venerdì 23 gennaio 2009

Cisl, Uil e Ugl sottoscrivono la cancellazione del contratto nazionale

Il 22 gennaio, a Palazzo Chigi, è stato raggiunto un accordo quadro sulla riforma del modello contrattuale (in allegato il testo sottoscritto). La Cgil non ha firmato. Via libera, invece, da Cisl, Uil e Ugl, insieme a Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali. Nei prossimi giorni scioglieranno la riserva Abi e assicurazioni. Il no della Cgil è stato confermato dal segretario generale Guglielmo Epifani, presente all’incontro.

Secondo il segretario della Cgil, "Il livello nazionale non recupererà mai l'inflazione reale", "non vi è davvero un allargamento del secondo livello contrattuale" e "la derogabilità diventa un principio generale, la bilateralità si allarga a compiti impropri e crea una casta". Una dichiarazione impegnativa, fatta da uno che di “caste” se ne intende!

L’accordo, si legge nel documento diffuso dal governo al termine dell’incontro, ha "carattere sperimentale e per la durata di quattro anni", in sostituzione di quello vigente che risale al '93, che ha l'obiettivo "della crescita fondata sull'aumento della produttività e l'incremento delle retribuzioni".

L’intesa prevede che i contratti abbiano una durata triennale sia per la parte economica che per quella normativa, due livelli contrattuali (teoricamente) e il calcolo degli incrementi salariali basato su un indice di inflazione “previsionale costruito sulla base dell’IPCA (l’indice dei prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l’Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati”.

Un indice "ipotetico" vago in sostituzione del già assai vago “tasso di inflazione programmata" precedentemente in vigore.

Per il secondo livello di contrattazione – si legge nel documento - è necessario "che vengano incrementate, rese strutturali, certe e facilmente accessibili tutte le misure volte ad incentivare in termini di riduzione di tasse e contributi, la contrattazione di secondo livello che collega incentivi economici al raggiungimento di obiettivi di produttività ".

Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, nella conferenza stampa tenuta con quello della Funzione pubblica, Renato Brunetta, ha detto che l’intesa "ha una portata storica, non solo perché sostituisce le intese sottoscritte il 23 luglio 1993, dopo una lunga e defatigante negoziazione, ma soprattutto perché sostituisce per la prima volta il tradizionale approccio conflittuale nel sistema di relazioni industriali con quello cooperativo".

Più chiaro di così!! Non pago, Sacconi sottolinea come l'accordo quadro "promuova lo spostamento del cuore della contrattazione dal livello nazionale alla dimensione aziendale e territoriale ove - anche grazie alla detassazione del salario di produttività' - le parti sono naturalmente portate a condividere obiettivi e risultati".

Risultati ovviamente basati sulle “aspettative” di aziende e padroni mai sazi di profitti e che difficilmente daranno disponibilità a “cooperare” per incrementare i salari dei propri dipendenti (a danno dei propri utili) in mancanza di quella conflittualità messa al bando dall’accordo stesso!

Un vero capolavoro di falsità che verrà venduto nei prossimi giorni come il toccasana di fronte alla innegabile e progressiva erosione del potere d’acquisto di salari e stipendi! La realtà ovviamente è ben diversa.

Il nuovo modello contrattuale sottoscritto da Cisl, Uil e Ugl, insieme a Confindustria e alle altre associazioni imprenditoriali, è l’ultima frontiera del nuovo che avanza nella parte più “oltranzista” del sindacalismo concertativo: è l’accettazione supina dell’idea, tanto semplice quanto subalterna, che il ruolo del sindacato oggi non possa che essere quello di “collaborare” con il padrone.

Siamo ben oltre la tradizionale politica della mediazione al ribasso tanto cara ai sindacati firmatari e anche alla Cgil! Il piano inclinato che tante volte abbiamo denunciato non poteva che portare a questa situazione.

Le responsabilità della Cgil rispetto alla situazione con cui oggi ci troviamo a fare i conti sono enormi e sconcerta un po’ il risveglio “sorpreso” della Confederazione di Epifani. La giusta decisione di non firmare quella che è a tutti gli effetti una resa incondizionata viene dipinta dai firmatari come una posizione oltranzista, da duri e puri, mentre non è altro che un languido sussulto di un corpo burocratizzato che ha tentato di far valere in extremis un diverso equilibrio che tenesse in giusta considerazione il peso dei propri iscritti.

Ma la partita è ormai andata oltre e la Cgil paga, o per meglio dire, fa pagare ai lavoratori, il prezzo di una politica sindacale confederale (cgilcisluilugl) che del volere dei lavoratori, della democrazia, della partecipazione si è fatta beffe per decenni!

Non resta che .... rimboccarci le maniche per tentare di far saltare nei fatti questo accordo disastroso

tratto da www.sdlintercategoriale.it
leggi l'accordo quadro

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