lunedì 21 marzo 2011

NO ALL'INTERVENTO MILITARE IN LIBIA

I 150 anni dell'Italia sono stati festeggiati con l'intervento militare in Libia. Il copione non è nuovo: ancora una volta sono le “forze del bene” a scatenarsi contro il malvagio di turno. Dietro il paravento dell'intervento umanitario, vari paesi occidentali, in misura proporzionale al loro impegno, si apprestano a spartirsi gli abbondanti giacimenti di petrolio e gas. Ancora una volta si approfitta dell’impresentabilità del tiranno di turno per “ristabilire” il potere politico ed economico in aree del Pianeta non perfettamente sotto il controllo dei grandi gruppi economici e finanziari occidentali. Il tiranno di oggi era fino a un mese fa uno dei più solidi alleati di chi oggi lo bombarda, custode dei flussi migratori, torturatore indisturbato nei campi profughi libici, ammesso con tutti gli onori alle corti occidentali, con tenda beduina e odalische al seguito. Parlare di diritti dei popoli, mentre in contemporanea questi diritti vengono sistematicamente calpestati nell’isola di Lampedusa, è grottesco e offensivo. Del resto, che gli interessi strategici prevalgano sistematicamente sull'affermazione di tali diritti è evidente dall'assenza di qualsiasi commozione umanitaria per altri recenti ed efferati massacri di gente inerme. Ci chiediamo infatti come il “sensibile” occidente non si sia accorto delle donne, dei vecchi, dei bambini bombardati con il fosforo bianco a gaza dalle forze armate israeliane (1.400 morti fra il 2008 e il 2009,quasi il quadruplo delle vittime di queste settimane in Libia). Ci chiediamo perché a Sana'a, in Yemen, nessuno ritiene di dover fermare il presidente Saleh che manda i corpi speciali contro gli studenti. Come è stato possibile che nel Darfur si permettesse il massacro di oltre 300mila persone. L’intervento “umanitario” di coloro che sono i sostenitori occulti (o addirittura palesi) di governi responsabili di crimini contro l’umanità, di coloro che blindano la “fortezza Europa” con leggi razziste contro il flusso dei migranti non lascia molto dubbi sulla reale finalità di tali interventi.

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