domenica 6 febbraio 2011

Regalare i servizi pubblici ai privati dopo averli smantellati.

Siglato l'accordo separato fra governo Cisl e Uil, come alla Fiat.

Intervista a Paola Palmieri, dell'esecutivo nazionale per il pubblico impiego USB.

Cosa cambia con questo accordo?
Per i lavoratori cambia relativamente poco. In pratica i sindacati firmatari confermano l'appoggio più volte dato a una «riforma» pessima. Specie per quanto riguarda una delle parti più odiose, ossia le «fasce di valutazione sul merito». Il governo non ha fatto nessun passo indietro: non si affronta il problema salariale, i contratti restano congelati fino al 2013, c'è il blocco della contrattazione nei singoli comparti, blocco dei passaggi di livello sia verticali che orizzontali, vengono licenziati i precari e confermato il blocco del turnover. Una cosa gravissima per università, ricerca, scuola, enti locali e sanità; dove per molti ruoli - negli asili, in sala operatoria o nei «cup» - c'è già un servizio dato in appalto attraverso cooperative e società private.

E per la rappresentanza sindacale?
Viene reiterato il blocco delle elezioni delle Rsu, scadute nel pubblico impiego a novembre 2010, mentre nella scuola lo sono dal 2009. Poi, soltanto le organizzazioni firmatarie entreranno nelle «commissioni paritetiche» che dovranno decidere come andranno effettuate le «valutazioni di merito».

Ma davvero così ci sarà più efficienza?
Ma quando mai... Si conferma uno smantellamento di tutto ciò che è pubblico. Si mette in discussione la qualità dei servizi, perché i lavoratori fissi - sempre meno a causa dei pensionamenti e del licenziamento dei precari - non potranno reggere i nuovi carichi di lavoro. Di fatto autorizzano consapevolmente la vendita ai privati, che si vedranno offrire le strutture pubbliche (asili, ecc) da riempire con personale proprio, dequalificato, sottopagato e ricattato. E da far pagare agli utenti.

Come si è arrivati a questo punto?
Governo e sindacati firmatari si sono offerti una stampella a vicenda. Il primo fa finta di promuovere l'efficienza, i secondi «se la rivendono» ai lavoratori dicendo che - col meccanismo delle «fasce di merito» - potranno avere qualche soldo in più. Ma potrebbe essere vero solo per il 25% di «scelti» dai capi; gli altri non avranno nulla o addirittura avrebbero potuto perdere il salario accessorio. Un'eventualità che per ora non può verificarsi solo grazie all'intervento dei giudici, con sentenze che spiegano come non si possa fare una riforma senza passare per il rinnovo dei contratti.

E' insomma finita la concertazione?
Alcune delle organizzazioni che grazie alla concertazione avevano aumentato il proprio potere ora hanno uno strumento in più: il futuro «protocollo sulle relazioni sindacale» da discutere all'Aran, recuperando alcune delle materie che con questo accordo sono state sottratte. In pratica, servirà per estendere meccanismo clientelari sotto forma «sindacale».

Una novità però c'è: la Cgil non ha firmato...

A noi e loro non era stato nemmeno consegnato prima il testo dell'accordo... La Cgil ha posto un problema di metodo, parlando della situazione dei precari e della mancanza di risorse. Vediamo dove è disposta ad arrivare come mobilitazione. Il fatto che non abbia sollevato il problema salariale e dei passaggi di livello ci lascia qualche dubbio. Ma da punto di vista politico, c'è sicuramente un ampliamento della frana nelle relazioni sindacali.

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