lunedì 2 dicembre 2013

MORTI SUL LAVORO TRA RETORICA E SFRUTTAMENTO ANCHE IN CASA NOSTRA

MORTI SUL LAVORO TRA RETORICA E SFRUTTAMENTO ANCHE IN CASA NOSTRA
 
La strage di Prato, con la morte di lavoratrici\lavoratori periti nell'incendio, era da tempo annunciata.
 
Ora tutti, dai partiti al sindacato, dalle istituzioni locali all'associazionismo, si ergono a paladini dei diritti dei lavoratori, contro lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù.
 
I 7 operai\e di origine cinese vivevano nel sottotetto del capannone industriale, una condizione diffusa nell'area pratese, pochi metri quadrati dove vivere in condizioni disumane, senza dignità , con orari lavorativi di 12\14 ore al giorno. Ogni azienda registrata alla camera di commercio dovrebbe essere controllata dalle autorità asl competenti in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, siamo certi che con i numeri attuali degli ispettori tutto ciò sia possibile?
 
Continue sono le pressioni per aggirare le normative in materia di sicurezza, soprattutto quando sono in gioco interessi nevralgici come quelli della manifattura. Sulle condizioni di semischiavitù degli operai cinesi sono in molti  a guadagnarci e non da oggi.
 
Spesso i migranti lavorano in queste condizioni per pagarsi il viaggio dai paesi di origine in Italia, i pochi guadagni vengono mandati "in patria", ma la maggior parte delle volte lavorano per conto di ditte italiane, magari le stesse che poi sui giornali vendono la retorica del made in italy, dei prodotti di qualità  realizzati nel rispetto dei diritti, quei diritti che gli imprenditori negano negli appalti, nei sub appalti, nella sterminata filiera produttiva.
 
Da qui nasce la retorica che alimenta il made in Italy, retorica che dimentica le condizioni di sfruttamento  di semischiavitù in cui vivono migliaia di lavoratori e lavoratrici che producono per conto delle multinazionali. E questa situazione non si verifica solo nel sud est asiatico e in Africa ma anche in casa nostra, negli slum e nei sobborghi dei paesi a capitalismo avanzato, nelle sedi della manifattura dove pagare due euro all'ora un lavoratore è diventata la regola per assicurare al prodotto una competitività sui mercati
 
La loro competitività è il nostro sfruttamento
 
COBAS LAVORO PRIVATO

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