martedì 18 dicembre 2012

PER UNA AGENDA CONTRO L’AUSTERITA’


Le prossime elezioni hanno già dei vincitori: sono lo spread e il fiscal compact, il pareggio di bilancio e l’austerità, il massacro dei diritti sociali, civili e del lavoro; insomma l’Agenda Monti.
Mentre si scontrano per le elezioni, tutti i partiti presenti in parlamento votano a favore della legge che applica il pareggio di bilancio costituzionale. si afferma così il partito unico del fiscal compact.
I governi più potenti d’Europa, in primis quello tedesco, e i principali poteri economici pretendono la continuità delle politiche economiche e sociali liberiste e di austerità e tutti i principali schieramenti e partiti hanno già accettato questo vincolo.
E intanto la crisi economica si aggrava: in Italia un terzo della popolazione è a rischio povertà, 5 milioni sono i disoccupati e tutti i lavoratori/trici assieme alla maggioranza della popolazione vedono calare il loro reddito e la loro sicurezza sociale. I governi che si sono succeduti in questi anni sono responsabili di aver portato l'Italia al disastro economico, ma Monti ha rappresentato la stessa risposta alla crisi che ha portato la Grecia alla devastazione sociale e che sta facendo sprofondare il nostro paese. Insomma, tanto più aspro viene fatto apparire il prossimo scontro elettorale, tanto sono ridotte le reali differenze programmatiche tra le forze politiche in grado di vincerlo: e ciò segnala il massimo di regressione del confronto democratico del paese, il degrado delle alternative politiche reali, facendo apparire le prossime elezioni, dominate dal potere dello spread, un appuntamento privo di vere scelte.

Per questo le forze e le persone che hanno organizzato il No Monti Day hanno deciso di iniziare insieme un lavoro per definire in  un'Agenda anti-austerità, le basi per costruire piattaforme e lotte con contenuti di rottura con le politiche dominanti. Un percorso unitario che reclami scelte alternative alle politiche economiche e sociali del centrosinistra, del centrodestra e dei governi tecnici che si sono alternati in questi decenni nella sostanziale continuità delle scelte di fondo, che sia alternativo alle politiche di concertazione e complicità sindacale che hanno portato il mondo del lavoro italiano in una delle condizioni peggiori d'Europa, nonché alle politiche di competitività, produttività, privatizzazione che distruggono la salute delle persone, l'ambiente, i Beni comuni; e che rompa con i vincoli della Troika, del FMI, della BCE e della Commissione Europea, che sono voluti dai governi liberisti e dalla finanza e dal grande capitale internazionale.

I temi fondamentali qui elencati definiscono una prima base di un'Agenda alternativa a quella montiana: proponiamo che vengano approfonditi e diffusi a partire dall’Assemblea, con un lavoro comune nel periodo che ci separa dalle elezioni.

Rifiuto della guerra e dell'austerità, per i diritti sociali e del lavoro

Rinuncia immediata alla commessa degli F35 e taglio di tutte le spese per nuovi armamenti. Ritiro delle truppe italiane dalle missioni all'estero e messa in discussione dei trattati internazionali con la rottura con ogni politica di guerra ed intervento militare. Sostegno alla lotta del popolo palestinese e a tutte le lotte di liberazione dei popoli.
No al vincolo del pagamento del debito e no all'austerità europea, ritirando l'adesione ai trattati liberisti, dal Fiscal Compact ai Patti di stabilità, fino ai trattati di Maastricht, per dire basta alle politiche liberiste ed avviare un percorso di trasformazione sociale. Rifiuto del pareggio di bilancio costituzionalizzato.
Una politica fiscale che colpisca la ricchezza e la finanza e ridistribuisca reddito, contro l'evasione fiscale a partire da quella del grande capitale, per il rilancio della spesa pubblica, per il lavoro e lo stato sociale. Una politica di pubblicizzazioni nel sistema bancario, svincolata dai mercati finanziari, e nelle imprese strategiche con forme democratiche di controllo da parte dei lavoratori/trici e dei cittadini
La lotta alla disoccupazione e alla precarietà del lavoro costituisce il punto prioritario di ogni politica economica di rottura col liberismo e l'austerità. Bisogna procedere al blocco dei licenziamenti nel privato come nella pubblica amministrazione. Vanno cancellate le controriforme delle pensioni degli ultimi governi, va ridotto l'orario di lavoro a parità di salario come unico vero strumento di redistribuzione delle attività utili. Va eliminata tutta la legislazione che dal Pacchetto Treu alle leggi Biagi, Sacconi e Fornero ha destrutturato il mercato del lavoro autorizzando tutte le forme di precarietà.
Bisogna riaffermare ed estendere la tutela dell'art. 18 contro i licenziamenti ingiusti e istituire un reddito che copra la disoccupazione per tutta la sua durata, finanziato dalla fiscalità generale. Vanno detassate le pensioni medio-basse. Va riaffermata l'autonomia rivendicativa dei lavoratori a partire dal contratto nazionale, contro i vincoli di compatibilità, le deroghe e gli accordi tra sindacati collaborazionisti e governi degli ultimi anni. Vanno garantiti tutti  i diritti sociali e civili ai  migranti e  va abolita la legge Bossi-Fini.

Per la Scuola pubblica, la Sanità e lo Stato sociale.

La scuola, l'università, la formazione e la ricerca pubbliche devono essere rilanciate e rifinanziate cancellando il finanziamento alle scuole private. Va respinta l’aziendalizzazione della scuola e dell'istruzione, va ripristinato ed esteso il diritto allo studio fino all’Università.
Aumentare e democratizzare le funzioni dello stato sociale, garantendo trasparenza nei conti attraverso il controllo democratico della popolazione.
Deve terminare il massacro della Sanità pubblica che anzi va massicciamente finanziata e potenziata, come i trasporti, l’energia, le telecomunicazioni che devono essere riconosciuti come servizi pubblici e come tali gestiti.
Vanno rilanciate ed estese le tutele dello Stato sociale, che rappresentano la principale conquista democratica dell'Europa. Il diritto alla casa deve essere affermato in concreto.

Per l'ambiente e i Beni comuni, la salute nel lavoro e nel territorio.

Ci opponiamo ad una crescita distorta fondata sullo sfruttamento dell'ambiente come delle persone, alla politica delle cosiddette Grandi opere che va abbandonata e sostituita da quella delle migliaia di piccole e medie opere davvero necessarie per risanare l'ambiente, ricostruire, mettere in sicurezza il territorio e le città. Vanno prioritariamente cancellati la Tav in Valle Susa e il decreto che autorizza la produzione all'Ilva di Taranto. Non si può continuare a sacrificare la salute e l'ambiente a produzioni dannose in cambio di un lavoro nocivo a sé e agli altri, non più lavoro socialmente accettabile.
Il salario dei lavoratori va comunque tutelato e se, come all'Ilva di Taranto, il privato non intende finanziare la bonifica dei territori e delle fabbriche, allora lo stato deve intervenire attraverso la nazionalizzazione e l'esproprio e procedere al risanamento mantenendo il salario dei lavoratori.
Il lavoro deve soprattutto venire dalla politica di salvaguardia ed estensione della funzione pubblica e sociale dei Beni comuni, a partire dalle produzioni davvero strategiche ed utili; da un piano di riconversione delle produzioni industriali, di risanamento del territorio, di riassetto idrogeologico e di tutela della biodiversità che può occupare un enorme quantità di persone; da un piano per i Beni culturali e storici e per la ricerca scientifica che metta all'opera intelligenze e competenze oggi inutilizzate.

Per una vera democrazia.

La centralità del pubblico rispetto al mercato pone la necessità di veri poteri democratici nei luoghi di lavoro, nella società, nel sistema politico. Bisogna eliminare i privilegi della casta e combattere a fondo la corruzione e le mafie, ma non certo affidandosi ai privilegi e al potere della ricchezza e del grande capitale. Bisogna istituire e sviluppare i poteri della gestione e del controllo democratico, da ideare e praticare a partire dai conflitti sociali e lavorativi quotidiani, dopo decenni di autoreferenzialità della rappresentanza politica.
Vanno cancellati i patti di concertazione sindacale che subordinano la rappresentanza alla accettazione degli accordi, vanno restituiti a tutte le organizzazioni sindacali e ai lavoratori/trici i pieni diritti di contrattazione, assemblea, voto sugli accordi, stabilendo sistemi di formazione  e misurazione  della rappresentanza nazionale, di quella locale e aziendale davvero democratici, limpidi e senza privilegi per nessuna organizzazione.
Vanno estese nel territorio la democrazia e la partecipazione e va resa obbligatoria la consultazione delle popolazioni sugli interventi nel territorio.
I cittadini italiani devono essere chiamati a decidere con adeguata informazione sul fiscal compact e i trattati europei  che impongono l'austerità.

Nessun commento: