Era
uno sciopero difficile, indetto in estate quando la legge di stabilità
non aveva ancora preso corpo e il Governo si presentava come lo
stabilizzatore dei precari pubblici, salvo poi gettare la maschera ,
partire con la seconda fase della spending review, reiterare il blocco
dei contratti\salari.
Non
era uno sciopero facile perchè le leggi che regolano il diritto di
sciopero sono state costruite ad arte per ridurne l'impatto e la stessa
utilità (a creare scetticismo e disillusione ci hanno pensato i media),
non era scontato portare in piazza decine di migliaia di persone anche
perchè in molti hanno provato a deviare la attenzione generale dal
conflitto nei luoghi di lavoro e nelle realtà sociali per approdare sui
lidi rassicuranti e imbonitori dei costituzionalisti, dei detrattori
(spesso a parole) dei conflitti di interessi, dei fautori della
magistratura.
Non
siamo caduti in sterili dogmatismi ma va detto chequesto sciopero è
stato avversato da molti, anche dai partiti tradizionali della sinistra
del tutto assenti dalla manifestazioni sindacali, eccezion fatta per
qualche gruppo "minoritario" ma sicuramente lungimirante. E non ci
soffermiamo ai partiti tradizionali ma anche all'associazionismo e a
quelle realtà che si mobilitano solo in presenza della Fiom (assente
dalle piazze romane) o a chi ha aderito moralmente allo sciopero del 18
il giorno stesso quando avrebbe potuto e dovuto contribuire alla
riuscita dello stesso da settimane.
Alcune
aree sociali hanno puntato tutto sul 19 Ottobre come se il 18, e lo
sciopero, non esistessero, palesando sufficienza e anche un po' di
ipocrisia visto che il sindacato di base (usb e cobas al 99%) ha
lanciato i due appuntamenti dando loro uguale dignità e rilevanza, senza
la pretesa di rappresentare tutti e tutto, conscio che la
moltiplicazione dei soggetti conflittuali meriti pari dignità e
considerazione anche a partire dalla gestione delle piazze)
Nei
prossimi giorni ragioneremo a mente fredda ma quello che colpisce è la
bassa adesione da parte del pubblico impiego che viene per altro colpito
con estrema durezza dalla manovra finanziaria, bassa se pensiamo alle
migliaia di posti di lavoro che saranno cancellati nei prossimi anni,
alla continua perdita salariale, ai precari che saranno cacciati via, ai
servizi pubblici praticamente al collasso.
Ci
colpisce anche la sottovalutazione dello sciopero da parte di numerosi
delegati sindacali dai quali non è pervenuta alcuna critica costruttiva
ma solo silenzio un impegno senza dubbio insufficiente. Se nei luoghi
di lavoro c'è difficoltà a costruire lo sciopero , non sarà necessario
rimettere in discussione il nostro stesso agire sindacale? Ci siamo
accontentati della presenza nelle Rsu dimenticando che queste sono uno
strumento e non il fine dell'azione sindacale? E ai lavoratori e alle
lavoratrici quale messaggio lanciamo?
L'autunno
è iniziato, sta a noi renderlo caldo su tutti i fronti dimostrando
egemonia (nel senso gramsciano del termine) e capacità di dare risposte
ai tanti quesiti provenienti dalla sfera sociale, sindacale.
In
ogni città andremo a verificare la capacità di costruire opposizione
(culturale, sociale, sindacale e politica perchè ogni ambito non sia
sottovalutato o messo in secondo piano) non sulle parole, non sugli
attestati di solidarietà vuoti e inconcludenti di quanti la politica la
fanno ormai sulle pagine di Fb o dalla tastiera di un pc.
Non
avere sostenuto il 18 e il 19 Ottobre è stato un errore di chi, anche
senza volerlo, ha dimenticato che il conflitto parte dalle
contraddizioni reali, dalla assenza di lavoro, di casa, di reddito.
Allora ripartiamo per costruire nuovi appuntamenti città per città,
quartiere per quartiere, tutti\e con pari dignità senza celare critiche e
riflessioni ma con un unico intento, ossia costruire percorsi
conflittuali che materializzino i diritti all'abitare , alla città, al
lavoro, al reddito, ad un ambiente sano e non contaminato dove vivere
con dignità
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