sabato 15 novembre 2008

L'ignobile sentenza di Genova


Lo temevamo. Ma la sentenza per il massacro alla Diaz, operato da delinquenti in divisa durante l’anti-G8 di Genova del 2001, ha superato le più nere previsioni: miti condanne ad un ristrettissimo gruppo di autori della “macelleria cilena”, assolti tutti gli altri e soprattutto i responsabili delle catene di comando delle “forze del disordine” che si esercitarono, come a Bolzaneto, a massacrare, torturare e terrorizzare i manifestanti per togliere loro la voglia di contestare l’esistente.

Il trittico di processi di Genova si conclude disastrosamente: condanne mostruose di decine di anni a manifestanti accusati di aver rotto alcune vetrine, assoluzioni in massa o condanne lievissime ai torturatori di Bolzaneto e ai massacratori della Diaz.

E’ un terrificante segnale, simile a quelli di dittature latinoamericane del secolo scorso, dall’Argentina al Cile: gli apparati polizieschi restano corpi impermeabili alla democrazia, separati e minacciosi, in grado di punto in bianco, se il conflitto sociale si dovesse fare davvero forte di usare tutti i mezzi (pestaggi di massa, torture, massacri contro inermi, occultamento e falsificazione di prove) per stroncare le proteste.

Ma la responsabilità di tutto ciò è in primo luogo della politica istituzionale che in questi sette anni ha incentivato, coperto e assolto il vero e proprio “stupro” del movimento consumato a Genova. Non solo il centrodestra, che ne fu responsabile diretto, ma anche le forze del centrosinistra non hanno mai voluto far luce su quanto è successo, difendendo e promuovendo i responsabili delle catene di comando di Genova; e persino il partito più presente in quelle mobilitazioni, il PRC, per bocca del suo ex-leader maximo, Fausto Bertinotti, finì per avallare l’idea che ad essere violenti fossero i noglobal (o parte di essi) con la sua assurda, strumentale e ossessiva campagna “contro la violenza” all’interno del movimento più pacifico (al limite del masochismo) mai apparso in Italia.

Il messaggio ci è giunto forte e chiaro: i movimenti sono soli, non possono contare sullo stato di diritto e men che meno su qualsiasi difesa nelle istituzioni. Ne terremo conto, ma al trasversale e corrotto potere oligarchico diciamo, con le parole del grande movimento della scuola: non ci fate paura, non pagheremo noi la vostra crisi, non fermerete i movimenti con le Diaz e i Bolzaneto.

Piero Bernocchi, Confederazione Cobas

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