Licenziamento Antonini: Riccardo rigetta proposta indecente di Moretti
Conciliazione
fallita, Mauro Moretti rifiuta la proposta del Giudice, Riccardo
rigetta la proposta 'indecente' di Moretti per '... dignità e per il rispetto delle vittime della strage di Viareggio'. Prosegue la causa per il licenziamento, la prossima udienza si terrà l'11 marzo 2013. Proposta del Giudice. La proposta di Riccardo. La proposta indecente di Moretti.
Lucca,
24 gennaio 2013 - Si è concluso con un mancato accordo, il tentativo di
conciliazione avviato da Giudice del Lavoro di Lucca, Luigi Nannipieri,
nella causa contro il licenziamento del nostro compagno di lavoro Riccardo Antonini,
operaio addetto alla manutenzione infrastrutture di Rfi Spa. Come molti
sanno è stato licenziato per espressa volontà dell'amministratore
delegato del gruppo Fs, Mauro Moretti, imputato nel processo Viareggio,
(il quale potrebbe impiegare meglio il suo prezioso tempo di lavoro
dedicandosi di più a garantire il buon andamento e la sicurezza dei
treni). Motivo utlizzato per il licenziamento è la sua partecipazione
come consulente tecnico dei familiari e della Cgil, alle fasi tecniche
dell'incidente probatorio, per la pretesa incompatibilità tra il ruolo
di dipendente e la posizione processuale della società Rfi, imputata, ai
sensi della legge 231 sulla responsabilità civile delle imprese.
Un secondo motivo è legato alle
contestazioni ricevute dallo stesso Moretti a Genova, nel settembre
2011, durante il dibattito ad una festa del Pd, al quale era presente
anche Riccardo, assieme - come si vede nella quì sopra - ai familiari
delle vittime della strage di Viareggio.
MORETTI RIFIUTA LA PROPOSTA DEL GIUDICE - Il Giudice aveva proposto,
come prevede la legge, già nella prima udienza del 5 luglio 2012, una
conciliazione per evitare la causa ed il giudizio, invitando le parti ad
accordarsi su un testo che prevedeva per Riccardo l'interruzione
dell'attività di Consulente Tecnico di Parte nel processo penale per la
strage di Viareggio – la cui udienza preliminare si svolgerà in
primavera – e da parte dell'azienda la revoca del licenziamento e la
concomitante trasformazione in una sanzione 'conservativa', ovvero
alcuni giorni di sospensione, senza nessuna condizione vessatoria
aggiuntiva. Questa proposta sicuramente equa, rispetto al contesto in
cui è stato disposto il licenziamento, sembrava fosse stata accettata
dai legali aziendali e dai dirigenti delegati a gestire il contenzioso
ma è stata poi personalmente rigettata da Moretti.
LA PROPOSTA 'INDECENTE' DI MORETTI - Interferendo direttamente nella trattativa, l'ad del gruppo Fs, con la sua proposta 'indecente' voleva
imporre la rinuncia perpetua per Riccardo a qualsiasi costituzione in
giudizio contro le società del gruppo Fs e di tutti i dirigenti
eventualmente coinvolti in procedimenti penali, anche futuri; una sorta
di veto padronale eterno all'esercizio dei diritti costituzionali ed a
quello, inalienabile, di rivolgersi all'autorità giudiziaria a tutela
degli interessi personali e collettivi. Nonostante il potente ufficio
Stampa delle Fs (forse il più nutrito e costoso nel panorama delle
grandi aziende italiane, pagato con i soldi dei contribuenti) che con un
comunicato
ha tentato di rovesciare il senso di quanto accaduto, sono stati
Moretti e l'azienda a rifiutare la proposta già formalizzata del
giudice, basta leggere i documenti per rendersene conto. Se potessimo
farlo correggeremmo con la matita blu il loro comunicato, almeno per
fornire una più corretta informazione all'opinione pubblica.
LA PROPOSTA DI RICCARDO - Riccardo ha presentato a sua volta una proposta
che pur tenendo conto di alcune richieste della controparte impedivano a
Moretti lo sconfinamento su un terreno estraneo al contratto di lavoro
respingendo il suo maldestro tentativo come 'padrone', di umiliarlo
pubblicamente. "Se e quando rientrerò in ferrovia, questo sarà in piedi e a testa alta, non in ginocchio e con il cappello in mano, come vorrebbe il sig. Moretti", è stata la serena e ferma dichiarazione di Riccardo che ha poi motivato con una lettera la sua decisione che tutti noi condividiamo.
A CHE SEVONO I DIRIGENTI DI RFI ? -
Praticamente Moretti ne ha fatto una questione personale - dalla quale
avrebbe fatto meglio ad astenersi in quanto imputato proprio nel
processo penale da cui nasce il contenzioso - nonostante si tratti di un
provvedimento interno della Rfi Spa, società del gruppo che sulla carta
è dotata di piena autonomia, di un poderoso apparato burocratico e
manageriale, presidente, amministratore delegato, consiglieri di
amministrazione e diverse centinaia di dirigenti, che pur mantenendo la
carica, sono di fatto esautorati dalla gestione di questa vicenda che è
ormai riconosciuta da tutti come un 'licenziamento politico' (ad uso
personale di Moretti) per motivi del tutto estranei alle ragioni
contrattuali utilizzate come pretesto formale.
IL
POTERE DATORIALE USATO PER MOTIVI PERSONALI - In un paese 'normale'
sarebbe additato alla 'pubblica riprovazione' quel dirigente che,
facendo leva sul grande potere che la collettività gli ha conferito per
gestire un prezioso servizio pubblico quale è quello ferroviario, si
accanisce per
motivi personali contro un 'suo' operaio, prima licenziandolo e poi
imponendogli col ricatto occupazionale la rinuncia ai diritti ed alle
libertà civili garantite dalla Costituzione a tutti i cittadini.
UN
SEMPLICE MA TEMUTISSIMO OPERAIO - Moretti voleva imporre a Riccardo, il
divieto di presentarsi in tribunale come consulente, non solo nel
processo sulla strage di Viareggio ma per qualsiasi altro procedimento
in cui nel futuro potrebbero essere imputate le numerose società e lo
sterminato numero di dirigenti del gruppo fs; una sorta di salvacondotto
della casta ferroviaria contro le iniziative legali di un semplice ma
temutissimo operaio.
UN
'FAVORE' A TUTTI I PADRONI – Con questo maldestro tentativo di
calpestare la dignità di un lavoratore dalla 'schiena dritta'
probabilmente la dirigenza ferroviaria intendeva svolgere anche un
lavoro 'per conto terzi' aprendo la strada agli altri 'padroni' per
cancellare i diritti civili di tutti i lavoratori impedendone la costituzione in giudizio. Basta licenziarli con un pretesto e poi, imporgli di rinunciare a questo o quel diritto...
A FIANCO DI RICCARDO - Una storia di
prepotenza dei forti contro i più deboli nella quale Riccardo trova al
suo fianco tutti i ferrovieri, i lavoratori, lavoratrici e quanti hanno a
cuore l'uguaglianza e la giustizia sociale. Un sostegno particolare lo
riceve dall'associazione dei familiari delle vittime, “Il Mondo che
vorrei”. “Se Riccardo avesse accettato - dice la presidente, Daniela Rombi - anche la nostra battaglia avrebbe perso forza. Viareggio non è in vendita e noi non siamo zerbini”.
Questa battaglia, divenuta un simbolo, nasce – non dobbiamo
dimenticarlo – dalla strage di 32 persone innocenti, vittime della
crudeltà di un sistema burocratico e industriale che antepone il
profitto alla tutela della sicurezza dei treni ma anche dalla volontà
dei ferrovieri di partecipare, schierandosi dalla parte delle vittime e
contro i poteri forti della burocrazia e della tecnocrazia ferroviaria
europea.
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