sabato 6 dicembre 2008

Thyssen, un anno dopo

Un anno fa, il 6 dicembre, la strage della Thyssen Krupp. Oggi, in migliaia hanno sfilato a Torino per ricordare l'omicidio dei sette operai e per chiedere "Meno profitti e più sicurezza, meno precarietà e più salario" . Hanno ribadito che quell'incidente non è frutto di fatalità ma il risultato di precise scelte strategiche di una delle fabbriche siderurgiche più importanti del mondo.
Nel protocollo d'intesa, siglato il 25 luglio 2007 presso il Ministero dello Sviluppo economico, si leggeva che la chiusura "è resa necessaria dall'esigenza di una complessiva ristrutturazione, che ha come obiettivo, anche attraverso la riduzione dei costi, quello di consentire alla Thyssen di poter competere ed eccellere in Europa e nel mondo".
E' sempre quella maledetta parola che anche oggi, davanti alla crisi, sentiamo ancora uscire dalle parole di confindustria e del padronato: COSTI. Perché per loro la vita di un lavoratore è un costo, che può essere tagliato, rivisto, valutato; semplice merce su cui fare i conti. E questa merce può essere abbandonata, senza sicurezza, in condizioni vergognose, e bruciata.
Produttività e costi hanno sostituito, anche nei sindacati confederali, le parole lavoro e salario, che sono l'immagine vera dello sfruttamento.
Ad Antonio Schiavone, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rocco Marzo, Antonio Santino, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, in questo lungo anno si sono aggiunti altri nomi: lavoratori "dimenticati" uccisi sul posto di lavoro. All'indomani di ogni morte abbiamo visto mettersi in moto l'ipocrita esecrazione e le puntuali lacrime di coccodrillo che invocano più controlli, più rigore nel rispetto delle misure di sicurezza e la promessa di punire i responsabili di queste stragi. Naturalmente, all'indomani del farsesco e formale cordoglio, la questione della sicurezza sul lavoro sparisce dall'agenda politica di governi e parlamenti, sostituita da quella - montata ad arte - della "sicurezza" nelle città, della psicosi dell'immigrato stupratore-rapinatore-pirata della strada. L'indomani si riprende a lavorare per un'organizzazione del lavoro che smantelli definitivamente ogni forma di diritto e tutela: la detassazione degli straordinari (Legge 126/24 del luglio 2008), la deregolamentazione del mercato del lavoro (Legge 133 del 5 agosto 2008), la direttiva del Ministero del Lavoro che indebolisce i servizi ispettivi del ministero stesso e dell'INPS (settembre 2008), e, ultimo in ordine di tempo, il ddl 1441 quater attualmente in discussione alla Camera, che vorrebbe sterilizzare i processi e legare le mani ai giudici del lavoro.
Il segnale è purtroppo molto chiaro: da un parte si continuano a garantire condizione di massima redditività delle aziende (cioè massimi profitti), dall'altra si aumenta la precarietà, si allunga l'orario di lavoro, si controllano di meno le violazioni in termini di sicurezza, diminuendo quindi la tutela della salute e dell'incolumità del lavoratore.


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