martedì 30 dicembre 2008

BILANCIO DI UN ANNO

Un anno che si chiude nel peggiore dei modi: infortuni in crescita, fabbriche chiuse, cassa integrazione e licenziamenti per migliaia di lavoratori e lavoratrici. Questa crisi è la conseguenza di 20 anni di sconfitte.

Infortuni sul lavoro. Lo scorso anno si chiuse con la morte di Silvano Malatesti. Quest'anno registriamo il grave infortunio di cui è stato vittima L.D.L., 53 anni di Cerreto Guidi, in gravi condizioni a seguito della caduta da un'impalcatura. La morte sul lavoro non conosce crisi né festività. Nei primi 11 mesi del 2008, secondo dati non ancora ufficiali diffusi dall'Inail, i morti sul lavoro in Toscana sono stati 69 (un morto ogni 38 ore lavorative), un dato maggiore dello scorso anno nonostante la presumibile diminuzione delle ore lavorate. Le copiose lacrime di circostanza (ma solo quando i morti quotidiani superano il numero di cinque) non hanno evidentemente impedito a governo e parti padronali (tra cui lega coop, confcommercio e confindustria) la decisione di posticipare, attraverso il decreto mille proroghe l'entrata in vigore di varie norme relative al testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (dlgs 81/2008).

La crisi nel territorio. La situazione che abbiamo documentato non più di due mesi fa, ha sempre più le caratteristiche di un fiume in piena che travolge tutti i settori produttivi: camperistica. meccanica, calzaturiero, conciario, cornici, tessile-abbigliamento, ceramica.... L'ultima crisi in ordine di tempo è quella che interessa la Irplast con 120 lavoratori collocati in cassa integrazione. Nei primi nove mesi del 2008 l'aumento delle ore di cassa integrazione è stato del 45% (dati Provincia di Firenze). In questa situazione chi subisce i danni maggiori sono i precari e i lavoratori delle aziende più piccole, cioè tutti quei soggetti che non hanno accesso agli ammortizzatori sociali e pagano le crisi con i licenziamenti. L'indebitamento medio delle famiglie nella provincia di Firenze è cresciuto del 42,7% (contribuenti.it). Intanto, c'è chi come il ministro Sacconi, sembra scambiare il Natale per il carnevale e annuncia la proroga della detassazione degli straordinari.

Le responsabilità. Abbiamo iniziato a pagare la crisi nel 1993 quando ai sindacati fu chiesto il sacrificio con i famigerati accordi di luglio che troncavano anni di lotta e di conquiste, mentre l'anno precedente con l'abolizione della scala mobile era stato deciso che a pagare l'inflazione sarebbero stati i lavoratori. Risultato: dal 1985 al 2003, 120 miliardi di euro sono passati dal lavoro al profitto; tra il 2002 e il 2007 un operaio ha perso 2600 euro all'anno di potere d'acquisto, professionisti e imprenditori ne hanno guadagnati 12000. Il pacchetto Treu del 1998 e la successiva legge Biagi sono stati il colpo di grazia. E' stata aperta l'era della precarietà creando l'illusione che con maggiore flessibilità ci sarebbero state più assunzioni, un colpo mortale per il futuro delle giovani generazioni fra ricatti e contratti atipici. In questi mesi però stiamo testando anche le conseguenze più nefaste di questo iniquo scambio: la mancanza di ammortizzatori sociali per un'intera generazione.

I precari abbandonati. Gli ultimi dati provinciali indicano che oltre il 70% delle persone sono assunte con contratti atipici. Un esercito di senza diritti che sta subendo i contraccolpi più immediati della crisi. I primi ad andare a casa sono stati i lavoratori interinali, esterni alle aziende e dipendenti dalle agenzie (Adecco, Manpower...). La maggior parte di loro non potrà aspirare al massimo ad un sussidio di disoccupazione ridotta se lavora da almeno due anni: 30% della paga per massimo 5 mesi. Con il massimo dei giorni lavorati si prende un assegno di circa 1500 euro totali. In questi anni il lavoratore interinale è stato utilizzato selvaggiamente e spesso CGIL-CISL_UIL hanno barattato la presenza di interinali in cambio di un miglior contratto integrativo per i dipendenti. Gli apprendisti, che secondo la legge Biagi possono essere tali fino a 29 anni (!) non hanno diritto alla "disoccupazione" così come i contratti a progetto. Un part-time a tempo determinato (molto utilizzati da Coop e Ipercoop), se ha almeno due anni di contributi prende al massimo il 40% dello stipendio per 6 mesi. Spiccioli, visto che a paga piena ne guadagna fra 600 e 800.

Le risposte necessarie. A questa crisi occorre rispondere con una forte mobilitazione di piazza, per chiedere che a pagare sia finalmente chi in questi anni ha accumulato ricchezze. Occorre lottare per aumentare salari e pensioni, per fermare il razzismo, la precarietà e gli omicidi sul lavoro, per il diritto alla casa, al reddito, alla previdenza, alla scuola e alla sanità pubblica.

Cobas Empoli-Valdelsa.

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