domenica 20 ottobre 2013

Tutti sul carro del 18 e 19 Ottobre?

 Roma è stata attraversata da due manifestazioni che hanno portato in piazza quasi 100 mila persone (reali) tra lavoratori\trici dei sindacati di base e movimenti , primi tra tutti quelli per il diritto all'abitare che attraverso le occupazioni stanno aggregando migliaia di proletari (chiamiamoli con il loro nome una volta tanto) autoctoni e migranti.
Era uno sciopero difficile, indetto in estate quando la legge di stabilità non aveva ancora preso corpo e il Governo si presentava come lo stabilizzatore dei precari pubblici, salvo poi gettare la maschera , partire con la seconda fase della spending review, reiterare il blocco dei contratti\salari.
Non era uno sciopero facile perchè le leggi che regolano il diritto di sciopero sono state costruite ad arte per ridurne l'impatto e la stessa utilità (a creare scetticismo e disillusione ci hanno pensato i media), non era scontato portare in piazza decine di migliaia di persone anche perchè in molti hanno provato a deviare la attenzione generale dal conflitto nei luoghi di lavoro e nelle realtà sociali per approdare sui lidi rassicuranti e imbonitori dei costituzionalisti, dei detrattori (spesso a parole) dei conflitti di interessi, dei fautori della magistratura.
Non siamo caduti in sterili dogmatismi ma va detto chequesto sciopero è stato avversato da molti, anche dai partiti tradizionali della sinistra del tutto assenti dalla manifestazioni sindacali, eccezion fatta per qualche gruppo "minoritario" ma sicuramente lungimirante. E non ci soffermiamo ai partiti tradizionali ma anche all'associazionismo e a quelle realtà che si mobilitano solo in presenza della Fiom (assente dalle piazze romane) o a chi ha aderito moralmente allo sciopero del 18 il giorno stesso quando avrebbe potuto e dovuto contribuire alla riuscita dello stesso da settimane.
Alcune aree sociali hanno puntato tutto sul 19 Ottobre come se il 18, e lo sciopero, non esistessero, palesando sufficienza e anche un po' di ipocrisia visto che il sindacato di base (usb e cobas al 99%) ha lanciato i due appuntamenti dando loro uguale dignità e rilevanza, senza la pretesa di rappresentare tutti e tutto, conscio che la moltiplicazione dei soggetti conflittuali meriti pari dignità e considerazione anche a partire dalla gestione delle piazze)
Nei prossimi giorni ragioneremo a mente fredda ma quello che colpisce è la bassa adesione da parte del pubblico impiego che viene per altro colpito con estrema durezza dalla manovra finanziaria, bassa se pensiamo alle migliaia di posti di lavoro che saranno cancellati nei prossimi anni, alla continua perdita salariale, ai precari che saranno cacciati via, ai servizi pubblici praticamente al collasso.
Ci colpisce anche la sottovalutazione dello sciopero da parte di numerosi delegati sindacali dai quali non è pervenuta alcuna critica costruttiva ma solo silenzio un impegno  senza dubbio insufficiente. Se nei luoghi di lavoro c'è difficoltà  a costruire lo sciopero , non  sarà necessario rimettere in discussione il nostro stesso agire sindacale? Ci siamo accontentati della presenza nelle Rsu dimenticando che queste sono uno strumento e non il fine dell'azione sindacale? E ai lavoratori e alle lavoratrici quale messaggio lanciamo?
L'autunno è iniziato, sta a noi renderlo caldo su tutti i fronti dimostrando egemonia (nel senso gramsciano del termine) e capacità di dare risposte ai tanti quesiti provenienti dalla sfera sociale, sindacale.
In ogni città andremo a verificare la capacità di costruire opposizione (culturale, sociale, sindacale e politica perchè ogni ambito non sia sottovalutato o messo in secondo piano) non sulle parole,  non sugli attestati di solidarietà vuoti e inconcludenti di quanti la politica la fanno ormai sulle pagine di Fb o dalla tastiera di un pc.
Non avere sostenuto il 18 e il 19 Ottobre è stato un errore di chi, anche senza volerlo, ha dimenticato che il conflitto parte dalle contraddizioni reali, dalla assenza di lavoro, di casa, di reddito. Allora ripartiamo per costruire nuovi appuntamenti città per città, quartiere per quartiere, tutti\e con pari dignità senza celare critiche e riflessioni ma con un unico intento, ossia costruire percorsi conflittuali che materializzino i diritti all'abitare , alla città, al lavoro, al reddito, ad un ambiente sano e non contaminato dove vivere con dignità

domenica 13 ottobre 2013

DOMENICA 13 OTTOBRE LA 63 SIMA GIORNATA PER LE VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO. UNA GIORNATA SOTTO SILENZIO

Se analizziamo il numero delle giornate lavorate e della forza lavoro realmente attiva, infortuni e morti sul lavoro sono in costante aumento e dovrebbero indurre a riflettere sulla arretratezza del modello produttivo italiano
SEgnaliamo poi l'
ULTERIORE CRESCITA DEGLI INFORTUNI MORTALI IN AGRICOLTURA: SFIORANO IL 49 PER CENTO DEL TOTALE.
Domenica 13 ottobre ricorre la 63sima Giornata Nazionale per le Vittime del Lavoro , sul sito www.vegaengineering.com vengono annotati più di 350 decessi con un aumento delle donne e attenzione che infortuni e morti si verificano in ogni regione del paese.
leggiamo dal sito sopra menzionato
Gli stranieri deceduti sul lavoro da gennaio a settembre sono 36, pari al 10,1 per cento del totale delle vittime in Italia. La maggior parte di nazionalità rumena. A pagare il prezzo più alto sono gli ultrasessantacinquenni (103 morti). Sempre gli‘over 65’ quelli a maggior rischio di mortalità considerando la popolazione lavorativa con un tasso di mortalità pari a 274, elevatissimo rispetto a tutte le altre fasce di età che va da 7,4 dei trentenni al 27 dei cinquantenni-sessantenni.
La sicurezza non è un optional, questo slogan di 10 anni fa è oggi più che mai valido perchè le condizioni lavorative sono in continuo peggioramento anche a causa della crisi che porta sempre più lavoratori\trici ad accettare occupazioni precarie per pochi euro

Anni spesi non per alimentare la cultura e la pratica della sicurezza ma per svuotare le normative , per renderele innocue con il beneplacito dell'intero arco parlamentare, per depotenziare le sanzioni e il sistema di controlli dei cantieri.
Visto che questa giornata non potrà essere di lotta, lo sia almeno di riflessione e di denuncia ricordando che la sicurezza sul lavoro è anche uno dei temi sui quali si sviluppa lo sciopero generale del 18 ottobre con manifestazione a Roma
SPORTELLO SICUREZZA SUL LAVORO CONFEDERAZIONE COBAS

lunedì 7 ottobre 2013

Contro il governo PD-PdL dell’austerità 18 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA

18 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA- da P. della Repubblica (ore 10) a P. S. Giovanni e accampata in piazza.
 Info Empoli-Valdelsa 3400727768.
Dopo l’ennesimo teatrino della casta politicante - sempre esperta di virtuali risse pubbliche e concreti accordi privati per la gestione e il saccheggio bipartisan della ricchezza collettiva - il governo Letta ha avuto il via libera per proseguire la disastrosa politica sociale ed economica che, gestita prima da Berlusconi e poi da Monti, ha reso ancor più grave la crisi in Italia: esattamente come è successo negli ultimi sei anni anche in tutti quegli altri paesi del Sud Europa che sono stati costretti dal capitalismo privato e di Stato tedesco e nordeuropeo, egemone nel continente, dalle sue strutture di servizio (Commissione Europea, BCE, trojka) e dai propri governi succubi (a partire dal nostro), ad una recessione drammatica e senza precedenti.
Al di là dei conflitti tra i gruppi politicanti in competizione, PD e PdL rappresentano oggi, congiuntamente, una sorta di partito unico dell’austerità, che continua ad infierire in una sola direzione, quella dei salariati, dei disoccupati, dei precari, dei pensionati poveri, dei servizi pubblici e dei beni comuni, tagliando spietatamente reddito e pensioni, aumentando la disoccupazione e la precarietà, riducendo vistosamente gli investimenti nella scuola e nella sanità pubbliche, gettando in strada gli occupanti di case o chi la casa ce l’aveva ma non riesce più a pagarla, massacrando diritti sociali e sindacali, consegnati questi ultimi alla oligarchia dei sindacati di Stato.
E la Legge di (In)stabilità in arrivo continuerà a colpire nelle stesse direzioni, peggiorerà la recessione, aumenterà ancora il debito pubblico e la povertà, impedendo ogni uscita positiva dalla crisi. Dalla quale si esce invece solo grazie ad una completa inversione di rotta, con massicci investimenti pubblici, redistribuzione di reddito ai salariati, disoccupati, precari e pensionati poveri, stabilità lavorativa, servizi sociali e beni comuni potenziati e tolti dalle mani della privatizzazione e della mercificazione: mutamento di rotta però che non ci possiamo certo attendere dai governi dell’austerità ma che solo una potente e vasta rivolta sociale può imporre. Confermiamo dunque, insieme ad altri sindacati conflittuali, per il 18 ottobre lo sciopero generale di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato, contro le politiche di austerità, precarietà, povertà, privatizzazioni e disoccupazione, contro il governo PD-PdL che le impone.
Manifesteremo a Roma con un corteo da P.della Repubblica (ore 10) a P. S. Giovanni.
Dal pomeriggio, “accampata” in P. S. Giovanni, con tende e gazebo, interventi dal palco e speech corner per dibattiti su vari temi, e in serata concerto con gruppi musicali e incursioni artistiche.
Invitiamo tutti/e a partecipare anche alla manifestazione nazionale a Roma del giorno successivo (19 ottobre, ore 14, corteo da P. S. Giovanni a Porta Pia) indetta dai Movimenti per l’Abitare.

venerdì 4 ottobre 2013

BASTA POLTICHE LIBERTICIDE ACCOGLIENZA E RISPETTO DEI MIGRANTI !

Di fronte all’ennesima strage di migranti al largo di Lampedusa – che si va ad aggiungere alle oltre 6200 vittime che dal 1994 a oggi hanno fatto diventare il Mediterraneo”la bara della civiltà”-la Confederazione Cobas rifugge dall’ipocrisia dei palazzi del potere e delle istituzioni, che mentre dichiarano il lutto nazionale, continuano nelle politiche di esclusione e repressione dei migranti.
Dalla Bossi-Fini, al Trattato di Shengen,alla Convenzione di Dublino, leggi,direttive e regolamenti UE sono tutti improntati a risolvere le sempre più frequenti ondate migratorie -dei profughi e degli asilanti - attraverso odiosi strumenti punitivi di respingimento e sopruso.
La legge italiana che vieta ai pescherecci di soccorrere i naufraghi , nel suo genere è la più infame di tutte, nega la più antica delle tradizioni marinare sul soccorso,punisce fino al sequestro del peschereccio, i tanti pescatori che continuano a corrispondere ai principi umanitari.
Le responsabilità storiche del colonialismo europeo sono arcinote; così come quelle più recenti della UE con gli interventi militari”umanitari” in Somalia e Libia, sempre con l’Italia in testa nel fornire truppe e basi per l’aggressione. Il passato e il presente avrebbero dovuto far cogliere alla UE l’occasione per una azione risarcitoria nei confronti dei migranti, che chiedono accoglienza fuggendo da guerre,persecuzioni,schiavitù e fame.
Niente di tutto ciò, si continua a procurare e ad essere complici delle stragi !
E’ del 3 ottobre 2013 il Rapporto in cui cinicamente il Consiglio Europeo , senza farsi carico di considerare il suolo italiano -in particolare l’isola di Lampedusa- territorio a tutti gli effetti europeo, si permette di scaricare sull’Italia l’onere “ dell’accoglienza ai richiedenti asilo-rifugio politico, dell’espulsione di chi non ha bisogno di protezione,dell’evitare che i clandestini proseguano il viaggio verso altri Stati Europei”.
Insomma, alla Fortezza Europa, interessa solo la forza lavoro migrante a basso costo e quando se ne ha bisogno: di accoglienza garantita e ripartita non se ne vuole sapere, mentre la funzione repressiva è delegata ai paesi di sbarco “ al fine di tutelare la tranquillità degli altri paesi europei “!
Questa Europa delle banche e della finanza, dell’austerità e della precarietà , dei CIE e dell’esclusione dei migranti, che piace tanto al governo Letta e ai partiti che lo appoggiano, ci vedrà sempre ostili e conflittuali, oltremodo nel contrastare le liberticide politiche sull’immigrazione,di cui l’Italia porta il triste primato per avere introdotto il reato di clandestinità.
Unanime cordoglio della Confederazione Cobas  alle famiglie delle vittime e ai superstiti, alle Comunità dei migranti e all’intero popolo migrante : l’impegno della Confederazione Cobas ad abrogare la Bossi-Fini e le infami leggi razziste, a chiudere i CIE, a rivedere subito il Tratto di Shenghen e la Convenzione di Dublino, a contribuire all’accoglienza dei migranti con ogni mezzo .

MARCHIONNE HA PAURA E CHIAMA LA PROCURA !

Vi abbiamo raccontato dell’intensa giornata di lotta, che ha visto protagonisti i cassintegrati della Fiat e i precari-disoccupati campani nella giornata di venerdì 27/9- dai cancelli della Fiat-Pomigliano alle strade di Napoli - che già il 1°ottobre il sistema repressivo fa scattare la sua ritorsione: al compagno dei Cobas Marco Cusano, cassintegrato Fiat, viene recapitata una comunicazione giudiziaria per il presidio del 15/6/13” contro i sabati lavorativi”, indetto con sciopero dai Cobas e altre sigle sindacali.
In particolare i “reati” per Marco sono: 1) la solita “ resistenza”,che scatta quando si oppone il diritto all’arbitrio delle forze dell’ordine ; 2) le solite “lesioni” , il giochetto messo in atto dai violenti questurini quando c’è un ferito grave tra i manifestanti, facendosi refertare a loro volta da medici: Marco venne picchiato brutalmente, ferito e svenuto, tanto da essere soccorso con l’autoambulanza e portato in ospedale.
Purtroppo non sarà l’ultimo episodio repressivo, vista la situazione in fabbrica dove Marchionne continua ad escludere il rientro dei 2300 cassintegrati e a far lavorare di sabato e festivi.
Intanto il 10 ottobre c/o il Tribunale del Lavoro di Nola si terrà l’ennesima udienza  per la riassunzione del compagno Mimmo Mignano ,licenziato provocatoriamente dalla Fiat nel 2009.
Non è una novità per la Fiat. Dal fondatore Giovanni Agnelli, passando per Valletta e Romiti ,fino a Marchionne – dal fascismo alla repubblica democratica a oggi – la Fiat ha sempre goduto di proventi statali, sia economici, che normativi , che a supporto repressivo. Schedature,reparti confino,licenziamenti, sono stati abusati a dismisura, nonostante le clamorose inchieste della magistratura e le condanne penali.
L’attuale Fiat sotto Marchionne continua ad agire fuorilegge, adeguandosi malvolentieri alla legalità che gli ha imposto di riassumere i 3 operai licenziati a Melfi e il reintegro della Fiom a Pomigliano.
Ma sempre regime di caserma rimane, pronto a scattare nei confronti di ogni dissenso ! Soprattutto inteso ad escludere qualsiasi rappresentanza ai Cobas ed altri sindacati di base,gli unici che continuano a denunciare senza alcun compromesso la mancanza di diritti in fabbrica e le fanfaronate di Marchionne sul proseguimento della produzione in tutti gli stabilimenti Fiat.
Che occorra una “legge democratica sulla rappresentanza”oggi lo riconoscono tutti a parole. Nei fatti Cgil-Cisl-Uil la negano,vedi l’accordo interconfederale firmato il 31/5/13 con la Confindustria , che esclude i Cobas dal partecipare alle elezioni RSU , a meno che non sottoscrivano la nefandezza dei contratti capestro e il divieto di sciopero.
Né è democrazia quella della Fiom, che si pone solo la questione della sua esclusiva rappresentanza, fregandosene della libertà-agibilità sindacale di tutte le sigle sindacali presenti in fabbrica.
I Cobas , anche nelle attuali avverse condizioni, stanno operando per mantenere aperto il conflitto, a livello contrattuale , sui diritti inalienabili, sulla dignità dei lavoratori..
I nostri compagni del Cobas Fiat-Pomigliano lo stanno facendo anche a fronte di enormi sacrifici, di minacce,ritorsioni e repressione : meritano tutta la solidarietà dei lavoratori e delle realtà resistenti.
A Marco Cusano e Mimmo Mignano la vicinanza e l’impegno della Confederazione Cobas nel difenderli da tutti i soprusi e per riportarli in fabbrica, al loro posto di lavoro e di lotta.
Roma 04.10.201313
Cobas Lavoro Privato

giovedì 3 ottobre 2013

Appello per l’apertura di un canale umanitario per il diritto d’asilo europeo

Ai Ministri della Repubblica, ai presidenti delle Camere, alle istituzioni europee, alle organizzazioni internazionali

A cadenza ormai quotidiana la cronaca racconta la tragedia che continua a consumarsi nel mezzo del confine blu: il Mar Mediterraneo.
Proprio in queste ore arriva la notizia di centinaia di cadaveri raccolti in mare, ragazzi, donne e bambini rovesciati in acqua dopo l’incendio scoppiato a bordo di un barcone diretto verso l’Europa.
Si tratta di richiedenti asilo, donne e uomini in fuga da guerra e persecuzioni, così come gli altri inghiottiti da mare nel corso di questi decenni: oltre 20.000.
Lo spettacolo della frontiera Sud ci ha abituato a guardare l’incessante susseguirsi di queste tragedie con gli occhi di chi, impotente, può solo sperare che ogni naufragio sia l’ultimo. Come se non vi fosse altro modo di guardare a chi fugge dalla guerra che con gli occhi di chi attende l’approdo di una barca, a volte per soccorrerla, altre per respingerla, altre ancora per recuperarne il relitto.
Per questo le lacrime e le parole dell’Europa che piange i morti del confine faticano a non suonare come retoriche.
Perché l’Europa capace di proiettare la sua sovranità fin all’interno del continente africano per esternalizzare le frontiere, finanziare centri di detenzione, pattugliare e respingere, ha invece il dovere, a fronte di questa continua richiesta di aiuto, di far si che chi fugge dalla morte per raggiungere l’Europa, non trovi la morte nel suo cammino
Si tratta invece oggi di "esternalizzare" i diritti. Di aprire, a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo direttamente alle istituzioni europee in Libia, in Egitto, in Siria o lì dove è necessario (presso i consolati o altri uffici) senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani e il bollettino dei naufragi.
Nessun appalto dei diritti, nessuna sollevazione di responsabilità ai governi europei., piuttosto la necessità che l’Europa si faccia veramente carico di evitare queste morti costruendo una presenza diretta e non terza che, fin dall’interno dei confini africani, possa raccogliere le richieste di chi chiede protezione per poi accogliere sul suolo europeo chi fugge ed esaminare qui la sua domanda.
Alle Istituzioni italiane, ai Presidenti delle Camere, ai Ministri della Repubblica, chiediamo di farsi immediatamente carico di questa richiesta.
Alle Istituzioni europee di mettersi immediatamente al lavoro per rendere operativo un canale umanitario verso l’Europa.
Alle Associazioni tutte, alle organizzazioni umanitarie, ai collettivi ed ai comitati, rivolgiamo l’invito di mobilitarsi in queste prossime ore ed in futuro per affermare
IL DIRITTO D’ASILO EUROPEO