domenica 12 febbraio 2012

L'insostenibile ipocrisia della Camusso

http://www.repubblica.it/politica/2012/02/12/news/accordo_articolo_18-29737118/
Questa è la Cgil che noi estremisti-idealisti di base conosciamo: vertici segreti e "aperture" per conto terzi, cioè per conto dei lavoratori. Un articolo che è un inquietante manifesto di ipocrisia politico-sindacale. Qualche perla, che nei prossimi anni potrebbe essere citata nei libri di scuola, come si fa con il Manifesto Futurista di F.T. Marinetti: "La diffidenza iniziale si è rapidamente trasformata in 'reciproca comprensione'"; "I due - nella schiettezza reciproca - hanno iniziato a capirsi e a tenere conto delle rispettive necessità" (necessità fisiologiche?); "In questo scambio di opinioni allora uno dei punti valutati ha riguardato la 'sospensione temporanea' dell'articolo 18 per alcune categorie di lavoratori. Una soluzione che anche la Camusso ha accettato di soppesare". Ora arriva il bello: "L'idea è quella di prevedere per chi ha una lunga esperienza di precariato la possibilità di passare alla 'stabilità' accettando una prima fase in cui per tre o quattro anni non è vietato interrompere il rapporto. Un modo per far uscire molti giovani dalla transitorietà lavorativa. Magari associando una convenienza fiscale e previdenziale al datore che 'stabilizza' il dipendente". La chiave di lettura sta nell'uso delle virgolette: quello che sta tra virgolette è da intendere con un implicito "minchiate, chi ci crede è fesso!". L'idea che passare dal precariato ad un contratto con cui per quattro anni si può essere licenziati senza giusta causa sia "stabilizzante" è ovviamente una finzione, grazie alla quale, però, il datore di lavoro avrebbe una convenienza fiscale e previdenziale senza virgolette, cioè vera: significa che oltre alla "sospensione" dell'art. 18 il datore di lavoro avrebbe un regalo fiscale e previdenziale, pagato, naturalmente da tutti noi, con minori entrate per il fisco e per la previdenza, che andranno recuperate tutti sappiamo come. Tutto questo, nonostante "a Palazzo Chigi sanno bene che il 97 per cento delle aziende e il 67 per cento dei lavoratori sono già sottrattati alla disciplina dell'articolo 18 perché impiegati in strutture con meno di 15 dipendenti. Difficilmente nasceranno un numero consistente di medie e grandi imprese". Ma che volete farci, "costituisce soprattutto un segnale agli investitori internazionali. Un messaggio ai mercati che si aspettano delle novità su questo terreno": quello che l'ineffabile Claudio Tito omette di sottolineare e che sono proprio le medie e grandi imprese esistenti che capitalizzeranno questa "riforma", precarizzando i nuovi assunti, rendendo oltremodo "rischiosa" la loro sindacalizzazione e ricevendone pure benefici fiscali e previdenziali. Ma non è tutto, bisogna intervenire pure sul piano del giudizio, con una "'interpretazione ufficiale' della norma meno drastica e con modalità temporali meno dilatate". Già, perché questi "datori di lavoro" sono insaziabili: questa "sospensione" dell'art. 18 già semplificherà di molto i problemi legati al diritto del lavoro, in quanto i datori potranno stare tranquilli per quattro anni, senza preoccuparsi più dei contratti trimestrali e semestrali con cui adesso assumono lavoratori precari su posti che in realtà sono "fissi", visto che i contratti vengono rinnovati di volta in volta. Con la "riforma", infatti, non rischieranno (come ora) che un lavoratore precario con contratto a tempo det. più volte rinnovato possa adire il giudice del lavoro per farsi riconoscere il diritto alla stabilizzazione. E, in più, con la "interpretazione ufficiale" scongiureranno "una giurisprudenza troppo rigida". Tutto, naturalmente, in nome della coesione sociale, dell'interesse generale e, perché no, dell'unità sindacale...
Roberto Alessi

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