Comunicato stampa della Rete degli Studenti Medi dell'Empolese-Valdarno
Riprendiamoci il futuro
Contro i tagli e le misure di rigore che stanno smantellando il
già mal ridotto mondo della scuola e dell’università e che ci stanno
consegnando un futuro fatto di precarietà, miseria e sfruttamento,
riprendiamoci ciò che è nostro!
Vogliamo scuole ed università pubbliche, accessibili a tutt*, laiche e
multiculturali, con programmi didattici di qualità, che non contempli
solo una cultura mainstream ma che ci sia spazio anche per un pensiero
critico.
La giornata del 14 novembre ci ha consegnato una straordinaria
mobilitazione in tutta Italia e nel Sud Europa dove la generazione
precaria, soprattutto studenti medi e universitari, ha deciso di alzare
la testa rispetto alle questioni più stringenti della loro vita:
welfare, reddito, diritti e un futuro degno contro e oltre la panoramica
disegnata dall'austerity.
Per questo la data dello sciopero del 24 novembre, lanciata dalla
categoria dei docenti, è per noi occasione per far sentire la voce di
noi studenti sul nostro territorio, ribadendo la necessità di cambiare
rotta rispetto ai continui tagli e ristrutturazioni alla formazione e
alla cultura.
Fermiamo i tagli! Riprendiamoci il futuro! Fuck
Austerity!.
iniziative e documenti info: cobasempolivaldelsa@alice.it C/o csa Intifada via XXV aprile 1 -Ponte A Elsa SPORTELLO DI CONSULENZA E TUTELA LEGALE
sabato 24 novembre 2012
martedì 20 novembre 2012
Oggi a Pisa IL JOBMEETING DELLA PRECARIETà
Il tasso di disoccupazione in Italia (dati Istat) è del 10,8%, in aumento del 2% solo rispetto a un anno fa.
Tra i 15-24enni, le persone in cerca di lavoro sono 608 mila (il 10,1% della popolazione in questa fascia d'età). Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca è pari al 35,1
Tra i 15-24enni, le persone in cerca di lavoro sono 608 mila (il 10,1% della popolazione in questa fascia d'età). Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca è pari al 35,1
%.
Aumentano gli studenti che abbandonano gli studi per l’aumento dei costi della vita e delle tasse universitarie, il diritto alla istruzione è ormai negato da anni di riforme che hanno distrutto scuola e università pubblica.
I dati confermano un aumento della disoccupazione e anche dei contratti precari, aumentano i giovani che abbandonano gli studi senza trovare lavoro.
Job Meeting PISA è un evento per le aziende private con il sostegno dell’Azienda regionale per il diritto allo studio (che, mentre riceve una quota aumentata delle tasse universitarie estorte agli studenti, costringe le lavoratrici degli appalti, assegnati a ditte senza scrupoli, come il Consorzio Euro Global Service, a lavorare in condizioni disperate) e dell’Ateneo, con l’ingannevole obiettivo di favorire l’ inserimento professionale dei giovani laureati: vetrina vergognosamente pubblicitaria, visto che i soli lavori “sul mercato” sono precari e malpagati.
I servizi di orientamento e consulenza professionale sono spesso e volentieri gestiti da sindacati o da associazioni/enti a loro legati: un business per accaparrarsi fondi europei, mentre con lo smantellamento delle Province sono a rischio i Centri per l’impiego, che da anni hanno perso la loro funzione di orientamento e collocamento.
In questi giorni, sindacati e governo stanno approvando le nuove linee guida sulla produttività, con cui intendono scardinare i contratti collettivi, per favorire intese miranti ad accrescere lo sfruttamento dei lavoratori (crescita delle ore lavorate e dei carichi di lavoro, minore sicurezza, …), in cambio di qualche sgravio fiscale.
In Italia, per creare nuova occupazionale giovanile, c’è bisogno di politiche improntate non ai dettami della austerità e dell’abbattimento del debito scaricato tutto sulla pelle dei lavoratori. Politiche che non possono essere quelle di accrescere l’orario di lavoro innalzando fino all’impossibile l’età pensionabile.
Queste scelte governative, supportate da intese sindacali, allontanano i giovani dal lavoro, accrescono la precarietà e la disoccupazione, destinano sempre maggiori risorse alla speculazione finanziaria a discapito anche di forme di reddito a favore di giovani e disoccupati, favoriscono un futuro fatto di miseria e disoccupazione.
Il Job meeting serve a fare pubblicità alle imprese
Il Jobmeeting non serve ai giovani e agli studenti.
Basta con lo spettacolo a uso e consumo dei soliti profittatori!
Aumentano gli studenti che abbandonano gli studi per l’aumento dei costi della vita e delle tasse universitarie, il diritto alla istruzione è ormai negato da anni di riforme che hanno distrutto scuola e università pubblica.
I dati confermano un aumento della disoccupazione e anche dei contratti precari, aumentano i giovani che abbandonano gli studi senza trovare lavoro.
Job Meeting PISA è un evento per le aziende private con il sostegno dell’Azienda regionale per il diritto allo studio (che, mentre riceve una quota aumentata delle tasse universitarie estorte agli studenti, costringe le lavoratrici degli appalti, assegnati a ditte senza scrupoli, come il Consorzio Euro Global Service, a lavorare in condizioni disperate) e dell’Ateneo, con l’ingannevole obiettivo di favorire l’ inserimento professionale dei giovani laureati: vetrina vergognosamente pubblicitaria, visto che i soli lavori “sul mercato” sono precari e malpagati.
I servizi di orientamento e consulenza professionale sono spesso e volentieri gestiti da sindacati o da associazioni/enti a loro legati: un business per accaparrarsi fondi europei, mentre con lo smantellamento delle Province sono a rischio i Centri per l’impiego, che da anni hanno perso la loro funzione di orientamento e collocamento.
In questi giorni, sindacati e governo stanno approvando le nuove linee guida sulla produttività, con cui intendono scardinare i contratti collettivi, per favorire intese miranti ad accrescere lo sfruttamento dei lavoratori (crescita delle ore lavorate e dei carichi di lavoro, minore sicurezza, …), in cambio di qualche sgravio fiscale.
In Italia, per creare nuova occupazionale giovanile, c’è bisogno di politiche improntate non ai dettami della austerità e dell’abbattimento del debito scaricato tutto sulla pelle dei lavoratori. Politiche che non possono essere quelle di accrescere l’orario di lavoro innalzando fino all’impossibile l’età pensionabile.
Queste scelte governative, supportate da intese sindacali, allontanano i giovani dal lavoro, accrescono la precarietà e la disoccupazione, destinano sempre maggiori risorse alla speculazione finanziaria a discapito anche di forme di reddito a favore di giovani e disoccupati, favoriscono un futuro fatto di miseria e disoccupazione.
Il Job meeting serve a fare pubblicità alle imprese
Il Jobmeeting non serve ai giovani e agli studenti.
Basta con lo spettacolo a uso e consumo dei soliti profittatori!
domenica 18 novembre 2012
Pontedera – Domenica 18 Novembre manifestazione Antifascista contro forza nuova
La scorsa
settimana a Pontedera presso il Teatro Era, si è svolta la cerimonia di consegna
degli attestati di cittadinanza a 603 bambini nati in Italia da genitori
migranti organizzata dall’amministrazione comunale.
Durante l’iniziativa un gruppetto di militanti di forza nuova, ha compiuto un’irruzione squadrista, urlando slogan razzisti e distribuendo volantini, tentando anche di esporre uno striscione contro i migranti.
Durante l’iniziativa un gruppetto di militanti di forza nuova, ha compiuto un’irruzione squadrista, urlando slogan razzisti e distribuendo volantini, tentando anche di esporre uno striscione contro i migranti.
Nonostante la pronta reazione degli adulti presenti in sala, la presenza di questo manipolo di fascistelli ha terrorizzato le centinaia di bambini presenti.
A seguito di questo, tutte le realtà antirazziste e antifasciste della Valdera (e non solo), hanno indetto per domenica 18 Novembre a Pontedera un corteo antifascista, con partenza alle 18 da Piazza del Comune, per chiedere con forza la chiusura della sede di forza nuova in città.
E’ passato un anno dalla strage razzista di Piazza Dalmazia a Firenze, quando un militante fascista di casa pound uccise a colpi di pistola due cittadini senagalesi Samb Modou e Diop Mor, ma nulla sembra essere cambiato. Le aggressioni xenofobe nei confronti dei cittadini migranti continuano industurbate, così come le rievocazioni nostalgiche dei vari gruppuscoli neofascisti. Tutto questo nella sostanziale indifferenza delle istituzioni locali e regionali.
Noi consideriamo inaccettabile che nei nostri territori fascisti e razzisti possano agire indisturbati senza che la società risponda e si mobiliti.
Per questo come Cobas e Comunità in Resistenza, al di là della doverosa solidarietà e vicinanza alla comunità migrante di Pontedera, aderiamo all’appello che lancia la manifestazione e parteciperemo al corteo antifascista di domenica prossima.
Diritto di cittadinanza per tutti i migranti, nessuna per i razzisti!
Chiudere tutte le sedi dei fascisti subito da fn a casa pound in Toscana e ovunque!
TUTT* A PONTEDERA Domenica 18 novembre ore 17 Piazza Cavour!
domenica 11 novembre 2012
sabato 10 novembre 2012
Sciopero 14, Comunicato Cobas Ati
I Cobas della Società cooperativa ATI raccolgono l' invito
internazionale a protestare insieme all' Europa che lotta mercoledì
14 novembre, giorno di sciopero generale in Spagna, Portogallo e
Grecia e aderiscono allo sciopero generale dell' intera giornata per
tutte le categorie indetto dalla Confederazione Cobas.
Avvertiamo la cittadinanza che in tutto il comprensorio dove la cooperativa svolge servizio pulizia strade e raccolta differenziata rifiuti tramite sistema porta a porta potranno esserci disservizi e ritardi.
I Cobas invitano a partecipare alla giornata di lotta, oltre a tutti i lavoratori/trici, gli studenti, i disoccupati, i giovani senza lavoro e coloro che vogliono impedire al governo di continuare a colpire chi ha sempre pagato, salariati, pensionati, precari, disoccupati, settori popolari, piccolo lavoro "autonomo". Nulla pagano gli evasori fiscali, i grandi patrimoni, banche, gruppi finanziari e industriali, mentre le ruberie delle caste politiche raggiungono il parossismo. E' ora che la crisi sia pagata da chi l'ha provocata e che ha continuato ad arricchirsi anche in questi anni! Scenderemo in piazza insieme all’Europa che lotta per dire NO al governo, alla distruzione di scuola, sanità e servizi sociali, alla chiusura delle fabbriche, ai licenziamenti, alla cancellazione dei diritti del lavoro, al blocco dei contratti e degli scatti, all’aumento dell’orario per i docenti, al concorsaccio per i precari, alla deportazione degli insegnanti “inidonei”; SI' a massicci investimenti nei Beni comuni e ambiente, all'assunzione dei precari, ad una politica economica pagata dalle finanze dei ricchi, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione della corruzione e dei privilegi delle caste politiche e manageriali; NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità, dell'attacco alla democrazia, SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro. Scioperiamo contro un governo Monti che prosegue nella demolizione di redditi, servizi pubblici e Beni comuni, triturando implacabilmente salari e pensioni, scuola e sanità, posti di lavoro e diritti, giovani e precari. Come se non fosse bastata la manovra “salva-Italia” e il furto delle pensioni, la legge Fornero e la spending review, Monti colpisce ancora con la “legge di in-stabilità” che accelera l’ingresso dell’Italia nella “spirale greca” di tagli e recessione, a cui seguono altri tagli fino alla catastrofe. Tocca di nuovo alla scuola, alla sanità, al Pubblico impiego e ai servizi sociali fare da agnelli sacrificali, malgrado l’evidente inutilità dei sacrifici visto che il debito pubblico continua ad aumentare così come la disoccupazione, la chiusura delle fabbriche e i licenziamenti; mentre spread e interessi sui titoli di Stato proseguono il saccheggio delle casse pubbliche, già devastate da una corruzione istituzionale senza freni né pudori e dalla dilagante evasione fiscale.
Diamo appuntamento per partecipare al corteo di Firenze dei Cobas, P.za San Marco ore 9, alle ore 8 davanti alla stazione ferroviaria di Empoli.
RSU Società cooperativa ATI
Cobas Empoli-valdelsa aderente al lavoro privato della Confederazione Cobas
Avvertiamo la cittadinanza che in tutto il comprensorio dove la cooperativa svolge servizio pulizia strade e raccolta differenziata rifiuti tramite sistema porta a porta potranno esserci disservizi e ritardi.
I Cobas invitano a partecipare alla giornata di lotta, oltre a tutti i lavoratori/trici, gli studenti, i disoccupati, i giovani senza lavoro e coloro che vogliono impedire al governo di continuare a colpire chi ha sempre pagato, salariati, pensionati, precari, disoccupati, settori popolari, piccolo lavoro "autonomo". Nulla pagano gli evasori fiscali, i grandi patrimoni, banche, gruppi finanziari e industriali, mentre le ruberie delle caste politiche raggiungono il parossismo. E' ora che la crisi sia pagata da chi l'ha provocata e che ha continuato ad arricchirsi anche in questi anni! Scenderemo in piazza insieme all’Europa che lotta per dire NO al governo, alla distruzione di scuola, sanità e servizi sociali, alla chiusura delle fabbriche, ai licenziamenti, alla cancellazione dei diritti del lavoro, al blocco dei contratti e degli scatti, all’aumento dell’orario per i docenti, al concorsaccio per i precari, alla deportazione degli insegnanti “inidonei”; SI' a massicci investimenti nei Beni comuni e ambiente, all'assunzione dei precari, ad una politica economica pagata dalle finanze dei ricchi, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione della corruzione e dei privilegi delle caste politiche e manageriali; NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità, dell'attacco alla democrazia, SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro. Scioperiamo contro un governo Monti che prosegue nella demolizione di redditi, servizi pubblici e Beni comuni, triturando implacabilmente salari e pensioni, scuola e sanità, posti di lavoro e diritti, giovani e precari. Come se non fosse bastata la manovra “salva-Italia” e il furto delle pensioni, la legge Fornero e la spending review, Monti colpisce ancora con la “legge di in-stabilità” che accelera l’ingresso dell’Italia nella “spirale greca” di tagli e recessione, a cui seguono altri tagli fino alla catastrofe. Tocca di nuovo alla scuola, alla sanità, al Pubblico impiego e ai servizi sociali fare da agnelli sacrificali, malgrado l’evidente inutilità dei sacrifici visto che il debito pubblico continua ad aumentare così come la disoccupazione, la chiusura delle fabbriche e i licenziamenti; mentre spread e interessi sui titoli di Stato proseguono il saccheggio delle casse pubbliche, già devastate da una corruzione istituzionale senza freni né pudori e dalla dilagante evasione fiscale.
Diamo appuntamento per partecipare al corteo di Firenze dei Cobas, P.za San Marco ore 9, alle ore 8 davanti alla stazione ferroviaria di Empoli.
RSU Società cooperativa ATI
Cobas Empoli-valdelsa aderente al lavoro privato della Confederazione Cobas
La ritorsione IKEA contro i lavoratori in lotta
“Riposizionamento dei volumi” - è questa la formula utilizzata dall'IKEA
per mandare a casa 107 lavoratori. Parole apparentemente innocue,
dietro cui si cela un unico termine assai più inquietante:
licenziamenti!
[IKEA - Democrazia alla scandinava]
Il Consorzio Generale Servizi (CGS) ha rilasciato all'ANSA una dichiarazione secondo cui “107 lavoratori, soci e dipendenti, saranno costretti a rinunciare al proprio posto di lavoro perchè questo posto di lavoro non c'è più”. Rinunciare? No, i lavoratori non stanno rinunciando ad un bel niente! È l'IKEA che una volta di più ci mostra come il capitalismo “dal volto umano” è una storiella che nulla ha a che fare con la realtà. È l'IKEA che si rende responsabile di mettere per strada questi lavoratori.
“107 posti di lavoro in fumo per colpa delle proteste” è il titolo de “Il Piacenza”, che riporta la versione del CGS, totalmente allineato alle posizioni dell'IKEA (ma come? Il Consorzio perde una commessa e non avanza alcuna rimostranza dinanzi al committente? Non sarà mica che le cooperative sono una semplice foglia di fico dell'azienda?). Sarebbe quindi “colpa” dei lavoratori, del sindacato “che vuole strumentalizzare” e dei soliti centri sociali, che mica possono mancare!
Ma qual è la colpa di cui si sarebbero macchiati questi operai? Lottare per i loro diritti e per la dignità. Chiedere l'applicazione ed il rispetto del Contratto Nazionale; il rispetto delle norme di sicurezza; l'allontanamento dei capi-reparto che non rispettano gli operai; la cancellazione dei provvedimenti disciplinari ed il reintegro dei lavoratori sospesi. È questa la loro colpa?
Pare proprio di sì, visto che il Consorzio CGS prosegue affermando che i 107 posti di lavoro che vanno in fumo sono il “frutto di un assurdo modo d'intendere una, presunta, attività di tutela sindacale in maniera violenta, coercitiva, prevaricante ed assolutista, figlia di tempi e slogan che non esistono più, almeno così pensavamo”.
Pensavate male. Anche nell'Italia di Monti e di Marchionne c'è chi non vuol abbassare la testa, chi non smette di lottare per i propri diritti. La lotta dei lavoratori a Piacenza è la nostra lotta.
Non lasciamoci soli!
Cosa si può fare:
Continuare la campagna di bombardamento mediatico contro IKEA;
Dare spazio e sostegno alla lotta dei lavoratori;
Parlare, condividere, organizzarsi, perché IKEA su questa storia vorrebbe fare scendere il silenzio!
CLASH CITY WORKERS
Fonti
Corriere della Sera
La Repubblica
Il Piacenza
[IKEA - Democrazia alla scandinava]
Il Consorzio Generale Servizi (CGS) ha rilasciato all'ANSA una dichiarazione secondo cui “107 lavoratori, soci e dipendenti, saranno costretti a rinunciare al proprio posto di lavoro perchè questo posto di lavoro non c'è più”. Rinunciare? No, i lavoratori non stanno rinunciando ad un bel niente! È l'IKEA che una volta di più ci mostra come il capitalismo “dal volto umano” è una storiella che nulla ha a che fare con la realtà. È l'IKEA che si rende responsabile di mettere per strada questi lavoratori.
“107 posti di lavoro in fumo per colpa delle proteste” è il titolo de “Il Piacenza”, che riporta la versione del CGS, totalmente allineato alle posizioni dell'IKEA (ma come? Il Consorzio perde una commessa e non avanza alcuna rimostranza dinanzi al committente? Non sarà mica che le cooperative sono una semplice foglia di fico dell'azienda?). Sarebbe quindi “colpa” dei lavoratori, del sindacato “che vuole strumentalizzare” e dei soliti centri sociali, che mica possono mancare!
Ma qual è la colpa di cui si sarebbero macchiati questi operai? Lottare per i loro diritti e per la dignità. Chiedere l'applicazione ed il rispetto del Contratto Nazionale; il rispetto delle norme di sicurezza; l'allontanamento dei capi-reparto che non rispettano gli operai; la cancellazione dei provvedimenti disciplinari ed il reintegro dei lavoratori sospesi. È questa la loro colpa?
Pare proprio di sì, visto che il Consorzio CGS prosegue affermando che i 107 posti di lavoro che vanno in fumo sono il “frutto di un assurdo modo d'intendere una, presunta, attività di tutela sindacale in maniera violenta, coercitiva, prevaricante ed assolutista, figlia di tempi e slogan che non esistono più, almeno così pensavamo”.
Pensavate male. Anche nell'Italia di Monti e di Marchionne c'è chi non vuol abbassare la testa, chi non smette di lottare per i propri diritti. La lotta dei lavoratori a Piacenza è la nostra lotta.
Non lasciamoci soli!
Cosa si può fare:
Continuare la campagna di bombardamento mediatico contro IKEA;
Dare spazio e sostegno alla lotta dei lavoratori;
Parlare, condividere, organizzarsi, perché IKEA su questa storia vorrebbe fare scendere il silenzio!
CLASH CITY WORKERS
Fonti
Corriere della Sera
La Repubblica
Il Piacenza
giovedì 1 novembre 2012
Contro il governo Monti e le politiche recessive di austerity, con l’Europa che lotta, 14 NOVEMBRE SCIOPERO GENERALE
Il grande successo del No Monti Day e la convocazione COBAS per il 14
novembre dello sciopero generale di tutte le categorie per l’intera
giornata hanno “risvegliato” la Cgil che, partita all’inseguimento della
mobilitazione, si è ritrovata con il fiatone, fermandosi a mezza strada
e limitandosi a convocare 4 ore di sciopero che oltretutto nel PI e
nella scuola cozzano con
le norme
vigenti in materia (da loro imposte, insieme a Cisl e Uil), stante la
precedente indizione COBAS per l’intera giornata. Comunque, il fronte di
protesta del 14 si amplia e questa è una buona notizia, così come la
confluenza pure della Fiom che così esce dall’isolamento in cui si era
cacciata insistendo sulla data del 16 novembre. Merito anche di quelle
molte decine di migliaia di persone che il 27 ottobre sono scese in
piazza a Roma nella manifestazione promossa dal Comitato No Monti Day,
dai COBAS, forze sindacali e politiche,
lavoratori/trici del pubblico e del privato, studenti medi e
universitari, ambientalisti e pensionati, precari e disoccupati che
hanno protestato contro politiche fallimentari che ci precipitano nella
“spirale greca”, con tagli che provocano recessione a cui seguono altri
tagli fino alla catastrofe. Monti se ne deve andare – hanno detto i
manifestanti – perché ha provocato un massacro sociale per abbattere un
debito pubblico, invece aumentato in un anno dal 117% del PIL al 126%;
perché ha colpito i settori più disagiati, mentre nulla pagano gli
evasori fiscali, i grandi patrimoni, i gruppi finanziari e industriali.
E questo diremo con ancora maggior forza nello sciopero del 14 e nelle numerose manifestazioni che svolgeremo in tutta Italia, mentre in Parlamento si voterà sulla disastrosa legge di in-stabilità. Lo sciopero del 14 è partito dai sindacati e movimenti sociali spagnoli e si è poi esteso al Portogallo e alla Grecia con grande partecipazione di popolo. C’è oramai diffusa in questi paesi la consapevolezza che la sconfitta delle politiche liberiste e recessive non può avvenire in un solo paese: e i settori popolari italiani, a tutt’oggi in ritardo su questo piano, devono raccogliere l’appello per una grande mobilitazione europea. Perciò i COBAS, già da parecchi giorni, hanno indetto per il 14 lo sciopero generale per tutte le categorie e per l’intera giornata, con manifestazioni locali. Scenderemo in piazza con l’Europa che lotta per dire NO al governo Monti e ai partiti che lo sostengono, NO alla distruzione di scuola, sanità e servizi sociali, alla chiusura delle fabbriche, ai licenziamenti, alla cancellazione dei diritti del lavoro, al blocco dei contratti e degli scatti, all’aumento dell’orario per i docenti, al concorsaccio per i precari, alla deportazione degli insegnanti “inidonei”, alla legge Aprea-Ghizzoni; SÌ a massicci investimenti nei Beni comuni e ambiente, all'assunzione dei precari, ad una politica economica pagata dalle finanze dei ricchi, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione della corruzione e dei privilegi delle caste politiche e manageriali; NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità, dell'attacco alla democrazia, SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro.
E questo diremo con ancora maggior forza nello sciopero del 14 e nelle numerose manifestazioni che svolgeremo in tutta Italia, mentre in Parlamento si voterà sulla disastrosa legge di in-stabilità. Lo sciopero del 14 è partito dai sindacati e movimenti sociali spagnoli e si è poi esteso al Portogallo e alla Grecia con grande partecipazione di popolo. C’è oramai diffusa in questi paesi la consapevolezza che la sconfitta delle politiche liberiste e recessive non può avvenire in un solo paese: e i settori popolari italiani, a tutt’oggi in ritardo su questo piano, devono raccogliere l’appello per una grande mobilitazione europea. Perciò i COBAS, già da parecchi giorni, hanno indetto per il 14 lo sciopero generale per tutte le categorie e per l’intera giornata, con manifestazioni locali. Scenderemo in piazza con l’Europa che lotta per dire NO al governo Monti e ai partiti che lo sostengono, NO alla distruzione di scuola, sanità e servizi sociali, alla chiusura delle fabbriche, ai licenziamenti, alla cancellazione dei diritti del lavoro, al blocco dei contratti e degli scatti, all’aumento dell’orario per i docenti, al concorsaccio per i precari, alla deportazione degli insegnanti “inidonei”, alla legge Aprea-Ghizzoni; SÌ a massicci investimenti nei Beni comuni e ambiente, all'assunzione dei precari, ad una politica economica pagata dalle finanze dei ricchi, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione della corruzione e dei privilegi delle caste politiche e manageriali; NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità, dell'attacco alla democrazia, SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro.
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