Comunicato stampa
L'ultima miracolosa
trovata governativa si chiama "decreto sviluppo", un nuovo colossale
trasferimento di risorse dalla spesa pubblica e sociale al sistema
bancario e all'impresa privata.
"Crescita" e "sviluppo" servono in realtà a nascondere
cartolarizzazioni e svendita dell’impresa pubblica nazionale e
locale, nuovi tagli alla scuola, alla sanità, ai trasporti,
licenziamenti di massa nella P.A, salari bloccati, slittamento delle
tredicesime. La montagna mediatica della “spending review” ha
partorito niente meno che il topolino della riduzione dei buoni
pasto dei dipendenti pubblici, mentre continuano ad imperare
clientele e corruzione, stipendi e pensioni d’oro di manager e super
dirigenti.
Lo stato garante degli interessi speculativi e finanziari, da un
lato organizza ossessivamente la propaganda, dall’altro militarizza
le piazze. Da Basiano a Bologna a Roma le aggressioni di polizia e
carabinieri a lavoratori, precari, studenti e disoccupati, sono una
costante pressoché quotidiana. Istituzioni, partiti e sindacati
concertativi, danno il loro solito contributo "unitario" nel
sostenere un governo imposto dai poteri forti economici e finanziari
attraverso lo spauracchio dello sfaldamento dell’Euro.
Dov’è la CGIL che fino a qualche mese fa giudicava necessario uno
sciopero generale entro la fine di maggio, a difesa dell’art. 18 e
contro la riforma del sistema previdenziale?
Le nuove parole d’ordine dei sindacati collaborazionisti sembrano
ridursi unicamente alla richiesta di un po’ di equità fiscale e al
salvataggio di qualche “esodato” in più di quelli proposti dalla
Fornero.
Evidentemente i 500 euro al mese di pensione a 70 anni,
la libertà di licenziamento sia nel privato che nel pubblico, la
sostituzione della cassa integrazione con la truffa dell’ASPI,
l'aumento del precariato, ossia flessibilità in entrata oltre che in
uscita, sono tutte misure necessarie per una fantomatica “crescita”
che i lavoratori lavoratori dovranno ancora una volta subire in
silenzio.
A tutto ciò si aggiunge l’aggressione definitiva al settore
pubblico: l’accordo sulla riforma della P.A. appena sottoscritto da
CGIL, CISL e UIL, oltre a tante altre nefandezze, smantella le
residue garanzie salariali scritte nei CCNL del comparto,
trasformando gran parte del salario in una variabile legata alla
cosiddetta “Performance” misurata di volta in volta dagli organismi
governativi.
Nel frattempo, l’IMU, la revisione delle aliquote, l’aumento del
costo delle utenze e delle tasse locali, il definitivo
smantellamento dello stato sociale, vanno ad aggravare un quadro già
insostenibile per gra parte delle famiglie italiane.
Di fronte a tutto questo è improponibile qualsiasi spazio per
mediazioni concertative, occorre avviare un percorso che chiuda i
conti al più presto con questo governo. Costruire una coalizione
sociale ampia, che sappia opporsi concretamente alle politiche
neoliberali di Monti e della troika. Occorre farlo senza ambiguità,
distinguendo chiaramente chi davvero difende gli sfruttati e chi
invece si fa garante degli interessi degli sfruttatori.
E’ urgente aprire una stagione di lotte che connetta la ricchezza
della critica sociale espressa dai movimenti nelle grandi battaglie
per la difesa dei beni comuni, con la rivolta del mondo del lavoro.
Che leghi il conflitto tra capitale e lavoro con le battaglie dei
comitati che si oppongono alle speculazioni legate a TAV,
inceneritori, rigassificatori ecc… che devastano e impoveriscono i
territori. Ritrovare un filo comune è quanto mai necessario per
contrastare rassegnazione e impotenza e aprire scenari concreti di
cambiamento.
Per questo i Cobas Empoli-Valdelsa insieme alle altre organizzazioni
del sindacalismo di base, ai movimenti, agli studenti, ai comitati,
ai centri sociali sostengono lo sciopero generale per l’intera
giornata di venerdì 22 giugno e invitano tutte le realtà del
territorio a partecipare alla manifestazione/corteo che partirà alle
9,30 dai cancelli della R.Ginori a Sesto Fiorentino.
Cobas Empoli-Valdelsa.
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