mercoledì 20 aprile 2011

La porcata dell’accordo per il commercio ora è perfezionata con la firma definitiva. Seppelliamola sotto il nostro NO!

Firmata definitivamente il 6 aprile da Cisl, Uil e Confcommercio la porcata di accordo già annunciata a fine febbraio. Una porcata sia sotto l’aspetto retributivo che sotto quello normativo.
La Cgil non l’ha sottoscritto: speriamo che non faccia come nel 2009, quando prima disse peste e corna dell’accordaccio dell’epoca e un anno dopo sottoscrisse un’intesa che era tale e quale quell’accordo, comprese le domeniche lavorative obbligatorie, la possibilità di lavorare per 12 giorni consecutivi senza il riposo settimanale, l’allungamento dell’orario per gli apprendisti, l’introduzione di turni sfavorevoli attraverso il cosiddetto orario plurisettimanale.
Con questo contratto, che avrà la durata di 3 anni, gli “aumenti” salariali saranno, per il 4° livello, di 55 euro netti al mese, in 6 rate: una vera elemosina, che sarà ancora più misera per i livelli più bassi.
Un’elemosina, però, che è servita per giustificare tutta una serie di concessioni alle aziende. Ma vediamo le cose nei dettagli più importanti:
divieto di sottoscrizione di accordi aziendali migliorativi, anzi PEGGIORAMENTO in AZIENDA di parti stabilite dal contratto nazionale, dando così mano libera ai padroni sull’organizzazione del lavoro, per intensificare i ritmi e i carichi di lavoro, aumentare le ore di straordinario obbligatorio, rendere i turni più flessibili con aumento delle ore settimanali;
RIDUZIONE DEL SALARIO NEI PERIODI DI MALATTIA: ogni anno, i primi 3 giorni di malattia saranno pagati al 100% solo con i primi 2 certificati, al 3° e al 4° certificato l’azienda pagherà solo il 50%, mentre dal 5° certificato in poi, per le malattie di durata inferiore ai 12 giorni, ci sarà zero retribuzione per tutti i primi 3 giorni;
applicazione della recente legge detta “COLLEGATO LAVORO”, con cui sarà consentito alle aziende di imporre ai lavoratori sotto ricatto di rinunciare a fare ricorso al giudice del lavoro nel caso in cui si verifichino controversie individuali riguardanti il rapporto lavorativo;
MENO DIRITTI: per esempio, i nuovi assunti, per avere diritto a usufruire delle 56 ore annue (più le altre 16 per le aziende con più di 15 dipendenti) di permesso retribuito, occorrerà che abbiano 4 anni di anzianità di servizio; chi avrà un’anzianità superiore a 2 anni, ma inferiore a 4, avrà diritto a usufruirne solo per la metà; chi avrà un’anzianità inferiore a 2 anni avrà diritto a “usufruirne” per zero ore!
E inoltre:
l’aumento dei periodi di prova per tenere sotto controllo più a lungo i lavoratori da asssumere;
l’aumento del lavoro domenicale obbligatorio fino al 30% in più delle domeniche autorizzate localmente;
il rigonfiamento del part-time di 8 ore per i sabati e le domeniche;
il divieto di sciopero durante le trattative per il rinnovo dei contratti.
Insomma, siamo arrivati al punto di rinnovare contratti non per migliorare la condizione dei lavoratori, ma per regalare di tutto ai padroni!
Bene hanno fatto i lavoratori CEVA di Lugnano a organizzare la bocciatura di questo contratto forcaiolo in modo intrecciato all’iniziativa di lotta con cui la RSU ha aperto la vertenza aziendale sul premio di risultato e sulla stabilizzazione dei precari.
Cobas del lavoro privato

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