Cgil
Cisl
Uil,
Regioni,
Comuni
e
Governo
hanno
sottoscritto
una
intesa
sul
lavoro
pubblico.
Il
giudizio
su
questo
accordo
è
assolutamente
negativo
visto
che
consente
al
governo
di
continuare
l’opera
di
smantellamento
dei
diritti
sindacali
attaccando
allo
stesso
tempo
il
potere
di
acquisto
dei
salari
e
delle
pensioni
e
riducendo
la
contrattazione
sindacale
a
ruoli
insignificanti.
- L’accordo rafforza performance, valutazione e premialità che sono servite non al rilancio della Pubblica amministrazione ma a tagliare servizi e salari pubblici
- La razionalizzazione di cui parla l’accordo significa eliminare posti di lavoro sopprimendo Inpdap, Province, accorpando enti e uffici. Razionalizzazione, innovazione e riorganizzazione sono obiettivi condivisi dal Governo e dai Sindacati ma in sostanza che cosa significano se non cancellazione di posti di lavoro, aumento dei carichi di lavoro e riduzione dell’agibilità sindacale?
- Si sottoscrivono le “nuove regole riguardanti il mercato del lavoro” prima ancora che esse siano approvate in Parlamento con il decreto legge Fornero e con questa intesa Cgil Cisl Uil confermano di condividere l’impostazione del Governo Monti sulla riforma del lavoro
- Si rafforza il ruolo e il potere della Dirigenza
- Il riconoscimento della contrattazione collettiva è solo formale e avviene nei limiti dei tetti e dei risparmi di spesa come sancito dal dlgs 165\2001, non una parola viene spesa per porre fine al blocco della contrattazione che sta facendo precipitare il potere di acquisto dei salari lasciando in piedi quel carrozzone fatto di consulenze d’oro, privatizzazioni e precariato
- Si sottoscrivono i processi di mobilità del personale pubblico. La mobilità, nella versione Brunetta, viene confermata e riferita ai processi di razionalizzazione, innovazione e riorganizzazione In questo modo sarà sempre più difficile essere assunti anche per i vincitori di selezioni concorsuali. Il sindacato diventerà parte integrante dei processi di mobilità entrando nel business della formazione
- Altro che stabilizzazione dei precari nella Pubblica amministrazione, con la tenure-track, o apprendistato all’anglosassone, si allarga e si legittima il ricorso al precariato nel pubblico impiego
- Dopo anni di campagna denigratoria del pubblico (fannulloni, inefficienti, assenteisti gli epiteti ricorrenti) si passa demagogicamente allo spending review invitando i cittadini a indicare sprechi e inefficienze della pubblica amministrazione. Nei fatti si costruirà una operazione di immagine per tagliare, con il manipolato consenso dell’opinione pubblica, servizi e lavoro pubblico.
- Si parla di generica riflessione su Consorzi, Fondazioni e società partecipate quando invece servirebbe la reinternalizzazione di servizi che in questi anni hanno lievitato i costi pubblici ricorrendo a onerosi global service e consulenze
- Non viene accresciuto il ruolo negoziale delle Rsu, ragion per cui continueremo a non contrattare su materie rilevanti come la organizzazione del lavoro, dei turni e dei servizi
- Non si capisce quale sia il rafforzamento del ruolo di Regioni ed enti locali nella contrattazione collettiva se non una sorta di federalismo che creerà disparità retributive crescenti
- Si eliminano le 3 fasce di merito della Brunetta (ma perché inapplicabili e non certo per favorire lavoratori\trici) ma viene al contempo rafforzato il ruolo della performance a discapito di una equa distribuzione della produttività collettiva
- Vengono introdotti i meccanismi della flessibilità in uscita, il lavoro flessibile diventa una nota di merito nei curriculum
- Sono accresciuti i doveri disciplinari del dipendente pubblico
Questa intesa nei
prossimi mesi produrrà provvedimenti normativi e legislativi, a
giorni dovrebbe arrivare la legge delega del Governo sulla Pubblica
Amministrazione.
Cgil
Cisl Uil plaudono alla intesa, anzi la presentano come un “segnale
di innovazione di discontinuità”. Sulla stampa viene detto che
sarà salvaguardato in caso di licenziamento il reintegro (e non la
indennità al posto del ritorno al lavoro come accadrà presto nel
privato).
Ma
a
leggere
il
testo
non
ne
siamo
certi
perché
“le
garanzie
di
stabilità”
non
significano
automatico
reintegro
in
caso
di
licenziamento
illegittimo
rinviando
poi
la
questione
a
successivi
accordi
e
alla
legge
Quadro.
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