sabato 29 dicembre 2012

UNIVERSITA' PUBBLICA bye bye



Cosa sta succedendo nel Polo Universitario di Empoli, sede distaccata dell'Università degli Studi di Firenze?
Nel maggio 2012 viene costuita A.RE.A. s.c.r.l. (Azioni per la rete accademica), società a capitale misto pubblico-privato. Ne fanno parte Il Circondario Empolese Valdelsa (59%), la Camera di Commercio (20%), l'Università di Firenze (5%), la Asl 11 (5%), la banca di Credito Cooperativo di Cambiano (7%), il Gruppo SeSa (1%), il Gruppo Bitossi (1%), Berni (1%) e Sed (1%).
Ad A.RE.A. faranno capo i seguenti corsi di laurea: urbanistica e pianificazione territoriale e ambientale, ottica-optometria, scienze tecnologiche e chimiche, pianificazione e progettazione della città e del territorio.
Tutti d'accordo: il Rettore dell'Università di Firenze, il Direttore del(l'ex) Circondario Empolese Valdelsa, il Comune di Empoli (che percepirà affitti per i locali).
Nessuno ha trovato strano che corsi universitari su materie quali materiali ceramici e vetro, chimica e tecnologia delle acque, ecologia recupero e riciclo dei materiali vengano finanziati da aziende che operano, direttamente o indirettamente nel settore. Come se i corsi di Scienza dell'Alimentazione fossero cofinanziati da McDonald's o da Barilla.
Nessuno ha trovato strano che la Banca di Credito Cooperativo di Cambiano finanzi anche progetti universitari (a livello culturale èsolopresente nella Fondazione Teatro del Popolo di Castelfiorentino che gestisce il Museo Be.go, il Teatro del Popolo e il Cinema Mario Monicelli, ha rilevato il Fondo Fotografico Bastianoni, finanzia pubblicazioni, mostre, premi letterari etc.), ovviamente in nome della sua innatagenerositàe non per condizionare le pubbliche amministrazioni del territorio.
Le Amministrazioni gettano soldi pubblici in spese inutili (Tav, rappresentanze, incarichi dirigenziali etc.), poi affermano che mancano i fondi e, da un lato, tagliano i servizi ai cittadini, dall'altro spalancano le porte ai privati.
Ribadiamo il nostro no all'ingresso dei privati nella cultura e nell'istruzione. L'Università e l'insegnamento devono restare pubblici, liberi ed indipedenti da condizionamenti politici ed economici.


Cobas Pubblico Impiego


venerdì 28 dicembre 2012

CASAPOUND? NO GRAZIE.



Noi lavoratori Ataf NON siamo sereni e più che mai, oggi, NON lavoriamo sereni. Galleggiamo quotidianamente nella melma degli esuberi (194) e della disgregazione dei diritti acquisiti: ma resistiamo e come nel passato lottiamo SOLI (con lunico appoggio e sostegno dei movimenti cittadini).

Dalla politica cialtrona di destra e di sinistra, non ci aspettiamo nulla più delle solite boiate dufficio: rimangono ancora tutti troppo concentrati a non contrariare il principino mendace e mantenere la poltroncina. Dal canto suo, ilprincipinopersevera nellatto autoerotico di raccontarsi barzellette sugli esuberi dellex bene comune Ataf: ma ha ragione oibò:il palazzo ha abusato del pubblico come bacino clientelare e lazienda di trasporto locale non ha fatto eccezione.ovviamente non contano le assunzioni fatte dal suo delfino (ma assomiglia più a uno stoccafisso) Bonaccorsi, che durante il suo breve ma intensomandato vasellina, ne ha aggiunti nel bacino altri 21 di clienti della Renzi&C. (ma non scandalizzatevi gente, alcuni di questi sono ancora a carico vostro, in Ataf Pubblica!).

Dalla nuova dirigenza poi, visti gli esordi dei licenziamentiin lineadi coloro, che per 3 anni hanno vissuto fuori casa e lavorato per 800 Euro mensili in cambio di un calcio nelle terga alla guida di mezzi pubblici in servizio, non ci aspettiamo neppure il minimo sindacale sulletica.

Una cosa è adamantina però: la solidarietà fatta a mezzo stampa del portavoce di CasaPound la rifiutiamo senza se e senza ma. Che non ci usino per far campagna elettorale, coloro che del razzismo e fascismo fanno ideale di vita. E nel frattempo, fintanto che chi ne avrebbe lobbligo, non sigilla definitivamente quel covo di camice nere, si attacchino questi pidocchi, al ciuffo del Berluschino, i cui metodi hanno una certa assonanza con i loro.

martedì 25 dicembre 2012

Dopo il 22 dicembre I LAVORATORI DELLE COOPERATIVE RILANCIANO IN AVANTI LA LOTTA


  • La giornata di solidarietà con la lotta dei lavoratori Ikea lanciata dal coord. a sostegno delle lotte nelle coop., che si è svolta Sabato 22 Dicembre è stata estremamente positiva, centrando l'obiettivo che era quello di rilanciare la lotta all’Ikea e di tutto il coord. delle cooperative.
    Dopo i volantinaggi di fronte ai punti vendita Ikea di Corsico e San Giuliano milanese (contemporaneamente i compagni di Torino andavano a Collegno a bloccare l’ingresso del negozio) che ci hanno permesso di portare la voce della lotta direttamente in casa del padrone Ikea, la giornata è proseguita con un'assemblea al csa Vittoria nella quale si è aperto il confronto e il dibattito tra i lavoratori delle cooperative e le realtà solidali. All’ordine del giorno c’era anche, oltre al sostegno della lotta ai magazzini Ikea di Piacenza, la necessità di dotare il coordinamento di una strutturazione più efficiente e stabile che possa dotare queste lotte di un alveo politico che superi la sola questione tradeunionistica delle lotte stesse.

    Andare oltre il settore dove sono presenti i lavoratori della logistica per allacciarsi alle lotte che altri settori di classe portano avanti nella prospettiva politica anticapitalistica, per una vita e una società senza sfruttamento, è stato l’argomento emerso con forza da tutti gli interventi dell’assemblea di ieri. E’ chiaro, che di fronte a leggi, decreti sempre più volti al peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro e, soprattutto, ad una risposta non all’altezza della situazione, data dall’arretratezza politica che mostrano ampi settori di lavoratori che sono ancora legati al metodo concertativo o, peggio, mettono in atto forme di autolesionismo personale per pietire l’attenzione dei padroni e del governo, queste lotte sono oggi un conflitto avanzato al quale si deve guardare e dal quale può nascere un fronte più ampio di lotta.

    Da alcuni interventi è emerso un collegamento naturale tra queste lotte e quella della val di Susa contro la ferrovia ad alta velocità. E’ infatti chiaro che la logistica rappresenta oggi un settore chiave per i profitti e l’accumulazione del capitale, essa movimenta le merci che dovrebbero transitare tra Torino e Lione, quelle stesse merci che i lavoratori delle cooperative movimentano verso i punti vendita delle catene dei supermercati di tutta Italia. Per questo lottare al fianco di queste lotte, oggi vuol dire schierarsi anche contro le speculazioni e le grandi opere di cui, in questa fase, i padroni hanno bisogno per rilanciare l’accumulazione capitalistica, scaricando, così, la crisi su le classi subalterne.

    A partire dalla lotta di quattro anni fa che sostenemmo alla Bennet di Origgio, ci troviamo oggi in una situazione di continua espansione in tutti i territori: da quello milanese al piacentino, da Bologna si è raggiunto, da poco Roma, e Brescia, oltre al nord est d’Italia. Questi lavoratori, al 99% immigrati lottano con coraggio e determinazione contro lo sfruttamento schiavistico, nonostante il vile ricatto del permesso di soggiorno e la minaccia dei CIE.
    Altro elemento di estrema positività sollevato nel confronto di Sabato è come lo sviluppo di queste lotte stia attivando meccanismi di collegamento non solo di parole, tra realtà di compagni e studenti, così come successo a Bologna, a Torino con i picchetti di fronte ai punti vendita che hanno bloccato per oltre 2 ore l’accesso ai clienti stimolando tra l’altro tra di essi solidarietà e sostegno verso i lavoratori, nonostante le cariche della polizia.
    Uscire dalla semplice sfera dell’attività sindacale vorrebbe dire, inoltre, garantire un livello di maggior coscienza politica dei lavoratori che attraverso la dura lotta per ottenere diritti nei propri magazzini rischiano comunque di perdere ciò che è stato ottenuto in fasi successive, visto che le vittorie possono essere ribaltate dai padroni che hanno pur sempre oggi i rapporti di forza dalla loro, anche grazie all’appoggio di cui godono da parte delle istituzioni politiche, sindacati confederali e polizia.

    Perciò svilupperemo l’organizzazione del coordinamento, lavorando sulla stabilizzazione della cassa di resistenza, per una campagna contro i processi politici che nei prossimi mesi investiranno i compagni e i lavoratori che hanno lottato davanti ai magazzini e per la costruzione di un’assemblea nazionale. Collegare concretamente tutte le vertenze in corso: all’Ilva di Taranto, alle centinaia di fabbriche che stanno licenziando, agli studenti in mobilitazione continua, fino ai disoccupati e ai precari. Questo è l’unico mezzo per arrivare ad una ricomposizione della classe.
    La giornata si è conclusa con una cena a sostegno della cassa di resistenza nella quale sono stati raccolti 1650 euro, una piccola dimostrazione di quella solidarietà che si sta sviluppando per questi lavoratori in lotta.

    Coordinamento a sostegno delle lotte nelle cooperative.

sabato 22 dicembre 2012

Riassumiamo subito Fabio


Nei giorni scorsi, il Consorzio Comunico gestore della raccolta carta nel Mugello, in associazione temporanea di impresa con le cooperative ATI e Archimede,  ha licenziato un lavoratore che ricopriva anche il ruolo di delegato sindacale

Nel dicembre 2011, a seguito dell'appalto al ribasso deciso da Publiambiente, il Consorzio stabili' una riduzione oraria di questo lavoratore adducendo come motivazione il fatto che fosse sprovvisto di Cqc, di qualifica  professionale per guidare alcuni mezzi di servizio.
A seguito della mobilitazione della Cgil e della solidarietà dei colleghi di lavoro, fu trovato un accordo per applicare la cassa integrazione in deroga per un anno. Ma, a distanza di 12 mesi, il Consorzio Cooperative non ha predisposto alcun percorso formativo atto a consentire al lavoratore di acquisire le abilitazioni necessarie a guidare i mezzi di servizio e lo ha arbitrariamente licenziato. La stessa sorte potrebbe capitare ad altri dipendenti attualmente in cassa integrazione.
E' evidente che il consorzio cooperative, con il silenzio assenso di Publiambiente, stia operando per zittire un delegato sindacale particolarmente attivo a difesa della salute e sicurezza dei colleghi, un lavoratore scomodo divenuto negli anni punto di riferimento per altre vertenze sul territorio.

Gli appalti al ribasso, la politica alla Marchionne delle cooperative, il mancato controllo del pubblico, l'abbandono dell'igiene ambientale alle logiche di mercato e di profitto sono alla base del licenziamento di Fabio .

I cobas sono al suo fianco e chiedono non solo la revoca del licenziamento ma anche un intervento sulle cooperative atto a ristabilire condizioni di lavoro dignitose e il rispetto della dignità e della professionalità di questi uomini
Basta atti arbitrari !! Riassumiamo Fabio

martedì 18 dicembre 2012

PER UNA AGENDA CONTRO L’AUSTERITA’


Le prossime elezioni hanno già dei vincitori: sono lo spread e il fiscal compact, il pareggio di bilancio e l’austerità, il massacro dei diritti sociali, civili e del lavoro; insomma l’Agenda Monti.
Mentre si scontrano per le elezioni, tutti i partiti presenti in parlamento votano a favore della legge che applica il pareggio di bilancio costituzionale. si afferma così il partito unico del fiscal compact.
I governi più potenti d’Europa, in primis quello tedesco, e i principali poteri economici pretendono la continuità delle politiche economiche e sociali liberiste e di austerità e tutti i principali schieramenti e partiti hanno già accettato questo vincolo.
E intanto la crisi economica si aggrava: in Italia un terzo della popolazione è a rischio povertà, 5 milioni sono i disoccupati e tutti i lavoratori/trici assieme alla maggioranza della popolazione vedono calare il loro reddito e la loro sicurezza sociale. I governi che si sono succeduti in questi anni sono responsabili di aver portato l'Italia al disastro economico, ma Monti ha rappresentato la stessa risposta alla crisi che ha portato la Grecia alla devastazione sociale e che sta facendo sprofondare il nostro paese. Insomma, tanto più aspro viene fatto apparire il prossimo scontro elettorale, tanto sono ridotte le reali differenze programmatiche tra le forze politiche in grado di vincerlo: e ciò segnala il massimo di regressione del confronto democratico del paese, il degrado delle alternative politiche reali, facendo apparire le prossime elezioni, dominate dal potere dello spread, un appuntamento privo di vere scelte.

Per questo le forze e le persone che hanno organizzato il No Monti Day hanno deciso di iniziare insieme un lavoro per definire in  un'Agenda anti-austerità, le basi per costruire piattaforme e lotte con contenuti di rottura con le politiche dominanti. Un percorso unitario che reclami scelte alternative alle politiche economiche e sociali del centrosinistra, del centrodestra e dei governi tecnici che si sono alternati in questi decenni nella sostanziale continuità delle scelte di fondo, che sia alternativo alle politiche di concertazione e complicità sindacale che hanno portato il mondo del lavoro italiano in una delle condizioni peggiori d'Europa, nonché alle politiche di competitività, produttività, privatizzazione che distruggono la salute delle persone, l'ambiente, i Beni comuni; e che rompa con i vincoli della Troika, del FMI, della BCE e della Commissione Europea, che sono voluti dai governi liberisti e dalla finanza e dal grande capitale internazionale.

I temi fondamentali qui elencati definiscono una prima base di un'Agenda alternativa a quella montiana: proponiamo che vengano approfonditi e diffusi a partire dall’Assemblea, con un lavoro comune nel periodo che ci separa dalle elezioni.

Rifiuto della guerra e dell'austerità, per i diritti sociali e del lavoro

Rinuncia immediata alla commessa degli F35 e taglio di tutte le spese per nuovi armamenti. Ritiro delle truppe italiane dalle missioni all'estero e messa in discussione dei trattati internazionali con la rottura con ogni politica di guerra ed intervento militare. Sostegno alla lotta del popolo palestinese e a tutte le lotte di liberazione dei popoli.
No al vincolo del pagamento del debito e no all'austerità europea, ritirando l'adesione ai trattati liberisti, dal Fiscal Compact ai Patti di stabilità, fino ai trattati di Maastricht, per dire basta alle politiche liberiste ed avviare un percorso di trasformazione sociale. Rifiuto del pareggio di bilancio costituzionalizzato.
Una politica fiscale che colpisca la ricchezza e la finanza e ridistribuisca reddito, contro l'evasione fiscale a partire da quella del grande capitale, per il rilancio della spesa pubblica, per il lavoro e lo stato sociale. Una politica di pubblicizzazioni nel sistema bancario, svincolata dai mercati finanziari, e nelle imprese strategiche con forme democratiche di controllo da parte dei lavoratori/trici e dei cittadini
La lotta alla disoccupazione e alla precarietà del lavoro costituisce il punto prioritario di ogni politica economica di rottura col liberismo e l'austerità. Bisogna procedere al blocco dei licenziamenti nel privato come nella pubblica amministrazione. Vanno cancellate le controriforme delle pensioni degli ultimi governi, va ridotto l'orario di lavoro a parità di salario come unico vero strumento di redistribuzione delle attività utili. Va eliminata tutta la legislazione che dal Pacchetto Treu alle leggi Biagi, Sacconi e Fornero ha destrutturato il mercato del lavoro autorizzando tutte le forme di precarietà.
Bisogna riaffermare ed estendere la tutela dell'art. 18 contro i licenziamenti ingiusti e istituire un reddito che copra la disoccupazione per tutta la sua durata, finanziato dalla fiscalità generale. Vanno detassate le pensioni medio-basse. Va riaffermata l'autonomia rivendicativa dei lavoratori a partire dal contratto nazionale, contro i vincoli di compatibilità, le deroghe e gli accordi tra sindacati collaborazionisti e governi degli ultimi anni. Vanno garantiti tutti  i diritti sociali e civili ai  migranti e  va abolita la legge Bossi-Fini.

Per la Scuola pubblica, la Sanità e lo Stato sociale.

La scuola, l'università, la formazione e la ricerca pubbliche devono essere rilanciate e rifinanziate cancellando il finanziamento alle scuole private. Va respinta l’aziendalizzazione della scuola e dell'istruzione, va ripristinato ed esteso il diritto allo studio fino all’Università.
Aumentare e democratizzare le funzioni dello stato sociale, garantendo trasparenza nei conti attraverso il controllo democratico della popolazione.
Deve terminare il massacro della Sanità pubblica che anzi va massicciamente finanziata e potenziata, come i trasporti, l’energia, le telecomunicazioni che devono essere riconosciuti come servizi pubblici e come tali gestiti.
Vanno rilanciate ed estese le tutele dello Stato sociale, che rappresentano la principale conquista democratica dell'Europa. Il diritto alla casa deve essere affermato in concreto.

Per l'ambiente e i Beni comuni, la salute nel lavoro e nel territorio.

Ci opponiamo ad una crescita distorta fondata sullo sfruttamento dell'ambiente come delle persone, alla politica delle cosiddette Grandi opere che va abbandonata e sostituita da quella delle migliaia di piccole e medie opere davvero necessarie per risanare l'ambiente, ricostruire, mettere in sicurezza il territorio e le città. Vanno prioritariamente cancellati la Tav in Valle Susa e il decreto che autorizza la produzione all'Ilva di Taranto. Non si può continuare a sacrificare la salute e l'ambiente a produzioni dannose in cambio di un lavoro nocivo a sé e agli altri, non più lavoro socialmente accettabile.
Il salario dei lavoratori va comunque tutelato e se, come all'Ilva di Taranto, il privato non intende finanziare la bonifica dei territori e delle fabbriche, allora lo stato deve intervenire attraverso la nazionalizzazione e l'esproprio e procedere al risanamento mantenendo il salario dei lavoratori.
Il lavoro deve soprattutto venire dalla politica di salvaguardia ed estensione della funzione pubblica e sociale dei Beni comuni, a partire dalle produzioni davvero strategiche ed utili; da un piano di riconversione delle produzioni industriali, di risanamento del territorio, di riassetto idrogeologico e di tutela della biodiversità che può occupare un enorme quantità di persone; da un piano per i Beni culturali e storici e per la ricerca scientifica che metta all'opera intelligenze e competenze oggi inutilizzate.

Per una vera democrazia.

La centralità del pubblico rispetto al mercato pone la necessità di veri poteri democratici nei luoghi di lavoro, nella società, nel sistema politico. Bisogna eliminare i privilegi della casta e combattere a fondo la corruzione e le mafie, ma non certo affidandosi ai privilegi e al potere della ricchezza e del grande capitale. Bisogna istituire e sviluppare i poteri della gestione e del controllo democratico, da ideare e praticare a partire dai conflitti sociali e lavorativi quotidiani, dopo decenni di autoreferenzialità della rappresentanza politica.
Vanno cancellati i patti di concertazione sindacale che subordinano la rappresentanza alla accettazione degli accordi, vanno restituiti a tutte le organizzazioni sindacali e ai lavoratori/trici i pieni diritti di contrattazione, assemblea, voto sugli accordi, stabilendo sistemi di formazione  e misurazione  della rappresentanza nazionale, di quella locale e aziendale davvero democratici, limpidi e senza privilegi per nessuna organizzazione.
Vanno estese nel territorio la democrazia e la partecipazione e va resa obbligatoria la consultazione delle popolazioni sugli interventi nel territorio.
I cittadini italiani devono essere chiamati a decidere con adeguata informazione sul fiscal compact e i trattati europei  che impongono l'austerità.

mercoledì 12 dicembre 2012

12 DICEMBRE , UNA GIORNATA DI LOTTA E DI MEMORIA

Il 12 dicembre, non è un giorno qualsiasi!
Dal 1969 scandisce  la feroce violenza  di un stato, che non ha
esitato di ricorrere allo stragismo per mantenersi al potere.
Sono trascorsi 43 anni dalla Strage di P.za Fontana : i mandanti di Stato e
i criminali fascisti sono tuttora impuniti ; sono del tutto evidenti
le complicità della partitocrazia nel tentativo di obliare il passato: ad oltre 40 anni.
  I governi continuano a negare l'abolizione del " segreto di Stato" sullo stragismo.
Lo stragismo servì alla DC dell’epoca per continuare a governare , inglobando
prima il PSI nei governi di centrosinistra e  poi il PCI nel  compromesso storico.
La  generazione del Vietnam si fece carico di riscattare il Paese e di
apportare significative conquiste sociali alla classe lavoratrice e ai ceti popolari.
Non  un pranzo di gala!

Lo scontro , definito dagli storici come
una  guerra di bassa intensità, comportò pesanti sacrifici e la perdita di numerosi compagni/e, di cui vogliamo ricordare per tutti il compagno Pino Pinelli,
fatto precipitare dal 3° piano della Questura di Milano, dove era sottoposto ad un duro interrogatorio  con l’accusa di essere l’esecutore della strage alla Banca dell’Agricoltura,
da parte del Commissario Calabresi, sulle cui responsabilità non è possibile tacere
riscrivendo la storia.
In memoria del 12 dicembre e delle vittime dello stragismo di Stato, siamo
altrettanto determinati nel  combattere oggi la degenerazione autoritaria che
procede inesorabile e spedita con il beneplacito di entrambi gli schieramenti parlamentari.'.
Gli orribili delitti perpetrati nelle caserme, nelle celle giudiziarie,
nelle carceri - da Stefano Cucchi ad Aldo Bianzino, da Aldrovandi a
Lonzi , Cristian De Cupis giusto per citare solo i casi più noti  - i pestaggi mortali e l'inaudita violenzadi cui sono oggetto i giovani,gli studenti, i diversi, le donne, i migranti e i rom ,non sono frutto di mele marce , ma l'indice di un abuso sistematico nella certezza dell’impunità.

Tutori dell’ordine, guardie carcerarie, forze armate, sono ammaestrati per annichilire-distruggere  un "nemico" non per soccorrere-rispettare il cittadino!
Lo Stato di Diritto,vede l'incalzare di leggi  autoritarie , che autorizzano  "la  legge del più forte",nell’evidenza  della progressiva sottrazione di libertà fondamentali e politiche.


NON CI ARRENDEREMO A QUESTO STATO DI COSE !
L’Italia che soffre e protesta, quella che  sciopera e scende in piazza in tutta Italia contro la macelleria sociale del governo Monti.

Quella dei lavoratori ridotti alla fame,ai licenziamenti,all’azzeramento dei diritti; Quella degli studenti e dei professori contro  i tagli all’istruzione-ricerca.

Quella dei giovani che vivono un presente-futuro sempre più miserevole, che si battono per il lavoro-reddito. Quella dei milioni di pensionati, disperati di fronte a pensioni di fame.

Quella dei cittadini sempre più indigenti, in lotta per il diritto alla casa,alla salute,all’assistenza .

Quella delle popolazioni in difesa dei beni comuni.Per l'acqua pubblica ; Contro: TAV e " grandi opere"; " piani rifiuti"(discariche-inceneritori);"energia padrona"(nucleare,carbone,biomasse). Quella dei migranti , sottoposti a vituperi ed esclusioni da parte di leggi liberticide e razziste :

HA  RESISTITO E LOTTATO

CONTRO IL GOVERNO MONTI, NON DARA' TREGUA A QUALSIASI COMPAGINE SCHIERATA A DANNO DEI LAVORATORI E DELLA POPOLAZIONE.


12  DICEMBRE '69  ABBIAMO SBARRATO LA STRADA ALLO STRAGISMO ,

12 DICEMBRE 2012  IN CAMPO PER CONTRASTARE IL DISEGNO CONSERVATORE

sabato 8 dicembre 2012

No alla truffa sul referendum, nessun profitto sull’acqua!

"No alla truffa sul referendum, nessun profitto sull’acqua!" lunedì 10 e martedì 11 dicembre mailboming di protesta. Ecco gli indirizzi mail a cui inviare il testo:
- servizi-idrici@autorita.energia.it (ossia l'indirizzo mail per la consultazione)
- ufficioSOC@autorita.energia.it (ossia l'indirizzo mail della segreteria dell'AEEG).
- reclami.sportello@acquirenteunico.it (sportello per il consumat

ore e segnalazione reclami). Di seguito il testo:

La vostra proposta sulla riorganizzazione del sistema tariffario del servizio idrico va ritirata perchè viola il pronunciamento referendario.
Infatti si reinserisce sotto mentite spoglie il profitto garantito per i gestori nella tariffa del servizio idrico.
Inoltre, risulta essere illegittima poichè, intervenendo sulle tariffe del 2012, viola il principio di irretroattività degli atti amministrativi.
Siamo totalmente coscienti che la vostra indicazione tecnica ha una valenza politica e tale, anche, è la vostra responsabilità, come quella dell'attuale Governo.

Dunque ribadisco che la vostra proposta deve essere ritirata.
Il mio voto va rispettato!

Firma........"