domenica 25 agosto 2013

Lucca-aggressione fascista

I fascisti sono fuorilegge, ma la polizia li protegge!
Aggressione neofascista a Lucca, Polizia complice.

Nella notte di ieri 25 agosto, durante la celebrazione della notte bianca, l’ennesima aggressione fascista si consuma a Lucca. Tutto comincia quando una squadra di fascisti si presenta al pub solitamente frequentato dai compagni lucchesi, l’aggressione è breve ma violenta, e presenta le solite modalità viscide e squadriste di sempre. Uno sguardo storto e subito pugni, calci e bottigliate contro chiunque si trovasse nel locale; poi la fuga. Un compagno rimane gravemente ferito da una bottiglia rotta in viso che gli provoca un netto squarcio richiuso al pronto soccorso da 15 punti di sutura.
I presenti nel locale, irritati dalla vigliaccheria dell’azione, iniziano allora a vagare per la città in cerca dei colpevoli, per chiedere spiegazione di ciò che era appena accaduto. Nel momento dell’incontro la polizia, già presente nella piazza, ferma i compagni mentre alle spalle i fascisti ripartono con insulti, sputi e provocazioni. Spiegata l’aggressione subita alle forze dell’ordine è stato chiesto loro di identificare i colpevoli che si trovavano a pochi metri da noi. La polizia in tutta risposta ha indossato caschi e manganelli e ha iniziato a spintonare via la sessantina di compagni radunati. Nessun fascista viene fermato, anche dopo le molteplici richieste. Non contenti, dopo questi eventi, due macchinate di squadristi aspettano sotto le rispettive abitazioni due diversi compagni impugnando cinghie e bastoni. Entrambi riescono fortunatamente a fuggire ma uno dei due, di ritorno in auto, riesce a darsi alla fuga solo a piedi, lasciando l’auto incustodita quindi vandalizzata dalla squadraccia e finisce al pronto soccorso per una crisi respiratoria, fortunatamente guarita dopo poche ore.
Stanchi di vivere nella città dove episodi del genere sono all’ordine del giorno, abbiamo davanti agli occhi l’ennesima prova di come le forze dell’ordine non facciano nulla per evitare che accadano episodi simili: anche ieri sera, mentre decine di sbirri con casco e manganello spintonavano via noi compagni del ragazzo aggredito, i fascisti preparavano altri infami agguati sotto le nostre case.
Altri due pestaggi sono stati evitati solo per pura fortuna.
Consapevoli del potere di cui questi sono servi continuiamo a resistere.
Antifascisti Lucchesi.

giovedì 1 agosto 2013

Lettera aperta alla Presidente della Camera Laura Boldrini e alla Ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge




Alla Presidente della Camera
Laura Boldrini
Alla Ministra per l’Integrazione
Cecile Kyenge

Ci rivolgiamo a voi come donne delle istituzioni che hanno mostrato attenzione ai temi della discriminazione, della violenza e del sessismo, e sensibilità alle questioni della giustizia.
Marta Camposana è una giovane che ha accolto l’invito del Movimento No-Tav  in Val di Susa, e il 19 luglio scorso ha dato voce alla sua protesta. Dal suo racconto apprendiamo che ha subito cariche indiscriminate e violente operate dalla Polizia contro i/le manifestanti, di notte e in mezzo ai boschi; ha respirato lacrimogeni caricati con gas venefici; è stata fermata e picchiata violentemente; e mentre due poliziotti la stavano già portando via un terzo le ha tirato una manganellata in viso rompendole il labbro (6 punti esterni e 2 interni). Inoltre gli agenti le hanno palpeggiato il seno e l’hanno toccata in mezzo alle gambe. L’hanno insultata e le hanno sputato addosso.  “Ho avuto paura di essere stuprata – ci ha dichiarato Marta al telefono - perché gli agenti erano tanti e intorno non vedevo altre persone che potessero sentirmi”. Questo non è avvenuto, ma la paura le è rimasta addosso.  Più tardi, mentre il labbro le sanguinava, l’incontro con le poliziotte – che inizialmente le ha fatto pensare di essere al sicuro – invece è stato umiliante: una ha sputato nella sua direzione e le ha detto:  “sei una puttana lo sai vero che sei una puttana, ora con quella bocca lì non la fai più la puttana.” Frasi da maschi violenti pronunciate da donne che accettano di giocare con il  potere dato loro dalla divisa, riproducendo linguaggi da caserma e regole non scritte di dominazione, che sono illegali e illegittime ma profondamente radicate in una cultura machista della forza e della prepotenza, che non ha visto finora tentativi istituzionali mirati allo sradicamento.
Tali comportamenti sono contro le leggi che tutelano i diritti inviolabili dei cittadini e delle cittadine che sono in custodia del Pubblico Ufficiale che le ferma per identificazione o per arresto. Anche nella caserma di Bolzaneto, a Genova, furono, in particolare, picchiate, offese e umiliate le ragazze fermate e lì condotte per essere identificate e poi arrestate. Sono stati condannati  i dirigenti che nell’operazione di Polizia consentirono le violenze, anche se i gradi superiori furono, invece, promossi.  Purtroppo in Italia non è stato ancora introdotto il reato di “tortura” nonostante sia imposto da legislazione internazionale; e gli agenti di Polizia che operano in Ordine Pubblico a volte violano disposizioni internazionali, come la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti, resa esecutiva in Italia dalla Legge n. 848,  del 4/08/ 1955 o la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, esecutiva in Italia con Legge n.489 del 3/11/1988 che proibiscono la tortura e anche i trattamenti  inumani e degradanti, come quelli che ha subito Marta. Quante volte abbiamo sentito racconti simili da giovani attiviste, studentesse che hanno partecipato a manifestazioni: dopo le botte i palpeggiamenti – il binomio sesso e violenza è lo stesso che vediamo in azione in modi diversi nella società, nel cinema, persino nelle pubblicità. Marta ha deciso di sporgere denuncia e altre ragazze hanno messo una petizione online per raccogliere firme e dire basta. 
Chiediamo che non succedano più abusi di questo tipo, che ci offendono come donne e ci preoccupano come cittadine di una democrazia. L’art.24 della Legge istitutiva del Corpo della Polizia di Stato - organo civile e non più militare  dal 1981 (Legge 121 del 1981) – recita così :  “LA P.S. ESERCITA LE PROPRIE FUNZIONI AL SERVIZIO DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE E DEI CITTADINI ... ESSA TUTELA L’ESERCIZIO DELLE LIBERTA’ E DEI DIRITTI DEI CITTADINI; ESSA VIGILA SULL’OSSERVANZA DELLE LEGGI”. E’ evidente che questo articolo non è molto conosciuto, se anche il Parlamento Europeo, il 12 dicembre 2012 ha votato una risoluzione dal titolo: “Strategia dell’UE in materia di Diritti Umani” ove si denuncia il comportamento estremamente violento della Polizia in alcuni Paesi UE, durante gli interventi di ordine Pubblico in occasione di manifestazioni di cittadini, affermando:
“(Il Parlamento europeo) esprime preoccupazione per il ricorso a una forza sproporzionata da parte della polizia durante eventi pubblici e manifestazioni nell’UE; invita gli Stati membri a provvedere affinché il controllo giuridico e democratico delle autorità incaricate dell’applicazione della legge e del loro personale sia rafforzato, l’assunzione di responsabilità sia garantita e l’immunità non venga concessa in Europa, in particolare per i casi di uso sproporzionato della forza e di torture o trattamenti inumani o degradanti”. Non importa per quale motivo una persona viene arrestata: la sua integrità fisica e psicologica devono essere sempre garantite – e se si tratta di una donna, in alcun modo ella deve diventare vittima di violenze di genere, che siano fisiche o simboliche.
Chiediamo che nel nostro Paese si cominci a pensare seriamente a forme di contrasto culturale di queste forme di violenza, che siano orientate alla prevenzione primaria, e che includano training delle Forze dell’Ordine al fine di educare al rispetto dei diritti di genere, razza/etnia/cultura, ed orientamento sessuale – dando una formazione adeguata a coloro che vestono una divisa perché possano svolgere il loro lavoro nel pieno rispetto delle leggi. Va cambiata la cultura dominante nelle caserme – dove non devono trovare albergo i soprusi, l’esaltazione per la forza e la violenza, comportamenti sessisti, razzisti ed omofobi.  E chiediamo che vengano fatti quei cambiamenti necessari a delegittimare e prevenire tali abusi. Il Movimento Avvocati Europei Democratici di cui fa parte il Legal Team Italia (avvocati/e che intervengono durante le manifestazioni allo scopo di evitare violazioni dei diritti da parte della PS) ha lanciato una campagna europea per ottenere una legge che disponga il riconoscimento dei poliziotti in situazioni di ordine pubblico, tramite numero o targhetta identificativa, per sollecitare una responsabilizzazione  degli agenti e una tutela di coloro che manifestano nelle piazze europee.
Crediamo che in un Paese come il nostro, dove ogni giorno si parla di violenza contro le donne, femmicidi, reati sessuali, sia importante dare un segnale che le donne delle istituzioni non sono disposte a tollerare comportamenti di molestia e di abuso, particolarmente quando ciò avviene dentro le istituzioni dello stato. Grazie per quello che potrete e vorrete fare.
Laura Corradi, docente di “Studi di Genere e Metodo Intersezionale”
Simonetta Crisci, avvocata dell’associazione “Donne Diritti e Giustizia”

sabato 27 luglio 2013

VERITA' E GIUSTIZIA PER VIAREGGIO

I 33 indagati per la strage ferroviaria di Viareggio sono stati rinviati a giudizio ma il reato di dolo
è stato escluso. In questo modo, la posizione degli imputati si alleggerisce e di non poco.
Tuttavia, come possiamo asserire che i vertici delle Ferrovie spa non fossero consapevoli
delle loro azioni , quando hanno violato innumerevoli ed elementari normative di sicurezza,
attivato una vera e propria persecuzione nei confronti di lavoratori e delegati usando ed abusando
provvedimenti disciplinari(licenziamenti, sospensioni, multe, trasferimenti)  
per colpire\neutralizzare  proprio i ferrovieri più attivi nelle lotte per la salute e sicurezza nei
 luoghi di lavoro?
Nella sola Viareggio sono state raccolte più 10.000 firme per le dimissioni dell'
Amministratore delegato delle Ferrovie spa Moretti, un dirigente intoccabile come intoccabili sono
altri boiardi di stato che ,a prescindere dal colore dei Governi , vengono chiamati a ricoprire alte cariche dello stato o collocati ai vertici di aziende a partecipazione pubblica
Gli uomini buoni per tutte le stagioni, servitori di potentati economici e politici che calpestano la vita
e la dignità umano in favore del profitto di pochi .
I Cobas sono a fianco dei ferrovieri in lotta, dei comitati e dei cittadini di viareggio reclamando con loro
verità e giustizia e il reintegro nel posto del lavoro di Riccardo Antonini e di altri ferrovieri licenziati per il loro impegno a difesa di salute e sicurezza

giovedì 18 luglio 2013

Decreto del Fare, saltano le norme salva inquinatori. Una vittoria dei cittadini. Adesso attenti ai colpi di coda

La mobilitazione dei cittadini promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua per modificare il testo del cosiddetto Decreto del Fare ha iniziato a dare i suoi frutti. La prima versione del decreto avrebbe introdotto un vergognoso sistema di deroghe che avrebbe premiato gli inquinatori più incalliti.

Grazie alla mobilitazione dei movimenti, alle pressioni sui parlamentari, all'iniziativa parlamentare di diversi gruppi che hanno compreso i gravissimi rischi per l'ambiente e all'apertura a modifiche al testo proposto dal Ministro Orlando nelle Commissioni Parlamentari è stato svolto un intenso lavoro per disinnescare le enormi criticità introdotte dal Decreto del fare nella versione approvata dal Governo.

Sono stati prodotti diversi emendamenti che hanno per ora eliminato il passaggio in cui si subordinava l'eliminazione delle fonti di contaminazione al profitto degli inquinatori anche in presenza di rischio sanitario conclamato. Inoltre è stato affrontato l'altro casus belli, quello relativo ai limiti da rispettare: nella versione governativa si richiedeva genericamente solo un'attenuazione della contaminazione e non il rientro in precisi limiti.

Partendo da un testo così infelice che costituiva un vero e proprio regalo agli inquinatori più audaci e spregiudicati si è giunti ad un compromesso per ora accettabile. È doveroso per il Parlamento andare avanti su questa strada senza colpi di coda.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua continuerà in queste ore ad esercitare un attenta analisi dell'attività parlamentare e denuncerà eventuali tentativi di sabotaggio alle bonifiche.

In ogni caso un eventuale esito favorevole rappresenterà solo un salvataggio all'ultimo minuto di una situazione che avrebbe fatto cadere in un pozzo inquinato i diritti dei cittadini ad un ambiente salubre.

È necessario che il tema delle bonifiche sia messo al centro dell'agenda politica visto che riguarda presente e futuro di milioni di cittadini e un'occasione per un territorio nazionale degradato che, se risanato, potrà costituire la base per un'economia durevole. Questo sarebbe il “fare” che i cittadini si aspettano.

Firenze. Se i portalettere potessero parlare

altChe le poste siano e debbano restare un servizio pubblico a dirlo sono rimasti solamente i lavoratori, i postini nello specifico. L'azienda non sembra della stessa opinione, questo almeno è quanto si evince dalle ultime decisioni che sacrificano il recapito ed i postini, pur di ingrossare il lato finanziario di Poste italiane.
La denuncia viene dal Cobas Poste di Firenze, che ha volantinato nel quartiere di Gavinana per denunciare il taglio delle zone di recapito, dei portalettere e l'eccessivo carico di lavoro, specialmente in periodo di turnazione delle ferie. L'accordo del 28 febbraio scorso siglato da Confederali e Azienda prevede il taglio di circa 6000 posti di lavoro, che a cascata si sta già ripercuotendo sulla qualità del servizio. A Firenze è diventato effettivo il taglio di 52 portalettere, mentre si moltiplicano le zone in cui il recapito è in ritardo di almeno una settimana. Intanto, a livello regionale Cisl e Cgil hanno firmato un accordo con Poste per un taglio di 350 posti, senza nemmeno tentare la via del conflitto.

Di seguito il volantino Cobas Poste che alcuni postini hanno distribuito a Firenze Sud sabato 13 luglio.

A TUTTI GLI UTENTI:
SE I POTALETTERE POTESSERO PARLARE LIBERAMENTE, ECCO COSA VI DIREBBERO
“Sono il vostro postino e vi porto la posta anche nei casi in cui altri non sarebbero in grado, per un indirizzo incompleto o con qualche errore o se vi si è cancellato il nome sulla cassetta. Spesso abbiamo scambiato due parole (oggi sempre meno perché vado sempre troppo di fretta) e un po’ ci conosciamo.
Credo nell’importanza e nel ruolo sociale che noi portalettere possiamo svolgere; un servizio pubblico, l’unico, che arriva a casa di tutti i cittadini, spesso uno dei pochi contatti con le istituzioni, specie per gli anziani che ci chiedono consigli e indicazioni,e questo mi fa superare gli aspetti negativi del mio lavoro, (pioggia, freddo e sole cocente).
Quello che non riesco a superare, almeno non da solo, sono le scelte della mia azienda e il modo in cui negli ultimi anni è gestito il servizio di recapito, considerato, sostanzialmente, un’inutile zavorra.
Di questo Voi vedete solo gli effetti, quando la posta non arriva o arriva che ormai è troppo tardi, quando per giorni o settimane non passa nessun postino e poi, improvvisamente, trovate la cassetta piena e mi chiedete spiegazioni.
Per questo voglio dirvi come stanno le cose.
La mia azienda, insieme ai sindacati maggiori che firmano qualsiasi cosa pur di mantenere certi privilegi, non considera il recapito un servizio che fa guadagnare abbastanza; l’attenzione è rivolta solo ai servizi finanziari del bancoposta, in un gioco di interessi finanziari /politici veramente indegno, a scapito dei cittadini-utenti.
Così, il 28 febbraio hanno firmato un accordo che taglia altri 6.000 posti nel recapito, anche se sono anni che il personale non è al completo, senza curarsi affatto della qualità complessiva del servizio.
Così ci troviamo nella situazione che, quando manchiamo, non abbiamo nessuno che possa sostituirci e al nostro ritorno troviamo tutta la posta giacente in ufficio. In estate è ancora peggio: per garantirci due maledette settimane di ferie dovrebbero essere assunti dei portalettere a tempo determinato che invece non arrivano mai, e allora la situazione si fa davvero pesante.
Oltre al danno la beffa: già da diversi giorni i mezzi di informazione stanno raccontando quanto accade al recapito della corrispondenza in numerosissime zone della città: sulle zone scoperte, si fa in modo di portare, e questo non sempre, solo una piccola parte di posta, quella che interessa all’azienda (la raccomandata veloce, i telegrammi e, a volte, i quotidiani o le lettere estere). In questo modo, si fa risultare che la zona è stata coperta e si paga qualcuno (inconsapevole del danno che produce) per un lavoro non fatto e, quando venite a chiedere informazioni, vi dicono che la zona è stata coperta e che non c’è niente fermo in giacenza.
Se per voi tutto questo è fonte di preoccupazione, per noi, è fonte di vera e propria ansia e stress.
L’idea che non vi arrivi la posta quando siamo assenti non ci fa stare sereni, perché siamo convinti che il nostro è un servizio pubblico che deve dare certezze e garanzie a tutti gli utenti.
Le varie riorganizzazioni hanno reso il mio carico di lavoro sempre più pesante (molto lunga la percorrenza, con una media quotidiana di 100 raccomandate) e mi mettono spesso nella impossibilità di effettuare la pausa pranzo prevista dal contratto.”
Questo potrebbe dirvi un portalettere.
Noi, come sindacato di base, abbiamo raccolto e ci siamo fatti interpreti delle voci dei postini; tutte cose sentite e vissute anche da noi, direttamente, come lavoratori, sindacalisti e utenti.
Vogliamo reagire, stiamo cercando di farlo con tutti i mezzi ma non possiamo farcela da soli.
Per questo, insieme ai portalettere, vi chiediamo (cittadini ed utenti) di unirvi a noi per difendere interessi e diritti comuni.
E lo chiediamo anche ai nostri amministratori.
Ci appelliamo all'utenza affinchè si rivolga ai giornali ed alle associazioni degli utenti denunciando le situazioni più evidenti del disservizio, in modo tale che l'azienda sia portata a dare risposte ai cittadini ed ai lavoratori.

COBAS POSTE FIRENZE                                                                      Firenze 17/7/13
cobaspostefi@gmail.com

giovedì 6 giugno 2013

AGLI OPERAI CHE DIFENDONO LA FABBRICA LA POLIZIA RISPONDE A MANGANELLATE A Terni problema di agibilità democratica


Stamattina un reparto Celere della Polizia ha attaccato a freddo il corteo di operai ed istituzioni che si stava recando alla stazione ferroviaria per un blocco simbolico. Sono stati feriti un operaio ed il sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo cui la Confederazione Cobas esprime solidarietà. La gestione della piazza da parte della Questura è stata in aperta violazione dei diritti costituzionali e  le forze di polizia hanno dimostrato come considerano i lavoratori che lottano per difendere i posti di lavoro e le stesse istituzioni civili. La confederazione Cobas chiede le immediate dimissioni del Questore di Terni e la rimozione dei funzionari che hanno gestito la piazza.
La confederazione Cobas denuncia da almeno tre anni il grave clima di pressione ed intimidazione causato dalle forze di polizia contro i diritti democratici garantiti dalla Costituzione e l’agibilità democratica nella nostra città dalle solide tradizioni operaie ed antifasciste. Infatti al contrario di quanto affermato in queste ore, come Confederazione Cobas riteniamo che questi fatti non siano  frutto di una anomalia nel comportamento delle forze di polizia nella nostra città ma il risultato di pratiche consolidate nel tempo. Ricordiamo che la Questura di Terni tre anni fa ha emesso ben 12 avvisi orali, sancendo la “pericolosità sociale” per coloro che manifestarono contro i fascisti di Casapound all’aviosuperficie di Terni, imbastendo poi un’inchiesta contro una cinquantina di antifascisti che ha prodotto un processo a 4 ragazzi accusati di lancio di fumogeni. Oltre a ciò in questi anni la Questura e la Digos, oltre a sottovalutare l’esplosione di una bomba carta davanti alla sede del la nostra OS, sono riuscite a denunciare per stampa clandestina alcuni giovani che distribuivano il 25 aprile una pubblicazione che ricordava la Resistenza (il giudice ha poi dato ragione ai giovani), denunciato una decina di persone per “manifestazione non autorizzata” che manifestavano contro il processo-farsa Bruswood, hanno denunciato manifestanti in cortei sindacali per l’uso di fumogeni, denunciato ragazzi che avevano raccolto per beneficenza fondi per l’ospedale locale per lancio di fuochi d’artificio. Sempre presenti in massa a presidiare incontri organizzati dai neofascisti. Concludiamo ricordando che l’intervento della Questura contro i migranti vede Terni in cima alle classifiche della repressione/espulsione invio verso i CIE. Vorremmo sapere qual è il costo di tutto questo, non solo a livello democratico ma anche economico.
Da circa una settimana è stato allontanato dalla nostra città il dirigente della DIGOS Moreno Fernandez inquisito tra l’altro di aver portato avanti indagini parallele e illegali,  di abuso di ufficio, favoreggiamento personale, violazione e rivelazione di segreti d’ufficio e falso in atto pubblico. Chiediamo ora la completa bonifica della Questura con personale che rispetti e garantisca i diritti costituzionali di manifestazione delle idee e di difesa dei diritti e dei posti di lavoro.
CONFEDERAZIONE COBAS DI TERNI

CGIL-CISL-UIL RITROVANO L’UNITA’…CONTRO I LAVORATORI



L’accordo Cgil-Cisl-Uil-Confindustria del 31.5.13 è la logica conseguenza dell’insulso inciucio che ha costruito il governo Letta , finalizzato alla logica corporativa della “ pace sociale”,imposta con il blocco salariale-conflittuale e con l’esclusione del sindacalismo di base dalla rappresentanza..
Questo accordo ,definito entusiasticamente dai contraenti “ storico”, è l’evoluzione applicativa di quello sottoscritto il 28.6.11 , con il quale si rendeva superfluo il CCNL , attraverso le famigerate “deroghe” a stipulare nei contatti aziendali materie di pertinenza del CCNL.
Qui “ in più” c’è la soluzione-scambio del superamento degli “ accordi separati”, per una rinnovata,rigida e complice concertazione ai danni dei lavoratori..
La soluzione passa per una misurazione certificata della rappresentanza  dei firmatari dell’intesa : chi supera il 5% tra deleghe e voti Rsu , non può essere escluso dai tavoli contrattuali.
Lo scambio sta nella “ validità erga homnes” degli accordi e nel divieto di sciopero, pena sanzioni economico-normative, imposto su quanto accordato nel CCNL,contratti 2°livello e/o aziendali.
Con questo meccanismo truffaldino e anticostituzionale , i Confederali pensano di potere tirare a campare nella crisi , nel tentativo di soffocare rivendicazioni e rivolte.
L’approvazione della Fiom all’accordo non deve meravigliare, ne farsi trarre in inganno dal suo mediatico agitarsi politico : la Fiom resta allineata e coperta con la gestione Cgil-Camusso, lo dimostrano le quotidiane sottoscrizioni di accordi aziendali concertativi,quelli che escludono o continuano ad osteggiare la rappresentanza ai Cobas.          
Va da se che con l’esclusione dalla rappresentanza sindacale del sindacalismo di base, i compari non raggiungono lo scopo del consenso. Anzi questo rafforzamento del  monopolio in tempi di
“crisi di identità”  sta lì a dimostrare la loro debolezza e caducità , di fronte alla incontenibile richiesta di lavoro-reddito-diritti-dignità che sale nel Paese.

IL DIRITTO DI SCIOPERO NON SI TOCCA ! E’ un naturale diritto di libertà sancito dalla Costituzione, che né le leggi che lo limitano, né  accordi capestro come questo saranno mai in grado di bloccare l’insorgenza sociale, che quando esplode consuma qualsiasi ostacolo.

IL DIRITTO ALLA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA, non può essere conculcato da questa ulteriore forma di protezionismo. La strada maestra è la Legge sulla Rappresentanza, già sollecitata più volte anche dalla Corte Costituzionale, chiamata a valutare la vetustà dell’art.19  L.300/70.

“L’ERGA HOMNES”- la validità degli accordi estesa a tutti i lavoratori – non può essere carpita con questi furfanti mezzucci : solo il referendum  che raggiunge il quorum del 50%+1 degli aventi diritto al voto, può assumere la “validità erga homnes”.

La Confederazione Cobas nel mentre denuncia e contrasta questa infame porcata , continua la sua imperterrita opera di sostegno alle rivendicazioni dei lavoratori e dei ceti popolari , così come si fa carico di contribuire alla ricomposizione delle forze sociali intese alla trasformazione della società.