giovedì 3 dicembre 2009

Empoli vs Copenhagen

"Non possiamo risolvere i nostri problemi nello stesso modo in cui li abbiamo causati" A. Einstein
1/12/09. Comunicato stampa
Dal 7 al 18 dicembre 2009 i governi del mondo si riuniranno a Copenhagen per la XV conferenza ONU sul clima (COP15). Il compromesso che si annuncia esclude qualsiasi impegno concreto di riduzione delle emissioni nel medio periodo, sottoscrivendo una generica dichiarazione d’intenti per il 2050 unicamente per evitare il fallimento. La rete globale dei movimenti sociali, le associazioni indigene, contadine e ambientaliste saranno presenti negli stessi giorni per chiedere a gran voce di fermare questa follia.

Perché 350
350.org è una campagna internazionale che ha indicato il limite di 350 parti per milione come soglia di concentrazione di Co2 in atmosfera (ora siamo a 384) che il pianeta terra è in grado di sopportare. A distanza di 15 anni dal “Protocollo di Kyoto”, Copenhagen ospita la stessa conferenza per rinegoziare tale protocollo.

Il 24 Ottobre di quest’anno, la rete dei movimenti e delle associazioni ambientaliste ha lanciato una serie di azioni in centinaia di luoghi simbolici -dal Taj Mahal alla Grande Barriera corallina, dalle piramidi egizie a quella Maya. Anche in Italia sono state numerose le iniziative che hanno portato il numero “350” come simbolo della giornata di protesta per la giustizia climatica (www.350.org).

Ancora una volta le stesse persone che stanno causando la catastrofe climatica ci dicono di avere le soluzioni: commercio delle emissioni, il cosiddetto “carbone pulito”, più energia nucleare, biocarburanti, perfino un nuovo capitalismo verde (”Green New Deal”).

Viene prospettata una borsa dell’inquinamento attraverso l'erogazione di crediti negoziabili come qualunque altro bene e si chiamano tali investimenti “riduzione delle emissioni”. Persino il cambiamento climatico si trasforma in business: realizzare una centrale nucleare in Romania o Iran fa acquistare crediti re-investibili ad esempio, nel non rispetto delle soglie di produzione di Co2 nel paese costruttore.

Il sistema neoliberista e il produttivismo hanno prodotto negli ultimi secoli disuguaglianze sociali, sfruttamento e povertà. Lo sfruttamento intensivo delle risorse del pianeta ha causato la devastazione di immensi territori, e presto queste risorse termineranno. Oggi difendere il pianeta significa difendere l’umanità, significa rendere possibile un futuro a noi, ai nostri figli ai nostri nipoti. Per questo non facciamo alcuna differenza fra la lotta per la giustizia climatica e quella per la giustizia sociale.

Per questo riaffermiamo la nostra contrarietà a chi pensa di imporre nel nostro territorio la costruzione della più importante fabbrica di diossina oggi esistente: l'INCENERITORE. Non riconosciamo alcuna “sostenibilità” ad un impianto in grado di emettere DA SOLO, un quantitativo di diossina annuo pari a quello di 71 milioni di auto in movimento (400 t/g . Fonte medicina democratica). La difesa dei territori passa oggi dalla difesa dei beni comuni, contro ogni forma di privatizzazione e dalle lotte quotidiane per difendere ambiente e condizioni di vita.

Solo le azioni collettive di contrasto che sapremo intraprendere contro le cause sistemiche del cambio climatico ci daranno un futuro migliore, non qualche lampada a basso consumo energetico.

Il futuro può essere riscritto; se non ora, quando?

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