nello svolgere il servizio specifico e valutando la congruità delle offerte tenendo conto dei valori di costo del lavoro.
Non sia permessa la possibilità del sub-appalto e/o affidamento del servizio ad altra ditta o cooperativa.
Non sia permesso andare in deroga al CCNL!

TEMPO VESTIZIONE DPI:
La Corte di Cassazione, con sentenza n. 2837 del 7 febbraio 2014 ha ribadito “in relazione alla regola fissata dal R.D.L. 5 marzo 1923 n. 692 art. 3
Fonte: Cassazione: al tempo impiegato dal lavoratore per indossare gli abiti da lavoro deve corrispondere una retribuzione aggiuntiva. WWW. Studio Cataldi.it
Pertanto, chiediamo che: Il tempo previsto per la vestizione debba essere riconosciuto e retribuito a tutti gli/le operatori/trici e che venga scorporato dalle altre operazioni accessorie (vedi doccia, etc). Il vestiario rientra nella
categoria dei DPI ed indossarlo è un obbligo di legge (art. 64, punto 3, comma 5 CCNL): “gli oggetti vestiario devono essere indossati dal personale obbligatoriamente ed esclusivamente durante il servizio”. L’indosso del DPI, pertanto, fa parte di quelle azioni quotidiane che il/la lavoratore/trice svolge in servizio nell’ambito dei suoi doveri lavorativi. È necessario, quindi, rivedere l’art. 17 CCNL, il quale afferma in buona sostanza che: “la riduzione dell’orario di lavoro a 36 ore disposta dall’art. 24 del CCNL 19 Giugno 1987, è stata attuata con riferimento al c.d. “tempo tuta”, con il chiaro intento di ricomprendere nei confronti del personale dipendente interessato i tempi necessari alla vestizione, etc. In tale prospettiva, il tempo di lavoro effettivo è stato ridotto, mantenendo inalterata la retribuzione, con effetto, quindi, compensativo dei tempi necessari a svolgere tutte le operazioni accessorie, di cui all’art. 17 suddetto”.

PER QUANTO RIGUARDA LA SALUTE E LA SICUREZZA:
le Parti si dotino di tutti gli strumenti necessari, affinché vengano poste in essere tutte quelle vere forme di tutela e di controllo per il rispetto delle normative in materia di sicurezza.
Spesse volte nelle varie aziende del settore, dove gli aspetti critici e vertenziali sono molteplici, il numero dei RLSSA non sono sufficienti a monitorare tutte le situazioni di rischio (1 ogni 200 lavoratori!), in quanto le unità produttive hanno peculiarità molto differenti tra loro: dal comparto impianti e discariche, al comparto autisti automezzi; dalle officine a quello dello spazzamento, fino arrivare al personale impiegatizio degli uffici.
Quindi:
siano istituite più figure RLSSA nella misura di: almeno uno (1) RLSSA per ogni due unità produttive, ove l’azienda sia divisa in unità produttive.
Siano redatti DVR (Documenti Valutazione Rischio) in maniera dettagliata e specifica ai luoghi di lavoro, che individuino ogni minimo rischio potenziale presente in ogni singola unità produttiva, considerato che sul contenuto di tali documenti verrà redatto poi il protocollo sanitario per le visite mediche a cui i lavoratori saranno sottoposti.
Sia riconosciuta la nostra categoria come categoria soggetta a lavoro usurante. Nell’ambito del porta a porta, per esempio, l’operatore unico è costretto per la raccolta del differenziato, ad un continuo sali e scendi dal mezzo causa il mancato adeguamento meccanizzato dei mezzi. Tale situazione sta causando tra gli addetti al servizio un innalzamento della percentuale di patologie lombo scheletriche.
Nell’ambito degli impianti, invece, si registrano casi sempre più frequenti di operatori affetti da patologie tumorali sia all’apparato respiratorio che a quello gastrico.

PER QUANTO RIGUARDA LA DINAMICA SALARIALE:
In 25 anni i redditi da capitale sono cresciuti del 90%, i profitti sono aumentati del 76%, mentre i salari sono fermi da 20 anni a questa parte.
Anzi se calcoliamo il potere di acquisto siamo andati decisamente indietro, infatti solo dal 2000 al 2010, le buste paga hanno perso oltre cinquemila euro in termini di potere di acquisto: 3400 euro per la inflazione a cui aggiungere i circa 2.000 euro in meno derivanti dalla mancata restituzione del fiscal drag (aumento della pressione fiscale originato dalla espansione inflazionistica dei redditi in presenza di aliquote fiscali crescenti).
Quanto abbiamo perduto allora? nel settore privato, dove i contratti nazionali sono stati siglati con aumenti al di sotto del potere di acquisto, abbiamo perso circa 5500 euro, secondo dati più o meno riconosciuti dai sindacati (cgil uil ) e da vari studi statistici.
Nel settore dell'igiene ambientale abbiamo poi molteplici contratti che tendono a uniformare verso il basso il costo medio di un lavoratore, soprattutto nei cambi di appalto prendendo ad esempio e riferimento il ccnl multi servizi.
Il rinnovo dei contratti nazionali è avvenuto prima con la inflazione programmata, poi con codici e sistemi di calcolo ancora più sfavorevoli, in questo modo, grazie alle intese nazionali sottoscritte da Cgil, Cisl e Uil, ci ritroviamo con salari che hanno perso potere di acquisto e contratti svuotati di
tutele e diritti collettivi ed individuali. Il resto lo faranno i decreti attuativi del jobs act che nei cambi di appalto applicheranno la libertà di licenziamento a tutti.
Per quanto riguarda l' EGR, ossia l’elemento di garanzia retributiva, riteniamo vergognoso il suo ammontare annuale su dato base mensile (€ 10,33), soprattutto se considerato come premio produzione, inoltre è inaccettabile se vincolato alle assenze per malattia (12 giorni o 4 certificati in un anno).
Pertanto, considerato che il trattamento economico è relativo al costo della vita del vecchio contratto del 30/04/2003 e, che quest’ultimo non si è poi discostato di molto dal precedente del 31/10/1995, chiediamo un adeguato riallineamento della retribuzione della base parametrale all’attuale costo della vita.

CONTRATTAZIONE DI SECONDO LIVELLO:
Molte aziende dell'igiene ambientale sono società in house o partecipate dagli Enti locali, in futuro non sarà più così , stiamo andando verso la costituzione di società regionali o inter provinciali con migliaia di addetti e allo stato attuale registriamo che c’è la tendenza a costruire dei piani aziendali su basi inaccettabili per dividere i lavoratori.
La nostra proposta è destinare una quota del premio che va dal 60 al 70% del totale uguale per tutti, lasciando la restante parte da dividere su alcuni criteri condivisi basati sulla presenza; sulla disponibilità a svolgere più turni e mansioni; sugli effettivi carichi di lavoro.
Le aziende vogliono invece distribuire i premi su altre basi, per esempio penalizzando: le assenze anche per infortunio e grave malattia senza le necessarie differenziazioni;
i lavoratori protagonisti, loro malgrado e non, di sinistri, insistendo su coefficienti che alla fine penalizzano molti lavoratori, una sorta di performance discriminante da applicare in ambito privato.

CONCLUSIONI:
Il contenuto politico del presente documento, sono le linee guida di rivendicazione per il rinnovo del CCNL di settore di cui il Cobas dell’Igiene Ambientale ha voluto dotarsi.
La funzionalità di tale documento, pertanto, è da intendersi non esaustiva delle criticità e delle vertenze riscontrabili nei singoli luoghi di lavoro, ma propedeutica all’apertura di dibattiti e discussioni tra gli interessati, rimanendo aperto ad ogni qualsivoglia modica od integrazione che
nelle prossime settimane le assemblee dei lavoratori decideranno assumere.
COBAS IGIENE AMBIENTALE
Roma, 14 marzo 2015.

giovedì 13 novembre 2014

Anacronistica la proposta di senso civico di ritorno al cassonetto

Ci sorprende la raccolta firme proposta da Senso Civico a Fucecchio per il ritorno al cassonetto come metodo per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la giudichiamo del tutto anacronistica. E’evidente che sul porta a porta siano stati fatti notevoli investimenti; La dotazione dei contenitori per tutti gli utenti (domestici e non), i tag ai bidoncini, i mezzi per effettuare la raccolta (è stato sostituito totalmente il parco macchine), smantellate le postazioni dei cassonetti, istituite numerose isole ecologiche ecc. Soprattutto sono stati assunti decine di operatori, si pensa di rottamarli come i vecchi cassonetti? Il porta a porta, oltre ad avere il pregio di aver fatto crescere l’occupazione, probabilmente di questi tempi unico settore in tutto il comprensorio, ha anche portato, grazie soprattutto all’impegno e al senso civico dei cittadini, le percentuali di raccolta differenziata oltre il 90%. Questo ha permesso di abbassare i costi di smaltimento, si perché portare indifferenziato in discarica costa, ha allungato la vita alla discarica di Montespertoli e scongiurato un impianto di incenerimento dannoso per la salute pubblica. Il ritorno al cassonetto comporterebbe anche quello a percentuali di differenziato al di sotto del 50% e quindi i promotori dell’iniziativa farebbero bene ad indicarci anche dove ritengono sia opportuno installare il nuovo impianto, nulla vieta sia proprio nel comune di Fucecchio! Siamo sicuri della relazione tra porta a porta e abbandoni? Facciamo notare che è cambiata la tariffazione, non è più puntuale, non si pagano più i singoli svuotamenti come era previsto quando il servizio è partito in molti comuni, siamo tornati a vecchi parametri come la metratura dell’immobile. In molti casi è previsto uno sconto se si resta in un certo numero di svuotamenti di indifferenziato, proprio per incentivare la differenziata. Se si supera quel numero di svuotamenti possiamo esporre anche tutte le settimane, il costo resta invariato, il servizio degli ingombranti è gratuito. Dove non c’è il porta a porta non c’è il fenomeno degli abbandoni? Forse si dimentica la condizione in cui erano le vecchie postazioni dei cassonetti, erano necessari servizi appositi per la pulizia nei loro pressi, di decoroso c’era veramente poco. Forse i promotori avevano la fortuna di abitare lontano, ma allora dove sta il vantaggio di portarsi in giro i rifiuti rispetto al depositarli comodamente davanti casa?! Con il porta a porta c’è un esercito di operatori che ispeziona gli abbandoni e che ha portato all’individuazione di molti responsabili, quasi sessanta nel solo comune di Fucecchio dall’inizio dell’anno, centinaia in tutto il comprensorio dall’inizio del nuovo sistema di raccolta. Con un metodo così capillare sono emerse anche molte altre situazioni di illegalità. Infine non capiamo che valenza possano avere alcune centinaia di firme rispetto a scelte, perché di questo stiamo parlando, che competono l’Unione dei Comuni con un bacino di utenza di decine di migliaia di persone. Più serio e utile sarebbe sicuramente segnalare abbandoni e/o responsabili, magari disservizi e anche occuparsi di chi il servizio lo svolge: esternalizzazioni con gare aggiudicate al ribasso, deroghe al CCNL per i soliti noti, il non riconoscimento di lavoro usurante nonostante l’operatore unico, il servizio si svolga anche a meno 10 o più 40 gradi ecc. ecc”. Cobas Empoli-valdelsa aderenti alla Confederazione Cobas del lavoro privato

sciopero 14N: comunicato Cobas Ati

Il Cobas ATI, aderente alla Confederazione Cobas del lavoro privato, aderisce allo sciopero generale per l’ intera giornata e di tutte le categorie pubbliche e private indetto per venerdì 14 novembre. Esordisce così la nota di Cobas ATi – Cobas Empoli-valdelsa. Nel comparto dell’ Igiene Ambientale si sciopera contro la riforma del lavoro del governo Renzi che con i licenziamenti facili, conseguenti lo smantellamento dell’ art. 18 ed i demansionamenti rende ricattabile il lavoratore. Per l’ abolizione della riforma Fornero. Perchè sia concretizzata la realizzazione di un CCNL unico di settore. Per chiedere, a salvaguardia della sicurezza e della salute dei lavoratori ed anche a garanzia della qualità del servizio, sia posto un limite alle troppe esternalizzazioni, siano avviati processi di re-internalizzazione dei servizi e del personale mantenendo e rispettando le garanzie previste dai CCNL pubblico e privato in materia. Basta appalti al maggior ribasso, sia valutata la congruità delle offerte tenendo conto dei valori di costo del lavoro. In difesa della natura pubblica dell’ Igiene Ambientale non sia più permesso andare in deroga al CCNL. Sia riconosciuta la natura usurante della categoria. Per la salvaguardia dell’ ambiente attraverso una filiera del riciclo capace di creare posti di lavoro, contro la costruzione di impianti di incenerimento dannosi per la salute pubblica. Per un porta a porta capace di garantire la salute e la sicurezza di chi il servizio lo svolge con investimenti al riguardo e non attraverso una organizzazione dei ritmi e dei tempi insostenibile, non è più tollerabile vedere operatori soli scendere centinaia di volte da mezzi inadeguatamente alti e magari pensare che lo si faccia oltre i sessanta anni nel rispetto della salute dell’ operatore e della sicurezza del cittadino. Si avverte la cittadinanza che potranno verificarsi ritardi e disservizi sia per quanto riguarda il porta a porta che per il servizio dello spazzamento in tutto il comprensorio servito dalla Società cooperativa ATI. Il Cobas Empoli-valdelsa partecipa al corteo fiorentino (P.za Puccini alle 9,30) dando appuntamento davanti la stazione ferroviaria di Empoli alle 8,15. Cobas ATi – Cobas Empoli-valdelsa

domenica 2 novembre 2014