le norme
vigenti in materia (da loro imposte, insieme a Cisl e Uil), stante la
precedente indizione COBAS per l’intera giornata. Comunque, il fronte di
protesta del 14 si amplia e questa è una buona notizia, così come la
confluenza pure della Fiom che così esce dall’isolamento in cui si era
cacciata insistendo sulla data del 16 novembre. Merito anche di quelle
molte decine di migliaia di persone che il 27 ottobre sono scese in
piazza a Roma nella manifestazione promossa dal Comitato No Monti Day,
dai COBAS, forze sindacali e politiche,
lavoratori/trici del pubblico e del privato, studenti medi e
universitari, ambientalisti e pensionati, precari e disoccupati che
hanno protestato contro politiche fallimentari che ci precipitano nella
“spirale greca”, con tagli che provocano recessione a cui seguono altri
tagli fino alla catastrofe. Monti se ne deve andare – hanno detto i
manifestanti – perché ha provocato un massacro sociale per abbattere un
debito pubblico, invece aumentato in un anno dal 117% del PIL al 126%;
perché ha colpito i settori più disagiati, mentre nulla pagano gli
evasori fiscali, i grandi patrimoni, i gruppi finanziari e industriali.
E questo diremo con ancora maggior forza nello sciopero del 14 e nelle numerose manifestazioni che svolgeremo in tutta Italia, mentre in Parlamento si voterà sulla disastrosa legge di in-stabilità. Lo sciopero del 14 è partito dai sindacati e movimenti sociali spagnoli e si è poi esteso al Portogallo e alla Grecia con grande partecipazione di popolo. C’è oramai diffusa in questi paesi la consapevolezza che la sconfitta delle politiche liberiste e recessive non può avvenire in un solo paese: e i settori popolari italiani, a tutt’oggi in ritardo su questo piano, devono raccogliere l’appello per una grande mobilitazione europea. Perciò i COBAS, già da parecchi giorni, hanno indetto per il 14 lo sciopero generale per tutte le categorie e per l’intera giornata, con manifestazioni locali. Scenderemo in piazza con l’Europa che lotta per dire NO al governo Monti e ai partiti che lo sostengono, NO alla distruzione di scuola, sanità e servizi sociali, alla chiusura delle fabbriche, ai licenziamenti, alla cancellazione dei diritti del lavoro, al blocco dei contratti e degli scatti, all’aumento dell’orario per i docenti, al concorsaccio per i precari, alla deportazione degli insegnanti “inidonei”, alla legge Aprea-Ghizzoni; SÌ a massicci investimenti nei Beni comuni e ambiente, all'assunzione dei precari, ad una politica economica pagata dalle finanze dei ricchi, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione della corruzione e dei privilegi delle caste politiche e manageriali; NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità, dell'attacco alla democrazia, SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro.
E questo diremo con ancora maggior forza nello sciopero del 14 e nelle numerose manifestazioni che svolgeremo in tutta Italia, mentre in Parlamento si voterà sulla disastrosa legge di in-stabilità. Lo sciopero del 14 è partito dai sindacati e movimenti sociali spagnoli e si è poi esteso al Portogallo e alla Grecia con grande partecipazione di popolo. C’è oramai diffusa in questi paesi la consapevolezza che la sconfitta delle politiche liberiste e recessive non può avvenire in un solo paese: e i settori popolari italiani, a tutt’oggi in ritardo su questo piano, devono raccogliere l’appello per una grande mobilitazione europea. Perciò i COBAS, già da parecchi giorni, hanno indetto per il 14 lo sciopero generale per tutte le categorie e per l’intera giornata, con manifestazioni locali. Scenderemo in piazza con l’Europa che lotta per dire NO al governo Monti e ai partiti che lo sostengono, NO alla distruzione di scuola, sanità e servizi sociali, alla chiusura delle fabbriche, ai licenziamenti, alla cancellazione dei diritti del lavoro, al blocco dei contratti e degli scatti, all’aumento dell’orario per i docenti, al concorsaccio per i precari, alla deportazione degli insegnanti “inidonei”, alla legge Aprea-Ghizzoni; SÌ a massicci investimenti nei Beni comuni e ambiente, all'assunzione dei precari, ad una politica economica pagata dalle finanze dei ricchi, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione della corruzione e dei privilegi delle caste politiche e manageriali; NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità, dell'attacco alla democrazia, SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro.
Nessun commento:
Posta un commento