Empoli 22 dicembre
La Comunità in Resistenza di Empoli irrompe nell'assemblea del circondario sulla crisi.
Oggi, 22 dicembre si riunivano i sindaci degli undici comuni che compongono il circondario empolese-valdelsa per discutere della crisi. Gli studenti, i migranti e i precari sono entrati nell'assemblea, che si è svolta nella sala del consiglio comunale di Empoli, al grido “noi la crisi non la paghiamo” ed hanno distribuito un volantino con le loro richieste necessarie per affrontare la crisi e per non farla pagare alle categorie di cittadini più deboli: reddito minimo garantito per tutti e blocco degli sfratti.
Di seguito il volantino distribuito ai presenti:
CHI PERDE IL LAVORO PERDE LA CASA: REDDITO CONTRO LA CRISI!
La crisi economica che ci circonda è un dato di fatto in tutto il mondo e non risparmia il nostro territorio. Ogni giorno la cronaca locale è dominata da notizie di aziende che mettono in cassa integrazione o licenziano direttamente i lavoratori.
Il problema abitativo che sta affliggendo una sempre più larga fascia di popolazione è una delle prime conseguenze di questa crisi.
Da questo punto di vista le ripercussioni sul nostro territorio sono forti e siamo ben lontani dall’intravedere soluzioni.
Le istituzioni e gli enti locali, abituati ad un sistema sociale che si è sempre basato sugli alti livelli occupazionali, si trovano assolutamente impreparate nella gestione della precarietà sociale diffusa, sia per quanto riguarda le leggi e i regolamenti attuali, che per le iniziative e i progetti politici di breve e lungo termine.
Basti pensare ad esempio che né lo stato di disoccupazione o la cassa integrazione, né le morosità conseguenti alla perdita del lavoro, comportano alcun punteggio aggiuntivo nelle graduatorie per gli alloggi popolari.
Che il problema abitativo sia strettamente connesso alla crisi che vive il territorio è un dato incontestabile.
I dati che abbiamo acquisito dal tribunale di Empoli registrano segnali molto preoccupanti: su 232 udienze di sfratto, il 91% (211) sono per morosità; il dato nazionale e regionale è del 78%.
Questo significa un prevedibile e considerevole aumento di famiglie con sfratto entro la fine del 2010.
Se la crisi spinge alla crescita il numero di richieste d’aiuto, paradossalmente le misure prese in questi anni sono andate nella direzione opposta: il fondo affitti su base nazionale ha subito una vistosa riduzione (-69,58% dal 2000 al 2009), mentre le domande di contributo aumentavano in maniera esponenziale.
Il patrimonio abitativo pubblico (alloggi ERP), più che essere incentivato è stato svenduto: 37 mila euro di media per alloggio (dati Publicasa); oggi si vendono cioè in media 4 alloggi per costruirne uno. Teniamo presente che un’indagine SUNIA-CGIL del febbraio 2009 ha evidenziato che il 77,1% delle famiglie italiane ha un reddito annuo di 20.000 euro, cifre che rendono praticamente impossibile il ricorso al mercato privato o il pagamento di una rata di un mutuo.
Nel nostro ultimo dossier Empoli Precaria 2.0 abbiamo evidenziato la pesante mancanza di finanziamenti e programmi per l’Edilizia Residenziale Pubblica e gli inaccettabili meccanismi legati all’Housing Sociale, ennesimo regalo che il “pubblico” fa agli speculatori privati e alla rendita.
Uscire dalla crisi è possibile solo con la presa d’atto di una radicale inversione di tendenza dove è il pubblico a dover tornare protagonista. Il diritto alla casa non è per noi solo uno slogan.
E’ un principio che investe la sfera dei bisogni primari e, in quanto tale, tutelato dalla costituzione e dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.
Disconoscere tutto questo e delegare la “questione abitativa” esclusivamente ai provvedimenti giudiziari è perciò inaccettabile. Lo sfratto, qualsiasi sfratto, non è un fatto privato tra proprietario e inquilino: è un fatto politico, d’urgente e drammatica rilevanza sociale. La questione deve perciò trovare soluzioni adeguate in sede amministrativa e non nelle aule giudiziarie.
Sindaci e Prefetti sono figure con ampie possibilità di intervento nella vita pubblica. Fino ad oggi lo hanno dimostrato firmando i protocolli che limitano le libertà di manifestare, colpendo le libertà democratiche, vorremmo invece che questo impegno cominciassero a rivolgerlo contro gli speculatori, requisendo gli appartamenti e bloccando gli sfratti e la vendita del patrimonio pubblico.
Torniamo a chiedere oggi che sia il circondario a farsi carico delle politiche sociali per tutto il territorio, in modo che i comuni più virtuosi possano aiutare su questo tema quelli con meno possibilità.
Inoltre chiediamo agli amministratori locali di portare in regione la proposta di istituire anche in Toscana il reddito minimo di cittadinanza, come succede in molti (quasi tutti) i paesi europei, e come hanno fatto altre regioni, ultima la regione Lazio.
Un reddito minimo garantito, per tutti e slegato dal lavoro darebbe autonomia, sicurezza e possibilità di vivere una vita dignitosa a migliaia e migliaia di precari, disoccupati e sottopagati che abitano nella nostra regione e vivono sotto il perenne ricatto dell'arrivo a fine mese, del pagamento del mutuo o dell'affitto, del dover accettare lavori rischiosi per la propria sicurezza e salute.
COMUNITA’ in RESISTENZA EMPOLI
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