Alla Presidente della Camera
Laura Boldrini
Alla Ministra per l’Integrazione
Cecile Kyenge
Ci rivolgiamo a voi come donne delle istituzioni che hanno
mostrato attenzione ai temi della discriminazione, della violenza e del
sessismo, e sensibilità alle questioni della giustizia.
Marta Camposana è una giovane che ha accolto l’invito del
Movimento No-Tav in Val di Susa, e il 19
luglio scorso ha dato voce alla sua protesta. Dal suo racconto apprendiamo che
ha subito cariche indiscriminate e violente operate dalla Polizia contro i/le
manifestanti, di notte e in mezzo ai boschi; ha respirato lacrimogeni caricati
con gas venefici; è stata fermata e picchiata violentemente; e mentre due
poliziotti la stavano già portando via un terzo le ha tirato una manganellata
in viso rompendole il labbro (6 punti esterni e 2 interni). Inoltre gli agenti
le hanno palpeggiato il seno e l’hanno toccata in mezzo alle gambe. L’hanno
insultata e le hanno sputato addosso.
“Ho avuto paura di essere stuprata – ci ha dichiarato Marta al telefono
- perché gli agenti erano tanti e intorno non vedevo altre persone che
potessero sentirmi”. Questo non è avvenuto, ma la paura le è rimasta
addosso. Più tardi, mentre il labbro le
sanguinava, l’incontro con le poliziotte – che inizialmente le ha fatto pensare
di essere al sicuro – invece è stato umiliante: una ha sputato nella sua direzione
e le ha detto: “sei una puttana lo sai
vero che sei una puttana, ora con quella bocca lì non la fai più la puttana.”
Frasi da maschi violenti pronunciate da donne che accettano di giocare con il potere dato loro dalla divisa, riproducendo
linguaggi da caserma e regole non scritte di dominazione, che sono illegali e
illegittime ma profondamente radicate in una cultura machista della forza e della prepotenza, che non ha visto finora
tentativi istituzionali mirati allo sradicamento.
Tali comportamenti sono contro le leggi che tutelano i
diritti inviolabili dei cittadini e delle cittadine che sono in custodia del
Pubblico Ufficiale che le ferma per identificazione o per arresto. Anche nella
caserma di Bolzaneto, a Genova, furono, in particolare, picchiate, offese e
umiliate le ragazze fermate e lì condotte per essere identificate e poi
arrestate. Sono stati condannati i
dirigenti che nell’operazione di Polizia consentirono le violenze, anche se i
gradi superiori furono, invece, promossi.
Purtroppo in Italia non è stato ancora introdotto il reato di “tortura”
nonostante sia imposto da legislazione internazionale; e gli agenti di Polizia
che operano in Ordine Pubblico a volte violano disposizioni internazionali,
come la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti, resa esecutiva in
Italia dalla Legge n. 848, del 4/08/
1955 o la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, esecutiva in
Italia con Legge n.489 del 3/11/1988 che proibiscono la tortura e anche i
trattamenti inumani e degradanti, come
quelli che ha subito Marta. Quante volte abbiamo sentito racconti simili da
giovani attiviste, studentesse che hanno partecipato a manifestazioni: dopo le
botte i palpeggiamenti – il binomio sesso e violenza è lo stesso che vediamo in
azione in modi diversi nella società, nel cinema, persino nelle pubblicità.
Marta ha deciso di sporgere denuncia e altre ragazze hanno messo una petizione
online per raccogliere firme e dire basta.
Chiediamo che non succedano più abusi di questo tipo, che ci
offendono come donne e ci preoccupano come cittadine di una democrazia.
L’art.24 della Legge istitutiva del Corpo della Polizia di Stato - organo
civile e non più militare dal 1981
(Legge 121 del 1981) – recita così : “LA
P.S. ESERCITA LE PROPRIE FUNZIONI AL SERVIZIO DELLE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE E
DEI CITTADINI ... ESSA TUTELA L’ESERCIZIO DELLE LIBERTA’ E DEI DIRITTI DEI
CITTADINI; ESSA VIGILA SULL’OSSERVANZA DELLE LEGGI”. E’ evidente che questo
articolo non è molto conosciuto, se anche il Parlamento Europeo, il 12 dicembre
2012 ha votato una risoluzione dal titolo: “Strategia dell’UE in materia di
Diritti Umani” ove si denuncia il comportamento estremamente violento della
Polizia in alcuni Paesi UE, durante gli interventi di ordine Pubblico in
occasione di manifestazioni di cittadini, affermando:
“(Il Parlamento
europeo) esprime preoccupazione per il ricorso a una forza sproporzionata
da parte della polizia durante eventi pubblici e manifestazioni nell’UE; invita
gli Stati membri a provvedere affinché il controllo giuridico e democratico
delle autorità incaricate dell’applicazione della legge e del loro personale
sia rafforzato, l’assunzione di responsabilità sia garantita e l’immunità non
venga concessa in Europa, in particolare per i casi di uso sproporzionato della
forza e di torture o trattamenti inumani o degradanti”. Non importa per quale
motivo una persona viene arrestata: la sua integrità fisica e psicologica
devono essere sempre garantite – e se si tratta di una donna, in alcun modo
ella deve diventare vittima di violenze di genere, che siano fisiche o
simboliche.
Chiediamo che nel
nostro Paese si cominci a pensare seriamente a forme di contrasto culturale di
queste forme di violenza, che siano orientate alla prevenzione primaria, e che
includano training delle
Forze dell’Ordine al fine di educare al rispetto dei diritti di genere,
razza/etnia/cultura, ed orientamento sessuale – dando una formazione adeguata a
coloro che vestono una divisa perché possano svolgere il loro lavoro nel pieno
rispetto delle leggi. Va cambiata la cultura dominante nelle caserme – dove non
devono trovare albergo i soprusi, l’esaltazione per la forza e la violenza,
comportamenti sessisti, razzisti ed omofobi.
E chiediamo che vengano fatti quei cambiamenti necessari a delegittimare
e prevenire tali abusi. Il Movimento Avvocati Europei Democratici di cui fa
parte il Legal Team Italia (avvocati/e che intervengono durante le
manifestazioni allo scopo di evitare violazioni dei diritti da parte della PS)
ha lanciato una campagna europea per ottenere una legge che disponga il
riconoscimento dei poliziotti in situazioni di ordine pubblico, tramite numero
o targhetta identificativa, per sollecitare una responsabilizzazione degli agenti e una tutela di coloro che
manifestano nelle piazze europee.
Crediamo che in un
Paese come il nostro, dove ogni giorno si parla di violenza contro le donne,
femmicidi, reati sessuali, sia importante dare un segnale che le donne delle
istituzioni non sono disposte a tollerare comportamenti di molestia e di abuso,
particolarmente quando ciò avviene dentro le istituzioni dello stato. Grazie
per quello che potrete e vorrete fare.
Laura Corradi,
docente di “Studi di Genere e Metodo Intersezionale”
Simonetta Crisci,
avvocata dell’associazione “Donne Diritti e Giustizia”
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