lunedì 4 ottobre 2010

le uova e i maggiordomi

Nel 2009 Cisl, Uil, Ugl e Confindustria hanno fatto un accordo interconfederale per contro-riformare il contrato nazionale di lavoro, cancellandone quelle poche parti che ancora avevano resistito alla furia deregolamentatrice del padronato. Obiettivo: trasformare il rapporto di lavoro in un rapporto di schiavitù.
Ne sono seguiti circa quaranta rinnovi di contratti nazionali di categoria, tutti improntati a quell’accordo, firmati anche dai sindacati di settore che fanno capo alla Cgil, la quale aveva pure negato la propria firma a quello stesso accordo.
Finché Fim/Cisl, Uilm/Uil e Federmeccanica (l’associazione degli industriali metalmeccanici) nell’ottobre 2009 hanno firmato per il triennio 2010-2012 un CCNL dello stesso tipo degli altri quaranta e la Fiom/Cgil se ne era tenuta alla larga.
Poi è arrivato il 2010 con il diktat (da vero padrone della ferriera) di Marchionne su Pomigliano, che da quella fabbrica si sta estendendo a tutto il gruppo Fiat, facendo da apripista verso le altre fabbriche metalmeccaniche e tutto il resto del lavoro manifatturiero, e non solo.
E, insieme al diktat, i licenziamenti punitivi negli stabilimenti Fiat di Mirafiori, Termoli e Melfi (questi già annullati dal giudice, la cui sentenza, però, la Fiat si rifiuta di eseguire compiutamente).
Naturalmente, Cisl e Uil sono state ben liete di esprimere consenso a quel diktat, riuscendo perfino a chiamarlo “accordo”, mentre si sono sganasciate dal ridere su quei licenziamenti.
Sono robette di questi giorni la rottamazione del CCNL metalmeccanici in vigore fino al dicembre 2011 (quello firmato da Fim, Fiom e Uilm: evidentemente dal sapore troppo “sovietico” per il palato federmeccanico!), benedetta da Fim e Uilm, e l’intesa tra questi due sindacati e Federmeccanica per derogare sul piano aziendale a quello stesso CCNL firmato da loro nell’ottobre 2009. Dove derogare vuol dire peggiorare, cioè dare carta bianca alle singole aziende di fare quello che vogliono.
Il tutto, dal 2009 al 2010, senza che i dirigenti cislini e uillini abbiano fatto esprimere i lavoratori sulle loro prodezze.
Rossi, presidente della Toscana, e Cosimi, sindaco di Livorno, in questi due anni non hanno neppure pensato a esprimere un parere su tutto questo bendidìo, non una condanna, per carità, ma almeno una qualche presa di distanza da tutto questo assalto alla condizione operaia e alla democrazia sindacale.
Non appena, però, l’1 ottobre gli operai livornesi hanno tirato qualche uovo sulle finestre della Confindustria e della Cisl, allora, “apriti cielo e spalancati terra”: tutti e due a sparare su quegli operai, estremisti, violenti, antidemocratici, nemici dell’unità sindacale, provocatori.
E, insieme ai due amministratori pubblici, a esprimere condanna verso gli operai e solidarietà alla Cisl non hanno tardato a dire la loro anche i dirigenti livornesi della Cgil e della Fiom, anch’essi in precedenza dimentichi di fare almeno qualche critica a Cisl e Uil.
Il giorno precedente se l’erano fatta con le uova alla Cisl gli operai della Same di Treviglio (Bergamo), ma né la Cgil né la Fiom locali avevano condannato quei lavoratori, tant’è vero che per farlo s’era dovuto scomodare da Roma niente meno che il segretario generale della Cgil, Epifani, lo stesso che una settimana prima aveva proclamato la propria intenzione di mettere la firma sotto il famigerato accordo interconfederale del 2009. Meglio tardi che mai!!!
Che la Fiom e la Cgil livornesi siano più epifaniane di Epifani?

(2 ottobre 2010) COBAS METALMECCANICI

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