domenica 27 febbraio 2011

venerdì 25 febbraio 2011

PEGASO: UN ATTO CONTRO I LAVORATORI

Comunicato stampa Cobas Pegaso

Tra ieri e oggi si è consumato in PEGASO un gravissimo atto di intolleranza dell’azienda contro i lavoratori.
Il direttore del personale ha prima negato lo svolgimento delle elezioni delle RSU e stamani ha staccato dalla bacheca dei lavoratori il comunicato della Commissione Elettorale riguardante l’inizio della procedura elettorale. Non solo: ha anche staccato il documento relativo all’atto costitutivo dei COBAS, affermando che non riconosce questo sindacato all’interno di PEGASO.
Augurandoci che tutto sia solo frutto di un malinteso, quanto accaduto, se confermato dal comportamento dell’azienda, comporta una precisazione e un sospetto.
La precisazione: a nessuno, tanto meno a PEGASO o a CONFINDUSTRIA, è consentito impicciarsi di faccende sindacali sulle quali l’ultima parola spetta unicamente a LAVORATRICI e LAVORATORI. La democrazia sindacale non è di competenza dei direttori del personale.
Il sospetto: non sarà che si vuole impedire le elezioni delle RSU in PEGASO per il semplice fatto che la CGIL non riesce a trovare persone disposte a candidarsi?
In ogni caso, COBAS PEGASO ribadisce il diritto di partecipare alle elezioni delle RSU e, in particolare, il DIRITTO di LAVORATRICI e LAVORATORI a votare il 4 marzo 2011, nel rispetto del regolamento. Qualora questo fosse impedito dall’azienda, ci penseranno i lavoratori con le loro iniziative e il tribunale a ristabilire il diritto nei confronti di PEGASO (e della CGIL).

COBAS PEGASO

martedì 22 febbraio 2011

Noureddine Adnane, Franco per gli italiani, non c'è più

Mimmo dentro la camera mortuaria del civio di Palermo a vedere Noureddine non c'è voluto andare. Perché ha avuto paura di vedergli il volto carbonizzato dalle fiamme. Paura che quelle immagini di morte si sovrapponessero per sempre nei suoi ricordi alle immagini dei sorrisi di Noureddine e dei suoi occhi pieni di vita e di sogni. I sogni di un ragazzo di 27 anni partito appena diciottenne, nel lontano 2002, carico di aspettative e responsabilità, deciso a lavorare sodo in Italia per farsi carico dei sette fratelli e dei genitori.

Oggi Noureddine Adnane, Franco per gli italiani, non c'è più. La sua salma è sulla via del ritorno per Ben Ahmed. Arriverà in Marocco tra oggi e domani per il funerale. Ad attenderlo, nove anni dopo la sua partenza, ci saranno la moglie Atika, una ragazza di 21 anni, e sua figlia, la piccola Khadija, di due anni e mezzo. Chi spiegherà alla bambina che cosa è davvero successo al papà?

I fatti risalgono allo scorso 10 febbraio. Noureddine come ogni giorno ha allestito la propria bancarella mobile davanti al bar Massaro, in via Basile, nella zona universitaria. Ha i documenti in regola, sia il permesso di soggiorno che la licenza per la bancarella. Ma è in apprensione perché la settimana precedente ha già avuto quattro verbali dei vigili urbani. E infatti anche quel giorno si ripresentano, intorno alle tre del pomeriggio. Gli ripetono lo stesse cose, che non può stare fermo per più di un'ora nello stesso posto e che deve continuamente spostarsi di almeno 500 metri.

Raccontano i parenti e gli amici che a quel punto i vigili avrebbero disposto il sequestro di parte della merce, giocattoli, fazzoletti, guanti. In quel momento Noureddine inizia a dare in escandescenza, lascia i propri documenti ai vigili, si allontana e ritorna poco dopo con una bottiglia di benzina che si cosparge addosso sui vestiti minacciando di bruciarsi con l'accendino in mano. Non è chiaro a quel punto cosa succede. Se i vigili lo tranquillizzano o se invece infieriscono su di lui. Non ci sono testimoni per ora. Solo i video delle telecamere a circuito chiuso del bar Massaro, che intanto sono state acquisite dall'autorità giudiziaria, che con tutta probabilità aprirà un'inchiesta per istigazione al suicidio.

Dal canto loro i vigili hanno negato di avere sequestrato la merce di Noureddine, e hanno sottolineato il fatto che uno dei due vigili sia prontamente intervenuto con la propria giacca per tentare di spegnere le fiamme sul corpo di Noureddine.

Ma tra i marocchini all'obitorio dell'ospedale civico di Palermo circolano versioni diverse. I vigili hanno una pessima reputazione. Le vessazioni dei vigili contro gli ambulanti marocchini a Palermo negli ultimi mesi si sono fatte sentire in modo crescente. Soprattutto da parte di due vigili. I loro nomi circolano sulle bocche di tutti. In particolare quello del vigile che si fa chiamare Bruce Lee, già militante di Forza Nuova, segni particolari di riconoscimento: una svastica tatuata sul braccio.

Ci sarebbe lui dietro l'accanimento contro il povero Noureddine Adnane, che con la sua bancarella tentava di guadagnarsi da vivere? Sarà la magistratura a fare le sue indagini. Noi intanto abbiamo trovato un'altra storia. Ce l'ha raccontata un altro venditore ambulante, di cui preferiamo mantener l'anonimato per sicurezza.

I fatti risalgono al gennaio scorso. Questo ragazzo, con permesso e licenza registrata, sta vendendo delle borse in prossimità di un popolare mercato di Palermo. Si avvicinano i due vigili di cui sopra e fanno per portarlo via. Lui si oppone mostrando loro i documenti. Insiste che controllino i documenti, che è tutto in regola, ma i due lo forzano a entrare in macchina. Lui rifiuta con tutte le forze, allora lo immobilizzano a terra e gli sbattono la testa sull'asfalto, ferendolo. A quel punto lo ammanettano, gli sequestrano la merce e lo caricano in auto diretti al commissariato San Lorenzo, nell'indifferenza generale dei passanti. Una volta arrivati in commissariato, lo trattengono per 24 ore, senza acqua né cibo. Lo tengono ammanettato, in una stanza. Sono 4 poliziotti e gli stessi due vigili. Uno a un certo punto gli dà uno schiaffone e lo butta a terra, mentre gli altri si scaraventano su di lui con calci e pugni, gli sputano in faccia dicendogli “monnezza!”. Il giorno dopo, ai suoi danni si apre un processo per contraffazione e resistenza a pubblico ufficiale, per il quale rischia il ritiro del permesso di soggiorno.

Da quelle accuse si difenderà in tribunale. Ma intanto oggi è venuto alla manifestazione in solidarietà con Noureddine. Lui a Palermo vive da 5 anni, con il padre che sta in Italia da una vita. Insieme agli altri marocchini del corteo, oggi chiede giustizia. Sono alcune centinaia in corteo da piazza Politeama, con gli studenti e il movimento del forum antirazzista. Tutti in solidarietà con la famiglia di Noureddine. È lui il martire della giornata. In Tunisia una storia molto simile alla sua ha funzionato da detonatore per la rivoluzione. In Italia è molto verosimile che non ci sia nessuna rivoluzione e che la vita di Noureddine sia stata sacrificata per niente. Ma in fondo, dipende solo da noi.

Rete antifascista provinciale Brescia

domenica 20 febbraio 2011

Al referendum votiamo Si contro il nucleare.

Trasformiamo una difficoltà in una opportunità di vittoria : anche il referendum sul nucleare può conquistare il quorum!

Circa 3 mesi ci separano dalla convocazione dei referendum acqua-nucleare : se il governo non ci accorda l’accorpamento con le elezioni amministrative del 15 maggio , si voterà il 12 giugno. Un’inezia di tempo per convincere a votare almeno 25 milioni di elettori per i referendum. Quello dell’acqua è stato deciso dalla volontà popolare con 1.400.000 firme , quello nucleare è stato l’esercizio cinico e idiota di un partito, l’IDV di Di Pietro. Ora però la Corte Costituzionale ha ammesso entrambi i referendum , dunque va colta l’occasione di vincerli, così da sconfiggere le privatizzazioni, tutelare i beni comini e contribuire al cambiamento della politica economico-sociale del Paese.

Se la battaglia per l’acqua pubblica ha da 6 anni nel Forum dei Movimenti per l’Acqua lo strumento propositivo e organizzativo che l’ha portata prima alla legge di iniziativa popolare, poi alla gestione dal basso del referendum attraverso il “ Comitato Promotore-2 SI per l’acqua bene comune”, per quella contro il nucleare inutile nasconderci che siamo in notevole ritardo. Circa 3 anni fa, prevedendo il ritorno al nucleare dopo l’epopea vincente conclusasi con il plebiscitario referendum del 1987 , alcune realtà toscane,pugliesi,piemontesi , laziali e siciliane dopo una serie di incontri hanno dato vita al Coordinamento Antinucleare “ salute-ambiente-energia” , recuperando la generazione che negli anni ’80 sconfisse il nucleare e accumulando quelle nuove impegnate sui vari fronti del conflitto capitale/ambiente-lavoro-società. ( energia padrona/rigassificatori,inceneritori/rifiuti, grandi opere, precarietà).

Per molti versi oggi la sfida referendaria è più ardua . Intanto bisogna comunicare coinvolgendo milioni di cittadini per sollecitarli ad andare a votare e votare SI; peraltro, anche se il referendum è una delle poche espressioni di “ democrazia diretta” , le compagini alternativo-antagoniste impegnate nei vari contesti sociali diffidano e sono poche avvezze all’utilizzo di questo strumento. Le precedenti lotte antinucleare, hanno dapprima messo in campo una lotta radicale con l’azione diretta , per poi decretare la vittoria conclusiva tramite lo strumento referendario. Qui, ora, siamo a parti invertite! Anche per il fatto che il nucleare ancora non c’è , né sono stati ancora decisi i siti, la cui sola indicazione da sola produrrebbe una sollevazione popolare. In questo caso ,il referendum agisce come azione preventiva e allo stesso tempo impeditiva, in quanto teso ad abrogare la Legge che ripristina il nucleare, insieme alle normative capestro “ sui siti di interesse nazionale, militarizzati e sotto il controllo delle Forze Armate”.

Non c'è tempo da perdere! Abbiamo bisogno del contributo di tutte le realtà che compongono l’opposizione sociale nel paese per vincere questa sfida. Questi referendum impegnano bisogni/diritti veri come acqua-energia, sono semplici e nella comprensione-sensibilità popolare , infine comportano un risultato concreto per la collettività ed anche la convinzione che possiamo farcela a sconfiggere i predatori dell’umanità.

Oggi, 20 febbraio si è riunito a Roma il Coordinamento Antinucleare “ salute-ambiente-energia” c/o sede Cobas viale Manzoni 55, con all’odg: 1) avvio della campagna antinucleare in parallelo con quella dell’acqua; 2) concordare i profili politici e le eventuali alleanze territoriali; 3) agenda delle iniziative fino al voto ; costituzione del “ Comitato di base per il SI contro il nucleare”.


sabato 19 febbraio 2011

Situazione nel pubblico impiego e dintorni…

In questi mesi ci sono state numerose sentenze di Giudici del Lavoro che hanno condannato gli Enti pubblici per avere applicato il D.Lgs 150/2009 (la Brunetta) stabilendo il principio che, prima di essere operativa, la Riforma doveva essere recepita nei contratti nazionali. Di conseguenza, in assenza di contratti e con il vergognoso blocco della contrattazione (sancito dalla "finanziaria d'estate", il Dlgs 78 del 2010), sarebbe stato possibile impugnare queste sentenze per ostacolare negli Enti pubblici i piani meritocratici delle performances, le 3 fasce di merito che dividono il personale facendo ricadere su di esso evidenti decurtazioni salariali.

Lo scorso 4 febbraio , Cisl Uil e Ugl hanno sottoscritto un’ intesa che se da una parte circoscrive solo alle risorse aggiuntive e ai risparmi l'applicazione delle 3 fasce, dall'altra vanifica queste sentenze favorevoli verso i lavoratori e spiana la strada alla piena applicazione della Brunetta.

Nei fatti, l'intesa del 4 febbraio spiana la strada alla piena applicazione della Legge Brunetta e dei nuovi modelli contrattuali, che significano annullamento della contrattazione e della democrazia sindacale, oltre alla triennalizzazione dei contratti (dal 2014 ovviamente, perchè per 3 anni saremo fermi) e a un sistema di calcolo degli aumenti a dir poco sfavorevole (gli aumenti saranno sempre più miseri).

Spianando la strada alla applicazione della Legge Brunetta, si costruiscono le basi per un nuovo accordo quadro nel Pubblico Impiego che cancellerà dalla contrattazione materie importantissime come la organizzazione del lavoro, la gestione del personale, riducendo le relazioni sindacali a formali (e insignificanti) "diritti" alla informazione.

Cisl , Uil , Ugl e Governo vogliono annullare la contrattazione sindacale, la stessa Cgil aveva a sua volta concordato un testo (presentato al Governo il 20 Gennaio scorso ) dove l'aumento dei carichi di lavoro veniva barattato in cambio di qualche (vaga) promessa di irrisorio aumento salariale, ma senza dire una parola sui tagli sanciti dai Bilanci approvati negli Enti locali e nelle Regioni, tagli che si ripercuotono negativamente non solo sulle nostre buste paga ma sugli stessi servizi.

E' evidente che nel giro di poco tempo il pubblico impiego avrà salari in discesa e una contrattazione sindacale sul modello Marchionne e di tutto ciò dobbiamo ringraziare i sindacati conniventi Cisl, Uil e autonomi.

venerdì 18 febbraio 2011

Il Milleproroghe uccide l'Università

Tra pochi giorni, dopo l'approvazione al Senato, il Decreto mille proroghe passerà alla Camera.

Il Fondo per il Finanziamento Ordinario delle Università (FFO) costituisce la principale fonte di entrata per le Università statali e in questi anni c'era la possibilità (in virtù dell'art 5 della legge 143\04 che tratta le spese del personale universitario) di non tenere conto, ai fini del calcolo della spesa di personale, degli incrementi stipendiali derivanti da alcuni istituti contrattuali.

In questo modo, molti atenei potevano abbattere una parte deli costi di personale nel calcolo del 90% del FFO.

Inoltre, un terzo del costo del personale convenzionato con il servizio sanitario regionale non era prso in considerazione proprio per consentire alle Università di non rsuperare la quota del 90% della spesa del personale

La cancellazione di questa norma per gli atenei significa non solo impossibilità di assunzione ma ripercussioni negative suil personale universitario che opera per conto del Servizio sanitario nazionale.

domenica 13 febbraio 2011

ARRIVANO I COBAS!!!



COMUNICATO STAMPA Cobas Ginori

Risultato straordinario dei COBAS in Richard Ginori che con 134 voti ottengono la maggioranza assoluta (51%) alle elezioni per il rinnovo delle RSU. Con questo risultato i COBAS si confermano il sindacato più rappresentativo all’interno dello storico stabilimento di Sesto Fiorentino.
“ Purtroppo il meccanismo elettorale che assegna di ufficio 3 seggi ai Confederali, penalizza i sindacati di base. – dichiarano i COBAS – Assistiamo al paradosso che chi ha ottenuto il 51% dei voti abbia assegnato tre delegati e chi, come i confederali tutti insieme, ha ottenuto il 49% delle preferenze abbia complessivamente assegnati sei delegati. Oppure, chi come i COBAS ha ottenuto 134 voti debba avere tre delegati contro i due della CISL che ha ottenuto solo 25 voti (9%). Siamo palesemente di fronte ad un meccanismo antidemocratico, che non rispetta la reale rappresentanza all’interno della fabbrica.
“Nonostante questo – proseguono i COBAS – il risultato è straordinario. Pensare di aver ottenuto la maggioranza assoluta dei voti presentandoci per la prima volta non può che lasciare soddisfatti. Per noi comunque vale il principio, al di là delle maggioranze e minoranze, che i lavoratori decidano sempre su qualsiasi tema o proposta. Ogni problematica sarà riportata nel luogo delegato ad ogni decisione: l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori.”
“Questo è il risultato delle politiche della CGIL fiorentina e Toscana, di Mauro Fuso e di Alessio Gramolati – dichiara Giovanni Nencini – che per distruggere e poi normalizzare la FILCEM CGIL Fiorentina, hanno perso la fabbrica più rappresentativa del territorio e del settore, hanno perso 100 iscritti e il 45% dei voti. COMPLIMENTI. Tutto questo con la categoria, in vista del congresso, ancora nel caos. Il risultato dei COBAS, ottenuto anche nonostante pesanti intromissioni in campagna elettorale della politica, rispecchia la volontà dei lavoratori di una rappresentanza diversa e che sia autonoma dalla politica.”
“Auspichiamo che il risultato della Ginori sia l’inizio di un onda, - prosegue Nencini - in vista di elezioni in programma in altre aziende del settore dove si presenteranno liste COBAS, che dia voce alle esigenze dei lavoratori a partire dalla base.”
Un ringraziamento infine a tutte le lavoratrici, i lavoratori, i candidati e a tutti coloro che hanno sostenuto i COBAS GINORI in tutto il percorso, fino al raggiungimento, insieme, di questo risultato straordinario.

Sesto Fiorentino, 9/02/2011 COBAS GINORI

sabato 12 febbraio 2011

BASTA COI ROGHI DI BAMBINI ROM!

Il 6 febbraio quattro bambini di etnia rom sono stati uccisi a Roma dalla miseria in cui sono stati costretti a vivere dalla Amministrazione capitolina, in un campo fatto di baracche di legno e lamiera.

Il Sindaco di Roma e i politicanti della destra se la prendono con i campi rom, gli stessi contro i quali la camorra, nel napoletano, ha usato armi e bottiglie incendiarie, gli stessi campi che a Roma sono stati bersaglio di aggressioni e incendi da parte di bande fasciste.

Gli stessi campi, simili a lager aperti, moderni ghetti insomma, dove sono costretti a vivere da anni, nonostante, come ognuno di noi, sognino una casa e un posto decente per vivere. Ancora una volta, il sindaco di Roma e la destra razzista, sia col cd "piano nomadi", sia con una campagna di tipo razziale sempre piu' spinta, invocano norme d'emergenza per allontanare sempre piu' queste popolazioni dalla realtà sociale e rinchiuderli in ghetti sempre piu' distanti dalla città. Negli ultimi anni molti bambini rom non sono piu' andati a scuola perché i programmi sociali loro destinati sono stati ridimensionati, si preferisce spendere in armamenti ed in polizia, si preferisce spendere per creare problemi invece che per risolverli.

Anche a Pisa, il Sindaco a ben pensato di utilizzare l'ennesima tragedia in un campo rom per chiedere nuovi sgomberi di questo popolo di abusivi. Filippeschi chiede soldi e rivendica il "patto di Pisa citta sicura", per questo reclama più forze di polizia. Nelle parole del democratico Filippeschi, come in quelle dell'ex missino Alemanno, cogliamo troppe similitudini, un tratto in comune: la militarizzazione del territorio, che costituisce la ricetta a cui affidano il tema della sicurezza. Mentre si finge di dimenticare che la pluridecennale politica dei campi nomadi ha creato solo miseria, insicurezza, discriminazione e segregazione. Sia la politica tutta italiana dei "campi nomadi", che quella della militarizzazione, costituiscono pure un giro di soldi notevole e sono alla base di una politica sociale decisamente antipopolare. Costoro dimenticano anche che i rom non sono affatto "nomadi" nel senso utilizzato, in tutta Europa vivono prevalentemente in normali abitazioni, lavorano e mandano i bambini a scuola. La realtà dei campi è uno specifico italiano e un retaggio del periodo fascista, nel quale queste popolazioni vennero dapprima messe nei campi e poi in gran numero inviate nei lager di sterminio assieme a migliaia di oppositori politici, gente considerata deviata, insieme a milioni di ebrei vittime della deportazione.

Il popolo rom è principalmente vittima non riconosciuta della Shoà e del Porraimos che falcidiò intere popolazioni in Europa, piu' di recente le popolazioni rom sono state costrette con la forza, da bande criminali alleate delle autorità italiane ed europee, ad abbandonare i territori kosovari dove vivevano in gran numero: Oggi questa terra è invecei regno della piu' potente malavita organizzata dell'intero continente europeo da cui provengono indisturbati la maggioranza dei traffici che attraversano il nostro Paese.

I rom sono le primevittime della famosa guerra umanitaria, in Kosovo avevano case e lavoro, vivevano in pace in un paese, laJugoslavia, che riconosceva loro piena sovranità, a differenza dell'attuale "Stato delle mafie" kosovaro, vero Stato fantoccio sorretto dalle nostre truppe occupanti. Non a caso l'Italia è stata richiamata daorganismi internazionali, tra i quali l'ONU, al rispetto dei diritti umani tanto nel caso dei rom di origine jugolsava e romena che dei sinti di nazionalità italiana. Con tali politiche di esclusione è negato a loro, e a tanti altri cittadini, italiani o migranti che siano, il diritto all'abitare, a vivere in condizioni umane e con diritti civili e sociali: è questa la nostra sicurezza! Senza questi diritti non c'è umanità, non c'è giustizia sociale, ma solo violenza, sopraffazione e razzismo.

Lo sgombero ormai imminente del campo delle Bocchette a Pisa non cancella il cosiddetto problema rom, perché lo sgombero non può rappresentare la soluzione di niente. Al sindaco di Pisa chiediamo anche cosa stia facendo per affrontare l'assenza di posti letto per le centinaia di cosiddetti "barboni" che vivono nell'area della stazione. Esiste una emergenza sociale e civile a Pisa e il sindaco la nega. Noi siamo per una politica che la smetta con gli sgomberi e i tagli indiscriminati ai servizi rivolti a chi versa in condizioni di estremo bisogno.

Basta a una politica fatta di cinismo, fatta di razzismo.

Zone del silenzio Pisa

giovedì 10 febbraio 2011

Se non ora quando??? SEMPRE!!!









Oltre il bunga bunga e il moralismo antiberlusconiano.
Possiamo accontentarci che in nome della “contestazione al tiranno” tutto diventi grigio e che le scelte proposte sulle donne siano “o sante o puttane”? Empoli, Piazza della Vittoria, domenica 13 febbraio ore 16,30, in piazza anche le "altre" donne. TUTT* con OMBRELLI ROSSI. L'anti-berlusconismo non è sufficiente se non si accompagna a parole, temi e prospettive che siano capaci di guardare ad un cambiamento reale di una situazione oramai divenuta inaccettabile. L'alternativa può essere il rifiuto di Berlusconi, che mette insieme da Fini a Casini , dalla Chiesa a Bersani o le omologhe femminili “in difesa delle donne”? Il tema “donne” può essere la parola magica da usare quando fa comodo e la si può strumentalizzare nel gioco degli equilibri di palazzo?

Comunicato stampa:

Se non ora quando??? SEMPRE!!!
La Comunità in Resistenza di Empoli sarà in Piazza della Vittoria domenica 13 Febbraio per i diritti delle donne, TUTTE.

Ci saremo perchè non crediamo che il problema sia la Ruby di turno, ma l’atteggiamento machista e sessista della classe dirigente italiana, dei partiti politici, dei media, delle pubblicità.

Il primo appello della De Gregorio dice: “Esistono anche altre donne”.

Eccole qui le “altre” donne.

Sono quelle che non aspettano i nuovi squallidi scoop su Berlusconi per indignarsi; sono quelle che da sempre non accettano l'immagine del corpo femminile mercificato e gli stereotipi sessisti, arcaici e conservatori; quelle che non tollerano la distinzione tra “donne per bene” e “donne per male”.

Le “altre donne” in Italia sono quel 50% che è senza lavoro, quelle che si occupano dei tanti servizi informali di cura; tutte quelle donne che rappresentano il pilastro portante delle famiglie, ma senza redditto, e se invece percepiscono uno stipendio, questo non vale mai come quello di un uomo.

Le “altre” donne sono quelle che si battono tutti i giorni contro la violenza maschile, che è una vera emergenza sociale: dall'inizio dell'anno sono 19 le donne uccise nell'ambiente familiare e domestico.

Le “altre” sono le donne migranti, sono le sfrattate, alle quali le istituzioni consigliano di fare le valigie e di tornare a casa, e sono quelle che si schierano contro i CIE e denunciano le violenze all'interno di questi lager.

Le “altre” donne sono quelle che lottano contro le politiche securitarie e le ordinanze anti degrado che ghettizzano, isolano e marginalizzano le sex workers, rendendole passibili di ogni tipo di violenza sessuale; le “altre” sono quelle che muoiono di prostituzione.

Le “altre” donne sono quelle che non sopportano che i partiti di opposizione le usino e le strumentalizzino in nome di una morale stantia che soffoca le libertà di ogni donna, che le chiama all'appello nei ruoli patriarcali di mogli, madri, figlie, nonne.

Le “altre” donne sono quelle che si schierano contro la legge 40, contro l’ingresso delle associazioni pro life nei consultori pubblici, contro chi pretende di espropriarci della libertà di scelta sulle nostre vite.

Le “altre” donne sono quelle che si trovano all'interno delle lotte universitarie contro una riforma che dietro allo slogan meritocratico nasconde l'umiliazione dei saperi e l'addomesticamento alla precarietà; sono quelle che stanno nelle lotte per il territorio, per l'ambiente e per i beni comuni.

Le “altre” donne sono quelle che capiscono che le varie Ruby hanno deciso di investire coscientemente nel proprio corpo per notorietà e soldi, raggiungendo un’indipendenza economica e una vita al di sopra delle possibilità di ogni loro coetanea.

Le “altre” sono quelle che sanno che rivendicando la dignità di donne significa anche combattere contro la precarietà generalizzata, le violenze sessiste, e la mancanza della possibilità di scegliere in base ai propri desideri.

NOI SIAMO LE “ALTRE” DONNE e SAREMO IN PIAZZA PER DIRE CHE VOGLIAMO LIBERTA', DIRITTI, RISPETTO, GIUSTIZIA E REDDITO PER TUTTE.

CI SAREMO PERCHE' NOI CI SIAMO SEMPRE STATE e rappresentiamo tutte le donne che non si accontentano, che pretendono di più e sono pronte a mettere in crisi questo sistema attuale.

Ci saremo e contamineremo la piazza con la nostra partecipazione indecorose e libere!
Ci riconoscerete: siamo quello con gli ombrelli rossi simbolo della lotta per i diritti delle sex workers.

Ci vogliono addomesticate… NOI SAREMO INDISPONIBILI E RIBELLI!

Ore 16 e 30 EMPOLI, Piazza della Vittoria.

lunedì 7 febbraio 2011

L’intesa nel pubblico impiego del 4 febbraio


L’intesa del 4 febbraio tra il governo, Brunetta e i vassalli sindacali conniventi, Cisl, Uil, Ugl, Confsal ed altri autonomi non è altro che l’effetto “trascinamento” dell’accordo “innovativo” di Mirafiori e dei dettami di Marchionne nel pubblico impiego.

Viene sancito ancora una volta il blocco dei contratti e dei salari dei dipendenti pubblici sino alla fine del 2013 e suona come provocatoria la fandonia che le retribuzioni complessive rimarranno intatte sino a quella data, in quanto l’inflazione ha ripreso allegramente a galoppare e sono in vorticoso aumento tasse, balzelli, tributi locali, addizionali regionali e comunali (nel Lazio addirittura sono arrivate al 2,6%), che andranno a falcidiare giorno dopo giorno il potere d’acquisto dei salari, riducendoli sempre di più.

Senza considerare che con la devastante legge Brunetta il salario accessorio in media è stato tranciato e ridotto del 30% negli ultimi anni.
Rimangono le 3 fasce di merito previste dall'applicazione dell'art. 19 della legge stessa 150/09, con
le quali suddividere il personale (25% fascia alta, il 50% fascia media, il 25% della fascia bassa, senza corresponsione di alcun compenso accessorio) da utilizzare solo sulle risorse aggiuntive, che in realtà provengono da tagli e per la cui gestione saranno costituite commissioni paritetiche con i sindacati firmatari per monitorare i risultati prodotti, tutti insieme allineati in questi organismi “unitari”.

Non si parla di assumere i precari della pubblica amministrazione che verranno espulsi invece per il 50%, non verrà coperto il turn over con nuove assunzioni e si allontana sempre di più, alla faccia della democrazia nei posti di lavoro, la calendarizzazione delle elezioni RSU, che dovevano svolgersi a novembre 2010. E manco un accenno al passaggio dal TFS al TFR e al tentativo di introduzione nei comparti pubblici dei famigerati Fondi Pensione.

Questa intesa di fatto è l'avallo politico alla riforma Brunetta da parte dei sindacati firmatari e il definitivo “signorsì” al modello normativo e contrattuale esistente, che vuole un drastico ridimensionamento del contratto nazionale e della contrattazione decentrata, per la quale le materie ad
essa riservata saranno ridotte ai minimi termini e con funzione di informazione o mera consultazione, e con l’agguato di processi di privatizzazione dei servizi pubblici sempre più aggressivi… tutto in linea col modello Marchionne…

Non facciamoci travolgere dalla nuova schiavitù salariale e contrattuale!

domenica 6 febbraio 2011

Regalare i servizi pubblici ai privati dopo averli smantellati.

Siglato l'accordo separato fra governo Cisl e Uil, come alla Fiat.

Intervista a Paola Palmieri, dell'esecutivo nazionale per il pubblico impiego USB.

Cosa cambia con questo accordo?
Per i lavoratori cambia relativamente poco. In pratica i sindacati firmatari confermano l'appoggio più volte dato a una «riforma» pessima. Specie per quanto riguarda una delle parti più odiose, ossia le «fasce di valutazione sul merito». Il governo non ha fatto nessun passo indietro: non si affronta il problema salariale, i contratti restano congelati fino al 2013, c'è il blocco della contrattazione nei singoli comparti, blocco dei passaggi di livello sia verticali che orizzontali, vengono licenziati i precari e confermato il blocco del turnover. Una cosa gravissima per università, ricerca, scuola, enti locali e sanità; dove per molti ruoli - negli asili, in sala operatoria o nei «cup» - c'è già un servizio dato in appalto attraverso cooperative e società private.

E per la rappresentanza sindacale?
Viene reiterato il blocco delle elezioni delle Rsu, scadute nel pubblico impiego a novembre 2010, mentre nella scuola lo sono dal 2009. Poi, soltanto le organizzazioni firmatarie entreranno nelle «commissioni paritetiche» che dovranno decidere come andranno effettuate le «valutazioni di merito».

Ma davvero così ci sarà più efficienza?
Ma quando mai... Si conferma uno smantellamento di tutto ciò che è pubblico. Si mette in discussione la qualità dei servizi, perché i lavoratori fissi - sempre meno a causa dei pensionamenti e del licenziamento dei precari - non potranno reggere i nuovi carichi di lavoro. Di fatto autorizzano consapevolmente la vendita ai privati, che si vedranno offrire le strutture pubbliche (asili, ecc) da riempire con personale proprio, dequalificato, sottopagato e ricattato. E da far pagare agli utenti.

Come si è arrivati a questo punto?
Governo e sindacati firmatari si sono offerti una stampella a vicenda. Il primo fa finta di promuovere l'efficienza, i secondi «se la rivendono» ai lavoratori dicendo che - col meccanismo delle «fasce di merito» - potranno avere qualche soldo in più. Ma potrebbe essere vero solo per il 25% di «scelti» dai capi; gli altri non avranno nulla o addirittura avrebbero potuto perdere il salario accessorio. Un'eventualità che per ora non può verificarsi solo grazie all'intervento dei giudici, con sentenze che spiegano come non si possa fare una riforma senza passare per il rinnovo dei contratti.

E' insomma finita la concertazione?
Alcune delle organizzazioni che grazie alla concertazione avevano aumentato il proprio potere ora hanno uno strumento in più: il futuro «protocollo sulle relazioni sindacale» da discutere all'Aran, recuperando alcune delle materie che con questo accordo sono state sottratte. In pratica, servirà per estendere meccanismo clientelari sotto forma «sindacale».

Una novità però c'è: la Cgil non ha firmato...

A noi e loro non era stato nemmeno consegnato prima il testo dell'accordo... La Cgil ha posto un problema di metodo, parlando della situazione dei precari e della mancanza di risorse. Vediamo dove è disposta ad arrivare come mobilitazione. Il fatto che non abbia sollevato il problema salariale e dei passaggi di livello ci lascia qualche dubbio. Ma da punto di vista politico, c'è sicuramente un ampliamento della frana nelle relazioni sindacali.