sabato 25 dicembre 2010

Dopo Pomigliano, anche Mirafiori: bisogna fermarli!

Agli operai e alle operaie era già chiaro: l’assalto alle condizioni di lavoro e di vita concordato, per Pomigliano, tra la Fiat e i sindacati a lei asserviti (Fim/Cisl, Uilm/Uil, Ugl, Fismic) era la prima mossa per far precipitare i metalmeccanici e tutti gli altri lavoratori in una situazione di schiavitù da 1800.

Così, due giorni prima di Natale, questi pescecani delle relazioni sindacali non hanno esitato a porgere i loro “auguri” ai lavoratori di Mirafiori (ridotti a 5.500 dai 55.000 che erano nel 1980!), firmando un accordo, il quale, dopo che per altri 18 mesi la fabbrica sarà andata avanti a forza di cassa integrazione, prevede dal luglio 2012 un autentico capestro, fatto non di uno ma di tanti nodi scorsoi:

- adozione di un sistema produttivo finalizzato all’abolizione dei “tempi morti”;

- taglio di 10 minuti del tempo complessivo di pausa, che passa da 40 a 30 minuti;

- facoltà per la direzione di spostare la mensa a fine turno;

- triplicazione dello straordinario obbligatorio, che passa da 40 a 120 ore annue;

- fino a 6 giorni lavorativi a settimana, con riposi a scorrimento e con 3 turni giornalieri di 8 ore l’uno (6-14, 14-22, 22-6), oppure con 2 turni giornalieri di 10 ore l’uno (6-16 e 20-6);

- a seconda dei casi, non retribuzione della prima o delle prime 2 giornate di malattia;

- sanzioni contro i lavoratori che scioperano;

- cessazione dell’attività di Fiat Mirafiori con licenziamento di tutti i lavoratori e costituzione di una nuova società con riassunzione solo di quelli che saranno disposti a firmare un contratto individuale basato su questo accordo.

Un accordo, che fa carta straccia di ogni precedente contratto collettivo, sia aziendale che nazionale, tant’è vero che la Fiat intende dare vita a un nuovo contratto collettivo, quello del settore auto, da allargare, magari, alle aziende dell’indotto.

Ma c’è dell’altro: l’accordo prevede anche l’abolizione delle RSU e la loro sostituzione con le RSA (Rappresentanze Sindacali Aziendali), non elette dai lavoratori, ma nominate dalle segreterie sindacali, con esclusione di quei sindacati, come Fiom/Cgil e Cobas, che respingono tutta questa mascalzonata sindacal-padronale.
Tra l’altro, questo punto sulla rappresentanza sindacale fa fuori, per quanto riguarda la Fiom, lo Statuto dei lavoratori, mentre le sanzioni contro gli scioperanti calpestano la Costituzione.

Intanto, è già partita la campagna terroristica della direzione: “O quest’accordo sarà approvato a gennaio dalla maggioranza dei lavoratori con un referendum, o la Fiat porterà all’estero lo stabilimento e il miliardo da investirci per ammodernarlo”. Insomma: o schiavi o disoccupati!

Questo, mentre i sindacati firmatari dell’accordo tentano ignobilmente di indorare la pillola, facendolo apparire come una specie di cuccagna, che aumenterebbe di migliaia di euro all’anno le retribuzioni.
Non dicono che se questo avverrà sarà dovuto agli straordinari e alle maggiorazioni per il lavoro notturno, di sabato, di domenica: fingono perfino d’ignorare che le bugie hanno le gambe corte!

Cosa fare in questa situazione? Di certo, non si devono ancora fare concessioni alle aziende (com’è successo in Magna) e non si può aspettare a scendere in lotta, intanto aziendalmente e poi nazionalmente e in modo generale, non solo come metalmeccanici, ma anche come insieme di categorie del lavoro dipendente, pubblico e privato.
In ballo, ci siamo tutti e tutte, come libertà e come diritti, come condizioni di lavoro e come modi di vivere, come tutela della nostra salute in fabbrica e della nostra dignità, come lavoratori e come cittadini, per il nostro presente e per il nostro futuro.
Aspettare vorrebbe dire farci calpestare, fare calpestare le aspettative dei nostri figli.


Cobas Lavoro Privato (comparto metalmeccanici)

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