domenica 27 gennaio 2013

Vogliamo guardarli negli occhi


  •  Firenze, Martedì 29 gennaio alle ore 15 Via Cavour

  • Presidio davanti alla Regione Toscana.
    Il 29 gennaio si terrà la prima riunione del Consiglio Regionale dopo la notizia delle gravissime accuse mosse dalla Procura di Firenze contro i principali responsabili di imprese e delle Ferrovie dello Stato.
    Lo spettacolo indecente che appare dall'inchiesta chiede conto alle istituzioni politiche dei loro “sguardi distratti”, della difesa ottusa e testarda del progetto TAV ignorando le denunce dei cittadini.
    Saremo davanti alla sede della Regione a guardare negli occhi tutti coloro che in questi hanno mentito e accusato di terrorismo chi denunciava il disastro imminente.
    Guarderemo negli occhi coloro che ancora corteggiano l'AD delle FS Mauro Moretti che si trova a capo di una impresa dove corruzione, associazione a delinquere e connivenze con la Camorra sono ben presenti.
    L'ideale di “ferroviere” per i cittadini è Riccardo Antonini, il lavoratore che è stato licenziato da Moretti per aver denunciato le gravi lacune nella sicurezza delle FS e aver collaborato con i parenti delle vittime della strage di Viareggio. 

sabato 26 gennaio 2013

GIUSTIZIA PER VIAREGGIO, GIUSTIZIA PER RICCARDO

Lunedì 11 marzo 2013, alle ore 11, a Lucca si svolgerà la terza udienza contro il suo licenziamento

Licenziamento Antonini: Riccardo rigetta proposta indecente di Moretti

Conciliazione fallita, Mauro Moretti rifiuta la proposta del Giudice, Riccardo rigetta la proposta 'indecente' di Moretti per '... dignità e per il rispetto delle vittime della strage di Viareggio'. Prosegue la causa per il licenziamento, la prossima udienza si terrà l'11 marzo 2013. Proposta del Giudice. La proposta di Riccardo. La proposta indecente di Moretti.
Lucca, 24 gennaio 2013 - Si è concluso con un mancato accordo, il tentativo di conciliazione avviato da Giudice del Lavoro di Lucca, Luigi Nannipieri, nella causa contro il licenziamento del nostro compagno di lavoro Riccardo Antonini, operaio addetto alla manutenzione infrastrutture di Rfi Spa. Come molti sanno è stato licenziato per espressa volontà dell'amministratore delegato del gruppo Fs, Mauro Moretti, imputato nel processo Viareggio, (il quale potrebbe impiegare meglio il suo prezioso tempo di lavoro dedicandosi di più a garantire il buon andamento e la sicurezza dei treni). Motivo utlizzato per il licenziamento è la sua partecipazione come consulente tecnico dei familiari e della Cgil, alle fasi tecniche dell'incidente probatorio, per la pretesa incompatibilità tra il ruolo di dipendente e la posizione processuale della società Rfi, imputata, ai sensi della legge 231 sulla responsabilità civile delle imprese.
Un secondo motivo è legato alle contestazioni ricevute dallo stesso Moretti a Genova, nel settembre 2011, durante il dibattito ad una festa del Pd, al quale era presente anche Riccardo, assieme - come si vede nella quì sopra - ai familiari delle vittime della strage di Viareggio.
MORETTI RIFIUTA LA PROPOSTA DEL GIUDICE - Il Giudice aveva proposto, come prevede la legge, già nella prima udienza del 5 luglio 2012, una conciliazione per evitare la causa ed il giudizio, invitando le parti ad accordarsi su un testo che prevedeva per Riccardo l'interruzione dell'attività di Consulente Tecnico di Parte nel processo penale per la strage di Viareggio – la cui udienza preliminare si svolgerà in primavera – e da parte dell'azienda la revoca del licenziamento e la concomitante trasformazione in una sanzione 'conservativa', ovvero alcuni giorni di sospensione, senza nessuna condizione vessatoria aggiuntiva. Questa proposta sicuramente equa, rispetto al contesto in cui è stato disposto il licenziamento, sembrava fosse stata accettata dai legali aziendali e dai dirigenti delegati a gestire il contenzioso ma è stata poi personalmente rigettata da Moretti.
LA PROPOSTA 'INDECENTE' DI MORETTI - Interferendo direttamente nella trattativa, l'ad del gruppo Fs, con la sua proposta 'indecente' voleva imporre la rinuncia perpetua per Riccardo a qualsiasi costituzione in giudizio contro le società del gruppo Fs e di tutti i dirigenti eventualmente coinvolti in procedimenti penali, anche futuri; una sorta di veto padronale eterno all'esercizio dei diritti costituzionali ed a quello, inalienabile, di rivolgersi all'autorità giudiziaria a tutela degli interessi personali e collettivi. Nonostante il potente ufficio Stampa delle Fs (forse il più nutrito e costoso nel panorama delle grandi aziende italiane, pagato con i soldi dei contribuenti) che con un comunicato ha tentato di rovesciare il senso di quanto accaduto, sono stati Moretti e l'azienda a rifiutare la proposta già formalizzata del giudice, basta leggere i documenti per rendersene conto. Se potessimo farlo correggeremmo con la matita blu il loro comunicato, almeno per fornire una più corretta informazione all'opinione pubblica.
LA PROPOSTA DI RICCARDO - Riccardo ha presentato a sua volta una proposta che pur tenendo conto di alcune richieste della controparte impedivano a Moretti lo sconfinamento su un terreno estraneo al contratto di lavoro respingendo il suo maldestro tentativo come 'padrone', di umiliarlo pubblicamente. "Se e quando rientrerò in ferrovia, questo sarà in piedi e a testa alta, non in ginocchio e con il cappello in mano, come vorrebbe il sig. Moretti", è stata la serena e ferma dichiarazione di Riccardo che ha poi motivato con una lettera la sua decisione che tutti noi condividiamo.
A CHE SEVONO I DIRIGENTI DI RFI ? -  Praticamente Moretti ne ha fatto una questione personale - dalla quale avrebbe fatto meglio ad astenersi in quanto imputato proprio nel processo penale da cui nasce il contenzioso - nonostante si tratti di un provvedimento interno della Rfi Spa, società del gruppo che sulla carta è dotata di piena autonomia, di un poderoso apparato burocratico e manageriale, presidente, amministratore delegato, consiglieri di amministrazione e diverse centinaia di dirigenti, che pur mantenendo la carica, sono di fatto esautorati dalla gestione di questa vicenda che è ormai riconosciuta da tutti come un 'licenziamento politico' (ad uso personale di Moretti) per motivi del tutto estranei alle ragioni contrattuali utilizzate come pretesto formale.
IL POTERE DATORIALE USATO PER MOTIVI PERSONALI - In un paese 'normale' sarebbe additato alla 'pubblica riprovazione' quel dirigente che, facendo leva sul grande potere che la collettività gli ha conferito per gestire un prezioso servizio pubblico quale è quello ferroviario, si accanisce per motivi personali contro un 'suo' operaio, prima licenziandolo e poi imponendogli col ricatto occupazionale la rinuncia ai diritti ed alle libertà civili garantite dalla Costituzione a tutti i cittadini.
UN SEMPLICE MA TEMUTISSIMO OPERAIO - Moretti voleva imporre a Riccardo, il divieto di presentarsi in tribunale come consulente, non solo nel processo sulla strage di Viareggio ma per qualsiasi altro procedimento in cui nel futuro potrebbero essere imputate le numerose società e lo sterminato numero di dirigenti del gruppo fs; una sorta di salvacondotto della casta ferroviaria contro le iniziative legali di un semplice ma temutissimo operaio.
UN 'FAVORE' A TUTTI I PADRONI – Con questo maldestro tentativo di calpestare la dignità di un lavoratore dalla 'schiena dritta' probabilmente la dirigenza ferroviaria intendeva svolgere anche un lavoro 'per conto terzi' aprendo la strada agli altri 'padroni' per cancellare i diritti civili di tutti i lavoratori impedendone la costituzione in giudizio. Basta licenziarli con un pretesto e poi, imporgli di rinunciare a questo o quel diritto...
A FIANCO DI RICCARDO - Una storia di prepotenza dei forti contro i più deboli nella quale Riccardo trova al suo fianco tutti i ferrovieri, i lavoratori, lavoratrici e quanti hanno a cuore l'uguaglianza e la giustizia sociale. Un sostegno particolare lo riceve dall'associazione dei familiari delle vittime, “Il Mondo che vorrei”. “Se Riccardo avesse accettato - dice la presidente, Daniela Rombi  - anche la nostra battaglia avrebbe perso forza. Viareggio non è in vendita e noi non siamo zerbini”. Questa battaglia, divenuta un simbolo, nasce – non dobbiamo dimenticarlo – dalla strage di 32 persone innocenti, vittime della crudeltà di un sistema burocratico e industriale che antepone il profitto alla tutela della sicurezza dei treni ma anche dalla volontà dei ferrovieri di partecipare, schierandosi dalla parte delle vittime e contro i poteri forti della burocrazia e della tecnocrazia ferroviaria europea.

sabato 19 gennaio 2013

VERGOGNA!


Venerdì 18 gennaio, uno schieramento di poliziotti in tenuta antisommossa ha vietato l'accesso al Consiglio comunale di Empoli a un gruppo di cittadini che, in maniera pacifica, intendeva difendere l'esistenza del Centro Sociale Intifada di Ponte a Elsa. Una decisione non solo vergognosa, ma anche illeggittima perchè viola palesemente le regole statutarie indicate per le sedute pubbliche.
Tutto questo avviene in un comune dove le politiche abitative sono pressochè inesistenti e che ha preferito svendere il proprio patrimonio pubblico (alloggi ERP) ad un prezzo medio di 37 mila euro per alloggio in un periodo in cui il mercato immobiliare non era ancora toccato dalla crisi (dati Publicasa 2008). Un vero affare: per ogni 4 alloggi (s)venduti si riesce a malapena a costruirne uno.
Come sportello sociale abbiamo più volte denunciato come i programmi di edilizia residenziale pubblica fossero completamente disinteressati al recupero del patrimonio abitativo esistente e agli oltre mille immobili non abitati del comune. Sindaci e prefetti hanno ampi poteri di intervento, sarebbe ora che cominciassero a rivolgerlo contro gli speculatori, requisendo appartamenti e bloccando gli sfratti,  anziché restringere  le libertà e demolire spazi sociali. Lo sfruttamento intensivo del territorio (l'Istituto Nazionale di Urbanistica ha quantificato una cementificazione tale che ad ogni cittadino potrebbe disporre di 230 mq), la gestione privatistica del patrimonio pubblico (aziendalizzazione degli enti) ha finito con il produrre l'espropriazione della città e dei suoi abitanti.
Ponte a Elsa è l'emblema di una periferia urbana “capace soltanto di invecchiare”, perchè progettato in nome dell'emergenza e non per rigenerarsi nel tempo, a destinazione popolare e privo dei più elementari servizi.
Il Centro sociale Intifada rappresenta la risposta più efficace all'abbandono e al degrado del quartiere. In questi anni abbiamo condiviso le mille battaglie  sulla ripubblicizzazione dell'acqua, sulla difesa dell'ambiente, contro il razzismo, per il diritto all'abitare e in difesa dei diritti dei lavoratori e dei migranti e faremo di tutto per difenderlo anche in futuro.
Cobas Empoli-Valdelsa.

giovedì 17 gennaio 2013

NON CI PROVATE!!!

NON CI PROVATE!!!
25 anni di centro sociale intifada, non si cancellano con una variazione di destinazione d'uso!
Un quarto di secolo, era il 1988 quando venti ragazzi occuparono l'ex scuola elementare di Ponte a Elsa, dando vita ad una dell'esperienza più attive d'Italia, il centro sociale autogestito intifada
Non basterebbero centinaia di pagine per ricordare le migliaia di iniziative promosse dal csa intifada in questi ultimi 25anni. Almeno 3 generazioni si sono susseguite all'interno dell'unico spazio sociale di tutta la provincia di Firenze, un punto di riferimento per tutti coloro che credono nella democrazia diretta e nella partecipazione.
Ebbene il csa intifada sta per essere cancellato da un amministrazione che preferisce il cemento agli spazi sociali. Nel piano regolatore che verrà presentato domani in consiglio comunale il terreno dove è situato il CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO diventa ERP ( EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA)
Vogliamo essere subito molto chiari con questa amministrazione
NOI DA VIA XXV APRILE NON ANDREMO MAI VIA,
se questa giunta comunale vuole trasformare un'esperienza ricchissima di lavoro partecipazione solidarietà anche internazionale , in un problema di ordine pubblico, ci provi
non staremo inermi ad aspettare le ruspe!!
PER DIRLO TUTTI 'INSIEME A QUESTI AMMINISTRATORI, SORDI E CIECHI.
VENERDI 18 ORE 19,30 TUTTI DAVANTI AL COMUNE IN VIA GIUSEPPE DEL PAPA

CENTRO SOCIALE AUTOGESTITO INTIFADA

venerdì 11 gennaio 2013

Solidarietà lavoratori Falaschi

Esprimiamo la nostra piena solidarietà agli autisti della Ditta Falaschi che, pur da mesi senza stipendio, hanno continuato a garantire il trasporto scolastico nei comuni di Montelupo, Vinci, Capraia e Cerreto.

Chiediamo all'Unione dei Comuni Circondario Empolese Valdelsa, che andrà a gestire in maniera unificata tutti i servizi pubblici del territorio:

  • che venga assicurato il pagamento degli stipendi ai dipendenti della Ditta Falaschi da dicembre 2012 in poi; gli autisti stanno continuando a lavorare per i cittadini;
  • che il servizio di trasporto scolastico, che dovrà essere gestito in maniera unica, non venga appaltato ma venga reinternalizzato con l'assunzione degli autisti della Ditta Falaschi

Siamo convinti che la messa a gara del servizio, con il criterio scellerato dell'offerta economicamente più vantaggiosa, non potrà portare che ulteriori danni ai lavoratori, costretti a lavorare senza i diritti minimi garantiti, e ulteriori danni ai cittadini.

Siamo certi infatti che i cittadini condividono con noi l'idea che il trasporto scolastico è un servizio indispensabile che un Ente pubblico deve erogare direttamente, un Bene Comune, così come condividono con noi l'idea che dopo che una persona ha lavorato per un mese ha il diritto sacrosanto di riscuotere lo stipendio.

Cobas Empoli Valdelsa

martedì 8 gennaio 2013

Fallimento della Ginori, i Cobas: "C'è da pensare male, a strani giochi". Pronti a occupare la fabbrica

"E' una situazione allucinante e paradossale, oggi era tutto predisposto perché i lavoratori rientrassero in fabbrica". Lo ha detto Giovanni Nencini, esponente dei Cobas Ginori, commentando la decisione del Tribunale di Firenze SUl fallimento della Richard Ginori. I Cobas hanno tenuto un presidio fuori da Palazzo di Giustizia, con un centinaio di lavoratori.
 
 
 
"Una decisione che induce a pensare male - ha aggiunto - a pensare che dietro questo fallimento ci siano dei giochi particolari". Una decisione presa, ha osservato il sindacalista, malgrado lo schema di concordato predisposto dal collegio dei liquidatori avesse "assegnato Ginori a due società importanti pronte a investire immediatamente, e già con decine di milioni di euro di ordini pronti da evadere".
 
 
 
Secondo Nencini "sono sbigottiti sia i rappresentanti di Lenox che quelli di Apulum, non si aspettavano una decisione del genere". L'esponente dei Cobas ha criticato il comportamento di Filippo Pasquini, creditore privilegiato, unico a non aver ritirato l'istanza di fallimento presentata: "Si è ostinato fino alla fine a non ritirare l'istanza - ha detto Nencini - andando contro i suoi stessi interessi, e questo induce a pensare che evidentemente qualcuno fino alla fine ha giocato e spinto per il fallimento della Ginori".


 
I Cobas della Richard Ginori vogliono occupare lo stabilimento di Sesto Fiorentino dopo l'annuncio del fallimento della storica azienda di porcellane. E' quanto annunciato oggi dai lavoratori del sindacato di base che stamani hanno prima organizzato un presidio davanti al Palazzo di giustizia per poi dirigersi verso il centro dove hanno manifestato davanti alla sede della prefettura e successivamente a quella della Regione. I lavoratori, secondo quanto spiegato, saranno ricevuti da un funzionario regionale e cercheranno di organizzare il prima possibile un incontro con il presidente della Regione Enrico Rossi.

Secondo Giovanni Nencini dei Cobas Ginori "tutta questa vicenda ci induce a pensare che qualcosa non abbia funzionato come doveva e che si volesse comunque arrivare al fallimento di Richard Ginori. La scelta del tribunale ci ha lasciato allibiti, dopo che Richard Ginori era già stata assegnata dal collegio dei liquidatori a due aziende importanti e solide come Apulum e Lenox. Oggi - ha aggiunto - pomeriggio torneremo in fabbrica per occuparla". Dai Cobas critiche a Cgil, Cisl e Uil "che stamani non hanno partecipato al nostro presidio. Paradossalmente - spiegano - a sostenerci erano invece presenti i lavoratori della Gkn con la Rsu che riunisce anche i sindacati confederali, per esprimere solidarietà e sostegno alla nostra vertenza. Questo é significativo".