Le
prossime
elezioni hanno già dei vincitori: sono lo spread e il fiscal
compact,
il pareggio di bilancio e l’austerità, il massacro dei diritti
sociali, civili
e del lavoro; insomma l’Agenda Monti.
Mentre
si scontrano per le elezioni, tutti i partiti presenti in
parlamento votano a
favore della legge che applica il pareggio di bilancio
costituzionale. si
afferma così il partito unico del fiscal compact.
I
governi più potenti d’Europa, in primis quello tedesco, e i
principali poteri
economici pretendono la continuità delle politiche economiche
e sociali
liberiste e di austerità e tutti i principali schieramenti e
partiti hanno già
accettato questo vincolo.
E
intanto la crisi economica si aggrava: in Italia un terzo
della popolazione è a
rischio povertà, 5 milioni sono i disoccupati e tutti i
lavoratori/trici
assieme alla maggioranza della popolazione vedono calare il
loro reddito e la
loro sicurezza sociale. I governi che si sono succeduti in
questi anni sono
responsabili di aver portato l'Italia al disastro economico,
ma Monti ha
rappresentato la stessa risposta alla crisi che ha portato la
Grecia alla
devastazione sociale e che sta facendo sprofondare il nostro
paese. Insomma,
tanto più aspro viene fatto apparire il prossimo scontro
elettorale, tanto sono
ridotte le reali differenze programmatiche tra le forze
politiche in grado di
vincerlo: e ciò segnala il massimo di regressione del
confronto democratico del
paese, il degrado delle alternative politiche reali, facendo
apparire le
prossime elezioni, dominate dal potere dello spread, un
appuntamento privo di
vere scelte.
Per questo le forze e le persone che hanno organizzato il No Monti Day hanno deciso di iniziare insieme un lavoro per definire in un'Agenda anti-austerità, le basi per costruire piattaforme e lotte con contenuti di rottura con le politiche dominanti. Un percorso unitario che reclami scelte alternative alle politiche economiche e sociali del centrosinistra, del centrodestra e dei governi tecnici che si sono alternati in questi decenni nella sostanziale continuità delle scelte di fondo, che sia alternativo alle politiche di concertazione e complicità sindacale che hanno portato il mondo del lavoro italiano in una delle condizioni peggiori d'Europa, nonché alle politiche di competitività, produttività, privatizzazione che distruggono la salute delle persone, l'ambiente, i Beni comuni; e che rompa con i vincoli della Troika, del FMI, della BCE e della Commissione Europea, che sono voluti dai governi liberisti e dalla finanza e dal grande capitale internazionale.
I temi fondamentali qui elencati definiscono una prima base di un'Agenda alternativa a quella montiana: proponiamo che vengano approfonditi e diffusi a partire dall’Assemblea, con un lavoro comune nel periodo che ci separa dalle elezioni.
Rifiuto
della guerra e dell'austerità, per i diritti sociali e del
lavoro
Rinuncia
immediata alla commessa degli F35 e taglio di tutte le spese
per nuovi
armamenti. Ritiro delle truppe italiane dalle missioni
all'estero e messa in
discussione dei trattati internazionali con la rottura con
ogni politica di
guerra ed intervento militare. Sostegno alla lotta del popolo
palestinese e a
tutte le lotte di liberazione dei popoli.
No
al vincolo del pagamento del debito e no all'austerità
europea, ritirando
l'adesione ai trattati liberisti, dal Fiscal Compact ai Patti
di stabilità,
fino ai trattati di Maastricht, per dire basta alle politiche
liberiste ed
avviare un percorso di trasformazione sociale. Rifiuto del
pareggio di bilancio
costituzionalizzato.
Una
politica fiscale che colpisca la ricchezza e la finanza e
ridistribuisca
reddito, contro l'evasione fiscale a partire da quella del
grande capitale, per
il rilancio della spesa pubblica, per il lavoro e lo stato
sociale. Una
politica di pubblicizzazioni nel sistema bancario, svincolata
dai mercati
finanziari, e nelle imprese strategiche con forme democratiche
di controllo da
parte dei lavoratori/trici e dei cittadini
La
lotta alla disoccupazione e alla precarietà del lavoro
costituisce il punto
prioritario di ogni politica economica di rottura col
liberismo e l'austerità.
Bisogna procedere al blocco dei licenziamenti nel privato come
nella pubblica
amministrazione. Vanno cancellate le controriforme delle
pensioni degli ultimi
governi, va ridotto l'orario di lavoro a parità di salario
come unico vero
strumento di redistribuzione delle attività utili. Va
eliminata tutta la
legislazione che dal Pacchetto Treu alle leggi Biagi, Sacconi
e Fornero ha
destrutturato il mercato del lavoro autorizzando tutte le
forme di precarietà.
Bisogna
riaffermare ed estendere la tutela dell'art. 18 contro i
licenziamenti ingiusti
e istituire un reddito che copra la disoccupazione per tutta
la sua durata,
finanziato dalla fiscalità generale. Vanno detassate le
pensioni medio-basse.
Va riaffermata l'autonomia rivendicativa dei lavoratori a
partire dal contratto
nazionale, contro i vincoli di compatibilità, le deroghe e gli
accordi tra
sindacati collaborazionisti e governi degli ultimi anni. Vanno
garantiti
tutti i diritti sociali e civili ai migranti e
va abolita la legge Bossi-Fini.
Per la Scuola pubblica, la
Sanità e lo Stato sociale.
La
scuola, l'università, la formazione e la ricerca pubbliche
devono essere
rilanciate e rifinanziate cancellando il finanziamento alle
scuole private. Va
respinta l’aziendalizzazione della scuola e dell'istruzione,
va ripristinato ed
esteso il diritto allo studio fino all’Università.
Aumentare
e democratizzare le funzioni dello stato sociale, garantendo
trasparenza nei
conti attraverso il controllo democratico della popolazione.
Deve
terminare il massacro della Sanità pubblica che anzi va
massicciamente
finanziata e potenziata, come i trasporti, l’energia, le
telecomunicazioni che
devono essere riconosciuti come servizi pubblici e come tali
gestiti.
Vanno
rilanciate ed estese le tutele dello Stato sociale, che
rappresentano la
principale conquista democratica dell'Europa. Il diritto alla
casa deve essere
affermato in concreto.
Per l'ambiente e i Beni
comuni, la salute nel lavoro e nel territorio.
Ci
opponiamo ad una crescita distorta fondata sullo sfruttamento
dell'ambiente
come delle persone, alla politica delle cosiddette Grandi
opere che va
abbandonata e sostituita da quella delle migliaia di piccole e
medie opere davvero
necessarie per risanare l'ambiente, ricostruire, mettere in
sicurezza il
territorio e le città. Vanno prioritariamente cancellati la
Tav in Valle Susa e
il decreto che autorizza la produzione all'Ilva di Taranto.
Non si può
continuare a sacrificare la salute e l'ambiente a produzioni
dannose in cambio
di un lavoro nocivo a sé e agli altri, non più lavoro
socialmente accettabile.
Il
salario dei lavoratori va comunque tutelato e se, come
all'Ilva di Taranto, il
privato non intende finanziare la bonifica dei territori e
delle fabbriche,
allora lo stato deve intervenire attraverso la
nazionalizzazione e l'esproprio
e procedere al risanamento mantenendo il salario dei
lavoratori.
Il
lavoro deve soprattutto venire dalla politica di salvaguardia
ed estensione della
funzione pubblica e sociale dei Beni comuni, a partire dalle
produzioni davvero
strategiche ed utili; da un piano di riconversione delle
produzioni
industriali, di risanamento del territorio, di riassetto
idrogeologico e di
tutela della biodiversità che può occupare un enorme quantità
di persone; da un
piano per i Beni culturali e storici e per la ricerca
scientifica che metta
all'opera intelligenze e competenze oggi inutilizzate.
Per una vera democrazia.
La
centralità del pubblico rispetto al mercato pone la necessità
di veri poteri
democratici nei luoghi di lavoro, nella società, nel sistema
politico. Bisogna
eliminare i privilegi della casta e combattere a fondo la
corruzione e le
mafie, ma non certo affidandosi ai privilegi e al potere della
ricchezza e del
grande capitale. Bisogna istituire e sviluppare i poteri della
gestione e del
controllo democratico, da ideare e praticare a partire dai
conflitti sociali e
lavorativi quotidiani, dopo decenni di autoreferenzialità
della rappresentanza
politica.
Vanno
cancellati i patti di concertazione sindacale che subordinano
la rappresentanza
alla accettazione degli accordi, vanno restituiti a tutte le
organizzazioni
sindacali e ai lavoratori/trici i pieni diritti di
contrattazione, assemblea,
voto sugli accordi, stabilendo sistemi di formazione e
misurazione
della rappresentanza nazionale, di quella locale e aziendale
davvero
democratici, limpidi e senza privilegi per nessuna
organizzazione.
Vanno
estese nel territorio la democrazia e la partecipazione e va
resa obbligatoria
la consultazione delle popolazioni sugli interventi nel
territorio.
I
cittadini italiani devono essere chiamati a decidere con
adeguata informazione
sul fiscal compact e i trattati europei
che impongono l'austerità.
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