giovedì 11 marzo 2010

L'ultimo scempio: il collegato lavoro. E' ORA DI DIRE BASTA!

Mercoledì 3 marzo il senato ha approvato, in via definitiva, il cosiddetto «collegato lavoro» (disegno di legge 1167-B), che aggira e smantella l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, sostituito da un arbitrato cucito su misura per l'imprenditoria nostrana.

Si tratta di un vero e proprio golpe (altro che decreto salvaliste), consumato nell'indifferenza generale ai danni di milioni di lavoratori e precari.

E' una riforma che giova soprattuto a padroni e sindacati amici, che ottengono finalmente la gestione completa dei lavoratori, dall'assunzione al licenziamento. Questo significa che si firmeranno accordi e contratti sempre più al ribasso, ponendo di fatto i lavoratori nella condizione di accettare qualunque vessazione, per poi assisterli nelle lite contro i datori di lavoro e giudicarli insieme a quest'ultimo secondo quel linguaggio della concertazione che i lavoratori hanno imparato a conoscere perfettamente negli ultimi anni.

Tante sono le novità contenute in questo “allegato” aberrante e incivile:

Certificazione dei contratti e arbitrato: il lavoratore può essere assunto con un contratto individuale “certificato”, attraverso il quale rinuncia preventivamente, in caso di controversia o licenziamento, ad andare davanti al magistrato. In questo caso, il giudice viene sostituito da un collegio arbitrale che può decidere a prescindere dalle leggi e dai contratti collettivi. Sacconi, Bombassei, Bonanni e Angeletti si affannano da giorni nel dimostrare che l'art. 18 è salvo, essendo l'arbitrato facoltativo. Non occorre però essere dei geni per capire che il lavoratore, in stato di assoluta debolezza all'atto dell'assunzione, molto difficilmente sceglierà liberamente, finendo col subire il ricatto che con l'arbitrato il padrone può esercitare nei suoi confronti.

Impugnazione dei licenziamenti: trasformare rapporti di lavoro precari in contratti stabili sarà sempre più difficile, rendendo di fatto eterna ogni forma di precariato.
Si riduce infatti a 60 giorni (invece dei 5 anni attuali) il termine imposto a tutti i precari per l'eventuale impugnazione e si applica anche ai rapporti già cessati. Chi sperava nell’agognata stabilizzazione dopo aver già vinto in vari gradi di giudizio (vedi il caso dei lavoratori Atesia), si vedrà azzerare il tutto e accettare unicamente un risarcimento volontario compreso tra 2,5 e 6 mensilità.
Non è difficile ipotizzare un immenso condono tombale gratuito per tutti gli abusi compiuti nel ricorso al lavoro precario sino ad oggi.

Mobilità ed esuberi dei dipendenti pubblici: in presenza di esternalizzazione di servizi o di trasferimento delle competenze dallo stato agli enti locali, anche i dipendenti pubblici saranno soggetti a esuberi e messa in mobilità, mettendo così a rischio migliaia di posti di lavoro. Le amministrazioni potranno inoltre revocare senza preavviso la concessione del part-time.

Attività usuranti: per salvaguardare i “conti pubblici” si introduce una ulteriore riduzione delle cosiddette attività usuranti (quelle che anticipano il pensionamento).

Apprendistato: un ritorno indietro di quarant’anni attraverso il taglio di un anno alla formazione. L’obbligo scolastico può essere assolto lavorando, già dall’età di 15 anni, con contratti di apprendistato. Precarietà e sfruttamento minorile devono andare evidentemente a braccetto.

Lavoro interinale: estensione dei soggetti autorizzati all’attività di intermediazione di mano d’opera: associazioni, enti bilaterali, e anche gestori di siti internet.

Contratti di prestazione occasionale: estensione dei mini cococo anche per i nuovi lavori (es. Badanti) per 240 ore all’anno solare.


Di fronte a questo provvedimento che mina alla radice ciò che ancora rimane in tema di diritti sul lavoro, occorre fin da subito la ripresa di un conflitto sindacale capace di utilizzare tutti gli strumenti possibili, da quelli giuridici a quelli sindacali e politici (scioperi e manifestazioni, assemblee, referendum, etc...). senza farsi irretire dalle tattiche attendiste in proposito ventilate dalla Cgil o peggio ancora dalla pseudo opposizione parlamentare, il cui improvviso risveglio ci sembra più dettato dal furore elettoralistico che dall'interesse a costruire una vera battaglia contro la precarietà ed in difesa dell'art. 18.

Cobas Empoli-Valdelsa

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