martedì 30 agosto 2011

Basta Morti, Basta Precarietà

Siamo vicini alla famiglia di Ndoc Gomila, ucciso ieri sul lavoro a soli anni 44 a Castelfiorentino. Ndoc è morto lì dove la toscana si fa ancora più "rossa", lasciando la moglie e tre figli, il più grande dei quali ha nove anni. E' stato ucciso da un fottuto lavoro pagato a nero, senza alcuna formazione e senza alcun sistema di sicurezza, cadendo dal tetto di un'azienda in fase di liquidazione. Le statistiche ci diranno che è uno dei due morti su tre che vivevano di precarietà, l'informazione rimarcherà la sua condizione di "irregolare". Noi denunciamo che la vera irregolarità è nello sfruttamento quotidiano, nel caporalato, nell'assenza di diritti, nei controlli sempre più ridotti. Il "rosso" di questa regione sembra essere unicamente quello prodotto dall'interminabile sequenza di tragedie quotidiane innescate dalle ragioni della competitività e del profitto. Il prezzo della vita, rispetto a queste ragioni, è elemento sempre più secondario. Le statistiche continueranno a rassicurarci sul calo costante degli infortuni, tralasciando sia la forte diminuzione delle ore lavorate che l'impossibilità di denunciare a causa del ricatto e dell'omertà. Quegli stessi numeri ci raccontano come oltre il 90% degli infortunati siano italiani nella fascia d'età più tutelata, quella tra i 40 e i 59 anni. Insomma migranti e giovani non si fanno male, oppure sono nella condizione di non poter denunciare. E' evidente che il tema della riduzione degli infortuni non ha interlocutori interessati, altrimenti si sarebbe rimosso con facilità una delle cause evidenti e cioè quel ricatto della clandestinità che incrementa lo sfruttamento e di conseguenza gli infortuni stessi. A riprova di questo basti pensare che nonostante il forte calo delle ore lavorate e le omesse denunce, il numero degli infortuni fra i migranti in toscana è cresciuto fra il 2009 e il 2010 da 119 mila a 120 mila. Come leggere poi l'aumento medio annuo dei permessi per malattia (+11%circa) se non come la spia evidente di un sistema utilizzato per tacitare infortuni e incidenti? Ad ogni nuovo morto sul lavoro si accompagna lo stucchevole piagnisteo dei tanti che lavorano quotidianamente per comprimere maggiormente sicurezza, diritti e tutele. Mentre alle imprese si regala un "patto sociale" per garantire forme di schiavitù sempre maggiori, ai lavoratori si racconta la favoletta della "responsabilità", costringendoli a credere che alla garanzia del lavoro si possano sacrificare le stesse condizioni di vita.
A tutto questo è venuto il momento di dire BASTA.
Cobas Empoli-Valdelsa.
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