venerdì 31 agosto 2012

I Cobas replicano alla Cgil sull'accordo del conciario

La recente approvazione dell'accordo quadro del settore conciario apre alcuni e inquietanti interrogativi. Già nella premessa, le associazioni imprenditoriali rivelano il vero interesse dell'accordo: sollecitare l'immediato intervento della Regione sulla questione Tubone, un progetto nato con il solo scopo di annacquare gli scarichi conciari con oltre 20 milioni di metri cubi d'acqua proveniente dai sistemi di depurazione della Valdera e della Valdelsa.
 
Come nella vicenda ILVA, sono gli interessi padronali a farla da padroni, certi del consenso esplicito \acritico dei sindacati concertativi che continuano a tacere sui veleni in nome di quella assurda mentalità del “Lavoro purchè sia”. 
 
E' utile ricordare che le concerie lavorano “legalmente” solo sulla base di una deroga provinciale che fissa nel 2015 la scadenza ultima per mettersi a norma. L'accordo diventa perciò la moneta di scambio per scaricare quasi per intero sulla collettività (meno del 7% saranno gli oneri a carico degli imprenditori) i 130 milioni di euro previsti dal progetto . Più che condividere tali premesse (come leggiamo nell'accordo), Cgil Cisl e Uil dovrebbero mettere al primo posto la salute dei lavoratori e della popolazione del comprensorio, chiedendo incentivi per le produzioni meno inquinanti e indicando limiti certi da non oltrepassare.
 
Il secondo aspetto salutato in maniera entusiastica dai sindacati firmatari è l'avvio della previdenza integrativa per i lavoratori del conciario. 
 
 
Non si capisce il perché di tanto entusiasmo se si considera che l'andamento medio dei fondi pensione di categoria è stato di gran lunga più basso rispetto a chi ha scelto di tenere il TFR in azienda. Secondo i dati forniti dall'istituto di vigilanza (COVIP), il rendimento medio di tutti i comparti è stato nel 2011 dello 0,1%, a fronte del 3,5% guadagnato da chi ha lasciato il TFR in azienda.
 
 
Tutto questo nonostante un contributo aziendale ai fondi pensione che varia dall'1,2 all'1,5% della retribuzione lorda. Continuare a sponsorizzare tali forme speculative porta alla inevitabile commistione degli interessi del lavoro con quelli speculativo/finanziari, questione inaccettabile per un sindacato.
 
 
Come COBAS abbiamo sempre contrastato la truffa dei fondi pensione (e con noi 3 lavoratori su 4) e crediamo che la difesa dei diritti e dei salari dei lavoratori non possano prescindere dalla rivendicazione di un sistema previdenziale pubblico universale, solidale e dignitoso. Come Cobas pensiamo che il sindacato non possa identificarsi con i datori di lavoro perchè la difesa degli interessi dei lavoratori stride con quella dei profitti aziendali, profitti ai quali Cgil Cisl Uil legano una parte significativa del salario.

giovedì 30 agosto 2012

Le Biblioteche sono le prime viittime della spending review

Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro l'inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.
M. Yourcenar
In pieno Agosto, si è consumato l'ennesimo scempio delle Biblioteche. Parliamo della Biblioteca della Giunta con lo spostamento da Novoli (Fi) a Ospedaletto (PI) di periodici gazzette e altro materiale che non potranno essere accolti nella sede principale della Biblioteca a Firenze.

Un insolito trasferimento visto che i locali della Biblioteca fiorentina sono stati ristrutturati solo 3 anni fa.

L'obiettivo della Regione è fondere tra loro alcune biblioteche (consiglio , regione e cosa altro?) , risparmiare sul personale ma allo stesso tempo mandare al macero, o chiudere in qualche magazzino, i materiali cartacei sopprimendo allo stesso tempo un servizio pubblico di cui beneficiano numerosi utenti (dalle scuole ai professionisti tanto per citarne alcuni)

Non saremo certo noi, e men che mai crediamo il personale addetto alle biblioteche, a  ostacolare fusioni tra più strutture, quello che ci preme sottolineare è la necessità di conservare un patrimonio di documenti e di servizi al cittadino

Tra spese da eliminare ed esuberi da adottare, la cultura rischia di essere letteralmente falcidiata dai feroci tagli previsti nella seconda fase della spending review

Non parliamo allora di razionalizzazione di spese perchè il rischio è un altro:distruggere esperienze, servizi e professionalità senza alcuna progettazione per il futuro, diminuire i servizi al cittadino invece di accrescerli per efficienza , quantità e qualità.

La spending e i tagli si accaniranno in molti piccoli comuni proprio sulle biblioteche, sugli acquisti , sulle aule lettura . Noi dobbiamo impedire questo scempio

Cobas Pubblico impiego Toscana

mercoledì 29 agosto 2012

La cultura a Castelfiorentino:? Bene poco comune

A Castelfiorentino esistono alcuni importanti istituti culturali. Il Teatro del Popolo, la Scuola comunale di musica, la Biblioteca Vallesiana e il Museo Benozzo Gozzoli.
Il Teatro del Popolo è, fin dalla sua riapertura, gestito dalla Fondazione Teatro del Popolo, istituto nato dalla naturale simbiosi del Comune di Castelfiorentino con la Banca di Credito Cooperativo di Cambiano. Nel CDA ci sono 5 consiglieri: 3 di parte pubblica e 2 nominati dalla banca (Fabio Campatelli e lo sconosciuto Paolo Regini).
Il Teatro non è più quindi tanto “del popolo”.
Con delibera del Consiglio Comunale n. 16 del 16.4.2012 anche il Museo Benozzo Gozzoli passa, per cinque anni, sotto la gestione della Fondazione Teatro del Popolo. Alla Fondazione verranno erogati 32.855,00 euro come contributo per lo svolgimento delle attività museali (periodo 1.6.2012-31.12.2012).
Pertanto, neppure il Museo Benozzo Gozzoli è più completamente “nostro”.
Restano a completa gestione pubblica solo la Scuola di Musica (ma gli insegnanti sono liberi professionisti) e la Biblioteca Vallesiana (se vi accontentate della metà, perché la gestione della Sezione Ragazzi è appaltata ad una cooperativa da anni).
Vi bastano?
Avremmo voluto leggere, per rassicurarvi, lo statuto della Fondazione Teatro del Popolo ma non è presente nè sul sito del Comune nè su quello della Fondazione.
Voi siete sicuri che si perseguirà sempre il fine della cultura per tutti e non quello del profitto o del recupero delle spese? Siete sicuri che potremo vedere in cartellone a Teatro anche uno spettacolo contro le Banche? Se per la Biblioteca dormiamo sogni tranquilli perché non è appetibile (finestre che cadono, crepe nei muri, ascensore guasto da più di un anno e molti utenti senza diritto al voto) siete sicuri che la Scuola di Musica non venga “ceduta” a sua volta? Noi no".
Cobas Empoli-Valdelsa

L'altra faccia del turismo e del lavoro stagionale: sfruttamento e precarietà

All'inizio dell'estate, a Rimini, hanno lanciato una Campagna Sociale per l’emersione del lavoro gravemente sfruttato nel turismo , solo pochE SETTIMANE FA l'allarme del Cobas e della Cgil contro il lavoro nero nella raccolta dell'uva che a giorni avrà inizio

Ora un nuovo allarme dalla Toscana e in particolare dalle province di lucca, firenze e Pisa da parte del Cobas lavoro privato che entrano nella polemica locale sulla tassa di soggiorno (che vede impegnati le associazioni di commercianti da una parte e la giunta del Pd dall'altra) denunciando le condizioni di sfruttamento in molti esercizi del litorale pisano.

Si sono presentati al nostro sportello-dicono dal Cobas- alcuni giovani che hanno lavorato al nero presso alberghi , bar e ristoranti; si tratta di giovani referenziati provenienti dall'istituto alberghiero e dai corsi di formazione della provincia e la storia raccontata è sempre la stessa. Una chiamata in sostituzione di qualche dipendente " di ruolo", dieci o quindici giorni con orari di lavoro che superano le 10 ore per un paga che nel migliore dei casi arriva a 50\60 euro.

In questi giorni abbiamo letto di polemiche tra commercianti e Comuni, i primi a denunciare la tassa di soggiorno invocandola come causa del lavoro al nero.

Ma il nero domina nel settore turismo da anni, con la tassa di soggiorno non esiste relazione alcuna (al contrario di ciò che asseriscono le associazioni dei commercianti e albergatori )e la condizione di sfruttamento riguarda non più  solo quanti( e sono la maggioranza ) sono privi di regolari contratto
Il dipendente del turismo è spesso giovane, italiano o migrante, con esperienza nel settore (chi denuncia le condizioni si sfruttamento viene tagliato fuori e "il passa parola tra esercizi commerciali significa non trovare più una occupazione". Il settore del Turismo è considerato, dai dati ufficiali ISTAT, come uno dei comparti dove si registra una enorme evasione fiscale, i dipendenti, di regola i facchini e le cameriere ai piani, anche se formalmente assunti con contratti part time ma con tabelle salariali che presentano una paga oraria che si aggira sui 5 euro lordi, somigliano a dei lavoratori a chiamata che procedono, per il calcolo dei loro averi, lavorando a cottimo; sappiamo che questo appare una storpiatura ma se obblighi una cameriera a pulire 3/4/5 camere con bagno in un ora altrimenti non la paghi, si tratta di un lavoro a ore o a cottimo? Noi crediamo che sia un cottimo.

Parliamo di grandi alberghi con decine\ centinaia di camere che ospitano Kermesse, congressi e un turismo non certo popolare, alberghi dove da qualche tempo si registrano le cessioni di alcuni rami di azienda (pulizie ai piani, facchinaggio , cucina...) a favore di grandi cooperative e società. In questo modo l'albergo riduce il numero dei dipendenti, le lavoratrici cedute solo in alcuni casi hanno potuto contrattare il mantenimento dei loro contratti e livelli salariali. Molte di queste lavoratrici non percepiscono lo stipendio mensile con cadenza regolare, i soldi arrivano dopo settimane e nel frattempo lievitano gli interessi delle Banche per mutui, prestiti...

E' una costante quella di  accrescere i carichi di lavoro anno dopo anno (per esempio le camere  da pulire) a discapito spesso della qualità del servizio. Questo cane che si morde la coda produce alcuni effetti, le cameriere sono sempre più stanche e sfibrate , aumentano gli infortuni sul lavoro perché gli albergatori, o senza generalizzare molti di loro, vorrebbero avere il servizio con minor personale; la stanchezza porta ad avere meno attenzioni anche perche devi fare prima; i clienti che trovano le camere non fatte a regola d’arte protestano con la Direzione dell’Hotel; le cameriere ricevono lettere di richiamo disciplinare che cumulate nell'arco di alcuni mesi rappresentano un giustificato motivo per il licenziamento. Noi ci chiediamo di chi sia la responsabilità di eventuali disservizi:delle cameriere o della organizzazione del lavoro che cela il cottimo? Noi non abbiamo dubbi! La responsabilità non è delle lavoratrici!

I Cobas, nel torrido mese di agosto, hanno mantenuto aperto il loro sportello sindacale (i diritti non vanno in ferie) e scrivono questa lettera aperta per chiedere " agli uffici competenti di controllare le regolarità contrattuali, le retribuzioni e i contributi, perchè i soldi evasi si agirano a decine o centinaia di migliaia di euro", per chiedere alle amministrazioni di guardare il problema turismo non solo dalla parte dei datori di lavoro
la crisi è stata il trampolino di lancio per lo sfruttamento senza limiti e con quella arroganza padronale tipica di chi sa di potere reiterare pratiche e comportamenti lesivi della dignità umana e non solo di diritti sindacali che dovrebbero rappresentare la base su cui costruire il rapporto di lavoro. Noi invitiamo tutti i lavoratori e le lavoratrici del commercio a contattarci per non subire in silenzio prevaricazioni e ingiustizie
Cobas lavoro privato

sabato 11 agosto 2012

Aggiornamento sulla vicenda Ilva e sulla crescita del “Comitato dei cittadini liberi e pensanti”.

Martedì 7agosto si è pronunciato il Tribunale del Riesame rispetto la chiusura di varie aree dell’Ilva; la decisione pur riconfermando la chiusura, è un palese compromesso al ribasso che ha risentito delle “pressioni” politiche,sindacali ed istituzionali.
Sostanzialmente permette all’Ilva la “facoltà d’uso, nella contestualità dell’obbligo a mettersi in regola con le normative vigenti ed inoltre affida le chiavi dell’operazione non più ad un esterno ma all’attuale direttore Ferrante”. Decisione  pilatesca e scaltra, in quanto se l’Ilva dovesse chiudere la colpa non sarà certo addebitabile ai giudici ! In realtà questa decisione è una vera e propria maschera d’ossigeno data alla moribonda Ilva.
Questa è la valutazione di tutti i componenti il Comitato che l’8 agosto, hanno convocato una conferenza stampa in relazione alle preannunciate 41 denunce per il 2 agosto(smentendo tutte le falsità su quella manifestazione) e per ribadire gli obiettivi del Comitato alla luce del “ dispositivo del riesame”.
Esplicitamente si è detto che la decisione di far continuare la produzione  nel mentre l’Ilva  deve mettere in regola, è una sciocchezza tecnica, in quanto è impossibile da realizzare e non bisogna certamente essere tecnici di siderurgia per capirlo: è come cambiare un pezzo meccanico o l’olio ad un auto in corsa! Inoltre è impossibile dare copertura ai parchi minerali (le cui polveri sono estremamente inquinanti) data la vastità degli stessi. Affidare poi a Ferrante le chiavi dell’operazione è un'altra contraddizione ,in quanto in quella persona si identificano il controllore ed il controllato: in sintesi e con chiarezza si è detto che la  decisione del riesame è quella “ di una bombola di ossigeno fornita all’Ilva”.
Ciò anche perché essendo questo stabilimento estremamente obsoleto (la durata media massima è di 45 anni , l’Ilva di Taranto ha già superato i 50!) questa decisione darà realisticamente altri 2/3 anni di superprofitti a Riva, che poi inevitabilmente chiuderà ;del resto questa è sempre stata la prospettiva di Riva che acquistò l’Ilva nel ’95 , praticamente a costo zero .
Ovvero,tirare il collo a questa gallina dalle uova d’oro e poi mandare tutti a casa a spese del contribuente. Non a caso in questi anni, l’Ilva non solo non ha messo in atto il benché minimo adeguamento alle norme ambientali e di salvaguardia della salute, ma non ha mai messo in regola gli impianti da un punto di vista antinfortunistico, prova ne siano i tantissimi infortuni e gli omicidi sul lavoro.
Nella conferenza stampa si è ribadito la risibilità delle denunce e le responsabilità complici di sindacati, partiti e istituzioni nell’avere accordato all’Ilva i disastri passati,presenti e futuri; in particolare  è stato denunciato il ruolo dell’Arpa che puntualmente ha disatteso sia la protezione della salute che quella del territorio ; infine ,è stata puntualizzata la perdurante e voluta assenza  del “ pubblico  registro dei tumori”, una certificazione che di per se avrebbe dimostrato le colpe dell’Ilva e dei suoi proprietari.
Terminata la conferenza stampa ci si è spostati al rione Tamburi  per la programmata assemblea pubblica in piazza. L’iniziativa popolare si è svolta alla presenza di 400 persone , in gran parte lavoratori e residenti a Tamburi.. La determinazione e la forza degli interventi- molti fatti dalla  gente del quartiere, anche emotivamente molto duri a fronte di decessi e malattie terminali- si sono coniugati con  l’impegno esplicito a moltiplicare iniziative, stilando già il calendario delle prossime.. Stimolanti gli interventi di una donna, che ha parlato a nome dei mitilicoltori che richiedono di svolgere con loro una iniziativa nel quartiere di Taranto Vecchia, e dei giovani del rione Tamburi che preannunciano che si stanno costituendo in comitato del quartiere in perfetta sintonia con le metodologie ed obiettivi del “Comitato dei cittadini liberi e pensanti”;c’è stato anche l’intervento di un attore tarantino, Michele Riondino, che è arrivato a sostenere la necessità di strappare collettivamente le schede elettorali, sostenendo a spada tratta il percorso del Comitato
.
 Insomma altri passi avanti significativi e duraturi si annunciano, dopo lo splendido risultato del 2 agosto, con un palese protagonismo dal basso e con un risveglio socio-culturale che sta contagiando le coscienze di buona parte della popolazione  tarantina e del territorio pugliese.

Taranto 9agosto 2012                               Confederazione Cobas di Taranto

lunedì 6 agosto 2012

Sfruttamento e ricatto nei call center empolesi


Marco Saletti è un imprenditore di Vinci che dal 2008 al 2011 ha sfruttato 268 giovani della zona sottopagandoli (2,50 euro all'ora) come centralinisti nei suoi due call center di Empoli (E-net e Sant'Andrea), a volte non pagandoli proprio, comunque stipulando contratti di collaborazione a progetto che occultavano lavoro subordinato, questione su cui si è espressa a varie riprese la Corte di Cassazione (si veda ad es. la sentenza n.4476 del 21 marzo 2012).
L'operatore di call center è il soggetto esemplare dello sfruttamento del lavoro immateriale di questi anni. Soggetto nuovo per un lavoro che prevede le stesse vecchie forme di sfruttamento tipiche della fabbrica tayloristica. Le storie che emergono dai due call center empolesi evidenziano infatti l'ossessivo e costante controllo dei tempi, l'elevato tasso di stress e il ricatto costante della riconferma contrattuale. Imprenditori senza scrupoli che possono contare su una giungla retributiva che la Spending review gli accordi confederali al ribasso hanno minimamente intaccato. Indifferenti al rispetto delle condizioni lavorative, i call center sono stati tra i luoghi più “visitati” dai servizi ispettivi delle ASL e del ministero del lavoro. Numerosi studi scientifici hanno messo a nudo le diverse criticità tipiche del call center e gli effetti negativi prodotti sulla salute degli “operatori”: disturbi muscolo scheletrici, dolori alle orecchie, senso di vertigine, cefalee, riniti causate dalle cuffie di spugna non sanificate, disfonie funzionali (malattie della voce caratterizzate da alterazione del timbro vocale).
E' un modello organizzativo che si va affermando sempre più prepotentemente sia nel mondo dell’impresa privata che in quella della pubblica amministrazione in quanto permette di aggredire più efficacemente i “mercati” e tagliare pesantemente il costo del lavoro. Alti profitti e bassa qualità del servizio che lavoratrici e lavoratori pagano pesantemente sia in termini di salute che di precarietà di reddito.
Condizioni che i Cobas denunciano da anni, portate alla luce grazie alla lotta dirompente dei precari di Atesia e che ha costretto l'azienda e cgil, cisl e uil a firmare un accordo per l'assunzione a tempo indeterminato di 6500 lavoratori. Una vicenda estesa successivamente a tutti i grandi gruppi delle telecomunicazioni. Abbiamo denunciato le politiche delle imprese di TELECOMUNICAZIONI che, attraverso la dichiarazione di finti esuberi, utilizzano i soldi pubblici destinati agli ammortizzatori sociali per aumentare la flessibilità della forza lavoro dentro l’azienda e ridurre drasticamente il numero dei dipendenti stabili per sostituirli con lavoratori precari e/o delocalizzare le attività dove il costo del lavoro è più basso. Denunciamo anche l'assoluto disinteresse che amministrazioni pubbliche e società pubblico\private manifestano verso i lavoratori dei call center orientando la scelta di un appalto unicamente sulla base di considerazioni economiche al ribasso. Una indifferenza testimoniata dal voto unanime sul cosiddetto “decreto Sviluppo” e in particolare su un piccolo comma (per la precisione il settimo dell’articolo 24 bis), che prevede per le “attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzata attraverso call center outbound”, vale a dire al telefono, la possibilità di lavorare col contratto a progetto vita natural durante. Precarietà a vita.
Nel rivendicare l' assunzioni immediata e a tempo indeterminato per tutti i lavoratori dei call center (sia “in bound” che “out bound”), ricordiamo che la nostra sede di Empoli (via XXV aprile n.1, Ponte A Elsa) è a disposizione per consulenze e sostegno legale tutti i mercoledì dalle 21 in poi.
Cobas Empoli-Valdelsa.


giovedì 2 agosto 2012

Taranto 2 agosto,sciopero Ilva

Sull'importante giornata di lortta del 2 agosto a Taranto, di seguito il puntuale report della Confederazione Cobas di Taranto

Prima di passare al report sulla giornata odierna è opportuno un piccolo riassunto di come ci si è arrivati. Nei giorni immediatamente successivi alla sentenza di chiusura di alcuni reparti fondamentali (aria a caldo, cokeria, parchi minerali, etc.)nei mass-media è venuta fuori (volutamente) una Taranto e operai Ilva in totale linea filo-padronale. Il che è in parte vero, in quanto decenni di linea sindacale cgil-cisl-uil e di scelte politiche in totale assoggettamento verso Riva ed al suo completo soldo hanno posto i lavoratori e parte della città in condizione di continua ricattabilità. Ciò in uno stabilimento lager da un punto anche di una parvenza minima di democrazia sindacale o rispetto minimo delle leggi ( non solo quelle relative al’inquinamento). Migliaia di infortuni mai denunciati, chiunque provava ad alzare la voce veniva immediatamente mobbizzato, o licenziato, o messo in cassa impunemente. E i primi “sbirri” autocandidatisi a far rispettare i diktat di Riva sono stati (e sono) fim fiom e uilm. In particolare la uilm ( che è il sindacato maggioritario) che ha instaurato un sistema mafioso-clientelare inimmaginabile. Non a caso l’attuale segretario nazionale della uilm (Palombella) ha avuto questo “premio” grazie al totale asservimento alle politiche padronali (in particolare ovviamente in Ilva) quando era segretario uilm di Taranto.
In questo sistema di paura, ricatti, manipolazione, galoppini, capi e caspetti mobilitati a difendere Riva ed il,suo gruppo dirigente si sviluppa quanto accaduto in questo ultimo periodo. Già alcuni giorni prima della decisione della giudice, c’erano stati scioperi (gratuiti, ovvero a carico dell’azienda!) e manifestazioni “spintanee” per le quali l’azienda metteva a disposizione dei lavoratori (e guai a chi non usciva!) i pullmans per recarsi in città. Il botto c’è stato ovviamente con la decisione della giudice in quanto, sempre con tutto (giornate lavorative e pullmans) a carico dell’azienda, giovedì e venerdì scorsi Taranto è stato totalmente isolata e si è proclamato lo sciopero e manifestazione per oggi con la presenza (addirittura) di camusso, bonanni ed angeletti. In quei momenti è venuta fuori mediaticamente (media anch’essi ampiamente al soldo di Riva) l’immagine di una Taranto e di lavoratori che difendevano a spada tratta Riva e le sue devastazioni ambientali.

Ma ovviamente, questa è solo una immagine mediatica, perché in realtà è da tempo immemorabile che tutto quanto accade in quella azienda e le devastazioni ambientali che provoca erano oggetto di puntuale denuncia di stessi lavoratori Ilva, di ambientalisti veri, di area sociale nonché da parte nostra. Insomma un'altra Taranto che aveva difficoltà a venire fuori nella chiarezza di obiettivi fuoriuscendo dalla contraddizione fra occupazione da una parte e salute/ambiente dall’altro alimentata ad arte da una parte da fim fiom uilm e dall’altra da ambientalisti alla Bonelli ed ampiamente supportata dai mass-media.

La previsione della manifestazione di oggi, con tutto quanto accaduto in questi giorni, ha attivato e riattivato immediatamente questa Taranto e che ci ha portati al successo (tale va considerato) della giornata di oggi. Lunedì scorso, quindi solo tre giorni fa con un tam tam ci siamo autoconvocati in piazza per decidere come muoverci. Ovviamente come Confederazione abbiamo alimentato e condiviso immediatamente questo percorso. In piazza ci siamo ritrovati in una cinquantina (non pochi) e già in serata era nato un comitato funzionale a controbattere quella valanga di fango filo Riva nelal manifestazione di oggi e soprattutto per costruire un percorso collettivo di ripresa dal basso degli spazi negati e di controllo sempre dal basso di tutte le decisioni che possano essere prese su questa vicenda. Comitato composto oltre che da noi, di varie strutture di area sociale, di singole e singoli, e naturalmente di operai Ilva, sempre quelli che dall’interno e da tempo hanno denunciato sia pubblicamente che alla magistratura le devastazioni ambientali dell’Ilva pagandone dure conseguenze a livello personale nel complice silenzio della Fiom, proprio sindacato di appartenenza. Dunque ci si è ritrovati con facilità, anche perché i rapporti sono sempre esistiti, anche se fra alti e bassi, ed è stato conseguenziale per tutte/i provare a rivoltare di 180 gradi questo unanimismo filo-riva. Immediato un comunicato stampa volantino che attaccava frontalmente Riva con le sue responsabilità, cgil-cisl-uil e la “politica” per le sue complicità senza infingimenti o mezze misure e la decisione di proporre uno spezzone di corteo “dissenziente” dalle posizioni “ufficiali e che voleva arrivare al palco e prenderselo se negato per far ascoltare un'altra voce Le giornate di martedì e mercoledì che hanno visto due iniziative di piazza con partecipazione di un centinaio di compagne/i e i volantinaggi di massa in città ed in Ilva ci avevano dato già delle buone sensazioni (no a caso ad esempio già ieri un confederale era stato autonomamente e duramente contestato in Ilva): insomma sembrava che tutti aspettassero che si ponesse una alternativa al vomitevole unanimismo pro-riva di questi giorni L’indicazione per tutte/i è stata di schierarsi dietro lo striscione unico che recitava : SI AI DIRITTI NO AI RICATTI: OCCUPAZIONE-SALUTE-REDDITO-AMBIENTE.

Ed arriviamo alla giornata odierna, tenendo presente che le difficoltà si erano moltiplicate per una vergognosa campagna terroristica portata avanti in fabbrica dai confederali e in città dai mass- media che non appena hanno saputo del nostra partecipazione al corteo hanno iniziato a parlare di invasione di no-tav, black block, centri sociali ed amenità del genere. E, badate bene, la stura (anche se non ve ne era bisogno) a questa infame campagna l’ha data un imbecille di ambientalista presuntivamente duro e puro (bonelliano) quando ha mandato un comunicato stampa paventando la calata dei “barbari” comunque definiti: pensate un po’ con chi abbiamo a che fare!Il nostro spezzone ha contato in numeri realissimi 7/800 persone che sono aumentate durante il percorso, che peraltro è molto breve, meno di un km dalla partenza alla piazza . A proposito di numeri se altri parlano di 5000 persone nella piazza dei comizi, noi di conseguenza eravamo almeno 2500 e basta guardare le immagini di quando siamo arrivati in piazza: eravamo perlomeno la metà.

Il resto è cronaca in quanto il nostro spezzone era il più seguito per come si è caratterizzato e come si è ben potuto veder in tv (al di là dei commenti) dopo che alla richiesta di far parlare un rappresentante di questo comitato non c’è stata ovviamente risposta, abbiamo conquistato il palco con la forza di movimento ( e senza neanche scontri di piazza) e, perché no, anche la totale attenzione dei mass-media. Soprattutto è stato importante quando, prima di fuggire, un a mezza tacca ha invitato i lavoratori a continuare con cgil-cisl uil in un piazza adiacente, la piazza è rimasta piena per aspettare il nostro comizio e con loro sono andati praticamente solo i funzionarietti e qualche leccaculo.

Tutti hanno potuto vedere la fuga in diretta di Camusso, Angeletti, Bonanni ed anche Landini ,qualcisa che ricorda la grande contestazione operaia dell'autunno 1992 !

Un giudizio certamente positivo della giornata odierna. Anzi se consideriamo tutta una serie di difficoltà, dall’aver organizzato tutto in tre giorni, avendo zero stampa, una infame campagna contro direi che il risultato di far fuggire i segretari generali di cgil-cisl-uil in una città di provincia ed in un giorno nel quale le attenzioni (comprese quelle poliziesche) erano rivolte su Taranto non è certamente un risultato da sottovalutare.

Un altro dato estremamente importante è la partecipazione sentita, convinta ed estremamente determinata alla manifestazione: ovvero non era la “solita” stantia manifestazione ma la determinazione si leggeva negli occhi e negli atteggiamenti.

Ora ovviamente il percorso prosegue in quanto domani sera ci rivediamo in piazza come comitato e lo facciamo nel quartiere (Tamburi) che è il più devastato ambientalmente parlando in quanto è adiacente alla fabbrica.

Anzi lo facciamo in una piazza che dista qualche decina di metri dall’Ilva.

L’assemblea servirà a dare una valutazione sulla giornata odierna e studiare le prossime iniziative, tenendo presente che domani c’è il riesame rispetto all’ordinanza di chiusura. Se sono rose fioriranno.

Vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi.

Taranto 2 agosto 2012 Confederazione Cobas Taranto