sabato 14 luglio 2012

Genova 2001: INGIUSTIZIA E' FATTA

LA SENTENZA DI CONDANNA DELLA 1° CORTE DI CASSAZIONE NEI CONFRONTI DI 10 COMPAGNI/E  E’ NEL SEGNO DELLA “ RAGION  DI  STATO”.

Per la “ragion di Strato”, qualcuno del movimento che si oppose al G8 di Genova 2001 doveva pagare : il mostruoso reato fascista di “ devastazione e saccheggio” è servito per condannare a prescindere da qualsiasi azione effettivamente svolta da ciascuno.
INGIUSTIZIA E’ FATTA !
Sentenza feroce, cinica,ridicola , in quanto resta incredibile che la tragedia vissuta a Genova nel luglio 2001 possa essere stata prodotta e gestita da 10 persone !
Delle due l’una , se a Genova c’è stata “ devastazione e saccheggio” , questa non può che essere stata agita da centinaia , se non migliaia di persone – noi tutte/i 300.000 ! – viceversa , “ devastazione e saccheggio” non c’è stata, allora i 10 selezionati senza prove evidenti dovevano rispondere solo di eventuali reati specifici, invece sono stati utilizzati come capri espiatori !
Nel clima torbido e complice del dopo Genova e che ha impedito l’insediarsi di una Commissione di Inchiesta - al fine di rilevare il ruolo svolto dal governo Berlusconi, dalle Istituzioni e dalle forze dell’ordine -  sono intervenuti i giudizi e le condanne sommarie delle Corti Genovesi nei confronti dei  no global e le pesanti reticenze-blandizie verso l’intera catena di comando dei violenti criminali di Stato, responsabili delle sevizie e torture di Bolzaneto e Diaz, dell’assassinio di Carlo Giuliani.
La 1° Corte di Cassazione aveva la possibilità di riparare a questa gravissima lesione dello stato di diritto , eliminando la cortina fumogena della “ devastazione e saccheggio” e rinviando ad un nuovo processo solo per i reati specifici, libero cioè dagli orpelli e dai condizionamenti istituzionali.
Ha prevalso la “ ragion di stato” , che se ne frega di “ LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI “, stante la evidente sproporzione che passa tra le miti condanne per la Diaz , senza che i criminali di Stato facciano un sol giorno di carcere , e l’abnorme condanna a oltre 10 anni in media da scontare per i no global ; la sentenza per 5 di loro – Ursino , Arculeo, Cuccomarino,Valguarnera, Finotti – pur mantenendo la “ devastazione e saccheggio” , rinvia alla Corte di Appello di Genova per la possibilità o meno di riconoscergli le “attenuanti generiche”,che danno diritto allo sconto di 1/3 della pena : per le/i compagne/i  Marasca, Cugnaschi, Funaro, Pugliesi, Vecchi , c’è il carcere !

“ GENOVA NON E’ FINITA” , dice lo slogan coniato per la campagna “ 10 x 100 “ , che ieri a Roma ha mobilitato per l’intera giornata, da sotto la Cassazione al lungo e partecipato corteo partito da p.za Trilussa e transitato al Ministero di Giustizia , mentre nelle altre città si svolgevano altrettante iniziative di sostegno ai 10 compagni/e .
“ Genova non è finita” , perché il clima che si respira oggi , tra tagli e distruzione dei beni,servizi, diritti, salari e pensioni , è una falcidia infinita che punta ad annichilire i lavoratori e i ceti popolari di tutta Europa.
Di questo si parlerà tra pochi giorni a Genova durante l’11° anniversario della morte di Carlo Giuliani , così come in altre occasioni – è in preparazione per novembre l’iniziativa “ Firenze 10 anni dopo” – verrà messa a punto una intelligenza comune , per permettere un piano di azione per contrastare la deriva liberista e reazionaria del governo Monti  e di chi lo appoggia.

Con amore e rabbia a fianco dei compagni/e condannati per Genova 2001.
LIBERI TUTTI

Roma 14.7.2012                                      CONFEDERAZIONE  COBAS

giovedì 12 luglio 2012

Ecco gli effetti in Toscana della spending review

“Nell’immaginario collettivo i tagli devono essere rimossi . Si spiegano così il nome inglese (spending review) e la iniziativa del Governo Monti che a partire dall'inverno (con il sostegno di media e organi di stampa sempre più proni ai poteri forti)ha iniziato a preparare la cittadinanza una revisione delle spese nella Pubblica amministrazione per abbattere "costi inutili e sprechi" , proprio come aveva fatto Brunetta quando, per bloccare gli stipendi e imporre le decurtazioni salariali nei primi 10 giorni di malattia, orchestrò la campagna contro i fannulloni nel Pubblico Impiego. Cambia lo stile ma non la sostanza!

Che nella pubblica amministrazione ci siano sprechi lo sanno tutti ma non è necessaria una manovra finanziaria (perché la spending lo è a tutti gli effetti) per abbattere sprechi, basterebbe cancellare molte consulenze, le auto blu, dimezzare gli uffici stampa dei sindaci e dei direttori della asl, bloccare le assunzioni dei dirigenti (in numerosi enti sono partite in questi giorni le procedure concorsuali per dirigenti quasi ad anticipare i tempi del decreto….), controllare i centri di spesa per avere quel risparmio da cui trarre nuovo finanziamento per scuole e ospedali che sono al collasso. Con ciò non esiste ratio nella distruzione di tanti uffici in Toscana  e con la scomparsa di tante province avremo migliaia di posti di lavoro a rischio.

I lavoratori e le lavoratrici della Pubblica Amministrazione non stiano allora sulla difensiva, non solo del resto loro lo spreco da abbattere perchè mandano avanti servizi con organici ridotti, con gli stipendi bloccati da anni, con carichi di lavoro in costante aumento e le decurtazioni salariali nei primi dieci giorni di malattia, senza indennizzo in caso di infortunio sul lavoro, con malattie professionali mai riconosciute, un salario accessorio bloccato, il costante ricatto della valutazione negativa che determina non solo perdita salariale ma con le normative vigenti potrebbe anche essere l’anticamera della mobilità ( due anni di autentica miseria, lo stipendio reale non è l’80% della normale retribuzione ma meno del 60% perchè bisogna conteggiare anche la parte accessoria) e poi in caso di mancata ricollocazione il licenziamento.

Se fotografiamo la sanità, nel sud e nelle isole per raggiungre l’ospedale più vicino si impiegano ore di macchina, o 4 volte il tempo impiegato nel Nord o nel centro Italia, lo stesso vale per ogni altro Ufficio, dalle agenzie delle entrate ai vigili del fuoco, dall’università agli uffici comunali (pensiamo a comuni piccoli accorpati che costringeranno a muoversi per decine di km alla ricerca dell’anagrafe o del catasto, si pensi alle due ore di attesa odierne per farsi rilasciare dei documenti e pensiamo a cosa potrà accadere in futuro). E’ sufficiente questo elemento per capire che l’obiettivo del Governo non è la razionalizzazione delle spese ma ridimensionare il pubblico, i servizi e il personale seguendo pedissequamente i dettami della Banca europea. I tagli della spending colpiranno la nostra regione, isoleranno le aree di campagna e potremo dimenticare quella invidiata qualità della vita di molte province toscane che per anni è stato un vanto e un ritorno economico con l'arrivo dei turisti.

Il taglio del 10% del personale avrà ripercussioni sui servizi pubblici e a rimetterci saranno anche i cittadini con minori e peggiori servizi, a rimetterci sarà il diritto allo studio se pensiamo al regalo di oltre 10 milioni alle Università non statali. Se prima si tagliavano fondi alla scuola pubblica per destinarli alla privata, ora si fa la stessa cosa per l’Università. infatti il fondo per il finanziamento ordinario delle università viene ridotto di 200 milioni di euro a decorrere dal 2013.
Sono poi previsti tagli di 18 mila posti letto negli ospedali. Chi allora può continuare a parlare di revisione di spesa in presenza di questi provvedimenti e rinviare sine die scioperi e mobilitazioni come stanno facendo Cgil cisl uil e ugl?


Guardiamo un po’ di esempi in Toscana.

Provincia di Pisa: l'ospedale di Volterra, 68 posti letto, che potrebbe essere chiuso. Si tratta del presidio ospedaliero Santa Maria Maddalena. Sempre a Volterra, nel mirino ci sono il Centro di riabilitazione motoria Inail e l'Auxilium Vitae, centro di riabilitazione neurologica. Ma sempre nella zona pisana si parla anche del Centro Stella Maris, conosciutissimo centro a sostegno dei bambini disabili.

In provincia di Livorno a rischio l'ospedale di Portoferraio, che ha 77 posti letto  e un altro ospedale nel grossetano a Castel del Piano, ospedale da chiudere con 55 posti letto.

Siena ha invece due strutture nel mirino. Il presidio ospedaliero Amiata Senese di Abbadia San Salvatore ma anche il Servizio psichiatrico diagnosi e cura di Siena. I presidi ospedalieri di Casentino e Valtiberina sono invece le strutture a rischio tagli in provincia di Arezzo. Sempre in provincia di Arezzo c'è anche il Centro di riabilitazione di Terranuova Bracciolini.


Capitolo tribunali: previsti accorpamenti con distruzione delle sedi distaccate di Empoli e Pontassieve e Viareggio, ma anche Pontedera, Portoferraio, Montevarchi e Orbetello e perfino Massa, che sarà fuso con Carrara e Pontremoli.

La sforbiciata alle 107 Province italiane deciso dal Governo in sede di spending review terrà conto di due criteri: l'estensione (probabilmente 3mila km quadrati) e la popolazione (numero di abitanti inferiore a 350 mila). Il processo di prevede entro poche settimane l'accorpamento di varie province, la sola indenne sarà quella di Firenze, con Pisa e Livorno che rischiano di essere fuse. Ci saranno accorpamenti di vari enti: a rischio il futuro di molte società in house tra le quali la Geste di San Giuliano Terme già con gravi problemi economici”.
Cobas Pubblico Impiego

mercoledì 11 luglio 2012


mercoledì 4 luglio 2012

INFORTUNIO SUL LAVORO ALLA RICHARD GINORI, INGIUSTIZIA E' FATTA

Si è consumato presso il tribunale di Firenze un'episodio a nostro giudizio grave e sconcertante, che indigna e che mette in evidenza i limiti e i problemi della giustizia nel nostro paese, e che certamente contribuisce ad alimentare quel senso di sfiducia e di impotenza da parte dei cittadini, di fronte ai meccanismi di un sistema che, oltre ad avere dei tempi certamente non compatibili con una normale definizione di giustizia, è attraversato da episodi, come quello qui di seguito, che negano, per incuria e approssimazione da parte di chi dovrebbe amministrarla, addirittura la possibilità di svolgere un processo e individuare le responsabilità di un infortunio sul lavoro.

L'episodio si riferisce ad un grave infortunio avvenuto circa 5 anni fa ad un lavoratore della Richard Ginori. Dopo le indagini svolte dalle autorità di vigilanza e la fase istruttoria era stato individuato come possibile responsabile dell'infortunio, in qualità di datore di lavoro, l'allora Amministratore Delegato della nota industria di porcellane di Sesto Fiorentino, chiamato a rispondere di lesioni personali gravi.

Il 3 luglio doveva iniziare il processo penale ma il giudice ha proceduto ad annullare il processo stesso riconoscendo come valide le eccezioni della difesa che sosteneva che il Pubblico Ministero, nell'esporre il fatto che aveva dato oggetto al procedimento penale, aveva fornito una descrizione lacunosa, omettendo di descrivere la dinamica dell'infortunio, e tralasciando addirittura di specificare che si trattava di un infortunio sul lavoro. Il giudice ha quindi disposto la restituzione degli atti alla Procura ma, visti i tempi strettissimi, difficilmente si potrà riformulare il capo d'accusa e fare un nuovo processo prima della scadenza dei termini di prescrizione.

Quindi per un errore del Pubblico Ministero, per un suo atteggiamento a dir poco sconcertante per superficialità e approssimazione (che altro altrimenti?) non sarà possibile individuare nessuna responsabilità penale e al lavoratore verrà probabilmente sottratta la possibilità di ottenere giustizia.

L'Organizzazione Sindacale Cobas, nel manifestare la propria piena solidarietà al lavoratore, esprime tutto il proprio sconcerto di fronte a questo episodio e si chiede, ben conoscendo quali sono le conseguenze per il lavoratore stesso, che conseguenze invece ricadranno sul Pubblico Ministero a fronte di responsabiltà così evidenti e di un atteggiamento palesemente in contrasto con le sue funzioni.



4 luglio 2012 Cobas del Lavoro Privato
Firenze

martedì 3 luglio 2012

COMUNICATO RSU ATAF sui 270 ESUBERI




A tutti i lavoratori, alla stampa locale
Leggendo Repubblica veniamo a sapere che, di fronte al rischio di veder persi quasi trecento posti di lavoro, il sindaco di Scandicci Gheri pare se ne sia uscito con questa perla di saggezza “Che ci fosse troppo personale si sapeva”. Dai piani alti di Palazzo Vecchio, qualcuno avrebbe chiosato “Si arrangino, non ci hanno ascoltato quando chiedevamo 10 minuti di lavoro in più [sapendo di mentire n.d.r.]e ora sono affari loro”. Se fosse vero, sarebbe estremamente grave.
L' ATAF è un prodotto della politica, e la sua struttura organizzativa rispecchia un certo modo di amministrare la città e la Regione: i responsabili del dissesto finanziario dell'azienda non devono essere cercati fra i lavoratori, ma fra chi li ha amministrati in tutti questi anni. Che senso ha dire che si sapeva del troppo personale? Chi si è occupato delle assunzioni, forse gli autisti? Chi sta al volante deve pagare per gli errori di politici da quattro soldi che non hanno saputo gestire il trasporto pubblico in una città piccola come Firenze? Ma stiamo scherzando? E che senso ha continuare a mentire con la favola dei 10 minuti in più di lavoro? Anche un bambino di quinta elementare capirebbe che un piccolo sacrificio come quello non può assolutamente equivalere al risparmio di denaro che si ottiene con 270 licenziamenti. I lavoratori si sono opposti a questa baggianata perché sapevano dell'assoluta inutilità di tale provvedimento, non certo per fare un dispetto al Sindaco Renzi. Questa RSU ha tentato in ogni modo di fargli capire quale fosse il reale stato in cui versava l'Azienda, ma niente da fare: la risposta era sempre la solita “va tutto bene, il bilancio è in pareggio”
Questa amministrazione comunale, o sarebbe meglio dire Matteo Renzi, va da tempo vantandosi di aver trasformato ATAF da un carrozzone mangia soldi, in un' Azienda sana e produttiva. Peccato che d'ora in avanti con questo progetto ATAF si sia trasformata in un'azienda immobiliare: il trasporto pubblico lo farà un privato.
Con la vendita di ATAF il futuro candidato premier ha dimostrato tutta la sua incapacità nel gestire problemi seri: fare politica per il trasporto pubblico avrebbe significato privilegiare il trasporto pubblico, rendendolo efficiente per l'utenza e redditizio per l'Azienda. L'aumento della velocità commerciale dei mezzi, il controllo della sosta e della rimozione, la costruzione di “veri” parcheggi scambiatori, l'integrazione ferro-gomma, una progettazione delle linee adeguata alle esigenze della città: questi sono i problemi che Renzi avrebbe dovuto risolvere, altro che vendere il trasporto pubblico per lavarsene le mani.
Non aver inserito la clausola sociale all'interno del bando di vendita è una gravissima responsabilità politica, che rischia di creare 270 disoccupati dall'oggi al domani, alla faccia dei vari consiglieri comunali che fino a pochi giorni fa hanno continuato a rassicurare tutti che non ci sarebbero stati esuberi. Avranno a suo tempo pensato alle conseguenze sociali di una simile scelta? Noi speriamo proprio di sì, augurandoci che gli illustri politici si siano attrezzati ad ospitare in casa loro per i pasti quasi trecento futuri disoccupati .
Come RSU chiediamo le dimissioni immediate di questi ameni amministratori; meno mettono le mani nella cosa pubblica, meno danni fanno.

la casta dei tecnocrati e le pensioni

Ecco qui le cifre delle pensioni pubbliche dei tecnocrati al governo.
Per anni ci hanno fatto credere ( IMPRENDITORI, SINDACALISTI, PARTITI, GIORNALISTI ECONOMICI ) che l'INPS fosse arrivato alla frutta, costringendoci a riforme BI-PARTIZAN e ad accettare i FONDI PENSIONE. Al di là delle generiche considerazioni sulla casta, va fatto notare che questi dati, come quelli relativi ad altri personaggi pubblici emergono oggi ma vengono denunciati da anni dai sindacati di base.
L'INPS ha talmente tanti soldi in cassa che ha incamerato gli altri fondi pensione pubblici tra cui l'INPDAP e l'ENPALS. Una corretta RIFORMA della PREVIDENZA che tagli drasticamente le pensioni d'oro, permetterebbe un risparmio in CONTANTI immediato, avremmo più soldi per gli ammortizzatori sociali e la spesa pubblica, non avremmo bisogno dei FONDI PENSIONE GESTITI da IMPRESE e SINDACATI, non avremmo bisogno di prolungare la vita lavorativa delle persone.
La denuncia venne presentata tempo fa dai COBAS dell'INPDAP.