Dopo i volantinaggi di fronte ai punti vendita Ikea di
Corsico e San Giuliano milanese (contemporaneamente i compagni di Torino
andavano a Collegno a bloccare l’ingresso del negozio) che ci hanno
permesso di portare la voce della lotta direttamente in casa del padrone
Ikea, la giornata è proseguita con un'assemblea al csa Vittoria nella
quale si è aperto il confronto e il dibattito tra i lavoratori delle
cooperative e le realtà solidali. All’ordine del giorno c’era anche,
oltre al sostegno della lotta ai magazzini Ikea di Piacenza, la
necessità di dotare il coordinamento di una strutturazione più
efficiente e stabile che possa dotare queste lotte di un alveo politico
che superi la sola questione tradeunionistica delle lotte stesse.
Andare oltre il settore dove sono presenti i lavoratori della logistica
per allacciarsi alle lotte che altri settori di classe portano avanti
nella prospettiva politica anticapitalistica, per una vita e una società
senza sfruttamento, è stato l’argomento emerso con forza da tutti gli
interventi dell’assemblea di ieri. E’ chiaro, che di fronte a leggi,
decreti sempre più volti al peggioramento delle condizioni di vita e di
lavoro e, soprattutto, ad una risposta non all’altezza della situazione,
data dall’arretratezza politica che mostrano ampi settori di lavoratori
che sono ancora legati al metodo concertativo o, peggio, mettono in
atto forme di autolesionismo personale per pietire l’attenzione dei
padroni e del governo, queste lotte sono oggi un conflitto avanzato al
quale si deve guardare e dal quale può nascere un fronte più ampio di
lotta.
Da alcuni interventi è emerso un collegamento naturale
tra queste lotte e quella della val di Susa contro la ferrovia ad alta
velocità. E’ infatti chiaro che la logistica rappresenta oggi un settore
chiave per i profitti e l’accumulazione del capitale, essa movimenta le
merci che dovrebbero transitare tra Torino e Lione, quelle stesse merci
che i lavoratori delle cooperative movimentano verso i punti vendita
delle catene dei supermercati di tutta Italia. Per questo lottare al
fianco di queste lotte, oggi vuol dire schierarsi anche contro le
speculazioni e le grandi opere di cui, in questa fase, i padroni hanno
bisogno per rilanciare l’accumulazione capitalistica, scaricando, così,
la crisi su le classi subalterne.
A partire dalla lotta di
quattro anni fa che sostenemmo alla Bennet di Origgio, ci troviamo oggi
in una situazione di continua espansione in tutti i territori: da quello
milanese al piacentino, da Bologna si è raggiunto, da poco Roma, e
Brescia, oltre al nord est d’Italia. Questi lavoratori, al 99% immigrati
lottano con coraggio e determinazione contro lo sfruttamento
schiavistico, nonostante il vile ricatto del permesso di soggiorno e la
minaccia dei CIE.
Altro elemento di estrema positività sollevato nel
confronto di Sabato è come lo sviluppo di queste lotte stia attivando
meccanismi di collegamento non solo di parole, tra realtà di compagni e
studenti, così come successo a Bologna, a Torino con i picchetti di
fronte ai punti vendita che hanno bloccato per oltre 2 ore l’accesso ai
clienti stimolando tra l’altro tra di essi solidarietà e sostegno verso i
lavoratori, nonostante le cariche della polizia.
Uscire dalla
semplice sfera dell’attività sindacale vorrebbe dire, inoltre, garantire
un livello di maggior coscienza politica dei lavoratori che attraverso
la dura lotta per ottenere diritti nei propri magazzini rischiano
comunque di perdere ciò che è stato ottenuto in fasi successive, visto
che le vittorie possono essere ribaltate dai padroni che hanno pur
sempre oggi i rapporti di forza dalla loro, anche grazie all’appoggio di
cui godono da parte delle istituzioni politiche, sindacati confederali e
polizia.
Perciò svilupperemo l’organizzazione del
coordinamento, lavorando sulla stabilizzazione della cassa di
resistenza, per una campagna contro i processi politici che nei prossimi
mesi investiranno i compagni e i lavoratori che hanno lottato davanti
ai magazzini e per la costruzione di un’assemblea nazionale. Collegare
concretamente tutte le vertenze in corso: all’Ilva di Taranto, alle
centinaia di fabbriche che stanno licenziando, agli studenti in
mobilitazione continua, fino ai disoccupati e ai precari. Questo è
l’unico mezzo per arrivare ad una ricomposizione della classe.
La
giornata si è conclusa con una cena a sostegno della cassa di resistenza
nella quale sono stati raccolti 1650 euro, una piccola dimostrazione di
quella solidarietà che si sta sviluppando per questi lavoratori in
lotta.
Coordinamento a sostegno delle lotte nelle cooperative.
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