giovedì 12 luglio 2012

Ecco gli effetti in Toscana della spending review

“Nell’immaginario collettivo i tagli devono essere rimossi . Si spiegano così il nome inglese (spending review) e la iniziativa del Governo Monti che a partire dall'inverno (con il sostegno di media e organi di stampa sempre più proni ai poteri forti)ha iniziato a preparare la cittadinanza una revisione delle spese nella Pubblica amministrazione per abbattere "costi inutili e sprechi" , proprio come aveva fatto Brunetta quando, per bloccare gli stipendi e imporre le decurtazioni salariali nei primi 10 giorni di malattia, orchestrò la campagna contro i fannulloni nel Pubblico Impiego. Cambia lo stile ma non la sostanza!

Che nella pubblica amministrazione ci siano sprechi lo sanno tutti ma non è necessaria una manovra finanziaria (perché la spending lo è a tutti gli effetti) per abbattere sprechi, basterebbe cancellare molte consulenze, le auto blu, dimezzare gli uffici stampa dei sindaci e dei direttori della asl, bloccare le assunzioni dei dirigenti (in numerosi enti sono partite in questi giorni le procedure concorsuali per dirigenti quasi ad anticipare i tempi del decreto….), controllare i centri di spesa per avere quel risparmio da cui trarre nuovo finanziamento per scuole e ospedali che sono al collasso. Con ciò non esiste ratio nella distruzione di tanti uffici in Toscana  e con la scomparsa di tante province avremo migliaia di posti di lavoro a rischio.

I lavoratori e le lavoratrici della Pubblica Amministrazione non stiano allora sulla difensiva, non solo del resto loro lo spreco da abbattere perchè mandano avanti servizi con organici ridotti, con gli stipendi bloccati da anni, con carichi di lavoro in costante aumento e le decurtazioni salariali nei primi dieci giorni di malattia, senza indennizzo in caso di infortunio sul lavoro, con malattie professionali mai riconosciute, un salario accessorio bloccato, il costante ricatto della valutazione negativa che determina non solo perdita salariale ma con le normative vigenti potrebbe anche essere l’anticamera della mobilità ( due anni di autentica miseria, lo stipendio reale non è l’80% della normale retribuzione ma meno del 60% perchè bisogna conteggiare anche la parte accessoria) e poi in caso di mancata ricollocazione il licenziamento.

Se fotografiamo la sanità, nel sud e nelle isole per raggiungre l’ospedale più vicino si impiegano ore di macchina, o 4 volte il tempo impiegato nel Nord o nel centro Italia, lo stesso vale per ogni altro Ufficio, dalle agenzie delle entrate ai vigili del fuoco, dall’università agli uffici comunali (pensiamo a comuni piccoli accorpati che costringeranno a muoversi per decine di km alla ricerca dell’anagrafe o del catasto, si pensi alle due ore di attesa odierne per farsi rilasciare dei documenti e pensiamo a cosa potrà accadere in futuro). E’ sufficiente questo elemento per capire che l’obiettivo del Governo non è la razionalizzazione delle spese ma ridimensionare il pubblico, i servizi e il personale seguendo pedissequamente i dettami della Banca europea. I tagli della spending colpiranno la nostra regione, isoleranno le aree di campagna e potremo dimenticare quella invidiata qualità della vita di molte province toscane che per anni è stato un vanto e un ritorno economico con l'arrivo dei turisti.

Il taglio del 10% del personale avrà ripercussioni sui servizi pubblici e a rimetterci saranno anche i cittadini con minori e peggiori servizi, a rimetterci sarà il diritto allo studio se pensiamo al regalo di oltre 10 milioni alle Università non statali. Se prima si tagliavano fondi alla scuola pubblica per destinarli alla privata, ora si fa la stessa cosa per l’Università. infatti il fondo per il finanziamento ordinario delle università viene ridotto di 200 milioni di euro a decorrere dal 2013.
Sono poi previsti tagli di 18 mila posti letto negli ospedali. Chi allora può continuare a parlare di revisione di spesa in presenza di questi provvedimenti e rinviare sine die scioperi e mobilitazioni come stanno facendo Cgil cisl uil e ugl?


Guardiamo un po’ di esempi in Toscana.

Provincia di Pisa: l'ospedale di Volterra, 68 posti letto, che potrebbe essere chiuso. Si tratta del presidio ospedaliero Santa Maria Maddalena. Sempre a Volterra, nel mirino ci sono il Centro di riabilitazione motoria Inail e l'Auxilium Vitae, centro di riabilitazione neurologica. Ma sempre nella zona pisana si parla anche del Centro Stella Maris, conosciutissimo centro a sostegno dei bambini disabili.

In provincia di Livorno a rischio l'ospedale di Portoferraio, che ha 77 posti letto  e un altro ospedale nel grossetano a Castel del Piano, ospedale da chiudere con 55 posti letto.

Siena ha invece due strutture nel mirino. Il presidio ospedaliero Amiata Senese di Abbadia San Salvatore ma anche il Servizio psichiatrico diagnosi e cura di Siena. I presidi ospedalieri di Casentino e Valtiberina sono invece le strutture a rischio tagli in provincia di Arezzo. Sempre in provincia di Arezzo c'è anche il Centro di riabilitazione di Terranuova Bracciolini.


Capitolo tribunali: previsti accorpamenti con distruzione delle sedi distaccate di Empoli e Pontassieve e Viareggio, ma anche Pontedera, Portoferraio, Montevarchi e Orbetello e perfino Massa, che sarà fuso con Carrara e Pontremoli.

La sforbiciata alle 107 Province italiane deciso dal Governo in sede di spending review terrà conto di due criteri: l'estensione (probabilmente 3mila km quadrati) e la popolazione (numero di abitanti inferiore a 350 mila). Il processo di prevede entro poche settimane l'accorpamento di varie province, la sola indenne sarà quella di Firenze, con Pisa e Livorno che rischiano di essere fuse. Ci saranno accorpamenti di vari enti: a rischio il futuro di molte società in house tra le quali la Geste di San Giuliano Terme già con gravi problemi economici”.
Cobas Pubblico Impiego

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