sabato 10 novembre 2012

La ritorsione IKEA contro i lavoratori in lotta

“Riposizionamento dei volumi” - è questa la formula utilizzata dall'IKEA per mandare a casa 107 lavoratori. Parole apparentemente innocue, dietro cui si cela un unico termine assai più inquietante: licenziamenti!
[IKEA - Democrazia alla scandinava]

Il Consorzio Generale Servizi (CGS) ha rilasciato all'ANSA una dichiarazione secondo cui “107 lavoratori, soci e dipendenti, saranno costretti a rinunciare al proprio posto di lavoro perchè questo posto di lavoro non c'è più”. Rinunciare? No, i lavoratori non stanno rinunciando ad un bel niente! È l'IKEA che una volta di più ci mostra come il capitalismo “dal volto umano” è una storiella che nulla ha a che fare con la realtà. È l'IKEA che si rende responsabile di mettere per strada questi lavoratori.

“107 posti di lavoro in fumo per colpa delle proteste” è il titolo de “Il Piacenza”, che riporta la versione del CGS, totalmente allineato alle posizioni dell'IKEA (ma come? Il Consorzio perde una commessa e non avanza alcuna rimostranza dinanzi al committente? Non sarà mica che le cooperative sono una semplice foglia di fico dell'azienda?). Sarebbe quindi “colpa” dei lavoratori, del sindacato “che vuole strumentalizzare” e dei soliti centri sociali, che mica possono mancare!

Ma qual è la colpa di cui si sarebbero macchiati questi operai? Lottare per i loro diritti e per la dignità. Chiedere l'applicazione ed il rispetto del Contratto Nazionale; il rispetto delle norme di sicurezza; l'allontanamento dei capi-reparto che non rispettano gli operai; la cancellazione dei provvedimenti disciplinari ed il reintegro dei lavoratori sospesi. È questa la loro colpa?

Pare proprio di sì, visto che il Consorzio CGS prosegue affermando che i 107 posti di lavoro che vanno in fumo sono il “frutto di un assurdo modo d'intendere una, presunta, attività di tutela sindacale in maniera violenta, coercitiva, prevaricante ed assolutista, figlia di tempi e slogan che non esistono più, almeno così pensavamo”.

Pensavate male. Anche nell'Italia di Monti e di Marchionne c'è chi non vuol abbassare la testa, chi non smette di lottare per i propri diritti. La lotta dei lavoratori a Piacenza è la nostra lotta.
Non lasciamoci soli!

Cosa si può fare:
Continuare la campagna di bombardamento mediatico contro IKEA;
Dare spazio e sostegno alla lotta dei lavoratori;
Parlare, condividere, organizzarsi, perché IKEA su questa storia vorrebbe fare scendere il silenzio!
CLASH CITY WORKERS

Fonti
Corriere della Sera
La Repubblica
Il Piacenza

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