martedì 30 settembre 2008

Mentre il moralizzatore Brunetta esibisce soddisfatto il sacchetto con i denari sottratti durante visite fiscali notturne o nel pomeriggio ferragostano, la casta degli intoccabili può continuare a dormire sonni tranquilli.
La campagna moralizzatrice non prevede alcun divieto di cumulo di incarichi per i deputati, per i baroni delle università e degli ospedali. Nessuno scippo alle prerogative dei notai, dei farmacisti, dei tassisti…..
Il doppio lavoro sarà motivo di licenziamento per il dipendente pubblico, ma continuerà a portare lustro e credito sociale al barone accademico.
La campagna moralizzatrice bipartisan chiude in nome di un efficientismo economico i pronto soccorso di Castelfiorentino e Fucecchio, ma si guarda bene dal toccare i privilegi dei Primari Ospedalieri che possono continuare a fare il doppio lavoro (intra moenia, extra moenia …).
La campagna moralizzatrice non prevede tagli ai compensi degli amministratori dei servizi pubblici privatizzati. I vari Regini, Campatelli, Bonechi…. potranno mantenere e incrementare il proprio tenore di vita lucrando ancora una volta sugli aumenti di acqua, gas, rifiuti etc. (+ 40% in 10 anni, dati Unioncamere 2008) e garantire sulle rendite degli investitori privati.

domenica 28 settembre 2008

BREVIARIO DI DEMENZA ESTIVA, fra ordinanze folli e follie securitarie.

Gli effetti speciali del decreto legge n. 92, effettivo dal 5 agosto, tanto voluto dal ministro maroni ma tanto "atteso bipartisan" (alcuni sindaci del pd non hanno trattenuto la commozione!).
Questo è un piccolo vademecum dei divieti comunali, prendendo spunto da un articolo del corriere della sera, da un microfono aperto di radio popolare dei primi giorni di settembre e dalle tante segnalazioni circolate sul web.
Cominciamo con il nudismo, vietato in uno dei luoghi simbolo: il Lido di Dante a Ravenna. Divieto che ha aperto la strada a quella crociata medievale, con vere e proprie ronde che hanno colpito il nudismo ovunque. A Livorno e' vietato andare in skate in centro, dopo la guerra alla street-art, writers e artisti di strada, si sposta l'attenzione su qualsiasi forma di aggregazione giovanile; nel veneziano è vietato costruire castelli di sabbia sulla spiaggia, a Capri e Positano no agli zoccoli fanno troppo rumore. A Forte dei Marmi, cuore della Versilia super- chic, è vietato tagliare l'erba nel weekend o nelle ore pomeridiane. Nella mitica Eboli è vietato baciarsi nelle automobili: multa fino a 500 euro. A Bologna, città del sindaco sceriffo per antonomasia, si rischiano fino a mille euro di multa per i piercing "su parti anatomiche le cui funzionalità potrebbero essere compromesse". -Un capitolo a parte lo meritano le panchine e parchi, fate attenzione come se vi trovaste ai confini di una zona militare! A Viareggio è proibito appoggiare i piedi sulle panchine sulla passeggiata del lungomare a qualsiasi ora del giorno. A Voghera invece non ci si può sedere dopo le 23.00 e qui comincia a fare ventennio. Il comune di Novara ha proibito a più di due persone la sosta nei giardini pubblici, qui l'anninistrazione si e' voluta superare dando come spiegazione l'esigenza di combattere lo spaccio. -Infine le normative" più politiche" a manco a dirlo subito benedette dal guru dei sindaci sceriffo l'europarlamentare mario borghezio ispiratore occulto di queste norme-decoro, colui che ha rilasciato a Domenici presidente anci e sindaco di firenze la tessera onoraria della lega. A Azzano Decimo, provincia di Pordenone e' vietato alle donne musulmane di girare per le vie del paese con indosso il burqa, mentre richiedere la residenza a Cittadella gia' nota alle cronache per le gesta anti-migranti del suo sindaco (Bitonci), oggi premiato parlamentare, bisogna avere un reddito minimo di sopravvivenza di 5000 euro.

Con i lavoratori dell'ALITALIA

Nessuno, di coloro che oggi fanno i moralisti sugli stipendi d’oro dei
piloti Alitalia, se n’era prima mai scandalizzato, anzi riteneva quegli
stipendi perfettamente meritati.

Non solo: oggi si vogliono far passare come privilegiati anche i
lavoratori più comuni (hostess e stewards, cioè i famosi assistenti di
volo, e il personale di terra, tutti con salari tra i 1.000 e i 1.500
euro mensili).

I quali vengono bollati come irresponsabili, quando respingono sia
l’arroganza del Governo, che vuole cacciare 9 mila di loro (non 3mila,
come dice il ministro del lavoro Sacconi) più 3mila precari, sia le
pretese da padrone delle ferriere di Colaninno e soci della futura
Compagnia CAI (Compagnia Aerea Italiana), che, a coloro che rimarranno,
ridurranno un terzo delle ferie, il 40% della retribuzione e un terzo
dei riposi (utili non solo alla salute di chi lavora in volo, ma anche
alla sicurezza stessa del volo, quindi alla vita del personale e dei
passeggeri).

La vicenda Alitalia prima è stata fatta marcire dal precedente Governo
Berlusconi, poi ha subito il vergognoso comportamento di Cisl e Uil col
loro boicottaggio della soluzione Air France-KLM predisposta dal Governo
Prodi e di gran lunga meno pesante per i lavoratori, infine è stata
presa in mano dall’attuale Governo Berlusconi per fare un grosso regalo
al fior fiore della finanza speculativa e del padronato d’assalto (Banca
Intesa, AirOne, Colaninno, Benetton, Ligresti, Marcegaglia, ecc.).

Così Alitalia è stata divisa in due società: una, erede dei soli debiti,
da far pagare allo Stato, cioè ai cittadini che pagano le tasse (si
calcolano 150 euro per ogni cittadino, neonati compresi!); l’altra, la
CAI, senza nemmeno un debito, da consegnare gratis a Colaninno e soci.

Un’operazione, questa, che ha fatto gridare ai lavoratori Alitalia
durante le loro proteste: “Meglio falliti, che coi banditi!”.

Non meritano, questi lavoratori, di essere trattati, almeno dai mezzi
d’informazione, con un po’ più di rispetto, se non altro raccontando i
fatti come sono e non diffondendo notizie infondate?

Si tratta di lavoratori impegnati in una grande e drammatica vertenza
sindacale, che hanno tutti contro di loro, compresi i sindacati di sua
maestà: Cisl, Uil e Ugl.

Meno male che, in un’Italia dove sta andando alla deriva il mondo del
lavoro subordinato, ci sono i dipendenti Alitalia a ricordarci che è
necessario lottare.

CONFEDERAZIONE COBAS Toscana

giovedì 18 settembre 2008

IL CAMPER SI FERMA: noi siamo i primi a scendere

La crisi che sta investendo l'intera filiale del camper rischia di avere effetti devastanti sui circa 4000 lavoratori del settore.
Dopo circa vent'anni di crescita continua, in quel territorio a cavallo fra le province di Siena e di Firenze nel quale si concentra 80% della produzione nazionale di camper, è bastato il primo calo di vendite perché colossi multinazionali come Trigano scaricassero immediatamente tutti i costi sui lavoratori.
Non importa se le ragioni siano “strutturali”, “congiunturali” o semplicemente legati alla loro incapacità di vendere e recuperare terreno in quei paesi europei dove il camper continua a tirare, ciò che conta è che chi si è riempito le tasche in questi anni dimostra ancora una volta un senso di responsabilità sociale uguale a zero.
Dei mobilieri artigiani, costretti a riconvertirsi in questo settore a seguito della crisi industriale dei primi anni Ottanta, non c'è più traccia. Le trasformazioni, le fusioni e le acquisizioni degli ultimi anni hanno modificato radicalmente le aziende, favorendo l'ingresso di azionisti e speculatori d'ogni genere, senza alcun legame con il territorio e con notevoli interessi nel mercato speculativo-finanziario. Emblematica è ad es. la nascita del gruppo SEA (Elnagh, Mobilvetta, Mc Louis ...), costituitasi nel 2000 attraverso una selva di finanziarie con sede in Lussemburgo, e controllata attualmente dal fondo di investimento Bridgepoint.
Ai nuovi amministratori delegati viene chiesto di perseguire obiettivi di redditività sempre più alti, tralasciando i costi sociali che tutto ciò comporta. La vicenda della Electrolux è da questo punto di vista esemplare: da un lato la drammatica crisi dei 430 lavoratori, prima spremuti con il progressivo aumento dei ritmi di lavoro e poi gettati via perché tutto questo non produceva i profitti sperati, dall'altro la promozione dell'A.D. Paolo Bicci, chiamato ora a dirigere la “Trigano spa”, leader europeo nella produzione di camper. Non stupisce perciò l'assoluta mancanza di sensibilità dimostrata nel comunicare la cassa integrazione ai 320 operai della Trigano soltanto il giorno prima delle ferie.
Negli ultimi 20 anni abbiamo visto i profitti padronali salire progressivamente e i nostri salari perdere sempre più potere d'acquisto. Noi subivamo il ricatto occupazionale diventando sempre più flessibili e precari, loro lo utilizzavano cinicamente anche nei rapporti con le amministrazioni locali. Esemplare è ad es. il caso della cosiddetta variante Laika: un intervento di 326000 mc devastante per l'ambiente e autorizzato nonostante la contrarietà di tutte le associazioni ambientaliste (WWF, legambiente, Italia Nostra....).
Mentre tutta l'attenzione mediatica-istituzionale è rivolta alla vicenda dei lavoratori della Trigano o alle scelte future della Sea Camper di Pavia che interesseranno i 250 lavoratori locali del gruppo (Mobilvetta, Mabel, Sea component), le ripercussioni più drammatiche sono quelle che già interessano i lavoratori dell'indotto e che rappresentano il 50% dell'intera filiera. Lavoratori collocati in aziende “sottoposte ad una continua tensione competitiva sui costi di produzione” (studio Eurobic – prov. Di Siena, luglio 2007), costrette cioè a ridurre i costi (e in primo luogo quelli sulla sicurezza), a intensificare lo sfruttamento (orari e ritmi di lavoro), e aumentare il sommerso nella speranza di rimanere a galla. Lavoratori di piccole aziende senza ammortizzatori sociali o a cui non si è in grado di garantire alcun anticipo sulla cassa integrazione.
Come Cobas Empoli-valdelsa riteniamo necessaria la costruzione una struttura di coordinamento fra lavoratori e rsu dell'intera filiera che superi sia le barriere provinciali (Firenze e Siena), che quelle legate alle differenti tipologie contrattuali (meccanico e legno). Un patto di mutuo soccorso che rimetta al centro gli interessi del mondo del lavoro e garantisca sicurezza, diritti e stabilità occupazionale.
Per difendere questi interessi e contro i progetti del padronato e le politiche sociali di questo governo, noi parteciperemo e sosterremo lo sciopero del 17 ottobre promosso dal sindacalismo di base e invitiamo alla più vasta adesione e partecipazione.

domenica 14 settembre 2008

Razzisti e fascisti: un clima da paura

Oggi a Milano un ragazzo di diciannove anni, è stato ucciso per il colore della sua pelle, all’urlo di “Sporchi negri vi ammazziamo”. Importa poco se arriveranno le dichiarazioni di sdegno di sindaci e deputati, non avranno alcun valore. La responsabilità è del clima instaurato da questo governo di criminali, che per deviare l’attenzione dallo sfacelo che sta inghiottendo il paese, hanno scientemente innescato questa guerra combattuta dagli ignoranti.
Questi atti sono figli dei “pacchetti sicurezza” e del decreto maroni, che ha dato la stura alle peggiori ambizioni di un manipolo di frustrati, fascisti e imbecilli. I sindaci sceriffi e i bounty killer vigili urbani, carabinieri liberi di massacrare famiglie intere colpevoli d’aver sostato con delle roulotte, negri, omosessuali. Tutti liberi i popolani della libertà, certi di restare impuniti. Liberi di essere esattamente come sono, razzisti e ignoranti, nostalgici di un’epoca che nemmeno hanno conosciuto (se avessero ancora i segni dei manganelli sulla schiena, o un parente gassato in campo di concentramento, di certo non lo sarebbero.) Fascisti che si annoiano persino a sentir parlare di Italo Balbo, perché nemmeno sanno chi fosse. Cretini che scrivono sullo zainetto di scuola “dux 4 ever”, senza sapere che per una stupidaggine del genere, il loro dux li avrebbe mandati al confino, a cavare carbone e bere olio di ricino.
La responsabilità è anche del buon Candido Veltroni, e della sua imperizia nel fare affari con un imbroglione, di Diliberto e di Bertinotti, di una sinistra che non è riuscita a guardare oltre l’ombra del proprio naso. Che il fascismo, insieme alle sacre ampolle del Po ci avrebbe portato a questo punto di non ritorno era visibile, ma c’era altro da discutere: chi comanda?
Cosa c’è di moderno in una società in cui l’uomo da la caccia ad un altro uomo, solo per la presunzione di diversità? Eppure dovremmo essere tutti uguali, dal momento che siamo tutti diversi. Però ammetto di sentirmi fortunatamente molto diversa da questo paese che non riconosco più.
Non ci resta che l’indignazione, sempre più solitaria. E la certezza di non poter mai fare parte di questa Italia che non ci rassomiglia. E sebbene incolpevole, mi scuso e mi vergogno.
Rita Pani http://www.r-esistenza-settimanale.blogspot.com/