sabato 6 ottobre 2012

RINNOVO CONTRATTUALE CHIMICO-FARMACEUTICO 2013 - 2015: perchè diciamo NO


Il 22 settembre scorso, a tempo di record, in appena 5 giorni, senza un'ora di sciopero Federchimica e Farmidustria (ambedue associate a Confindustria) e i sindacati FILTCEM-CGIL, FEMCA-CISL, UILCEM-UIL avevano siglato l'ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro 2013-2015 del settore chimico-farmaceutico (più di 190.000 i lavoratori interessati, impiegati in oltre 1.600 imprese) tre mesi prima della sua scadenza naturale del 31 dicembre 2012. I commenti entusiastici sia di parte padronale che sindacale sull'esito, andavano in quella direzione. Specie quello del neopresidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, egli stesso grande industriale chimico e per alcuni anni presidente della Federchimici, che del suddetto accordo è stato un aperto sponsor con l'obiettivo di farne un modello per gli altri contratti di lavoro in attesa di essere rinnovati.
QUESTI I PUNTI DA COMBATTERE E RESPINGERE CON FORZA:
  • Sull’aumento salariale medio 148 euro lordi in tre anni (10 euro dal 1 dicembre 2012; 33 dal 1 gennaio 2013; 47 euro dal 1 gennaio 2015): una miseria nemmeno sufficiente a recuperare l'aumento del costo della vita.
  • Sulla derogabilità del CCNL :la parte “critica” della CGIL dice che vanno indicate chiaramente le materie delegabili alla contrattazione di secondo livello così come da accordo del 28 giugno, fermo restando l’unicità del CCNL e contestualmente vanno definite tra le parti le nuove regole per le RSU. Alle aziende considerate in crisi si dà la possibilità di ritardare di sei mesi l'erogazione dell'aumento contrattuale. E’ fortemente sbagliato il richiamo del rispetto dell'accordo del 28 giugno sulla base del quale si chiedono le suddette modifiche. Facendo finta di non sapere che è proprio questo accordo di controriforma contrattuale che ha aperto una voragine per l'attacco e la progressiva cancellazione del contratto nazionale, di lavoro sostituito da un contratto di secondo livello (aziendale e/o territoriale) che ne assume in larghissima parte le veci. D'altronde è proprio facendo riferimento a questo accordo che il padronato pretende di inserire le deroghe nei contratti e CISL e UIL firmano convintamente sostenendo che questa sia la corretta interpretazione
  • Sull’occupazione giovanile: va modificato l’impianto contrattuale in modo radicale laddove esistano modifiche al CCNL che determinano forme di salario d’ingresso e normative diverse per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.
  • Sulla costituzione di fondi bilaterali: la creazione di questi fondi potrebbe determinare il venire meno del principio dell’universalità del sistema di protezione sociale, quali gli ammortizzatori sociali. Enti bilaterali improntati più che alla concertazione al neocorporativismo che, tra le altre cose, limita il diritto allo sciopero
Se la situazione è questa, con una posizione chiara e forte tra i lavoratori interessati, l'ipotesi di accordo va respinta in toto.
Basta ai compromessi al ribasso.
Paghi Monti e il suo governo di banchieri
COBAS LAVORO PRIVATO

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