domenica 13 ottobre 2013

DOMENICA 13 OTTOBRE LA 63 SIMA GIORNATA PER LE VITTIME DEGLI INCIDENTI SUL LAVORO. UNA GIORNATA SOTTO SILENZIO

Se analizziamo il numero delle giornate lavorate e della forza lavoro realmente attiva, infortuni e morti sul lavoro sono in costante aumento e dovrebbero indurre a riflettere sulla arretratezza del modello produttivo italiano
SEgnaliamo poi l'
ULTERIORE CRESCITA DEGLI INFORTUNI MORTALI IN AGRICOLTURA: SFIORANO IL 49 PER CENTO DEL TOTALE.
Domenica 13 ottobre ricorre la 63sima Giornata Nazionale per le Vittime del Lavoro , sul sito www.vegaengineering.com vengono annotati più di 350 decessi con un aumento delle donne e attenzione che infortuni e morti si verificano in ogni regione del paese.
leggiamo dal sito sopra menzionato
Gli stranieri deceduti sul lavoro da gennaio a settembre sono 36, pari al 10,1 per cento del totale delle vittime in Italia. La maggior parte di nazionalità rumena. A pagare il prezzo più alto sono gli ultrasessantacinquenni (103 morti). Sempre gli‘over 65’ quelli a maggior rischio di mortalità considerando la popolazione lavorativa con un tasso di mortalità pari a 274, elevatissimo rispetto a tutte le altre fasce di età che va da 7,4 dei trentenni al 27 dei cinquantenni-sessantenni.
La sicurezza non è un optional, questo slogan di 10 anni fa è oggi più che mai valido perchè le condizioni lavorative sono in continuo peggioramento anche a causa della crisi che porta sempre più lavoratori\trici ad accettare occupazioni precarie per pochi euro

Anni spesi non per alimentare la cultura e la pratica della sicurezza ma per svuotare le normative , per renderele innocue con il beneplacito dell'intero arco parlamentare, per depotenziare le sanzioni e il sistema di controlli dei cantieri.
Visto che questa giornata non potrà essere di lotta, lo sia almeno di riflessione e di denuncia ricordando che la sicurezza sul lavoro è anche uno dei temi sui quali si sviluppa lo sciopero generale del 18 ottobre con manifestazione a Roma
SPORTELLO SICUREZZA SUL LAVORO CONFEDERAZIONE COBAS

lunedì 7 ottobre 2013

Contro il governo PD-PdL dell’austerità 18 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA

18 OTTOBRE SCIOPERO GENERALE di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA- da P. della Repubblica (ore 10) a P. S. Giovanni e accampata in piazza.
 Info Empoli-Valdelsa 3400727768.
Dopo l’ennesimo teatrino della casta politicante - sempre esperta di virtuali risse pubbliche e concreti accordi privati per la gestione e il saccheggio bipartisan della ricchezza collettiva - il governo Letta ha avuto il via libera per proseguire la disastrosa politica sociale ed economica che, gestita prima da Berlusconi e poi da Monti, ha reso ancor più grave la crisi in Italia: esattamente come è successo negli ultimi sei anni anche in tutti quegli altri paesi del Sud Europa che sono stati costretti dal capitalismo privato e di Stato tedesco e nordeuropeo, egemone nel continente, dalle sue strutture di servizio (Commissione Europea, BCE, trojka) e dai propri governi succubi (a partire dal nostro), ad una recessione drammatica e senza precedenti.
Al di là dei conflitti tra i gruppi politicanti in competizione, PD e PdL rappresentano oggi, congiuntamente, una sorta di partito unico dell’austerità, che continua ad infierire in una sola direzione, quella dei salariati, dei disoccupati, dei precari, dei pensionati poveri, dei servizi pubblici e dei beni comuni, tagliando spietatamente reddito e pensioni, aumentando la disoccupazione e la precarietà, riducendo vistosamente gli investimenti nella scuola e nella sanità pubbliche, gettando in strada gli occupanti di case o chi la casa ce l’aveva ma non riesce più a pagarla, massacrando diritti sociali e sindacali, consegnati questi ultimi alla oligarchia dei sindacati di Stato.
E la Legge di (In)stabilità in arrivo continuerà a colpire nelle stesse direzioni, peggiorerà la recessione, aumenterà ancora il debito pubblico e la povertà, impedendo ogni uscita positiva dalla crisi. Dalla quale si esce invece solo grazie ad una completa inversione di rotta, con massicci investimenti pubblici, redistribuzione di reddito ai salariati, disoccupati, precari e pensionati poveri, stabilità lavorativa, servizi sociali e beni comuni potenziati e tolti dalle mani della privatizzazione e della mercificazione: mutamento di rotta però che non ci possiamo certo attendere dai governi dell’austerità ma che solo una potente e vasta rivolta sociale può imporre. Confermiamo dunque, insieme ad altri sindacati conflittuali, per il 18 ottobre lo sciopero generale di tutto il lavoro dipendente pubblico e privato, contro le politiche di austerità, precarietà, povertà, privatizzazioni e disoccupazione, contro il governo PD-PdL che le impone.
Manifesteremo a Roma con un corteo da P.della Repubblica (ore 10) a P. S. Giovanni.
Dal pomeriggio, “accampata” in P. S. Giovanni, con tende e gazebo, interventi dal palco e speech corner per dibattiti su vari temi, e in serata concerto con gruppi musicali e incursioni artistiche.
Invitiamo tutti/e a partecipare anche alla manifestazione nazionale a Roma del giorno successivo (19 ottobre, ore 14, corteo da P. S. Giovanni a Porta Pia) indetta dai Movimenti per l’Abitare.

venerdì 4 ottobre 2013

BASTA POLTICHE LIBERTICIDE ACCOGLIENZA E RISPETTO DEI MIGRANTI !

Di fronte all’ennesima strage di migranti al largo di Lampedusa – che si va ad aggiungere alle oltre 6200 vittime che dal 1994 a oggi hanno fatto diventare il Mediterraneo”la bara della civiltà”-la Confederazione Cobas rifugge dall’ipocrisia dei palazzi del potere e delle istituzioni, che mentre dichiarano il lutto nazionale, continuano nelle politiche di esclusione e repressione dei migranti.
Dalla Bossi-Fini, al Trattato di Shengen,alla Convenzione di Dublino, leggi,direttive e regolamenti UE sono tutti improntati a risolvere le sempre più frequenti ondate migratorie -dei profughi e degli asilanti - attraverso odiosi strumenti punitivi di respingimento e sopruso.
La legge italiana che vieta ai pescherecci di soccorrere i naufraghi , nel suo genere è la più infame di tutte, nega la più antica delle tradizioni marinare sul soccorso,punisce fino al sequestro del peschereccio, i tanti pescatori che continuano a corrispondere ai principi umanitari.
Le responsabilità storiche del colonialismo europeo sono arcinote; così come quelle più recenti della UE con gli interventi militari”umanitari” in Somalia e Libia, sempre con l’Italia in testa nel fornire truppe e basi per l’aggressione. Il passato e il presente avrebbero dovuto far cogliere alla UE l’occasione per una azione risarcitoria nei confronti dei migranti, che chiedono accoglienza fuggendo da guerre,persecuzioni,schiavitù e fame.
Niente di tutto ciò, si continua a procurare e ad essere complici delle stragi !
E’ del 3 ottobre 2013 il Rapporto in cui cinicamente il Consiglio Europeo , senza farsi carico di considerare il suolo italiano -in particolare l’isola di Lampedusa- territorio a tutti gli effetti europeo, si permette di scaricare sull’Italia l’onere “ dell’accoglienza ai richiedenti asilo-rifugio politico, dell’espulsione di chi non ha bisogno di protezione,dell’evitare che i clandestini proseguano il viaggio verso altri Stati Europei”.
Insomma, alla Fortezza Europa, interessa solo la forza lavoro migrante a basso costo e quando se ne ha bisogno: di accoglienza garantita e ripartita non se ne vuole sapere, mentre la funzione repressiva è delegata ai paesi di sbarco “ al fine di tutelare la tranquillità degli altri paesi europei “!
Questa Europa delle banche e della finanza, dell’austerità e della precarietà , dei CIE e dell’esclusione dei migranti, che piace tanto al governo Letta e ai partiti che lo appoggiano, ci vedrà sempre ostili e conflittuali, oltremodo nel contrastare le liberticide politiche sull’immigrazione,di cui l’Italia porta il triste primato per avere introdotto il reato di clandestinità.
Unanime cordoglio della Confederazione Cobas  alle famiglie delle vittime e ai superstiti, alle Comunità dei migranti e all’intero popolo migrante : l’impegno della Confederazione Cobas ad abrogare la Bossi-Fini e le infami leggi razziste, a chiudere i CIE, a rivedere subito il Tratto di Shenghen e la Convenzione di Dublino, a contribuire all’accoglienza dei migranti con ogni mezzo .

MARCHIONNE HA PAURA E CHIAMA LA PROCURA !

Vi abbiamo raccontato dell’intensa giornata di lotta, che ha visto protagonisti i cassintegrati della Fiat e i precari-disoccupati campani nella giornata di venerdì 27/9- dai cancelli della Fiat-Pomigliano alle strade di Napoli - che già il 1°ottobre il sistema repressivo fa scattare la sua ritorsione: al compagno dei Cobas Marco Cusano, cassintegrato Fiat, viene recapitata una comunicazione giudiziaria per il presidio del 15/6/13” contro i sabati lavorativi”, indetto con sciopero dai Cobas e altre sigle sindacali.
In particolare i “reati” per Marco sono: 1) la solita “ resistenza”,che scatta quando si oppone il diritto all’arbitrio delle forze dell’ordine ; 2) le solite “lesioni” , il giochetto messo in atto dai violenti questurini quando c’è un ferito grave tra i manifestanti, facendosi refertare a loro volta da medici: Marco venne picchiato brutalmente, ferito e svenuto, tanto da essere soccorso con l’autoambulanza e portato in ospedale.
Purtroppo non sarà l’ultimo episodio repressivo, vista la situazione in fabbrica dove Marchionne continua ad escludere il rientro dei 2300 cassintegrati e a far lavorare di sabato e festivi.
Intanto il 10 ottobre c/o il Tribunale del Lavoro di Nola si terrà l’ennesima udienza  per la riassunzione del compagno Mimmo Mignano ,licenziato provocatoriamente dalla Fiat nel 2009.
Non è una novità per la Fiat. Dal fondatore Giovanni Agnelli, passando per Valletta e Romiti ,fino a Marchionne – dal fascismo alla repubblica democratica a oggi – la Fiat ha sempre goduto di proventi statali, sia economici, che normativi , che a supporto repressivo. Schedature,reparti confino,licenziamenti, sono stati abusati a dismisura, nonostante le clamorose inchieste della magistratura e le condanne penali.
L’attuale Fiat sotto Marchionne continua ad agire fuorilegge, adeguandosi malvolentieri alla legalità che gli ha imposto di riassumere i 3 operai licenziati a Melfi e il reintegro della Fiom a Pomigliano.
Ma sempre regime di caserma rimane, pronto a scattare nei confronti di ogni dissenso ! Soprattutto inteso ad escludere qualsiasi rappresentanza ai Cobas ed altri sindacati di base,gli unici che continuano a denunciare senza alcun compromesso la mancanza di diritti in fabbrica e le fanfaronate di Marchionne sul proseguimento della produzione in tutti gli stabilimenti Fiat.
Che occorra una “legge democratica sulla rappresentanza”oggi lo riconoscono tutti a parole. Nei fatti Cgil-Cisl-Uil la negano,vedi l’accordo interconfederale firmato il 31/5/13 con la Confindustria , che esclude i Cobas dal partecipare alle elezioni RSU , a meno che non sottoscrivano la nefandezza dei contratti capestro e il divieto di sciopero.
Né è democrazia quella della Fiom, che si pone solo la questione della sua esclusiva rappresentanza, fregandosene della libertà-agibilità sindacale di tutte le sigle sindacali presenti in fabbrica.
I Cobas , anche nelle attuali avverse condizioni, stanno operando per mantenere aperto il conflitto, a livello contrattuale , sui diritti inalienabili, sulla dignità dei lavoratori..
I nostri compagni del Cobas Fiat-Pomigliano lo stanno facendo anche a fronte di enormi sacrifici, di minacce,ritorsioni e repressione : meritano tutta la solidarietà dei lavoratori e delle realtà resistenti.
A Marco Cusano e Mimmo Mignano la vicinanza e l’impegno della Confederazione Cobas nel difenderli da tutti i soprusi e per riportarli in fabbrica, al loro posto di lavoro e di lotta.
Roma 04.10.201313
Cobas Lavoro Privato

giovedì 3 ottobre 2013

Appello per l’apertura di un canale umanitario per il diritto d’asilo europeo

Ai Ministri della Repubblica, ai presidenti delle Camere, alle istituzioni europee, alle organizzazioni internazionali

A cadenza ormai quotidiana la cronaca racconta la tragedia che continua a consumarsi nel mezzo del confine blu: il Mar Mediterraneo.
Proprio in queste ore arriva la notizia di centinaia di cadaveri raccolti in mare, ragazzi, donne e bambini rovesciati in acqua dopo l’incendio scoppiato a bordo di un barcone diretto verso l’Europa.
Si tratta di richiedenti asilo, donne e uomini in fuga da guerra e persecuzioni, così come gli altri inghiottiti da mare nel corso di questi decenni: oltre 20.000.
Lo spettacolo della frontiera Sud ci ha abituato a guardare l’incessante susseguirsi di queste tragedie con gli occhi di chi, impotente, può solo sperare che ogni naufragio sia l’ultimo. Come se non vi fosse altro modo di guardare a chi fugge dalla guerra che con gli occhi di chi attende l’approdo di una barca, a volte per soccorrerla, altre per respingerla, altre ancora per recuperarne il relitto.
Per questo le lacrime e le parole dell’Europa che piange i morti del confine faticano a non suonare come retoriche.
Perché l’Europa capace di proiettare la sua sovranità fin all’interno del continente africano per esternalizzare le frontiere, finanziare centri di detenzione, pattugliare e respingere, ha invece il dovere, a fronte di questa continua richiesta di aiuto, di far si che chi fugge dalla morte per raggiungere l’Europa, non trovi la morte nel suo cammino
Si tratta invece oggi di "esternalizzare" i diritti. Di aprire, a livello europeo, un canale umanitario affinché chi fugge dalla guerra possa chiedere asilo direttamente alle istituzioni europee in Libia, in Egitto, in Siria o lì dove è necessario (presso i consolati o altri uffici) senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani e il bollettino dei naufragi.
Nessun appalto dei diritti, nessuna sollevazione di responsabilità ai governi europei., piuttosto la necessità che l’Europa si faccia veramente carico di evitare queste morti costruendo una presenza diretta e non terza che, fin dall’interno dei confini africani, possa raccogliere le richieste di chi chiede protezione per poi accogliere sul suolo europeo chi fugge ed esaminare qui la sua domanda.
Alle Istituzioni italiane, ai Presidenti delle Camere, ai Ministri della Repubblica, chiediamo di farsi immediatamente carico di questa richiesta.
Alle Istituzioni europee di mettersi immediatamente al lavoro per rendere operativo un canale umanitario verso l’Europa.
Alle Associazioni tutte, alle organizzazioni umanitarie, ai collettivi ed ai comitati, rivolgiamo l’invito di mobilitarsi in queste prossime ore ed in futuro per affermare
IL DIRITTO D’ASILO EUROPEO

sabato 28 settembre 2013

Il parolaio Landini parla di sciopero generale dimenticando che lo sciopero c'è proprio il 18 Ottobre

  Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini , dopo avere sottoscritto l'accordo del 31 Maggio 2013 (quello che sancisce la fine della democrazia nei luoghi di lavoro e rafforza il sistema di deroghe ai contratti nazionali), dopo avere sostenuto la linea Camusso per mesi, oggi si erge a promoter della manifestazione del 12 Ottobre "contro il marchionnismo". Peccato che l'accordo voluto anche da Landini sia in linea con quel Marchionnismo che a parole dice di volere abbattere, perchè se quell'accordo fosse stato vigente due anni fa la Fiom non avrebbe avuto diritto di sciopero\parola
Oggi Landini dimentica che uno sciopero generale lo hanno indetto, da mesi, i sindacati di base per il 18 Ottobre e dal suo cilindro Vendoliano tira fuori l'ennesima proposta a Fim Cisl e Uilm  per indire uno sciopero generale di tutti i lavoratori metalmeccanici per non lasciare solo nessuno, per difendere il lavoro, per avere una politica industriale degna di questo nome". Sempre Landini afferma: Oggi e' il momento di difendere il lavoro'' e, per questo, ''avanzo una proposta a Fim e Uilm. Dobbiamo chiedere loro un incontro e andare verso uno sciopero generale dei metalmeccanici''.
Ovviamente la proposta è stata rispedita  sdegnosamente al mittente da Cisl e Uil per le quali la politica industriale è totale subalternità ai poteri economici e finanziari come del resto la vicenda Ilva insegna.
Colpisce l'assenza di memoria di Landini che invoca una politica industriale quando per 25 anni siamo andati avanti a colpi di deindustrializzazione, quando la Confindustria ha incassato solo accordi favorevoli per gli industriali e penalizzanti per gli operai, quando i vari Governi succedutisi hanno fatto a gara per asservire questa o quella cordata senza comprendere che avere avallato le privatizzazioni è stato l'errore più grande del sindacato. 25 anni nei quali non c'è stato uno sciopero della Cgil contro le privatizzazioni!!
Ma come se niente fosse, si continua a perseverare in questi errori e si fa finta che una parte  pur minoritaria del mondo del lavoro, il sindacalismo di base, non esista, non esista insomma chi sciopera e si oppone alla svendita di salario, diritti e potere di acquisto e chi non esiste è privato conseguentemente del diritto di parola.
Un bell'esempio di retorica il segretario della Fiom , un esempio di grande incoerenza anche se quotidiani come Il Manifesto (che vive anche sulla pubblicità della Cgil) non perde occasione per maginficare le sorti della Fiom e del protettore politico del suo segretario, quel Nichi Vendola che  ben poco ha fatto per difendere lavoratori e cittadini tarantini dalla prepotenza dei Riva

lunedì 2 settembre 2013

Inceneritori: nè qui, nè altrove. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, l' azienda chiede CGIL risponde.

Comunicato stampa del 2 settembre 2013
Le dichiarazioni del presidente della camera del lavoro di Empoli Rossano Rossi sono un fulmine a ciel sereno in questo scorcio di fine estate. Non ci sorprende che la CGIL metta ancora una volta come prioritario il lavoro ad ogni costo: l'ha fatto chiedendo il rispetto della commessa per la costruzione degli F35, si dichiara favorevole alla TAV, non è mai stata contraria a sistemi di lavorazione inquinanti come quello dell' ILVA di Taranto o agli impianti di incenerimento. Si, perché si chiamano così: il termovalorizzatore non è altro che un inceneritore di nuova generazione.
Mentre altrove si sperimentano soluzioni in grado di coniugare salute e occupazione: il riuso a Goteborg, gli impianti a freddo, la riconversione degli impianti (Versilia), la “Fabbrica dei Materiali” di Reggio Emilia.... nel nostro territorio si torna a pratiche obsolete, dannose e in controtendenza rispetto a scelte come il porta a porta, che ha consentito di raggiungere percentuali di riciclaggio superiori al 90%. In un contesto del genere la piena funzionalità di un impianto di incenerimento si raggiungerebbe solo con una importazione continua di rifiuti.
Ci sorprende che il segretario della CGIL non si sia accorto della enorme ricaduta dal punto di vista occupazionale che tale scelta ha comportato. Il sindacato invece di fare simili sparate, sterili vista l' immediata presa di posizione del delegato all' ambiente per l' unione, farebbe bene a dedicarsi con più attenzione a chi il servizio lo sta svolgendo. Ci risulta ad esempio che una parte del servizio venga appaltato, a quali condizioni? Che tipo di contratti vengono applicati e perché non si sollecita Publiambiente a reinternalizzare lavoro e lavoratori?
La salute non si baratta con il lavoro, no a sistemi di lavorazione dannosi
per l' uomo e l' ambiente.
Cobas Empoli-valdelsa aderente alla Confederazione Cobas del lavoro privato

Dichiarazioni di R. Rossi:
«Ci sono aziende sul territorio, come quelle del settore della
gommaplastica, che sono 'energivore': ci sarebbe bisogno di un impianto di
produzione di energia che può essere un termovalorizzatore ma ci sono anche
tante altre soluzioni. Ovviamente nel rispetto dell'ambiente. So di
sollevare le critiche di tanti, ma bisogna iniziare a parlarne. Le aziende
risparmierebbero e potrebbero investire in occupazione».


REPLICA A ROSSI DEL DELEGATO ALL'AMBIENTE DELL'UNIONE «L'inceneritore qui
non si farà» Tempesti 'boccia' la Cgil Il sindaco di Cerreto sulla
proposta-termovalorizzatore «I PIANI dell'Ato dei rifiuti adottati di
recente non prevedono nessun termovalorizzatore nell'Empolese Valdelsa per i
prossimi anni». Carlo Tempesti, sindaco di Cerreto Guidi e delegato
all'ambiente per l'Unione dei comuni, sgombra il campo dopo la proposta
lanciata da Rossano Rossi, segretario della Camera del lavoro di Empoli.