Il Destinazione Italia passa al Senato senza le modifiche
richieste da movimenti e comuni dei Siti più inquinati.
Dopo il passaggio in Senato è diventata legge dello Stato
l'incredibile norma contenuta nel Decreto Destinazione Italia volta a regalare
nei Siti di Interesse Nazionale per le Bonifiche miliardi di euro ai privati,
anche ai peggiori inquinatori, pure se rei confessi e condannati in via
definitiva.
La modifica apportata dalla maggioranza alla Camera non ha
risolto nulla ponendo solo un limite all'uso delle risorse pubbliche da parte
del privato che dovrà usare il denaro ricevuto per coprire le spese degli
investimenti in nuovi impianti e non per le bonifiche che dovrebbero rimanere a
suo carico. Anche gli inquinatori più incalliti, responsabili delle
devastazioni del paese e dei danni alla salute per i cittadini, vengono
premiati con il sostegno ai loro profitti.
Resta inoltre intatto, in tutta la sua gravità, il problema
del condono mascherato contenuto nella norma. Una volta firmato l'accordo di
programma che destina il denaro al privato qualora venisse scoperta una
situazione più grave di inquinamento rispetto a quella fino ad allora accertata
(situazione assai comune) non potrebbe più essere messa a carico del privato
inquinatore.
Infine resta la norma che fa diventare di interesse pubblico
qualsiasi nuovo impianto proposto dal privato nell'area inquinata (anche
inceneritori, raffinerie ecc.) con lo Stato che finanzierà sia con denaro a
fondo perduto sia con credito d'imposta per la parte restante, interventi che
condannano definitivamente ad un triste destino di devastazione aumentando la
pressione antropica sui siti. Queste sono aree che invece dovrebbero rinascere
con interventi di riqualificazione ambientale e
che dovrebbero essere invece portate a nuova vita come accaduto in
Germania e in altri paesi con azioni ben diverse, come la realizzazione di
parchi tematici, aree verdi, ecomusei.
I prossimi passi delle lotte saranno presto condivisi con
movimenti ed associazioni. In ogni caso provvederemo a denunciare alla
Commissione Europea quanto accaduto per farne un caso nella comunità. Apriremo
uno scontro sui singoli accordi di programma che dovessero essere approvati
nelle singole aree nei prossimi mesi. La lotta è solo all'inizio.
Roma, 21 febbraio 2014
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