Approvate le modifiche alla Legge Regionale 32\2002
(testo unico della normativa in materia di educazione, istruzione, orientamento,
formazione professionale e lavoro), da qui a un mese sarà approvato il
regolamento attuativo
Sono cadute nel vuoto le richieste dei Cobas di
audizione nella commissione consiliare, richieste avanzate da mesi. Lo scorso 9
Gennaio il Consiglio regionale ha approvato le modifiche alla legge ed ora,
entro il 9 aprile , dovrà licenziare il decreto attuativo
La presenza
in Consiglio Regionale è servita per richiamare l'attenzione su alcuni punti
salienti
Vediamoli insieme, certi che non abbia giovato il silenzio di
gran parte delle organizzazioni sindacali e la logica di chi come la Cgil ha
preferito una discussione tutta interna al Consiglio e a gruppi ristretti
evitando che della questione venissero investite le educatrici, i genitori e le
lavoratrici dei settori educativi
Nei vari testi di regolamento girati
fino ad oggi ci sono molti punti da migliorare
Il rapporto educatori
bambini va stabilito non in base alle varie fasce di età. il rapporto continui,
come oggi, ad essere unico, stabilito in base al numero dei bambini presenti nel
mese di maggiore frequenza e nel rispetto del rapporto di 1 educatrice ogni sei
bambini\e. Ogni ulteriore incremento di questo rapporto avrebbe ripercussioni
solo negative sulla qualità del servizio, sull'offerta educativa e sul lavoro
stesso delle educatrici
E' inaccettabile esportare nei nidi e nelle
materne quella riduzione degli spazi imposta negli uffici dalla spending review.
Sottrarre spazi alle attività educative significa inficiare l'offerta formativa
,vanificare il lavoro svolto per anni nelle strutture
pubbliche.
Nonostante questo le ipotesi per il nuovo regolamento
ventilano una riduzione degli spazi da 6 a 5 mq per bambino.
Dilatare
gli orari di apertura è sbagliato non solo perchè il contratto nazionale
prevede un massimo di 42 settimane annuali di lavoro ed una massimo di 30 ore
frontali settimanali per i lavoratori del settore (essendo questa un'attività
per cui sono indispensabili adeguati tempi di recupero fisico e psicologico), ma
anche perché ipotizzare la possibilità di permanenza di un bimbo entro la
struttura per più di 10 mesi all'anno con picchi di 12 ore giornaliere equivale
ad istituzionalizzare l'infanzia allontanando sempre di più i bambini da quello
che dovrebbe essere un giusto e costante rapporto educativo con le loro
famiglie.
Inoltre, come cobas, riteniamo che la qualità di un
servizio educativo non posa prescindere dalla qualità delle condizioni di lavoro
a cui sono sottoposti i lavoratori del settore. Se chi passa tutta la sua
giornata con i bambini è sottopagato, non tutelato dal punto di vista della
salute (costretto a lavorare malato), ricattabile e precario, necessariamente
questo si ripercuote sui bambini stessi.
Sappiamo invece che nel settore
privato queste sono le condizioni di lavoro abituali, tantopiù che il nuovo
regolamento ipotizza l'eliminazione della clausola "applicazione al personale
dipendente dei contratti collettivi nazionali di settore vigenti, secondo il
profilo professionale di riferimento" come requisito per l'autorizzazione al
funzionamento dei nidi privati. Sarà dunque possibile aprire nidi senza nessuna
garanzia sindacale per chi ci lavora dentro.
Non vorremo che in nome del
sistema integrato pubblico/privato, al fine di omologare l'offerta dei servizi
educativi a tutti i cittadini,si finisse( in realtà) per diminuire
drasticamente la qualità dei servizi stessi distruggendo anni di pregiato lavoro
pedagogico nei quali tra l'altro il sistema pubblico toscano si era distinto
anche a livello internazionale.
Allora, ampliare e diversificare
l'offerta dei servizi educativi non vuol dire scambiare il nido con una
struttura dove parcheggiare i bambini e le bambine a discapito della qualità dei
servizi e dei percorsi educativi. In questa ottica, con la scusa di favorire
l'utenza e con la solita retorica dei servizi al cittadino, si stravolge il
servizio educativo pubblico.
Ci auguriamo che queste ed altre indicazioni
possano essere recepite dal Consigliere Romanelli e dalla maggioranza in Regione
su cui sempre più forte è la pressione delle cooperative , dei privati che
vogliono ridimensionare l'esperienza dei nidi comunali per favorire strutture
aziendali (sovvenzionate con soldi pubblici o project financing) , strutture
dove le lavoratrici operano con contratti sfavorevoli, senza tutela sindacale e
con il ricatto costante di contratti a tempo determinato rinnovabili (o no) anno
dopo anno.
Cobas Pubblico Impiego
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