venerdì 20 marzo 2009

L'aggressione agli studenti romani e la complicità di Cgil e PD

La selvaggia aggressione di oggi a Roma ai danni degli studenti
che volevano uscire dall'Università per protestare contro la politica
scolastica governativa - che ha provocato numerosi feriti tra
ragazzi/e inermi a cui va la nostra totale solidarietà - è stata
materialmente condotta da "forze del disordine" istigate da un ministero
degli Interni che sembra garantire copertura ad ogni violenza
poliziesca. Ma gli strumenti politici per l'aggressione sono stati
forniti anche da tutti i partiti della opposizione parlamentare (PD in
prima fila), nonchè dai sindacati concertativi (Cgil in prima fila), che
hanno sottoscritto un dittatoriale Protocollo per vietare a Roma
qualsiasi forma di protesta che non si svolga in sei piazze prestabilite
e in sei itinerari. Secondo il Protocollo non si potrebbe protestare
davanti a ministeri, uffici pubblici, sedi aziendali o
padronali, Parlamento e sedi politiche: insomma, non si potrebbe portare
il conflitto davanti alle sedi delle "controparti". La motivazione
dell'intralcio al traffico è totalmente fasulla: gran parte del centro
storico è pedonalizzato o riservato al solo traffico dei residenti
(clamoroso il divieto al Parlamento e al Senato, al Campidoglio o a
Piazza Navona, tutte zone vietate al traffico). In realtà si vuole
impedire che si manifesti ogni forma di conflitto nelle strade, in linea
con il tentativo di vietare lo sciopero nei servizi pubblici, nel timore
di una valanga crescente di proteste di fronte alla sempre più micidiale
crisi. Ma il governo ha trovato la complicità e collaborazione di Cgil,
Cisl, Uil nonchè del PD, IdV e degli altri partiti di opposizione che,
mentre fingono di protestare contro i progetti liberticidi
berlusconiani, si fanno portatori del più brutale attacco al diritto di
manifestare degli ultimi 60 anni. Suona insopportabilmente ipocrita il
comunicato di solidarietà agli studenti da parte di una Cgil senza la
cui firma il Protocollo non sarebbe stato proponibile e che fino a ieri
lo ha difeso in comunicati e interviste. I Cobas, insieme alle altre
forze del Patto di Base (Cub e SdL) si sono già rifiutati di accettare i
diktat polizieschi in occasione delle manifestazioni dei lavoratori
Telecom e di quelli dei Trasporti: e continueranno così per far saltare
l'ignobile Protocollo e aiutare i cittadini/e romani a riconquistare
rapidamente il diritto di manifestare liberamente.

Piero Bernocchi portavoce nazionale COBAS

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